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Venite a scoprire nelle parole di Emily perché Shanghai è una città incredibile! 

 

Andate alla sezione sulla scuola italiana a Shanghai

 

Quello che ci rende privilegiate nel gestire Expatclic è che quando ci vengono delle idee di articoli da sviluppare o di paesi da presentare, riusciamo sempre a entrare in contatto con persone interessanti e disponibili, che ci offrono il loro tempo per raccontarsi e condividere le loro esperienze sul terreno. E’ stato questo il caso di Emely, una simpaticissima italiana che vive a Shanghai da 16 anni, e con la quale ho fatto una bella chiacchierata via Skype.

Emely ha una lunga storia con la Cina: la visita infatti per la prima volta addirittura nell’88, in uno dei primissimi viaggi turistici organizzati che il paese cominciava a permettere; lei ha 17 anni e rimane affascinata dalla Cina e dalla sua lingua. Rientrata in Italia, decide di mettersi a studiare il cinese all’università di Ca’ Foscari di Venezia, e dopo la laurea, nel 91, si trasferisce per un anno a Pechino, per perfezionare la lingua. La Cina però è molto impegnativa, e l’esplosiva Emely ha un sacco d’idee e voglia di sperimentare anche in altre sfere. Tornata in Italia, si mette a studiare arabo (per non smentirsi 🙂 ), prende il patentino di guida turistica, ed è solo nel 97 che ritorna in Cina, a Shijiazhuang (nello Hebei), dove conosce suo marito e dove si sposa nel 98. Per sei mesi Emely e suo marito vivono in Italia, ma l’esperienza non è del tutto positiva per lui, e quindi ecco l’ennesimo (e forse definitivo) rientro di Emely nella sua nazione adottiva.

shanghaiHo cominciato collaborando con due ditte emiliane, una, per la quale lavoro ancora, produceva e ora commercializza giocattoli radiocomandati, l’altra importatrice di bulloni, e per quindici anni ho fatto la loro buyer. Quindi ti puoi immaginare che esperienza ho accumulato…”.

Esperienza sicuramente arricchita e completata dal fatto di aver sposato un cinese, e quindi di avere un contatto privilegiato anche con la cultura locale. “Sono sempre stata bene in Cina”, racconta Emely. “I cinesi sono estremamente rispettosi, in generale ma in particolare verso lo straniero; hanno molto riguardo verso gli occidentali, e questo naturalmente rende piacevole la vita in loco. Forse adesso le cose stanno leggermente cambiando, con un po’ più di rigidità nei confronti del diverso, ma l’atmosfera in generale rimane accogliente. Per quanto riguarda Shanghai, poi, anche le donne sono molto rispettate e trattate perfettamente alla pari. La donna di Shanghai è forte, ha un ruolo alto, sa fare impresa, e questa è naturalmente una base molto importante da cui partire. Senza contare che pur essendo un’enorme metropoli, il livello di sicurezza è molto alto; non esistono proprio problemi di criminalità, e questa è ovviamente una gran cosa”.

Chiedo a Emely come si sente, dopo tutti questi anni trascorsi in Cina, e mi dice che ormai Shanghai è la sua casa. Ci ha costruito una famiglia, ci è nata e cresciuta sua figlia, c’è la famiglia di suo marito. Nel corso di questi sedici anni l’ha vista cambiare e crescere, con tutto ciò che di buono e di negativo questo comporta. “Shanghai è una città incredibile”, dice. “Ha infrastrutture, negozi, è comoda per fare la spesa, si trova tutto, ci si può integrare bene. Io guido la mia macchina, mi muovo autonomamente. Certo, la crescita esponenziale degli ultimi anni ha portato anche a un aumento del costo di vita. La nostra casa – che quando l’abbiamo acquistata si trovava in periferia, e oggi non è più percepita come lontana dal centro della città – è quasi decuplicata come valore. Se fino a qualche tempo fa il costo della vita in generale era basso, adesso c’è un aumento generale che la rende una città piuttosto cara. Sta continuando a crescere, ci sono sempre nuove zone, nuovi grattacieli, la metropolitana ha raggiunto 12 linee”.

Emely2Sono anche però curiosa di sapere com’è la sua vita a livello personale, il suo rapporto con l’Italia, con la cultura del marito. “Viviamo in modo da integrare entrambe le culture nel nostro quotidiano”, racconta Emely. “Mio marito è poco esterofilo e non ha adottato molto della cultura italiana, ad esempio l’unica concessione che fa sul cibo è la pizza. Abbiamo però adottato un sistema molto efficace, a partire proprio dalla tavola: ogni tanto cuciniamo ognuno quello che ci piace, e mangiamo allo stesso tavolo ma cose differenti – io magari gli spaghetti e lui i noodles. Questo è un po’ lo stesso sistema che usiamo anche a livelli più generali e funziona molto bene”. La figlia di Emely è sempre andata in Italia, ogni estate da quando è nata. Con la madre parla in italiano, e frequenta la scuola italiana del sabato, dove Emely è stata peraltro attiva molto a lungo.

Chiedo a Emely qual è secondo lei la sfida più grande del vivere in Cina. Non ha esitazioni: “La lingua. Dopo sedici anni a volte faccio ancora fatica a capire. Il non sentirsi mai completamente padroni del parlato e della comprensione naturalmente pesa sull’integrazione. Conoscere bene la lingua è importante anche per tenersi aggiornati su quello che succede, e anche questo è indispensabile per rapportarsi ai cinesi. Certo, aumentano le persone che parlano inglese, pian piano imparano, si aprono e parlano sempre di più. Ma l’aspetto linguistico rimane pur sempre abbastanza sfiancante”. E il futuro? Shanghai rimarrà la sua casa per sempre? “Chi lo sa” sorride Emely. “Forse, se ripuliscono i cieli. Al momento il problema dell’inquinamento è davvero grande. Ci sono volte in cui le varie app ti dicono se il livello si è abbassato sufficientemente, e in quel caso ti esortano ad uscire a far ginnastica. Mi sembra ancora assurdo, a volte, non poter pianificare la ginnastica quotidiana, ma dipendere dal grado d’inquinamento dell’aria”.

Grazie Emely per questa bella chiacchierata e per averci fatto conoscere un po’ della tua Shanghai. Ci auguriamo di rimanere in contatto e di seguirti nelle tue avventure future.

Emily è stata a lungo la contabile della scuola italiana di Shanghai. Ci ha raccontato che questa scuola del sabato attualmente accoglie 130 bambini in due plessi, uno a est e uno a ovest dello Huangpu, il fiume che divide Shanghai. Recentemente sono anche state aggiunte due sedi a Suzhou e Hangzhou. La scuola gode dell’appoggio del Ministero degli Affari Esteri Italiano che contribuisce finanziariamente al suo mantenimento, anche se in maniera ridotta rispetto all’inizio. Il 50% dei bimbi che la frequenta sono figli di coppie miste, e da poco c’è anche un gruppo molto piccolo di bambini cinesi, che magari hanno vissuto in Italia e son rientrati, o i cui genitori lavorano in Italia. La scuola trovo alloggio presso varie scuole internazionali (la Dulwich, la SCIS, la Singapore School à Suzhou) ed è diventata un punto molto importante per la comunità italiana di Shanghai.

 

Intervista raccolta da Claudia Landini (Claudiaexpat)
Marzo 2015

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