Home > Vita d'Expat > Lavoro > Lingue in cucina o cucina in lingua: la storia di Giulietta
cucina in lingua

Giulietta è italiana e vive a Tokyo con suo marito e le sue tre figlie. Claudiaexpat ha raccolto la sua stimolante storia. Grazie Giulietta !!!

Come molte di noi, Giulietta, torinese di nascita, ha seguito il marito nel suo trasferimento in Francia. E’ partita dall’Italia con un misto di entusiasmo per l’avventura che le si apriva davanti e di timori legati al fatto di dover lasciare il suo ambiente e le sue attività. Laureata in lettere, parlava già perfettamente il francese, e l’esperienza l’ha resa da subito molto contenta. La nascita della sua prima figlia, a Parigi, l’ha aiutata in un passaggio molto importante della sua vita: “Ho dovuto abbandonare i sogni di fine università, legati all’idea di lavori grandiosi e importanti carriere, nei quali scartavo a priori l’idea dell’insegnamento, che percepivo come un’attività al di sotto delle mie capacità professionali e creative. Mi sono resa conto che con un bambino è più semplice accantonare velleità carrieristiche, che peraltro han smesso di essere il mio obiettivo principale”.

cucina in linguaDunque Giulietta si occupa felicemente della sua bambina, continuando a godere della bella esperienza all’estero che sta vivendo, e gradualmente comincia a prendere in considerazione l’idea dell’insegnamento, che potrà eventualmente usare come canale lavorativo una volta che i figli saranno più grandi. Inizia a preparare il concorso per l’abilitazione all’insegnamento da dare in Italia mentre aspetta la seconda figlia, che nascerà esattamente tre giorni prima della convocazione all’esame.
Impossibilitata a partecipare al concorso, Giulietta non abbandona comunque l’idea dell’insegnamento, anche perchè il desiderio di far qualcosa di diverso, di riprendere un ritmo lavorativo, comincia a farsi sentire.
Ho iniziato a dare corsi privati di italiano e ho scoperto di avere una grande passione, una vera e propria vocazione per l’insegnamento e il contatto umano con gli studenti. Mi sono dunque inserita in alcune scuole di lingue e da lì sono passata a fare formazioni in italiano per varie aziende della regione parigina. I miei studenti erano un pubblico selezionato, alcuni manager ad alto livello, dunque un lavoro molto stimolante”.

Ma Giulietta non si ferma qui. Da poco trasferitasi in una cittadina a 70 chilometri da Parigi, incontra una signora cilena sposata ad un francese, mamma di due bambine ancora piccole, che vuole riprendere qualche attività al di fuori della casa. Osservando le loro figlie giocare insieme, utilizzando in maniera naturale due o più lingue, Giulietta e la sua amica hanno un’idea: offrire corsi di stimolazione per aiutare i più piccoli nell’apprendimento delle lingue straniere. Insieme montano il progetto, scrivono lettere, bussano a varie porte….. un lavoro a tappeto che trova riscontro nel sindaco della cittadina, che mette a loro disposizione dei locali per lanciarsi in questa nuova avventura.

Abbiamo cominciato con l’offrire ateliers di lingua a bambini dai 3 ai 6 anni. Le mamme sono state da subito entusiaste e in molte hanno iscritto i loro figli, anche i bambini hanno cominciato a partecipare con molta voglia. Vista l’adesione, abbiamo cercato una terza persona che si occupasse dell’inglese, per offrire ateliers in italiano, inglese e spagnolo. Il tutto funzionava talmente bene, che l’assessore alla cultura ci ha invitate a dare il via a dei corsi di italiano per adulti nella stessa città. Il numero di iscritti è stato elevatissimo, era impressionante, probabilmente anche perchè quell’anno la città francese si era gemellata con Massa, in Toscana”.

Da una parte gli ateliers per bambini, dall’altra i corsi di lingua per adulti, più i corsi per le aziende che comunque mantiene. Giulietta si ritrova sempre più impegnata e ottimista rispetto al futuro. Decide dunque di fondare un’associazione, che chiama “Mondailleurs” (“Altri Mondi”), che riassume quanto proposto fino a quel momento.

