Home > Vita d'Expat > Trasferirsi > Come può essere complicato il Natale in un nuovo paese!
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Claudiaexpat condivide alcune riflessioni sul festeggiamento del Natale quando si arriva in un nuovo paese.

 

Probabilmente era più facile quando erano piccoli. Del resto il detto dice “bimbi piccoli, problemi piccoli, bimbi grandi, problemi grandi”. Non che di veri problemi si tratti, per carità. Se c’è una cosa che questa vita all’estero ci ha insegnato, è che siamo dei privilegiati, e che non succede proprio niente se per un anno il Natale lo si festeggia senza pandoro, quando c’è gente che arriva a sera con tre dollari in tasca.

Dato che però da anni ci occupiamo di tutti gli aspetti dell’espatrio, voglio parlare anche di questo: dell’organizzazione del Natale quando si è da poco arrivati in un nuovo paese. Premetto che per noi (nel senso: la mia famiglia) il rituale dei regali di Natale è sacrosanto. Da quando sono arrivati i figli, non lesiniamo sui pacchi – ci piace mettere sotto l’albero tanti regali, possibilmente belli, ma soprattutto azzeccati. I regali sono l’espressione dell’ascolto che abbiamo avuto l’uno verso l’altro, e verso i ragazzi, durante l’anno. E se quando erano piccoli era molto semplice farli felici – tutta la vita era ancora da scoprire, tante le cose da provare e sperimentare, e si giocava, a tutto e di più – ora che sono dei giovani adulti e hanno tutto quello di cui hanno bisogno, la ricerca del regalo azzeccato può diventare complessa.

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Natale a Tegucigalpa

Come tutti gli espatriati sanno perfettamente, arriva dicembre e scatta l’operazione ordine – tante cose che non si trovano in loco vengono ordinate tramite Amazon o altri siti di consegna a domicilio, e arrivano pronte per essere messe sotto l’albero giusto con qualche giorno d’anticipo. Perché ciò sia possibile, però, bisogna vivere in un paese dove i servizi postali funzionano, dove l’entrata di pacchi non è gravata da tasse assurde, e dove l’impiegato postale non ritiene in suo diritto portarsi a casa il 20% del contenuto del ghiotto pacchetto. E questo, vi assicuro, non è necessariamente il caso in tutti i paesi. Di certo non lo è in Indonesia, dove gli expat sono terrorizzati dai pacchi in arrivo perché han tutti una storia più tremendabonda dell’altra sui ricatti che hanno dovuto subire per liberare i salami e i libri dei bambini, o su pacchi preziosissimi persi e mai ritrovati, o ancora su spedizioni arrivate giusto in tempo per sostituire l’uovo di cioccolata.

Di fatto, questo ci ha tagliato fuori da una grandissima fetta d’idee – libri, cd, dvd, tecnologia varia, costituiscono l’osso duro del pool regali natalizi ai nostri figli, quindi cosa fare se non è possibile farseli recapitare in loco? La fervida e flessibile mente expat ha naturalmente già pensato anche a questo: si spediscono all’indirizzo del figlio, figlia, zia, sorella o cugino che verranno a far Natale nel nuovo paese. Ammesso che ci siano, naturalmente. Perché a seconda dei paesi, e dalla vostra data d’arrivo, potrebbe capitare di passare il Natale soli come su un’isola deserta. E in ogni caso state certi che se trovate qualcuno che arriva per celebrare l’importante giorno insieme a voi, la sua valigia verrà spedita in direzione completamente opposta a quella dove è previsto l’atterraggio, e al posto dei regali sarete costretti a mettere tanti “buoni” stampati con un sacco di cuoricini e altra grafica allettante, nel disperato tentativo di stemperare la delusione di non avere tra le mani il fragrante pacchetto con scintillante carta rossa e oro.

