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Quello che pubblico di seguito è un documento che ho preparato diversi mesi fa in risposta a ripetute richieste da parte di persone che dovevano recarsi per la prima volta in Africa, e che, sapendo che io vi avevo vissuto a lungo, mi chiedevano dei “consigli generali”. Per me è difficilissimo dare dei consigli generali sull’Africa, per due motivi. Primo, perchè il mio amore per l’Africa è talmente intimo e viscerale, che mi riesce quasi impossibile scrivere su di lei con parole sensate, e secondo, perchè l’Africa è realmente un’esperienza totalmente soggettiva e aperta a un raggio di emozioni realmente infinito. Ho però provato a scrivere qualcosa, che ho poi trasmesso man mano alle varie donne in partenza, e questo qualcosa potrà, forse, essere di qualche utilità.

Claudiaexpat

Ho vissuto vari anni in Africa (Sudan, Angola, Guinea Bissau e Congo), e credo di poter affermare con certezza una cosa : l’Africa o la si ama, o la odia, ma non lascia mai indifferenti. In effetti l’impatto con l’Africa è sempre molto forte, sia al sud, che al nord, che nell’Africa nera centrale o in quella più colorata della parte occidentale. Tutto dell’Africa afferra e avvolge con una intensità che difficilmente ci si scrolla di dosso. Ed ecco perchè, se la cosa piace e ci si entra in sintonia, non si smetterà mai di amare l’Africa e di portarsela dentro ovunque si vada, mentre se la cosa prende male, si conteranno i giorni alla partenza e l’insofferenza renderà realmente duro il soggiorno. Va da sè che io appartengo al primo gruppo, quello del Mal d’Africa perenne, nel quale auguro a tutte di entrare a far parte.

Com’è il primo impatto con l’Africa? Quando si scende dall’aereo, il clima. Vi auguro di amare il caldo, perchè fa parte intrinsicamente della vita in Africa. Ci si trova sempre rifugio, naturalmente: negli uffici e nelle case c’è l’aria condizionata, in genere…… Mi raccomando l’abbigliamento: niente di sintetico, tutto puro cotone, possibilmente abiti larghi che lasciano respirare. Attenzione alle regole vestimentarie: in molti paesi africani la presenza musulmana è forte, ed è quindi importante rispettare i costumi locali e non scoprire spalle e gambe in quantità: magliette a mezza manica e gonne lunghe, piuttosto che minigonne, shorts e magliette sbracciate.

Va da sé che col calore si suda e quindi bisogna sempre bere molto. In Africa non si beve MAI l’acqua del rubinetto. La si può usare per lavarsi i denti, ma per bere si usa acqua in bottiglia. Se la si compra in posti tipo baracchini o chioschi lungo le strade, bisogna sempre controllare che il tappo sia sigillato, a volte quello che fanno è di riciclare le bottiglie e venderle dopo averle riempite con acqua del rubinetto. A volte lo fanno anche nei ristoranti, per cui controllate sempre. Meglio essere un filo minuziose, che prendersi una dissenteria storica. Molti invece di spendere soldi per l’acqua imbottigliata, si comprano un filtro da mettersi in casa, e qui ci son due scuole: quelli che prima di filtrare l’acqua la fanno bollire da dieci a venti minuti, e quelli che invece la buttano direttamente nel filtro e se la bevono così. Io ho adottato questa seconda soluzione fino a quando sono nati i bambini, dopodichè sono passata anch’io alla bollitura prima di filtrare. I filtri più efficaci sono quelli con le candele a ceramiche. Le candele van lavate regolarmente, per funzionare efficacemente.

Già che stiamo parlando di cose da ingurgitare, mi soffermo un attimo. In Africa in generale gli espatriati lavano frutta e verdura con amuchina. Io non l’ho mai fatto, e non l’ho neanche mai fatto fare alle varie cuoche che ho avuto. E questo semplicemente perchè la verdura se é mangiata cruda si pela, e se é mangiata cotta si cuoce (ovviamente…) e quindi si eliminano germi e batteri in fase di cottura. Questo discorso non vale però per l’insalata, quella sì che va immersa nell’Amuchina almeno dieci minuti prima di mangiarla….. Se siete soggette a dissenterie, vi consiglio anche di evitare le insalate nei ristoranti: non si sa mai come le lavano e le manipolano. Nel discorso del cibo basta applicare un po’ di buon senso per non avere problemi: la carne e il pesce è bene cuocerli abbondantemente, e nella dieta in generale van favorite le cose cotte a quelle crude. Lavate sempre la frutta (anche con acqua di rubinetto, e magari con un po’ di detersivo per piatti) prima di sbucciarla. Ciò detto, tutte le precauzioni che uno prende a volte non servono a scongiurare infezioni intestinali o altri tipi di problemi. E aggiungo che qualsiasi banalità fisica una si prenda in Africa, in generale si manifesta in maniera doppiamente virulenta che in Europa. Non chiedetemi perchè, ma è così. Sarà che l’Africa è una terra virulenta. Quindi se vi viene una dissenteria, sarà senz’altro colossale e protratta, con l’influenza la febbre vi salirà a 45°, se avrete mal di gola è sicuramente perchè vi sono venute delle placche delle dimensioni di una palla da ping-pong. Non agitatevi di fronte a queste manifestazioni fisiche. La prima cosa che vi consiglio di fare è di identificare un bravo medico PRIMA che si manifesti il primo guaio. In generale nelle capitali africane, e soprattutto in quelle più piccole, il passa parola funziona benissimo.

