Home > Asia > Israele/Palestina Occupata > Piscina all’est, piscina all’ovest – una finestra su Gerusalemme

Claudiaexpat apre la sua finestra su Gerusalemme e ci racconta le differenze tra la piscina all’est e la piscina all’ovest della sua città d’accoglienza.

 

Non sono una sportiva ma so che per la mia salute ogni tanto devo muovermi. Le uniche cose che mi piace fare sono ballare e nuotare. La prima opzione a Gerusalemme è da escludere: ci sono pochissimi corsi di ballo (perlopiù zumba) per i quali devi prendere tutto il pacchetto palestra, che è carissimo. Con le piscine si va già meglio. Dato che ho a lungo nuotato in una piscina dell’ovest, e solo recentemente mi sono convertita a una piscina all’est, voglio condividere con voi alcune osservazioni e spiegarvi quali sono le differenze tra questi due mondi, che realmente sembrano appartenere a pianeti diversi.

Innanzitutto gli orari: mentre la piscina all’est riserva al nuoto femminile (è vietata l’entrata a uomini e donne allo stesso tempo) tre magri quarti d’ora schiacciati tra virili e urlanti nuotate maschili e lezioni di nuoto a studenti di svariate età, quella all’ovest è decisamente più democratica – lascia nuotare donne e uomini insieme, in lassi di tempo molto più lunghi, e poi riserva un paio d’ore al giorno al nuoto esclusivamente femminile e un altro solo maschile.

Il che mi pare bello, anche se non ho mai osato provare il nuoto tutto femminile nella piscina all’ovest, perché il mio rapporto con le donne che di solito nuotavano nell’ora mista non era dei più facili. In generale le suddette (non certo io) sono di pessimo umore e una volta che si infilano gli occhialini non guardano più nessuno e guai a toccarle dentro. Non so più quante volte mi hanno ringhiato addosso perché per sbaglio una mia mano finiva sulla loro schiena, o perché secondo loro invadevo il loro spazio. Mi ero ridotta a nuotare con aria vigile, stando attenta a chi mi stava davanti, dietro e a quanta gente arrivava a popolare la mia corsia. Non era vita. Ed è stato, questo, uno dei motivi che mi ha spinto all’est, dove ho constatato con grande gioia che le relazioni sono più distese, amabili e serene. Innanzitutto all’est esiste questa cosa strana e sconosciuta all’ovest, che si chiama sorriso. Nella mia piscinetta attuale, i sorrisi tra noi signore si sprecano: dalla bimba di dieci anni alla matrona di settanta, passando per una gamma di età e nazionalità svariate, ci si saluta quando si arriva, ci si sorride nell’acqua, ci si scusa (sempre con un sorriso) se per sbaglio ci si tocca dentro, e ci si saluta quando si parte.

D’altro canto, seppur impivite, le donne all’ovest vanno in piscina per nuotare. Non perdono tempo in chiacchiere, si tuffano e van su e giù come onde del mare fino a quando han finito e a quel punto escono e chi si è visto si è visto. All’est mi domando spesso perché le signore invece di venire in piscina non se ne vadano al bar o in un parco (ok, di parchi all’est non ce ne sono…). Il passatempo preferito di molte, direi della maggior parte delle nuotatrici orientali, è di entrare in acqua e occupare un’intera corsia per chiacchierare come se fossero a una festa o a un caffè tra amiche. Se ne stanno impalate ma a mollo, e mentre tu tenti di aprirti un varco per continuare lo stile libero, loro ridacchiano, parlottano, si fanno domande e danno risposte. Il tutto rigorosamente immobili. Mi sono detta che forse han caldo e stare a mollo le rinfresca, ma non mi sembra un’ipotesi molto probabile in questi giorni in cui la temperatura non arriva a cinque gradi.

Comunque a me non importa, anche perché per quanto spiegato prima, nessuno s’innervosisce mai. Se non ho più spazio per nuotare perché la riunione quel giorno è particolarmente affollata, mi basta sorridere e fare un cenno perché si apra un varco e l’assembramento si ricomponga naturalmente un po’ più in là.

Foto: Pexels

Sul grado di pulizia stenderei un pietoso velo su entrambi i lati. Se all’ovest l’acqua è decisamente più cristallina, ci si ritrovano dei corpi estranei tra i più svariati (evito di entrare in dettaglio), mentre all’est, dove è più torbida e ha sempre qualche sospetta bolla in superficie, non si trova un capello neanche a pagarlo. Per quanto riguarda gli spogliatoi, invece, ho trovato molto più puliti quelli dell’est – del resto il vigore delle donne delle pulizie è proporzionalmente opposto a quello delle nuotatrici di entrambe le piscine.

E veniamo al capitolo abbigliamento. All’ovest quello che va per la maggiore è il costume olimpionico dal colore non troppo sgargiante, e mi è capitato solo in rare occasioni di vedere qualche donna che si tuffava in maniche lunghe. All’est il costume (rigorosamente intero, intendiamoci) diventa l’eccezione alla regola, che vede queste signore vestite a volte di tutto punto, con bluse fiorate, fuseaux dai colori discreti, e a volte addirittura dei bei completi che collegano la cuffia al resto del pezzo d’abbigliamento, come mostrato in questa immagine.

La cosa all’inizio mi ha stupita perché dato che eravamo tra donne, pensavo che anche il pudore venisse temporaneamente parcheggiato, ma ho dovuto ricredermi. E anche qui, se all’est ci si spoglia facendo molta attenzione a limitare al massimo i momenti di nudità, all’ovest le donne sono talmente a loro agio nel farsi vedere nude, che a volte vanno in giro per gli spogliatoi e si fermano addirittura a chiacchierare con le amiche esattamente come mamma le ha fatte.

Ora ho cercato una fotografia delle due piscine, quella dove sono andata per mesi, all’ovest, e quella dove sto andando attualmente, all’est. Ne ho trovata una solo della prima, e per un attimo sono rimasta colpita da quanto è grande e luminosa. Quella dove nuoto adesso in confronto è davvero una pozza – e allo stesso prezzo ma con meno tempo a disposizione. Il fatto che i miseri tre quarti d’ora in cui noi donzelle possiamo nuotare all’est si incastrino alla perfezione con l’organizzazione della mia giornata, non significa che io trovi giusto tenere un prezzo così alto per un lasso di tempo così ridotto. Ma poi mi dico che tutto sommato paghiamo lo stesso prezzo ma contribuiamo a ritardare il giorno in cui anche questa struttura, questa piscina piccola e vetusta, un po’ sozzetta ma piena di umanità gentile, verrà espropriata da chi magari nuota mediamente meglio ma dentro è incattivito come l’aglio andato a male.

Claudiaexpat
Febbraio 2014

 

Questo articolo è parte di un progetto che chiamiamo “Una finestra su…”. Scriviamo articoli brevi su un aspetto molto specifico del nostro paese d’accoglienza. Come se aprissimo la finestra di casa nostra e vi raccontassimo quello che vediamo. Saremmo felicissime di pubblicare anche quello che vedete voi. Scriveteci!

 

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