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life gives you lemons

Mociexpat riflette con noi sui suoi sentimenti di espatriata lontana dalla sua famiglia.

Essere espatriata e in giro per il mondo è una vita che onestamente mi piace molto (almeno fino ad ora, che siamo solo in due e che sono alle mie prime destinazioni). Mi piace la sfida di partire da zero, dovendo farmi una casa in ogni luogo, imparare una lingua diversa ogni volta (in effetti, se devo essere sincera, un paese in cui si parla spagnolo, la mia lingua madre, lo trovo molto meno attraente di qualsiasi altro), incontrare nuove persone e stringere nuove amicizie.

Ma mentre tutto questo può sembrare molto eccitante (almeno per alcuni, mi rendo conto che per molti è una vita da pazzi e non riescono a capire come altri non solo abbiano scelto questa vita, ma che gli piaccia anche), molte persone dimenticano che, come tutto nella vita, con il piacere arriva il dispiacere. E alla fine, anche se godiamo di molte avventure, noi espatriati facciamo anche molti sacrifici.

Con il cane di famiglia

Per me, di gran lunga e senza dubbio, il più grande sacrificio è essere lontana dalla mia famiglia. Perdermi i compleanni dei miei genitori e mio fratello, i festeggiamenti per gli 85 o 90 anni delle mie nonne, le feste dei miei nipoti, i matrimoni dei miei cugini, il giorno del padre e della madre, la morte del mio cane (a molti questo sembrerà strano e non voglio in alcun modo essere insensibile a verso coloro che hanno perso una persona cara stando lontani, ma per chi ha avuto la fortuna di condividere la sua vita con un animale per molti anni, la sua partenza è un evento triste), essere mancata quando mia mamma è stata operata al ginocchio e non ha potuto muoversi per 10 giorni. Queste sono le cose a cui vorrei essere presente e nelle quali purtroppo non sarò mai coinvolta (a meno di avere la fortuna di abbinare un evento con il viaggio annuale di visita, se si è abbastanza fortunati da fare un viaggio annuale).

Per fortuna ho una famiglia e amici meravigliosi che fanno quello che possono (molto più del dovuto) per coprire la mia assenza (e ora anche quella di mio fratello che, come me, almeno temporaneamente, ha deciso di vivere all’estero) ed essere presenti nei momenti in cui dovrei esserci io (e colgo l’occasione per ringraziarli), dando una mano, fornendo un sostegno, sia fisico ed emotivo, a volte anche aiutando in cucina o dando una mano con la casa. Non so cosa farei senza di loro (ma di certo non godrei così dell’espatrio e non avrei iniziato questo articolo nel modo in cui l’ho fatto).

famiglia

Con i miei genitori a Lima

E questo è solo l’inizio della lista, ci sono altre cose che mi perderò e che non riuscirò a condividere in futuro. Mi mancherà la crescita dei miei nipoti, i miei figli non vedranno spesso i loro nonni o zii, non visiteranno i loro cugini, e saranno sempre considerati i “cugini che vivono all’estero” (per fortuna a giudicare dal tasso di migrazione nella mia famiglia, almeno non saranno gli unici), non darò in persona la notizia della mia prima gravidanza e e non potrò coindividerla con la mia famiglia con la vicinanza che avrei voluto. E l’elenco potrebbe continuare…

Ci saranno poi momenti tristi che dovrò vivere a distanza e durante i quali non potrò essere presente per dare supporto o un abbraccio di conforto (o riceverne uno io). Questo, credo, è ciò che più pesa a quelli che hanno scelto (o a cui capita) di vivere fuori. E il punto è che è proprio in questi momenti difficili in cui più si sente il bisogno di stare in famiglia, di sentirsi vicini.

Più di una volta mi hanno detto (quando mio fratello era ancora a Lima), riferendosi a potenziali situazioni di emergenza, “almeno tuo fratello è lì”, e pur capendo la logica di questa affermazione e le buone intenzioni di di chi mi consola, la verità è che a me non interessa che sia là mio fratello, il mio amico, mio zio o chiunque altro, vorrei esserci IO.

E ancora peggio, la sofferenza nel lasciare la tua famiglia ogni volta che ci si separa, o che vengono loro in visita non diminuisce nel tempo, il processo non diventa più facile (come io mi illudevo che succedesse). Al contrario. Ogni volta che dico addio alla mia famiglia, il cuore mi si stringe per qualche minuto, vengono a galla paure irrazionali che, per fortuna, riesco a controllare.

Naturalmente poi penso a quanto sono fortunata ad avere i miei genitori, a poterli vedere almeno due volte all’anno e per le belle giornate che ho trascorso con loro (e che trascorrerò presto, quando ci incontreremo di nuovo). Per me è stato un privilegio anche aver potuto visitare a mio fratello e il fatto che sicuramente lui verrà a trovarci presto. E penso anche alla fortuna di avere una famiglia che, nonostante la distanza, mi è sempre vicina (e io a loro) ed è parte della mia vita.

Ma cerchiamo di non essere drammatici, non è poi così male come sembra. Un ringraziamento speciale ai progressi tecnologici. Grazie ai computer, e ora anche ai dispositivi mobili, e Internet in generale la vita è più facile per noi che viviamo fuori (in realtà, probabilmente è grazie ad internet è che ho sposato mio marito e vi scrivo da Budapest in questo momento, perché è la rete che ci ha permesso di comunicare ogni giorno e a mio marito di potermi inviare fiori / cartoline/ cioccolatini / ogni settimana durante il corteggiamento!).

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Con mio fratello in Messico

Skype è praticamente il mio migliore amico (e certamente quello di mia mamma), mi permette di pranzare con i miei genitori mentre loro fanno colazione o cenare con loro mentre loro pranzano. Mia mamma è la mia migliore compagna quando devo stirare e mi aiuta a cucinare quando mi viene in mente di fare qualche piatto nuovo (grazie alla videocamera farle vedere cosa sto facendo e così lei mi dice se è già pronto o manca ancora tempo!).

Accompagno mio fratello quando fa una pausa dal lavoro e si connette tramite il suo telefono e anch’io posso vederlo in azione nella cucina del ristorante dove è chef, quando appoggia il telefono a chissà quale dispositivo culinario e mi permette guardare in silenzio quello che succede. In fondo è grazie a Skype che sono stata in qualche modo presente mentre mia mamma recuperava dopo la sua operazione, non è lo stesso, ma è meglio di niente, giusto?

E non voglio ringraziare solo Skype, ma anche la posta elettronica in generale, Picasa di Google e gli altri prodotti, le varie aziende che dispongono di negozi online e fanno consegne a domicilio, che mi permettono di essere presente con un mazzo di fiori o qualche piccolo pensiero nelle occasioni speciali, e anche Facebook, che mi permette di sentirmi più vicina alla mia famiglia e condividere con loro un po’ della mia vita. Alla fine, se la vita ci dà limoni, dobbiam far la limonata!! E questo è quello che facciamo noi quando usiamo tutti questi meravigliosi strumenti tecnologici nel tentativo di colmare la distanza.

Riuscite a immaginare quanto dev’essere stato difficile prima, senza tutti questi progressi, quando c’era solo posta ordinaria che arrivava con la nave? Alla fine non ci resta che ringraziare la fortuna di essere espatriati in questi giorni tecnologici e moderni!

 

Mociexpat
Budapest, Ungheria
Aprile 2012
Foto ©Mociexpat tranne quella di testata, di Pixabay

 

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