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Vi riproponiamo qui un articolo che Viviane, dell’allora equipe francofona, ha scritto sulla Festa della Musica, e su alcuni strumenti musicali nel mondo. Giusto per mettervi nel mood 🙂

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Vivianexpat ci parla della Festa della Musica e ci offre un interessantissimo escursus tra gli strumenti musicali tradizionali di molti paesi…

Il 21 giugno tradizionalmente si festeggia la musica…..

Quest’anno si festeggerà il 31° anniversario della festa della musica, il tempo passa ma la musica resiste.

La Festa della Musica fu lanciata per la prima volta il 21 giugno 1982. Perchè il 21 giugno? Perchè è il giorno del solstizio d’estate, dunque la notte più lunga dell’anno, e fa riferimento all’antica tradizione delle feste di Saint-Jean che in alcuni paesi sono ancora festeggiate in maniera tradizionale.

Nel 1985, in occasione dell’Anno Europeo della Musica, il concetto francese della festa viene esportato e in meno di quindici anni la festa è ripresa in più di cento paesi, sui cinque continenti. Oltretutto in alcuni paesi d’Africa è praticamente diventata una festa nazionale !

Nel corso degli anni la festa della musica diventa internazionale anche in Francia ed è un invito al viaggio e all’incontro, oltre a favorire scambi tra tutte le culture.

Ormai da molto tempo la Francia è uno dei poli della “sonorità mondiale” !

Eccovi qualche strumento esotico dai quattro punti del mondo :

In Giappone

I Taiko

I Taiko

Odile da Tokyo ha assistito a uno spettacolo di tamburi sull’Isola di SADO. L’energia fisica dei musicisti è davvero impressionante…..

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Al momento della redazione di questo articolo il gruppo progettava una tournée in Europa. Da qualche tempo si assiste a una rinascita dell’interesse da parte dei giovani giapponesi verso la propria musica tradizionale e i propri strumenti ancestrali.

Due parole sui tamburi tradizionali :

Taiko è il termine generalmente usato per indicare i vari tipi di tamburi giapponesi, che furono introdotti nel settimo secolo da musicisti coreani e cinesi.

Il taiko tradizionale: è un barile in legno con l’apertura superiore ricoperta di pelle di daino o di cavallo ben tesa. Si suona il taiko con dei « bachi », bacchette in legno.

Il KOTO

Lo scorso marzo, per la fioritura dei prugni a Ome, Odile ha assistito a un piccolo concerto di Koto.

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Il koto: è una cetra d’origine cino-coreana, introdotta in Giappone nel sesto secolo. Lo strumento d’allora (wagon) aveva solo 5 corde e misurava meno di un metro. Col passare degli anni il koto venne modificato fino a diventare una chitarra a 13 corde di seta tese su una lunghezza che può variare da 1,60 m a 2 metri. Esistono vari tipi di koto, da 5 a 50 corde, ma il più usato resta quello a tredici corde.

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La cassa acustica del koto è ricavata da una paulonia. Ogni corda di koto ha la sua propria base mobile che ne determina la tonalità.

Lo si suona aiutandosi con tre unghie, un po’ come la chitarra.

Nel Sud-est asiatico e in Indonesia

Il gamelan indonesiano

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Un gamelan è un insieme strumentale tradizionale indonesiano composto principalmente da percussioni: gong, metallofoni, xilofoni, tamburi, cimbali, flauti.

La parola gamelan deriva da gamel, che significa maglia.

E’ un’orchestra che si ritrova in una parte del sud est asiatico e in Indonesia (sulle isole di Giava e Bali) e che risale all’ottavo e nono secolo.

E’ composta essenzialmente da :

– il kenong
– il ketuk
– il bonang
– il kedang
– il saron
– il rebab

Vi si trovano flauti e un coro di donne con voci soliste, le pesinden. Le voci sono usate come strumenti. Alcuni pezzi possono anche venir interpretati da un coro maschile, il gerondan.

Questi strumenti vengono percossi con delle mazze.

Nella musica tradizionale di Giava ci sono due melodie chiamate Pelog e Slendro.

Il Pelog (di 7 note) a intervalli irregolari è percepito come tonalità femminile e relazionato ai rapporti umani e sociali, gli si attribuisce un carattere malinconico.

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Lo Slendro (di 5 note) è maschile, esaltato e gioioso, di carattere più severo e serve per rappresentazioni teatrali maschili.

La musica del gamelan è stata descritta come “comparabile solo a due cose: un chiaro di luna e all’acqua che scorre“. E’ pura e misteriosa come il chiarore della luna e cambia come l’acqua che scorre…

In Africa del nord

Il Fakroum

Il Fakroum

 

Il Fakroum, strumento a corde pizzicate e/o percosse. La cassa acustica di questo strumento a corde è formata dalla corazza della tartaruga (da cui il suo nome).

Il fakroum è associato alle comunità nere di origine subsahariana (Mali, Niger…) costrette ad installarsi nell’Africa del Nord all’epoca della schiavitù e appartiene a un genere musicale ben particolare: lo stambali. In effetti gli si attribuisce delle virtù magiche legate al culto; questo rito combina i canti sacri e la danza che porta allo stato di trance. Allo stesso modo, le tribù autoctone di Brandfors nell’America del Nord usano i gusci di tartaruga nelle loro cerimonie magico religiose.