La cosa però non si ferma lì. Giulietta ha infatti da sempre la passione per la cucina. Le piace cucinare, sperimentare nuove ricette, variare. Comunicare questa passione è per lei molto importante, ed è così che nasce l’idea di coniugare l’insegnamento della lingua italiana alla diffusione della sua cucina e conseguentemente della sua cultura. Giulietta crea da sè il proprio materiale per insegnare, e dà il via a corsi di cucina per bambini ed adulti, con la frequenza di due o tre volte al mese. Soprattutto i corsi per bambini hanno un successo strepitoso. Giulietta insegna loro a preparare pizze, tagliatelle, bugie, e i futuri cuochi si impegnano con passione.

Cresce la fama dei suoi corsi, un’importante rivista femminile francese le dedica un intero articolo. L’associazione va bene, Giulietta ha in continuazione delle belle idee per farla crescere, per diffonderla. Al marito arriva però la proposta di partire per il Giappone e Giulietta l’accoglie nuovamente con sentimenti ambivalenti: da una parte l’entusiasmo del buttarsi in un’esperienza con una cultura così radicalmente diversa dalla sua e del poter fornire alle proprie figlie un’opportunità unica di aprirsi al mondo, dall’altra la paura e l’ansia legate al fatto di dover ricominciare una vita altrove, formarsi una nuova rete sociale. Partire vuol dire inoltre lasciare un mondo sicuro, dalla cultura molto prossima alla sua, geograficamente molto vicino all’Italia e dunque alla famiglia d’origine, ma vuole dire anche e soprattutto lasciare Mondailleurs.

“Mi dispiaceva molto staccarmi da tutto quello che avevo fatto negli ultimi cinque anni, il frutto del mio lavoro, delle mie energie….. L’associazione l’avevo fondata con l’amica cilena, ma ero sostanzialmente io a gestirla in prima persona. Quando abbiamo accettato la proposta di partire, ho deciso che se non avessi trovato nessuno pronto a continuare l’associazione con la mia stessa passione, l’avrei chiusa. E così è stato. Certo, è stato triste. E’ stato come chiudere definitivamente un capitolo della mia vita. Ma mi son detta che l’avevo fatto una volta, e potevo dunque farlo di nuovo. Perchè non a Tokyo, ad esempio? Anche se Tokyo fa paura, è enorme, non si riesce a leggere neanche i cartelloni pubblicitari, i giapponesi sono ai nostri antipodi. Ma perchè non provare?”.

Però, come sempre succede in questi casi, al suo arrivo in Giappone Giulietta accusa il contraccolpo del trasferimento. La stanchezza del chiudere con la Francia e aprire con un nuovo paese e la fatica dell’installarsi, sia materialmente che psicologicamente, le rendono impossibile lanciarsi subito in nuove avventure. Decide dunque di dedicarsi interamente all’organizzazione della vita famigliare in loco, prima di guardarsi in giro. Aiuta le bambine a trovare la loro collocazione nella nuova realtà, prende le cose con calma, segue l’ambientamento della famiglia. Decide di porsi una scadenza per riprendere a dare corsi di italiano, e casualmente comincia ad insegnare ad alcune giapponesi. “L’esperienza di insegnare italiano a persone che parlano una lingua che io non conosco è totalmente nuova. Loro sono molto contente, sono persone aperte, estremamente gentili. Per me è un arricchimento umano incredibile. Ma riprendere i corsi di cucina continua ad essere la mia priorità”.

