Home > Arte e Cultura > Fotografia > Invito a scoprire l’Africa attraverso le immagini di Giulio D’Ercole

Giulio D’Ercole è nato a Roma e da sempre ha nutrito un interesse particolare per la creatività e l’arte. Dopo gli studi umanistici ha lavorato come scrittore e produttore per la radio, il teatro e la televisione. Nel 1997 si è trasferito a New York dove ha assunto il ruolo di Senior Producer presso Rai International e Rai Corporation. Nel 2001 ha seguito da vicino  l’attacco al World Trade Center, intervistando vittime e persone coinvolte. Quest’esperienza l’ha colpito profondamente, al punto di convertirsi esclusivamente alla produzione documentaria, in particolare sui problemi relativi alla povertà, allo sviluppo e ai conflitti interculturali. Il nuovo sentiero lo ha portato in Kenya nel 2003, dove vive attualmente e dove ha fondato Canvas Africa Productions, una compagnia multimediale interamente dedicata alla produzione di documentari, servizi fotografici e strategie di comunicazione su temi specifici dell’umanitario e del sociale. Ad oggi Canvas African Productions ha lavorato in molteplici progetti per conto di Agenzie delle Nazioni Unite (UNICEF, UNDP, FAO, UNHCR, UNESCO, ILO, UNOCHA, WORLD BANK…) e ONG (CARE, OXFAM, World Vision, NRC, FAWE…).

Le foto di Giulio d’Ercole sono particolari: escono dagli schemi concettuali a cui normalmente ci si attiene quando ci si prepara a visionare immagini provenienti dall’Africa. Esse, al contrario delle solite, stereotipate immagini dell’Africa che rimandano a povertà, conflitti, malattie e sofferenza, celebrano la bellezza di paesi, popoli e culture con cui raramente si ha il privilegio di venire a conoscenza e tantomeno di poter vedere da vicino. E ancor di più, le sue foto esprimono uno sguardo profondamente umano e rispettoso. Guardando queste foto non è possibile non farsi prendere dallo stupore per i soggetti ritratti, per le emozioni che suscitano e, lasciatemelo dire da aspirante fotografa che da poco ha scoperto le fatiche celate dietro a servizi fotografici fatti in mezzo alla gente, per la grande tecnica.

Cristinaex

Giulio, tra tutti i posti del mondo disponibili , perchè proprio il Kenya come scelta di vita?

E’ stata la realizzazione di un sogno iniziato nel 1991, quando vi andai da turista. In tre settimane vissute andando in giro in vespone, capii che a parte la bellezza, straordinariamente narrata da Karen Blixen, non si può capire la realtà africana  se non vivendoci. Per quanti documentari possiamo guardare in TV, il concetto che ci siano dei luoghi dove non c’è né elettricità né acqua potabile e dove la farina viene ancora fatta pestando il grano con un bastone, non si capirà mai a fondo se non toccando queste cose con mano. Poi mi ero stancato di lavorare in televisione a programmi che, pur belli, non mi davano la possibilità di esperire e descrivere delle realtà lontane da noi. La cosa paradossale è che sono passato dall’universo capitalista e moderno di 6 anni a NY al Kenya. Lo shock culturale è stato profondo, ma necessario.

giulio ercole children walking on railroad tracks3 giulio ercole3

Cosa rappresenta oggi l’Africa per te?

Dicono che l’America è il paese delle contraddizioni. E’ vero, ma questo concetto impallidisce di fronte alle contraddizioni presenti nell’Africa a cavallo tra il 1900 e il nuovo terzo millennio. Non contraddizioni storicamente e culturalmente interne, ma contraddizioni portate dal colonialismo, dal post-colonialismo, dagli “aiuti umanitari”, dalla corruzione dei governi delle post indipendenze, dalla sete di modernità, sviluppo e democrazia. Tutte cose che si scontrano atrocemente e conflittualmente con millenni di  storia vissuti lontani dall’idea occidentale di “progresso”.  L’Africa rappresenta bellezza inaudita e un rabbioso tuffo al cuore.

….poi è dove a 46 anni ho finalmente messo su famiglia. L’Africa mi ha dato una moglie straordinaria ed una figlia che è un regalo del cielo.

A chi si appresta a visitare l’Africa o a viverci, in particolare a un italiano visto che i nostri lettori sono italiani e in prevalenza espatriati, cosa diresti?

Non saprei dire dell’Africa come continente ma del Kenya sì. La prima cosa che occorre avere a mente molto bene è che venire in Kenya da turisti vuol dire esperire un paese che quando ci si vive è completamente diverso. Dalla meraviglia vissuta con rilassatezza e stupore si passa al dedalo di incomprensioni, lentezze e meccanismi dati da burocrazia e corruzione a cui è molto difficile abituarsi. Una difficoltà attenuata se si pensa all’Italia degli anni ’50 e oltre. L’altra cosa da avere ben chiara in mente è che il rapporto tra espatriati e Kenyani non è tanto facile quanto ci si aspetterebbe. Dietro ai bellissimi sorrisi di cui tanti restano innamorati esistono differenze sociali, culturali ed economiche abissali (senza dare giudizi di valore assoluti). Queste differenze creano incomprensioni e meccanismi di mutuo “sfruttamento” non sempre edificanti. Credo però che tutto questo nel giro di vari anni cambierà: le nuove generazioni, sarà per Internet, per la musica e sicuramente per lo sviluppo economico, stanno cambiando e si stanno emancipando sempre di più. Con lo sviluppo economico, si sa, si raggiunge l’indipendenza più che con le armi. In questo senso indipendenza significa eguaglianza e, possibilmente, il finire di quel mutuo sfruttamento di cui parlavo prima.

giulio ercole giulio ercole2

Quanto e se, essere fotografo ha cambiato il tuo modo di vedere il mondo?

Devo innanzitutto dire che ho cominciato prima come documentarista di temi sociali e di aiuti umanitari (progetti delle Nazioni Unite o delle ONG che lavorano in Africa) e solo poi come fotografo. Ad ogni modo questa esperienza mi ha cambiato moltissimo, aiutandomi a relativizzare molto la mia visione del mondo, il concetto di bellezza, di povertà, di ricchezza (interna ed materiale), di felicità e di normalità. Ho sempre avuto ben presente il fatto di essere un privilegiato nato in una famiglia borghese romana, con il lusso di fare un lavoro scelto e non imposto. Ora quel senso di privilegio ha radici ancora più profonde e la conseguenza è un desiderio di minimalismo dove si da valore ai Valori essenziali. Il paradosso è che l’Africa di oggi, o almeno sicuramente il Kenya, è alla rincorsa di quel capitalismo occidentale fatto di accumulo del non necessario che ha causato danni forse irreversibili.

 

 

Ho conosciuto Giulio d’Ercole via internet un anno fa e adesso non mancherò di incontrarlo di persona al più importante festival della fotografia in Africa: Lagos Photo 2011, dove esporrà alcune delle sue foto più belle.

Grazie Giulio per questa testimonianza e i nostri migliori auguri per la tua carriera.

Cristinaexpat
Lagos, 8 ottobre 2011
Tutte le foto sono di Giulio d’Ercole

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