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Annett è una donna olandese molto attiva che vive a Skopje (Macedonia) dal gennaio del 2006. In questa intervista ci racconta un po’ della sua vita e di come Ajvar e Pinjur sono entrati a far parte della sua già grande famiglia…

Intervista di Silviaex

Annett, tu mi hai sempre dato l’impressione di essere una persona molto attiva con quattro figli, due cani e un marito…! Vuoi raccontare a noi di Expatclic qualcosa di te e della tua vita in espatrio? Dove è iniziata e quando…?

Ho studiato Geografia Umana all’Università di Groningen, in Olanda. La Facoltà in quegli anni organizzava e promuoveva molti viaggi di studio per noi studenti e così nel 1992 sono partita per l’India meridionale per scrivere la tesi di laurea.
Fu un’esperienza meravigliosa anche perchè non erano molti gli stranieri che visitavano quella zona remota dove portavo avanti le mie ricerche per la tesi… Mi ricordo che i locali si chiedevano se per caso non fossi un uomo, dal momento che portavo sempre i jeans e che i miei capelli biondi – a loro che non avevano mai visto una persona bionda prima – facevano pensare ad un vegliardo sui 60 anni dai capelli grigi, invece che una giovane donna di 24 anni!
Al mio ritorno dall’India ho conosciuto mio marito e due anni dopo, nel 1995, a causa del suo lavoro presso una compagnia olandese di telecomunicazioni, ci siamo trasferiti a Budapest. E ce ne siamo subito innamorati! C’è così tanto da vedere… Andavamo all’Opera, al Balletto, a Teatro e poi quel clima con le sue stagioni ben definite, ci è piaciuta molto davvero. La nostra primogenita, Sanne, è nata a Budapest. Il suo secondo nome, Noemi, è ungherese, così le ricorderà sempre del posto in cui è nata.

Due anni e mezzo dopo abbiamo lasciato l’Ungheria per trasferirci in Irlanda, a Dublino, sempre a causa del lavoro di mio marito. E lì è nato il nostro secondo figlio, Ruben Cillian. Ma devo ammettere che Dublino non mi è piaciuta molto. Ero… come dire? sì, ero stata un po’ viziata da Budapest, da quel clima stupendo e dalla comunità internazionale con cui mi ero trovata così bene… Mentre a Dublino… Pensavamo che sarebbe stato facile sistemarci e sentirci a proprio agio, grazie all’inglese, ma in realtà la gran parte degli irlandesi è cosi impegnata nella propria vita privata che alla fine risulta davvero difficile la comunicazione e lo scambio con loro. E tra l’altro, la maggior parte delle persone si incontrava per lo più in pub che, all’epoca, erano davvero pieni di fumo… non proprio il posto ideale dove portare i bambini…

Poi di nuovo, dopo due anni e mezzo, siamo tornati in Olanda. Abbiamo comprato una casa in un nuovo quartiere vicino all’Aja e questa cosa mi ha fatto sentire veramente a casa. Un sacco di gente si lamenta del clima pessimo che c’è in Olanda ma devo dire che dopo l’Irlanda io non potevo proprio lamentarmi!
Lì è nata dunque la nostra terza figlia, Mirte nel 2001 e poi il più piccolo, Tijmen, nel 2003.

caniEd ecco che un giorno, all’improvviso, viene offerto a mio marito un nuovo lavoro a Skopje. Mi ricordo che dovettimo guardare sull’atlante per capire esattamente dove si trovava la Macedonia… E poi decidemmo di andare a dare un’occhiata direttamente prima di accettare l’offerta e così fu. La nostra prima impressione fu che Skopje era un posto dove si poteva vivere tranquillamente. La cosa più importante era che sembrava essere una cittadina sicura, la scuola sembrava buona e vedemmo anche delle belle case. E devo ammettere col senno di poi che la comunità internazionale si è rivelata essere molto più piacevole ed accogliente di quanto pensassi all’inizio, grazie anche agli sforzi dell’Associazione Donne Internazionali (IWA) che ha saputo creare davvero un’atmosfera tutta particolare.

