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Ringraziamo Antonella (nome fittizio) per la condivisione della sua storia. Antonella ha scelto di tenere aperti i commenti alla sua storia, quindi potete intervenire sul tema, nel rispetto dei suoi sentimenti e della sua situazione.

 

Ciao a tutte di Expatclic,

Questa è la mia storia non per chiedere consiglio, perché purtroppo come vedrete ha già avuto un suo epilogo amaro, ma con la speranza che altre che si trovano nella mia situazione possano trarne conforto o anche qualche consiglio.

Ho 45 anni e ho seguito mio marito quindici anni fa, lasciandomi alle spalle il lavoro che amavo nella mia città natale. Primo grande errore: dentro di me penso di non aver mai perdonato a mio marito di avermi “portata via”. Il nostro primo paese è stato in Europa e tutto è andato abbastanza bene, abbiamo avuto lì il nostro primo figlio e tutto sommato me la sono anche goduta. Poi ci hanno spostati in Asia e lì è cominciato l’incubo. Mi sentivo molto isolata e sola: lunghissime giornate col mio bambino, senza nessuno con cui parlare, gli orari infiniti di mio marito… a volte ho creduto davvero di impazzire. Quando sono rimasta incinta della nostra seconda figlia, ho fatto di tutto per convincere mio marito a lasciarmi fare la gravidanza in Italia.

Fare la moglie e mamma che si sacrifica a fare una vita senza amicizie o con amicizie passeggere, rinuncia al suo lavoro, e aspetta sorridente il marito la sera, proprio non faceva per me.

Quello è stato il primo strappo e il primo di una lunga serie di periodi vissuti a distanza. Ma è stata una parentesi felice per me, ho ripreso a lavorare un po’ e stavo bene con il mio bambino e la mia pancia che cresceva. Poco dopo la nascita della figlia, a mio marito è arrivata l’offerta per un paese africano. Ci sono andata per tenere insieme la famiglia, ma dentro mi sentivo morire. Fare la moglie e mamma che si sacrifica a fare una vita senza amicizie o con amicizie passeggere, rinuncia al suo lavoro, e aspetta sorridente il marito la sera, proprio non faceva per me. Lui cercava di tenere insieme le fila di tutto, e si adoperava molto per far andar bene le cose, stava molto dietro ai bambini (quando c’era) e ci portava spesso in giro. Ma il paese era povero e difficile, e quando mio figlio ha preso la malaria ho insistito per tornare in Italia. Abbiamo deciso di vivere di nuovo distanti fino alla fine di quel contratto, con mio marito che veniva a trovarci quando poteva e naturalmente le vacanze estive insieme in Italia. Per me si è aperto un altro periodo bellissimo, non mi pesava stare sola coi bambini, finchè potevo essere vicino alla mia famiglia, ai miei amici e nella mia città.

dentro di me c’era la convinzione che una volta lui rientrato, tutto sarebbe ripreso in armonia

Il mio piano era di convincere mio marito a non prendere più posti all’estero. Lui non era totalmente contrario ma voleva continuare ancora un po’ per mettere via due soldi. Guardavo avanti confusamente ma dentro di me c’era la convinzione che una volta lui rientrato, tutto sarebbe ripreso in armonia, anche perché i periodi che passavamo insieme in Italia erano abbastanza sereni.

Dopo l’Africa è venuto il Medio Oriente, e a quel punto sarebbe stato impossibile per me non seguirlo, avrei decretato coscientemente la fine del nostro matrimonio. Allora l’ho seguito e tutto sommato non è andata male, anche perché lui mi aveva promesso che quella sarebbe stata l’ultima tappa estera. Di fatto, l’ho scoperto dopo, lui aveva avuto amanti in Asia e in Africa, e anche ora, nonostante la mia presenza, aveva una relazione con la moglie di un collega. Un incubo. L’ho scoperto in modo direi banale, e una volta “tolto il tappo” è venuta a galla tutta la verità.

Ho pensato a lungo di chi è stata la responsabilità nello sfascio del nostro matrimonio: mia, che non ho voluto essere presente e l’ho dunque lasciato in balia degli eventi per seguire il mio bisogno di vivere in Italia? Sua, che non ha saputo dirmi che aveva bisogno di me e ha preferito invece crearsi una doppia vita? L’estero, che con tutte le scelte che ci ha posto davanti ci ha devastato i ritmi? O era una cosa inevitabile e che sarebbe successa comunque?

Alla fine di tutto questo l’unico consiglio che mi sento di dare a chi si trova nella mia stessa posizione è di non lasciare mai soli i vostri uomini. Forse avrei dovuto insistere di più per non farlo partire, ma una volta che non l’ho fatto, avrei dovuto stargli comunque vicina. Ho scelto una vita mia più felice, ma alla fine ho pagato con il fallimento del mio matrimonio. Grazie per l’ascolto.

Già che sei qui ...

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