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Elena (elenainaustralia sui forum) è un’italiana che da qualche tempo partecipa ai forum e arricchisce la vita di Expatclic con le sue interessanti esperienze di espatriata. Ha vissuto a Boston (dove è nata la sua bimba più piccola) e adesso vive, appunto in Australia. Elena è insegnante, e nei suoi espatri, dettati dall’attività professionale di suo marito, ha continuato ad insegnare. In questo interessantissimo articolo ci spiega come. Grazie Elena !!!

 

Prologo
Sono un’insegnante. Un lavoro che ho scelto un po’ per caso, ma che ho la fortuna di amare moltissimo. È un lavoro creativo, movimentato, sempre diverso, arricchente dal punto di vista relazionale, gratificante dal punto di vista umano ed affettivo.
Insegno da 14 anni nella scuola pubblica italiana, elementare e media; collaboro con diverse scuole di musica; progetto e gestisco corsi per bimbi e insegnanti della scuola materna, ma dopo così tanti anni dedicati all’insegnamento, comincio a provare una certa insofferenza nei confronti della scuola. Comincio a credere di non amare più questo lavoro. Mi prendo alcune pause di riflessione e mi accorgo di essere in realtà insofferente al sistema scuola piuttosto che all’insegnamento in sè: quando sono in classe mi sento a mio agio. Quello che mi irrita, è il contorno.
Proprio in questo periodo, mio marito, che da tempo vorrebbe “regalarsi” un anno di lavoro all’estero, trova l’occasione giusta e vorrebbe non lasciarsela sfuggire. Io ne sono entusiasta. In fondo sono un po’ stanca di quello che faccio e l’idea di affrontare e conoscere una realtà nuova mi attira moltissimo, anche se mi porto dietro qualche preoccupazione.
E così si parte. Il venerdì torno da scuola, chiudo le valigie e il lunedì mattina siamo su un aereo (io, mio marito e i nostri due figli) che ci porta negli Stati Uniti. All’inizio con l’idea di restarci per un anno, ma… Ma quando parti, non sai cosa ti riserva il futuro e, a quattro anni da quel venerdì sera, mi ritrovo dall’altra parte del mondo, down under, a fare l’insegnante. E con una figlia in più. Destino o scelta consapevole?

Esportare il proprio lavoro
Il mio è un lavoro esportabile. Non ho bisogno di investire grosse somme di capitale per praticarlo. Gli ingredienti per insegnare sono pochi e ci stanno in una valigia: tanta passione, tanta volontà, un pizzico di buona organizzazione, voglia di mettersi in gioco a volontà, quintali di idee. E il gioco è fatto.
Quando però ti trovi in un Paese di cui parli poco la lingua, non conosci in modo approfondito la cultura, non hai idea dei metodi educativi e degli approcci pedagogici, c’è bisogno di un po’ di tempo, di osservazione e di studio. Ma si può fare. Un passo alla volta.
Mi ci è voluto un po’ per capire che il mio lavoro mi mancava. Non UN lavoro, ma il MIO lavoro. Me ne sono resa conto piano piano: cominciava a pesarmi stare sempre con i bambini, non avere progetti a cui pensare tranne cosa cucinare per cena e a quale parchetto portare i bimbi il giorno dopo. E così ho cominciato a mettere uno dopo l’altro i mattoni per costruirmi una possibilità di ritornare a sentirmi un’insegnante in senso attivo.

Ho iniziato osservando le realtà educative del quartiere dove abitavamo e ho approfondito con le scuole frequentate dai miei figli, ho cominciato ad entrare in contatto con altre mamme, con insegnanti a scuola e in corsi extrascolastici per bimbi (dalla musica allo yoga, dai corsi di lingua a quelli sportivi), ho cominciato a leggere e ad approfondire alcuni aspetti teorici legati all’insegnamento negli US. E poi, un giorno, è arrivato il momento di tentare.
La mia esperienza di insegnante negli Usa.
In mente avevo due idee: insegnare la lingua più bella del mondo (la nostra, no?) oppure insegnare musica. Possibilmente in una scuola, ma anche in corsi per bambini. Inoltre dovevo tenere conto delle esigenze di una famiglia di 5 persone, un marito piuttosto occupato dal suo lavoro da non potermi sostenere nel mio, nessuna nonna nei dintorni pronta a dare una mano. I miei progetti sono stati soddisfatti. Dopo una breve esperienza in un corso di italiano per adulti (che mi è tornato utilissimo per testare il mio inglese ancora un po’ deboluccio), mi sono offerta di riorganizzare i corsi di italiano di una associazione del nostro quartiere. È stata una bellissima esperienza per diverse ragioni: il mio “capo” era una mia carissima amica che mi ha dato la massima fiducia e mi ha lasciato carta bianca; ho incontrato mamme e bambini del mio quartiere e ne sono nate belle amicizie; ho messo a frutto le mie conoscenze e ho sperimentato tecniche di immersione nella lingua interessanti che mi hanno dato grandi soddisfazioni. Inoltre potevo gestire gli orari in modo da riuscire a occuparmi anche dei miei tre bambini.