Adesso, dopo due anni e mezzo, stiamo per traslocare di nuovo e questa volta torniamo in Olanda, dove ci aspettano la nostra casa, le scuole dei bambini, i club, gli amici… Non è che io non veda l’ora di partire, nè di lasciare i miei amici qui a Skopje, anzi… Ma è certo che sarò contenta di essere più vicina alla mia famiglia così come di approfittare del benessere offerto da un paese più ricco e sviluppato e di sapere i miei figli in una normale scuola olandese.

Quando avete deciso di trasferirvi a Skopje quale è stata la tua reazione alla vita all’estero, dopo alcuni anni passati in Olanda? Cosa ti piace della vita in espatrio e cosa non ti piace?

Mah… diciamo che è stato più facile dal momento che avevo già vissuto fuori e che avevo già un po’ di esperienza di espatrio. Inoltre, grazie ai bambini, è stato abbastanza facile arrivare a conoscere altre famiglie e la stessa comunità olandese qui a Skopje è molto accogliente e molto unita. Quello che non mi piace e che non mi piacerà mai credo è il fatto che per esempio bisogna fare sempre tutto in macchina, andare a scuola, andare a fare la spesa… All’Aja non avevo bisogno della macchina perchè potevo fare tutto tranquillamente in bicicletta. E poi, se posso… anche fare la spesa è un po’ un problema qui a Skopje! La merce che trovi o è incomprabile o è esaurita; e le commesse spesso sono maleducate e non hanno voglia di darti una mano. Per i bambini poi il fatto di avere distanze così lunghe (tra scuola e casa per esempio) o questo traffico davvero anche un po’ pericoloso alla fin fine fa sì che vivano come un po’ chiusi in una “gabbia dorata” e non stupisce che i due più grandi dicano già di preferire la vita in Olanda…

L’aspetto positivo invece è che Skopje è una base ideale per esplorare la regione (l’Albania, la Bulgaria, con i suoi campi da sci e Sofia, la Grecia…) e le estati sono calde e piacevoli. E tutti i macedoni che ho conosciuto si sono rivelati persone davvero piacevoli e interessanti, come del resto anche gli altri espatriati. Penso che per i bambini la vita all’estero sia un’ottima esperienza soprattutto per ampliare la propria conoscenza e scoprire per esempio che l’Aja non è il centro del mondo!

Tra le tante cose, a Skopje ti sei impegnata fin da subito con la Associazione Macedone per il Benessere degli Animali (MAWS). Ci vuoi raccontare come è nata questa Associazione?

Diciamo che tutto è partito quando, viste le orribili condizioni in cui vivevano gli animali allo zoo cittadino, tre donne hanno creato per la prima volta un gruppo che si occupava di migliorare appunto il benessere animale. Stavano cercando altre persone che fossero interessate al tema e cosi mi sono unita a loro. Gettando un po’ le basi del nostro programma d’azione, abbiamo deciso che ci saremmo occupate non solo dello zoo, ma più in generale, anche dei tanti cani e gatti randagi che circolano per Skopje.
Lo zoo cittadino intanto ha intrapreso dei lavori di riorganizzazione interna e fino ad ora lo sta facendo in maniera seria ed efficiente. L’AEZA (Associazone Europea per gli Zoo e gli Acquari) ha mandato un proprio consulente per seguirne i lavori e la ristrutturazione dovrebbe essere completata da qui a due anni circa. Noi, come MAWS, assistiamo lo zoo nella ricerca di fondi e di contatti e questa cooperazione è molto importante per entrambi perchè aiutare lo zoo significa in fondo aiutare gli animali ad avere, nel prossimo futuro, un trattamento migliore.

Per quanto riguarda i gatti e i cani randagi, lavoriamo in collaborazione con il Comune di Skopje. Noi riteniamo che a prendersi cura degli animali randagi debba essere il Comune e non un’associazione per il benessere animale ed è per questo dunque che preferiamo lavorare in stretta coordinazione con le autorità cittadine piuttosto che lanciare un intervento privato.
E sono contenta di dire che fino ad oggi questa collaborazione è stata molto positiva. Il sindaco per esempio sostiene il nostro impegno sia nello spiegare l’importanza della sterilizzazione ai proprietari di animali domestici, che nel costruire uno spazio più grande e meglio equipaggiato al ‘canile’ municipale dove vengono raccolti i cani e i gatti di strada.
L’Associazione è registrata ufficialmente dal febbraio del 2008, quindi diciamo che siamo ancora… molto giovani!