E così eccoci ad esplorare il nostro nuovo posto nella speranza di trovare dei regali che possano sostituire quelli davvero apprezzati – e si scoprono cose interessantissime, ad esempio che si è arrivati in un paese di nani, dove trovare una taglia più grande della M e un numero di scarpe che va oltre al 42 diventa una vera impresa, oppure che non esistono profumi da uomo – solo e rigorosamente acqua di colonia – oppure che la varietà di alcuni articoli proprio non è stata contemplata, e se volete regalare un nuovo mouse pad a vostro marito potete scegliere tra quello delle dimensioni di un fazzoletto in plastica nera, e quello minuscolo e con l’agghiacciante protuberanza in gel per poggiare il polso. Si dà fondo all’artigianato locale, scoprendo però che il 90% della produzione è perfettamente inutile per un diciottenne, e il resto è troppo caro. Ah, e naturalmente se ci sono posti e prodotti che avrebbero fatto la felicità dei vostri cari, li scoprirete solo e tassativamente il 6 gennaio. Troppo tardi anche per far finta che li abbia portati la Befana.

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Natale a Gerusalemme

Poi c’è la questione del menù natalizio. E qui mi devo svelare per quello che sono, ovvero una cuoca piuttosto limitata. Non sono certo in grado di preparare il pandoro in casa o di fare a mano i tortellini nel caso non si trovino nel paese. La faraona mi terrorizza e la mia fantasia per gli antipasti è decisamente inferiore a quella che si scatena quando mi siedo davanti a un foglio bianco. Ma questa non dovrebbe essere una colpa, o meglio, dovrebbero esserci modi di ovviare al tutto – trovando ad esempio e comunque altri ingredienti festivi, o quel piatto che mangi solo ed esclusivamente a Natale. Il che ormai, e in quasi tutto il mondo, non dovrebbe essere impossibile, ma ecco che siete atterrate solo da un paio di mesi e la vostra attenzione è stata tutta rivolta ad altre scoperte e ricerche. Non vi siete mai veramente preoccupate di trovare il mascarpone, ma magari di capire come fare ad avere una connessione Internet decente, o trovare un fisioterapista degno di quel nome perché vi si è incriccata la spalla. Però una volta di più la mente expat sa che per aggirare questi problemi basta chiedere a chi ne sa più di te, ovvero a chi ha già passato più di un Natale in loco. Peccato che quando finalmente riesci a mettere mano all’organizzazione, quei due gatti coi quali ti senti abbastanza in confidenza per poterli disturbare su un dato tanto frivolo come dove si trovano le uvette ricoperte di cioccolato, sono già tutti in volo verso paesi dove si trova il marzapane, il pan pepato, le decorazioni natalizie abbondano per le strade e non solo nei mall, e il panettone lo usano per giocare a curling.

Il risultato di tutto ciò è che passi i giorni immediatamente prima del Natale in un perenne bagno di sudore, varcando l’ingresso di ogni nuovo supermercato con una fiamma di speranza che ti scalda l’addome, e che va spegnendosi man mano che passi nei reparti, rimpiazzata da visioni dei tuoi figli che mangiano Cheetos al cenone del 24. Oppure corri come una pazza in quel negozio alla periferia, passando tutto il pomeriggio intrappolata nel traffico, solo perché qualcuno ti aveva accennato in un certo momento che lì si trovava quella tal cosa che piacerebbe così tanto a tuo figlio. Arrivi a Natale esausta e pervasa da un vago senso di inadeguatezza, solo per scoprire che alla fine va tutto sempre bene: magari apri i pacchetti in maglietta e a piedi nudi, magari mangi il pollo invece della faraona e sostituisci gli agnolotti con i vermicelli cinesi, ma pur sempre in un nuovo paese, con nuove esperienze, nuove luci, e nuove promesse.

Buon Natale a tutte, ovunque siate!

Claudia Landini (Claudiaexpat)
Jakarta, Indonesia
Dicembre 2014
Foto di Claudiaexpat

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