Non è facile, però. Tokyo è una città carissima e tutti i prodotti alimentari stranieri hanno prezzi proibitivi. Quindi il primo e grande problema è quello di reperire ingredienti necessari a insegnare la cucina italiana ma a prezzi ragionevoli per non gonfiare troppo il costo del corso. Problema che Giulietta deve risolvere rapidamente. Alla scuola francese, infatti, hanno letto l’articolo apparso sulla rivista di cucina francese, e si sono entusiasmati. Giulietta ha dunque potuto dare le prime quattro lezioni di cucina alle espatriate francesi, e spera, in un futuro non lontano, di poter cominciare a darne anche in lingua inglese, per ampliare il raggio degli studenti. L’ideale sarebbe poter aprire anche ai giapponesi, ma non è facile. Giulietta comunque non dispera, e sa che a settembre, quando inizierà un nuovo anno scolastico, si apriranno nuove porte. I corsi di Giulietta, del resto, sono molto particolari: “Mi piace molto lavorare partendo da qualche materiale scritto…. ai miei corsi porto sempre delle recensioni di critica gastronomica che trovo sulla stampa, e ne discuto con gli studenti. Da lì partiamo per parlare di tante altre cose. Lo scorso anno ho avuto l’idea di fare un viaggio attraverso l’Italia, un viaggio di 45 ore (tante erano le ore di corso), durante il quale ci “fermavamo” in varie città e ne scoprivamo, oltre che le abitudini culinarie, anche la letteratura, la musica, i costumi. E’ un modo sicuramente più arioso e diretto di studiare una lingua, ci si avvicina alla sua cultura, si impara quello che si mangia, che si dice, che si racconta…

cucina in lingua

Giulietta con le sue bambine nella baia di Tokyo

 

E’ vero che all’inizio non volevo insegnare, ma adesso mi piace moltissimo, anche perchè nei miei corsi tento sempre di fare qualcosa di diverso da quello che si trova sui libri di testo. Mi piace dare di più agli studenti, ma soprattutto mi piace parlare del mio paese. Ne discuto, porto articoli, racconto cosa succede, anche con le studentesse giapponesi. La cosa importante nell’insegnare una lingua è comunicare cosa ci sta dietro. E’ una scuola anche per me: ogni giorno imparo qualcosa, e penso che questa esperienza in Giappone mi darà la possibilità di imparare tre volte di più perchè sono in costante confronto con una cultura agli antipodi rispetto alla mia, e che mi richiede dunque ancora più sforzi per riuscire a comunicare la mia. Il tutto è estremamente interessante”.

A settembre Giulietta vuole cominciare a dare corsi di cucina per bambini e a proporre cene con menù italiani – cucinare in primis, ma anche comunicare la cultura italiana e quello che ci sta dietro. Tutto questo però sempre tenendo conto del fatto che le piace essere a scuola a prendere le sue figlie, portarle al parco e parlare con altre mamme, seguirle da vicino. Il lavoro che si è scelta le permette di fare una cosa che le piace lasciandole però il tempo di star vicino alle figlie. Giulietta sembra aver trovato un buon equilibrio tra il suo ruolo di madre e la sua soddisfazione professionale: “Mi appassiona l’idea di usare la cucina come ponte tra culture. Io stessa vado a corsi di cucina giapponese. Non è una cucina che mi piaccia in maniera particolare, ma ci vado perchè frequentandoli mi avvicino alla cultura giapponese, imparo anche cose sullo stile di vita, sulla mentalità. Non rifaccio mai quello che imparo a questi corsi. Classifico tutte le ricette e le tengo via. Magari un giorno mi serviranno. A volte penso a quando tornerò in Europa, a quando le figlie saranno grandi, e devo dunque inventarmi un futuro per le mie attività.”.

Si è buttata in pieno nell’avventura giapponese, Giulietta. Del resto questo tipo di vita internazionale sembra andarle a pennello: “Sono nove anni che non vivo in Italia, e a volte, nei miei rientri, mi sento come un UFO. Sono più ricca di esperienze dei miei coetanei, mi sento più aperta. Sono cambiata in maniera sostanziale da quando vivo all’estero. Se tornassi a vivere in Italia dovrei riinventarmi tutto da capo. Mi sento diversa dagli italiani nel modo di educare i figli, nel modo di vivere…. E’ normale sentire questa forte differenza quando si rientra: i miei coetanei italiani non stanno vivendo questa stradordinaria esperienza che ci aiuta a maturare, a stare con gli altri, ad aprirci”.

Non ci resta che fare a Giulietta i nostri migliori auguri per il suo soggiorno a Tokyo, sperando di poterla presto ospitare di nuovo su Expatclic!

Testimonianza raccolta da Claudiaexpat
Maggio 2006

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