Questo strumento tunisino attualmente sembra vivere solo nei musei. Dato che le tartarughe sono animali protetti, non viene più fabbricato.

In Québec

I cucchiai del Québec

E allora, come sono questi famosi cucchiai?

Sono in legno d’acero, si prendono per il manico e si tenta di battere le due parti convesse tra il palmo della mano e la coscia.

E’ la tecnica dei principianti come noi, è difficile suonarli come un professionista, però tutti possono divertirsi e arrivare a produrre un suono gradevole.

I veri suonatori fanno scivolare i cucchiai lungo le dita e battono unicamente sul palmo della mano. Il suono che ne esce è paragonabile alle nacchere spagnole.

I quebechesi li suonano molto durante le festa dello sciroppo d’acero, e creano un’atmosfera molto bella.

La sega musicale del QUEBEC

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Conoscete la sega come oggetto di costruzione che serve a tagliare il legno, ma sapevate che fa anche parte degli strumenti di musica folklorica in Québec ???

Dal punto di vista tecnico, la sega è sicuramente lo strumento più facile da fabbricare, ma è molto difficile da suonare. E’ composta da una lama di metallo dotata di un manico di legno all’estremità. Per suonarla bene bisogna mettere il manico tra le gambe e curvare la lama con una mano fino a farla somigliare a una “S”. Con l’altra mano bisogna sfregarla con l’archetto (preso in prestito dal violino), ed ecco fatto.

E adesso un po’ di storia. Anche se le origini della sega musicale non sono note, si pensa che siano stati i taglialegna francesi a trasformare la sega in strumento musicale per dimenticare quanto sono lunghe le notti nella foresta. Ma non ci sono conferme, sono solo ipotesi. E’ solo verso la metà del 1900 che la sega riacquista popolarità ed è grazie a Henry Sauguet e al suo pezzo “Plainte” che la sega musicale viene riconosciuta come verso strumento.

In Mali

 

Lo Yabara

Lo Yabara

Lo yabara è uno strumento di percussione del Mali. La sua forma e la sua dimensione variano. In genere si costruisce con un grosso grano più stretto a un’estremità e ricoperto con una rete di perline o di noci di frutti selvatici. Per suonarlo lo si prende sulla parte più affusolata e sull’estremità della rete di perline dall’altra, per permettere al seme di scontrarsi con la rete, e al suono di amplificarsi.

kòrè duga, « buffoni sacri di kòrè » sono gli inventori di questo strumento che chiamano maya bara, “la borraccia dell’umanità”.

 

Il Folklore polinesiano

 

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La “baldoria” polinesiana o “areareara’a” è una riunione famigliare e amichevole dove i partecipanti sono invitati a festeggiare, cantare, bere e mangiare. Chitarra, ukulele, a volte fisarmonica si ritrovano molto volentieri a “far baldoria” con uno strumento molto insolito, il “contrabbasso tahitiano”, pattumiera dotata di un manico di scopa e di una rete da pesca.

E’ così che varie famiglie di strumenti venivano presentati nella musica tradizionale :

dei flauti nasali (vivo), dei piccoli flauti (ute) e delle trombe (pu) formavano gli strumenti a fiato. Questi strumenti vengono utilizzati sempre meno.

L’ukulele: uno strumento portoghese introdotto dalle Hawaii nel Pacifico durante il 1900 che seduce i Tahitiani e diventa il loro fedele compagno – e la chitarra di recente importazione hanno attualmente un ruolo importante nella musica polinesiana moderna.

Il to’ere: una specie di xilofono primitivo, pezzo di bambù preso tra due nodi e tagliato, battuto con due bacchette di legno

Il pahu: (tamburo in legno di tamanu, pu’a o miro, dal fusto cilindrico di forme e dimensioni differenti, lunghe e strette o corte e bombate, la cui membrana tradizionalmente in pelle di squalo è battuta con le mani)

Il faatete: un piccolo tamburo a membrana, adattamento del “pahu” tradizionale, percosso da due bacchette a un ritmo molto rapido.

Il o’te’a, la più spettacolare delle danze polinesiane, è ballata sia da un gruppo di ballerini uomini (o’te’a tane), che donne (o’te’a vahine) o misto (o’te’a amui).

In generale è ispirata alle leggende locali e si caratterizza per i costumi dei ballerini (“more” o gonne in fibre vegetali, parrucche, collane, piume) e le percussioni che l’accompagnano a suon di to’erepahu e faatete.

I movimenti

Tra i movimenti degli uomini il più usato è il “pa’oti” che significa forbice, per via dei movimenti di vai e vieni delle ginocchia, gambe piegate e i talloni leggermente sollevati da terra, con le braccia aperte e le mani a pugno.

Il paoti to’ere ha un ritmo rapido mentre quello del paoti pahu è lento. Richiede una grande resistenza fisica, soprattutto a livello delle cosce. Il movimento delle donne è fatto con le anche e provocato dalla flessione alternata delle ginocchia, con la pianta dei piedi il più possibile attaccata al suolo, le braccia aperte in orizzontale, e si chiama ori Tahiti o tamure. Un invito a ballare non si rifiuta mai… si prende rapidamente il ritmo !!!

Gli “himene” sono dei canti formati da elementi musicali presi dagli inni cristiani e altri elementi polinesiani. Ancora oggi si ritrovano questi “himene” nei luoghi di culto, negli avvenimenti e feste religiose e durante gli “heiva“.

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Articolo di Vivianexpat

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