Home > Testimonianze > Viaggiare a tempo indeterminato: la storia di Elisa e Michelangelo
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Ringraziamo davvero di cuore Elisa per averci raccontato la sua storia in maniera così profonda e onesta. Preparatevi a un viaggio nei sentimenti che stanno alla base del desiderio di molte di noi: viaggiare a tempo indeterminato. Elisa ce l’ha fatta!

 

Per quasi trent’anni mi sono svegliata la mattina e (con un piccolo sospiro che racchiudeva tanti dubbi) mi sono alzata, lavata i denti, vestita e truccata: pronta per portare a casa la giornata e, un passo dopo l’altro, realizzare una serie di obiettivi con lo scopo di avere una bella vita piena e soddisfacente. Ho conseguito una laurea, ho fatto di me stessa una professionista ben remunerata e contemporaneamente ho coltivato (con più o meno costanza) amicizie e rapporti con chi mi circondava.

Lui, il tempo, mi sbeffeggiava e mi diceva così va la vita. Me lo diceva con la voce dei miei genitori, dei miei nonni, dei miei datori di lavoro e dei miei amici.

Devo ammettere che trovare un lavoro che mi appassionava ed essere economicamente indipendente mi ha fatto smettere per un po’ di sospirare al mattino; diciamo che per qualche anno mi ha davvero riempito la vita e dato inaspettate soddisfazioni. Finalmente avevo messo insieme in bel po’ di colpi ben assestati: responsabile infermieristica in una struttura che amavo, una bella casa, famiglia e amici intorno e il mio ragazzo con cui condividere il tutto.

viaggiarePoi quella sensazione ha iniziato di nuovo a farsi largo. Una sorta di mancanza di tranquillità e una certa tendenza a non godersi le cose. Sin da giovanissima ho amato viaggiare, il primo dei miei lunghi viaggi zaino in spalla l’ho affrontato a 18 anni con il mio ragazzo: 40 giorni in Cina che mi hanno davvero cambiato la vita; ecco, in questo periodo continuavo a ripensare al senso di libertà di quel primo viaggio in Asia.

Più di ogni altra cosa, durante gli anni precedenti alla partenza, soffrivo incredibilmente per la mancanza di tempo. Lo vedevo scorrere senza pietà e mentre io lavoravo, studiavo, pulivo la casa o mi addormentavo sul divano alle 21 (troppo stanca per fare altro). Lui, il tempo, mi sbeffeggiava e mi diceva così va la vita. Me lo diceva con la voce dei miei genitori, dei miei nonni, dei miei datori di lavoro e dei miei amici. Mi mancava viaggiare e quei 20 giorni l’anno, strappati con le unghie e con i denti per volare dall’altra parte del mondo per poi accorgersi che in un lampo era già finita, erano una pallida imitazione della mia idea di libertà.

Ma mancava sempre qualcosa e credo di aver sempre saputo cosa fosse.

Da quando stiamo insieme io e Michelangelo abbiamo pensato ripetutamente a come intraprendere un tipo di vita alternativo e, da quando avevo 18 e siamo partiti per la Cina, il viaggio è sempre stato al centro di queste fantasticherie. Ma ci mancava un piano concreto e ci mancavano le capacità per mantenerci economicamente, non ci sentivamo abbastanza sicuri di noi.

Abbiamo provato a godere della tranquillità della nostra casa, delle cene al ristorante il sabato sera, delle soddisfazioni lavorative. Ma mancava sempre qualcosa e credo di aver sempre saputo cosa fosse. Credo fermamente che ognuno di noi, uomo o donna che sia, debba decidere lungo il proprio percorso su cosa concentrare le proprie energie. Per qualcuno può essere un lavoro che lo appassiona, per altri crescere un figlio o due. Per me è sempre stato molto chiaro: io ho sempre voluto vedere il mondo e avere tempo per me.

viaggiareDopo aver dimostrato che avevo delle competenze con cui potevo sostenermi economicamente (e non parlo solo delle abilità pratiche da infermiera ma di una certa flessibilità lavorativa, sviluppata probabilmente passando da un impiego provvisorio all’altro mentre studiavo) e aver appurato che avere una bella casa e tanti oggetti preziosi non riempiva il vuoto che percepivo, ho deciso che, se volevo essere felice, dovevo cambiare qualcosa. Per fortuna Michelangelo era arrivato alle mie stesse conclusioni. Ne abbiamo parlato tanto, abbiamo studiato e progettato, la convinzione è cresciuta sempre di più e con molto impegno abbiamo messo insieme tutte le risorse che ci sarebbero servite per partire tranquilli.

Non siamo certo persone che amano i salti nel buio e non avevamo nulla da cui scappare in tutta fretta. La questione più impellente da risolvere è stata quella lavorativa: dovevamo riuscire ovviamente a mantenerci in viaggio, trovare il modo di lavorare da remoto. La nostra grande fortuna è che Michelangelo si è sempre occupato di digital marketing e quindi in breve è riuscito a far capire ai suoi clienti quanto la sua presenza fisica sul territorio non fosse così necessaria per continuare a svolgere il suo lavoro. Io non potevo fare l’infermiera spostandomi da un posto all’altro, per questo ho deciso di concentrarmi nella creazione del nostro sito di viaggi (www.2backpack.it), farne un lavoro, e parallelamente di guadagnare scrivendo contenuti a pagamento per il web. Il sito fortunatamente sta crescendo e in molti hanno iniziato a chiedermi di scrivere articoli aumentando la mia mole di lavoro. Saltuarie esperienze di volontariato inoltre ci permettono di risparmiare molto, perché in cambio del nostro aiuto riceviamo dalle famiglie che ci ospitano vitto e alloggio.

I miei averi più importanti sono un piccolo computer economico ed il mio passaporto.

Gestito il lato economico della cosa c’è stato quello più angosciante dell’allontanarsi da famiglia e amici. Lasciare lavoro e averi è stato come strappare un cerotto, dopo pochi attimi il dolore era andato.  La lontananza da chi ami, invece, è un cilicio che mi porto appresso ogni giorno e a volte diventa più fastidioso di altre. Ma tornare a casa a Natale o ricevere la visita di un amico e vedere che i rapporti importanti non sono poi cambiati tanto smorza un po’ l’angoscia. Ci farò pace (o forse no) a non essere più presente per le persone importanti, ma per fortuna per ora se la cavano bene anche da sole e io cerco di non pensarci.

Oggi siamo on the road da quasi un anno e sono una persona decisamente diversa da prima. I miei averi più importanti sono un piccolo computer economico ed il mio passaporto. L’unica crema che uso è quella solare e ieri ho realizzato che non mi taglio i capelli da secoli; uso uno shampoo da 1 euro ma non ho mai avuto capelli così belli. Mi sento sana e in forma, sono tranquilla e riposata. Vedo ogni giorno posti nuovi, conosco persone interessanti. Soprattutto una cosa vorrei sottolineare: l’ansia per il tempo che passa è sparita, ora come ora sono io a gestirlo e non lui che gestisce me.

 

Elisa
In giro per il mondo
Marzo 2018
Foto ©Elisa

 

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