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animali in espatrio

Uno dei grandi problemi (e dei freni) nel prendere un cane o un gatto in espatrio, è che si teme di non sapere dove e con chi lasciarlo quando si viaggia, magari anche per lunghi periodi (se ad esempio si rientra al paese natale). Scrivo questo articolo nella speranza che aderiate al nostro invito di condividere le vostre soluzioni e i vostri buoni indirizzi, che andremo aggiungendo qui per creare una lista…a prova d’espatrio!

 

Tra alcune delle ragioni che le espatriate enumerano quando dicono di non poter prendere animali in espatrio, c’è il fatto che non saprebbero a chi affidarlo durante i lunghi viaggi.

Condivido rapidamente la mia esperienza per trarne alcune conclusioni.

Con Rosa sulla porta di casa cinque minuti prima di lasciare il Perù

Mitch è stato il nostro primo animale in espatrio in famiglia. L’abbiamo preso a Tegucigalpa, e ha vissuto con noi dodici anni, fino a quando ci ha lasciati a Gerusalemme. Ed è stato proprio a Gerusalemme che abbiamo avuto i problemi più grandi quando viaggiavamo.

Mentre a Tegus e a Lima restava a casa sua con Teresa e Rosa, le nostre fide collaboratrici domestiche, ad Al Quds questa figura non c’era. Per le due estati che ha vissuto lì l’abbiamo lasciato nel nostro giardino, con il vicino di casa che entrava a nutrirlo due volte al giorno. Una soluzione che non mi ha mai lasciata tranquilla (avevo dei veri e propri incubi notturni mentre ero in vacanza in Toscana) ma che era sicuramente meglio che fargli patire di nuovo le pene del viaggio aereo con la trafile per la sicurezza dell’aeroporto di Ben Gurion.

Con la gatta Grigiotta ho invece provato l’ebbrezza delle pensioni per animali. Dopo Gerusalemme, dove aveva insistito per essere adottata, ha trascorso un periodo in transito in Italia, e quando io dovevo viaggiare, non avevo altra scelta che metterla in pensione. Dopo un’esperienza terrificante con la prima pensione che ho provato, sono finita su una con la quale mi sono (e si è, credo) trovata veramente bene. Unico neo: era davvero troppo cara, e quindi non sostenibile per lunghi periodi.

Una volta di più, un collaboratore domestico mi è venuto in aiuto. Celso, che lavora da mia cognata, si è reso disponibile a passare da casa mia a nutrirla, coccolarla e pulirla due volte al giorno per tutto il tempo che volevo.

Faccio dunque il punto delle soluzioni possibili che ho scoperto finora:

Lasciare i propri animali in espatrio al personale domestico o ai vicini

Questa non è una soluzione possibile per tutti. Però, a seconda del paese in cui vi trovate e della vostra condizione economica, potreste avere le splendide collaboratrici domestiche che ho avuto io, disponibili magari anche addirittura a spostarsi da voi per stare col vostro animale per tutto il periodo della vostra assenza. Rosa lo faceva con Mitch, a Lima, e ai miei ritorni li ho sempre trovati felici e rilassati, quando non delle vere e proprie associazioni a delinquere. Per Grigiotta, invece, passare le estati a Gerusalemme senza di noi era quasi una pacchia: viveva perlopiù fuori, nel luogo che conosceva perfettamente, e quando aveva fame o voleva riposarsi bussava alla porta dei vicini (i vicini più adorabili del mondo).

Lasciarli in una pensione

Optare per questa soluzione significa dover trovare il posto ideale sotto tutti i punti di vista. Quando mi toccò lasciare Grigiotta in una pensione che dovetti cercare all’ultimo (per via di un cambio di piani improvviso), partii con l’angoscia di non averla messa nel posto giusto, e passai il mio mese in avanscoperta a Jakarta piena d’ansia. Con la seconda pensione invece è andato tutto benissimo. Un concetto nuovo (un grande loft dove i gatti girano in piena libertà, e con un enorme balcone dove possono stare all’aperto), e tanta attenzione nei confronti dei gatti e dei loro padroni (mi mandavano sempre filmini e foto!). Nel caso, si chiama Cat Suite Home, ed è a Milano, https://www.catsuitehome.it/

Grigiotta nella sua pensione (notare il gatto intagliato nella porta deii bagni…per i gatti!)

Usare un/a pet-sitter

Esistono due soluzioni in questo senso: cercare un/a pet-sitter che s’installi a casa vostra per tutta la durata della vostra assenza, oppure portare il vostro animale a casa del/la pet-sitter, che lo accudirà a domicilio. Entrambe le soluzioni prevedono una buona dose di ottimismo e fiducia, a meno che, naturalmente, non passiate per qualcuno che già conoscete. Mio figlio, ad esempio, ha trascorso un mese a Gerusalemme (dopo che l’avevamo già lasciata) a casa di un’amica che partiva in vacanza e lasciava i suoi due gattoni. Una soluzione perfetta per entrambi.

Quello del/la pet-sitter è diventata una delle occupazioni più diffuse tra i nomadi digitali, che hanno bisogno di un tetto e una connessione a Internet mentre viaggiano. Ci sono tanti siti che rendono possibile questo servizio, da quello che so Trusted HouseSitters è il più antico e affidabile, ma ce ne sono talmente tanti altri, che diventa difficile scegliere. Qui c’è un sito che potrebbe aiutarvi a compararli.

Privarsi della meravigliosa esperienza di avere un animale domestico perché non si sa dove lasciarlo durante l’assenza è un vero peccato. Ci vuole fantasia, un po’ di buona volontà e qualche passo falso, ma alla fine una soluzione si trova sempre. Magari anche con l’aiuto di Expatclic. In fondo da sempre aiutiamo a trovare alloggio nel mondo per i nostri figli e figlie, perché non provarci anche con i nostri animali in espatrio 😊? Venite a condividere esperienze e informazioni sul nostro gruppo FB, o scrivetemi. Vi aspetto.

 

Claudia Landini (Claudiaexpat)
Ginevra, Svizzera
Febbraio 2021

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