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Annaexpat ha dato alla luce Emma, “il cecio”, a Boulder, in Colorado. Ringraziamo Anna di aver condiviso la sua esperienza con questo articolo!

Io e mio marito siamo in Colorado dal 2007, e il 29 luglio 2008 è nata Emma, in anticipo di una decina di giorni rispetto alla data prevista. Tutta la gravidanza è stata seguita dai dottori di qui, con una capatina in Italia a metà strada, in cui abbiamo approfittato per una visita “in italiano” dal mio ginecologo di fiducia.

Per le visite di routine siamo quindi sempre andati ad un poliambulatorio qui vicino: una visita al mese, alternate tra infermiera e ginecologo. Cosa è considerato “di routine” e cosa invece è extra, e quanto si paga per ogni servizio, dipende dalla health insurance che si è stipulata. Siccome ho più di 35 anni, mi hanno proposto alcuni controlli supplementari: oltre ad un’analisi del sangue, una “genetic ultrasound” (tipo l’ecografia morfologica che fanno in Italia – questo non viene considerato un esame di routine, per esempio). Noi abbiamo poi deciso di non procedere con amniocentesi o villocentesi. In tutto mi hanno fatto 3 ecografie – una alla 10° settimana, quella genetica alla 17° e una verso la fine.

Mi avevano suggerito di prendere appuntamento sempre con lo stesso dottore/nurse, ma in pratica non è stato possibile. Quindi ho visto 4 dottori diversi e una nurse. Con tutti mi sono trovata bene – sempre molto disponibili a dare risposta alle nostre 1000 domande – tranne con una dottoressa, che mi ha detto: “ma non hai un libro per leggere queste cose?” (ma questa non l’ho più voluta vedere!). E’ andato sempre tutto bene, ma certo essere qui ”da soli” non è sempre stato facile… Soprattutto quando ti vengono dubbi, o semplicemente “mood swings” e hai voglia di chiacchierare con qualche sorella – beh! magari da loro è piena notte e quindi niente da fare! Mi sono stati d’aiuto alcuni amici, expat anche loro, ma anche sul posto di lavoro ho trovato tutti molto disponibili.

Ho lavorato fino alla settimana prima del parto e sono tornata al lavoro, part-time, quando Emma aveva 2 mesi e mezzo. I miei genitori si sono offerti di venire un po’ prima della nascita per darci una mano, e sono arrivati a metà luglio: hanno avuto appena il tempo di riprendersi dal jet-lag! Alla visita di controllo della 39° settimana l’infermiera mi ha detto: Manca ancora un sacco di tempo… Inutile a dirsi, il pomeriggio stesso si sono rotte le acque! Le contrazioni erano le stesse della mattina, regolari ma non forti, quindi ho preso la mia valigina e con calma siamo andati a prendere mio marito al lavoro, poi noi due-quasi-tre siamo andati all’ospedale. Eravamo già stati lì per il corso pre-parto e il tour del reparto maternità, così siamo andati direttamente al piano giusto, dove le infermiere ci stavano aspettando.

Ci portano nella nostra stanza, attrezzata per il travaglio e il parto, con vista sulle montagne (non che l’abbia apprezzata come meritava…diciamo che ero occupata in altro!) e anche divano letto per il papà. Sullo stesso piano due sale operatorie, e chirurghi e anestesisti nel reparto. Fino all’ultimo mi avevano prospettato la possibilità di un cesareo, sapere che tutto era “a portata di mano” mi ha dato una certa tranquillità. Verso mezzanotte è venuto l’anestesista per vedere se nelle mie condizioni poteva farmi l’epidurale (il colloquio lo fanno lì per lì, non in anticipo). E dopo l’anestesia siamo anche riusciti a dormire un po’! La mattina verso le 8, tutto era pronto per il “gran finale”! Di questa fase non ricordo molto, solo un po’ di “agitazione” quando l’infermiera si e’ accorta che sanguinavo molto più del necessario e che mi era scesa moltissimo la pressione. Arriva il dottore a controllare, e mi dice: ho verificato che le contrazioni sono molto più efficaci se la mamma è “arrabbiata”, cerca di arrabbiarti!mah! non avrei saputo con chi prendermela, in quel momento… Ma quando lui dice: se continua a sanguinare così tanto facciamo un cesareo oppure usiamo una vacuum pump per far uscire la testa, ecco, allora mi sono arrabbiata davvero! Ma come! Travaglio, lacerazione, episiotomia E ANCHE cesareo??? o tirare fuori il cecio in quel modo??? no, eh?!! Ed in effetti dopo poche altre spinte Emma era tra le mie braccia: 9.22am.emma

Che bello!!!!!!! Loro hanno iniziato a ricucirmi, ma non sentivo e non mi importava niente: la nostra bambina è qui! Ha pianto appena uscita, e poi appena me l’hanno appoggiata sulla pancia e ho iniziato a parlarle si è calmata. L’hanno lasciata lì tutto il tempo che è servito per ricucirmi e oltre, prendendola solo per i controlli, che hanno fatto lì nella stessa stanza e con il papà sempre al seguito (mi ero raccomandata che non la lasciasse MAI). Quando me l’hanno rimessa sulla pancia, si è subito attaccata al seno: che fame! Ogni tanto veniva l’infermiera a vedere a che punto  eravamo  (doveva ancora lavarla) ma prima era attaccata, poi dormiva, poi mangiava di nuovo… OK, torno  tra  un  po’, fate con calma!

Poi ci hanno portato al reparto maternità, Emma nella sua culletta, avvolta nella copertina come un burrito, io in sedia a rotelle perchè non riuscivo a stare in piedi per la pressione ancora bassa, e ci siamo sistemati nella nostra cameretta (anche qui, divano letto per il papà). Abbiamo mandato un po’ di messaggi e poi ci siamo messi a dormire anche noi, finalmente in tre! Sono molto contenta di come sono andate le cose: che non sia servito il cesareo, alla fine (ma ormai ero mentalmente pronta anche per quello), di aver potuto avere l’anestesia come avevo chiesto, che lei abbia deciso di nascere un po’ prima (gli ultimi giorni sono stati un po’ faticosi)… e soprattutto che mio marito sia stato con me ogni momento – la sua presenza è stata preziosa, e penso che anche per lui sia stato bello essere il primo a vedere Emma!

Anna
Boulder, Colorado
Febbraio 2009

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