Accanto a questo, ho realizzato un altro sogno. Ho insegnato musica in una Nursery School privata per due mattine la settimana. Anche questo impegno mi ha permesso di non trascurare figli e famiglia, ma anche di portare parte del mio background e della mia cultura in un progetto nuovo e personalissimo.
In particolare con questo secondo lavoro sono entrata in contatto in modo diretto con il sistema pre-scolastico americano, con i metodi studiati e utilizzati dalle insegnanti, con le aspettative che i genitori hanno nei confronti delle scuole per questa fascia d’età. Ho imparato moltissimo, soprattutto dalle mie colleghe, una delle quali, Kristin, resterà sempre nel mio cuore per gli insegnamenti che mi ha dato (e per essere stata la prima maestra di mio figlio Paolo, una Maestra di vita per me e per lui).

Down Under
Al secondo trasferimento, mi sono sentita più fiduciosa. Ho pensato che avrei sicuramente provato a trovare un lavoro come insegnante oppure…me lo sarei inventato.
Diciamo che la prima idea (trovare un lavoro) mi è stata servita su un piatto d’argento (grazie alla mamma di una compagna di classe di mia figlia che mi ha portato alla sua scuola, dove cercavano un’insegnante di italiano madrelingua). A soli due mesi dal nostro arrivo mi accingevo ad avere il mio primo colloquio di lavoro in terra australiana e, udite udite, in una scuola pubblica!
Il percorso che ne è seguito per il riconoscimento dei miei titoli di studio ed esperienze lavorative è stato lungo e laborioso e ha incluso un test di inglese. Ma ricevere la mia tessera di insegnante del Victoria è una soddisfazione che mai avrei immaginato di ottenere!
Anche in questo caso ho dovuto tenere presente le necessità della mia famiglia e, devo dire, che mio marito mi è stato molto di aiuto offrendosi di occuparsi del pre-scuola dei bambini nei due giorni in cui io lavoro. Insomma, un team work anche a  casa.
Aggiungo solo che la seconda parte del mio progetto (ovvero inventarmi un lavoro) non è del tutto abbandonata. Prima o poi una scuola tutta mia me la voglio proprio regalare!!!

Aspetti pratici
PRIMO: Occorre avere un visto che consenta di lavorare.
Io sono sempre stata dipendente dal visto di mio marito. Negli Stati Uniti, il mio visto consentiva che io lavorassi, ma ho dovuto richiedere uno specifico permesso di lavoro. Qui potete trovare molte informazioni riguardo visti e permessi di lavoro: https://www.uscis.gov/portal/site/uscis.
In Australia il mio visto riporta esplicitamente che mi è consentito accettare qualsiasi tipo di impiego.

SECONDO: Occorre far riconoscere i propri titoli di studio/esperienze lavorative. Negli Stati Uniti (in Massachusetts per la mia esperienza), se lavori per una scuola privata non hai bisogno di avere riconosciuti i tuoi titoli di studio. Se per loro va bene, sei assunto. Se invece vuoi lavorare per una scuola pubblica devi conseguire il MTEL (Massachusetts Tests for Education Licensure).

In Australia (in Victoria, dove vivo e lavoro), per lavorare come insegnante sia per scuole pubbliche che private, DEVI far riconoscere i tuoi titoli ed ottenere un’iscrizione al registro degli insegnanti. Qui potete trovare tutte le informazioni del caso: https://www.vit.vic.edu.au .
TERZO: Occorre muoversi alla ricerca di contatti e offerte di lavoro.
Ci sono diversi modi per cercare un lavoro. Io ho preferito cercare nelle realtà che conoscevo e con cui ero in contatto: scuole del quartiere, associazioni, scuole frequentate dai miei figli o da figli di amici. E sono stata fortunata. (Ho insegnato in un corso per adulti nella scuola dove mio marito aveva seguito un corso di inglese e, sapendo che era italiano, gli avevano chiesto se conoscesse un insegnante di italiano. La Nursery School era la scuola frequentata da mio figlio l’anno prima e l’associazione di quartiere era gestita da una mia amica). Nel mio piccolo, mi sono costruita un network che ha dato i suoi frutti!
Nel caso invece si vogliano contattare associazioni o scuole inviando un curriculum, occorre redigerne uno secondo i criteri del posto in cui ci si trova (se googlate American Resume, ad esempio, vi usciranno numerosi esempi e informazioni su cosa mettere o non mettere in un curriculum).

QUARTO: Occorre affrontare un colloquio.
Vi segnalo questo sito australiano che ho consultato prima di fare il mio colloquio alla scuola dove lavoro. Mi ha aiutato moltissimo: https://resource.australiateachers.com

QUINTO: In bocca al lupo e…buon lavoro!!!

 

elenainaustralia,
Melbourne,
Giugno 2010

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