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Pinjur

Voi del MAWS pensate che si possa davvero migliorare la situazione generale riguardo agli animali randagi qui a Skopje. Ci vuoi dire come?

Beh, innanzitutto vorremmo cercare di contenere le nuove ‘ondate’ di cuccioli randagi, solitamente abbandonati da chi non può o vuole occuparsi di una prole appunto indesiderata. Ma questo è molto difficile da ottenere dal momento che per farlo bisogna prima di tutto convincere i proprietari a neutralizzare i loro animali e come ti dicevo non è affatto facile… Qui si tende a credere che gli animali sterilizzati soffrano, cosa che non è affatto vera.
Poi ci stiamo dando da fare affinchè venga introdotta una nuova legge sull’uso di microchips e sulla registrazione di cani e gatti. Al momento, infatti, gli accalappiacani hanno spesso problemi nel distinguere i randagi dai cani (o gatti) addomesticati e questo ovviamente aumenta il loro lavoro. Noi promuoviamo dunque la registrazione dei cani attraverso il microchip affinchè poi gli accalappiacani municipali possano svolgere il loro lavoro in maniera più efficiente.
In questo modo per esempio si aiutano i proprietari di animali domestici a ritrovare i propri animali o a far valere il proprio diritto nel caso di furto di animale; e in caso di aggressione fisica, su uomo o animale, l’accesso al libretto della vaccinazione permette di valutare eventuali rischi di infezioni, soprattutto riguardo alla rabbia.

Inoltre, vorremmo anche aiutare le autorità del canile municipale nel trovare nuove case di accoglienza per i cuccioli abbandonati o nati in ‘cattività’. Dobbiamo infatti tenere presente che lo scopo principale del canile è quello di sterilizzare gli animali e poi di riportarli nei luoghi dove sono stati trovati e dunque non quello di occuparsi di loro e dei loro cuccioli. I cani sterilizzati si identificano facilmente attraverso una piccola placca gialla che viene loro applicata sull’orecchio, di modo da distinguerli facilmente dagli altri randagi.
Infine stiamo aiutando e cercheremo di farlo anche in futuro, il canile municipale con cibo e vaccinazioni ma anche con piccoli miglioramenti all’interno del canile stesso. La gente che vi lavora è gente che lo fa con grande passione e così non solo la collaborazione è utile ma è anche molto piacevole e umanamente gratificante.

A maggio l’Associazione offrirà una serie di eventi dedicati proprio agli animali di strada e allo zoo cittadino, alla ricerca di fondi da poter poi utilizzare per queste due attività. Ad Expatclic conosciamo Tomoko e i suoi splendidi concerti ! Ci vuoi dire come è nata l’idea di collaborare con Tomoko?

Mah, intanto, vorrei dire che siamo davvero orgogliose del fatto che Tomoko abbia scelto la nostra organizzazione per raccogliere i proventi del suo concerto. Con lei suoneranno anche due musicisti giapponesi, altri musicisti macedoni e suo marito tedesco ed offriranno musiche tratte da Vivaldi e Bach.
Il concerto si terrà il 6 maggio ma purtroppo non ti so ancora dire dove si terrà esattamente…

Un altro evento previsto per maggio sarà l’11 e si tratterà di una fiera canina con un sacco di attrazioni e manifestazioni simpatiche. E ovviamente cercheremo di attirare nuovi membri nell’organizzazione!

Annet, tu e la tua famiglia avete da poco adottato due cani randagi… Come funziona esattamente l’iniziare a prendersi cura di un animale solo e indipendente ma talvolta anche ferito e spaventato?

Io sono cresciuta con i cani quindi sapevo come avvicinarmi a loro. Il primo cane di cui ci siamo occupati qui, Ajvar, ci è praticamente caduto dal cielo in condizioni pietose tanto era infetto dalla scabbia. Secondo mio marito era il cane più brutto della città e non posso dargli torto… Del resto senza una cura adeguata sarebbe morto nel giro di una settimana. E’ stato molto difficile avvicinarsi a lui e curarlo con tutte le medicine di cui aveva bisogno ma ne è valsa la pena e adesso è un cane sano e magnifico!

Io sono convinta che un cane debba essere allenato bene fin da cucciolo altrimenti al posto di un cane ti ritrovi un sacco di problemi! E così in quei giorni decisi di organizzare un piccolo allenamento per cuccioli qui nel mio giardino per tutti quei membri dell’IWA che fossero interessate alla cosa.

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Ajvar

A trovare invece il nostro secondo cane, Pinjur, è stato mio marito. Pinjur viveva per la strada con i suoi cuccioli che sono poi stati adottati da due amiche, Nong e Karin. All’inizio mi occupavo di Pinjur per strada, dato che lei era abituata a viverci, poi però mi sono così affezionata a lei che passavo le notti in bianco a preoccuparmi per quanto le sarebbe potuto accadere e addirittura a scendere per strada in camicia da notte per controllare che stesse bene…! Così, non foss’altro che per… riconquistare il mio sonno, ho deciso di adottare anche lei! Ci è voluto quasi un anno per fare di lei un cane affezionato e gentile, dal momento che quando è venuta a stare con noi aveva già un anno e che aveva sempre vissuto per strada. E devo di nuovo tutto a Mitko che mi ha aiutata anche con Pinjur nell’allenamento.
Ogni giorno vado a fare una lunga passaggiata nei campi con Ajvar e Pinjur e lo stesso fanno i miei due figli più grandi e mio marito.
Oramai sono membri della nostra famiglia a pieno diritto e mi irrito parecchio quando le persone mi chiedono se li porteremo davvero tutti e due con noi in Olanda!
Avere un cane – o più di uno – è da un lato una gran fatica, ma dall’altro… che compagnia! Credo che le persone che stanno riflettendo se prendere un cane o no dovrebbero innanzitutto pensare all’impegno che questo richiede. Quando mi sono occupata di cercare famiglie di accoglienza per cuccioli randagi la prima cosa che chiedevo ai futuri proprietari è se erano ben coscienti delle responsabilità che si stavano prendendo adottando un animale.

Alcuni pensano che, occuparsi di animali, in quei paesi dove i veri problemi sono di natura politica e sociale sia un po’… immaturo, se non addirittura inutile. Al contrario invece, altri ritengono che ciascuno deve e può fare quello per cui si sente in grado di fare e dunque ben venga se questo significa occuparsi di animali, di ambiente o di sicurezza stradale… Tutte cose che in fondo – si dice – non possono che migliorare le condizioni di vita di quel determinato paese e anche, se non soprattutto, di quelle meno avvantaggiate. Tu cosa ne pensi? E secondo la tua esperienza come reagiscono le famiglie e le autorità macedoni alle campagne che la vostra Associazione sta portando avanti per migliorare, per esempio, la vita degli animali randagi…?

caniGuarda mettiamola così… La prima impressione che si ha quando si arriva in Macedonia è quella di un paese pieno di spazzatura, di mendicanti e di cani e di gatti randagi e personalmente non penso che quello sia il modo migliore per promuovere l’immagine di sè e del proprio paese. A me dispiace non solo per quei poveri cani e gatti costretti a vivere una vita dura per le strade, ma anche per le persone più esposte perchè l’immondizia è antigienica e produce più spesso che no situazioni pericolose quando vi girano intorno cani affamati e aggressivi. E ad essere più colpite sono proprio le persone povere, che subiscono dunque alcuni degli effetti più negativi della crescente presenza di animali randagi per le strade e i campi delle periferie.
Ma dal momento che molti problemi legati alla povertà – o, per esempio, alla emarginazione delle comunità Rom – sono inevitabilmente legati a questioni politiche ed economiche proprie della Macedonia, io mi sono detta che avrei fatto meglio ad occuparmi degli animali e a lasciar perdere quelle questioni che ritengo troppo complicate o comunque di difficile accesso per persone espatriate come me. E nonostante alcune persone pensino che questa non sia una delle priorità maggiori, molte altre invece, macedoni e non, sembrano essere molto soddisfatte e contente delle nostre iniziative. E questo ci fa capire quante siano le persone che in questo paese provano un vero e sincero amore per gli animali!
Grazie Annett e… buon rientro in Olanda dunque con Ajvar e Pinjur!
Skopje, Macedonia
Marzo 2008

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