Veniamo ora alla malaria, che è il punto che più preoccupa le persone che vanno in Africa, e a ragione. Io non l’ho mai avuta, ma mio marito sì, e i miei due figli hanno avuto due attacchi a testa. Di fronte alla malaria ci sono due scuole: i profilassisti convinti e quelli che son contro la profilassi, soprattutto se protratta. Io non sono al corrente dei moderni farmaci per la profilassi antimalarica, ai miei tempi si usava la Nivaquina associata al Paludrin (quest’ultimo protegge contro un ceppo che si trova in alcuni paesi e in altri no). Il discorso è abbastanza semplice: se si fa la profilassi non è che non ci si prenda il virus, ma dato che il corpo contiene già una dose di antimalarico, l’attacco verrà limitato, ovvero il virus risulterà indebolito in partenza. Ciò non vuol dire che non bisognerà comunque fare il trattamento, o che non si starà male. Ho visto gente che prendeva religiosamente le sue pastigliette tutti i giorni star da cani per un attacco di malaria. Ma diciamo che in generale con la profilassi si può stare un po’ più tranquille soprattutto rispetto alla malaria cerebrale, che è quella che manda ai più, per intenderci. Nel senso che la prevenzione attutisce l’attacco e lascia un margine in più per agire. Però anche se uno non fa la profilassi non è che muoia, intendiamoci! La cosa più importante, in entrambi i casi, è di non tergiversare di fronte ai primi sintomi. Anche se la febbre non sale immediatamente a picchi preoccupanti (e ricordate che se fate la profilassi non sale MAI, almeno all’inizio, oltre i 37,5°, giù di lì), è bene, quando se ne ha la possibilità, fare la goccia spessa (così si chiama l’esame – per me fastidiosissimo – per verificare se si ha la malaria), farla immediatamente: i risultati sono in genere pronti nel giro di poche ore. Se vi trovate in bruce (cioè fuori dalla capitale o dove comunque non ci sono laboratori), ai primi sintomi prendete il trattamento. E ve lo dice una che piuttosto di curarsi va dallo sciamano….. ma ho visto gente star davvero male, e in casi più tragici anche morire, per non aver preso immediatamente un trattamento contrastante efficace. Per quanto riguarda la prevenzione, io ho sempre fatto così e me la sono cavata bene: durante il giorno non c’è problema perchè la zanzara che trasmette il virus della malaria è la femmina che esce al tramonto. Dunque quando il tramonto si avvicina io mettevo sempre il repellente. Sconsiglio l’Autan perchè le zanzare africane con l’Autan ci fanno i banchetti. Non so se nel frattempo abbiano sviluppato qualcosa di più potente, ma ai miei tempi si usava l’Off. Io ne compravo in Svizzera, soprattutto per i bambini, perchè lo trovavo sotto formula delicata. Altrimenti compravo a Milano dei repellenti alla citronella, anche se secondo la mia esperienza è sempre meglio comprare quelli che si trovano sul posto e affidarsi ai consigli di chi vive in loco già da tempo. Se di sera non uscivo, non me lo mettevo sempre, il repellente. Una volta che si hanno le zanzariere alle porte e alle finestre, la casa dovrebbe teoricamente essere libera di zanzare, per cui diventa anche un po’ inutile spararsi dosi di repellente quotidianamente. Se si esce però il repellente è tassativo: spalmatevi tutte (anche la faccia) prima di uscire, e portatelo dietro per ridarvene un po’ sulle gambe mentre siete fuori. Se non fa troppo caldo e riuscite a sopportarlo, quando uscite di sera l’ideale è mettersi pantaloni lunghi, calze e qualcosa a maniche lunghe. Anche la zanzariera sul letto è molto importante. Alcuni prima di installarla la bagnano in una sostanza di cui ora non ricordo il nome, ma che non vi sarà difficile rintracciare. Io non l’ho mai fatto. La cosa più importante è infilarla rapidamente sotto al materasso una volta che vi siete messe a letto.

In Africa ci sono ogni sorta di insetti malvagi e di robe strane che potete incrociare, e non sono infrequenti tra espatriati le serate in cui si passa il tempo a raccontarsi una storia più raccapricciante dell’altra. A me non è mai successo nulla di tragico (ho vissuto anche in bruce), l’unica cosa che vi segnalo (c’era in Guinea Bissau e Congo) è il verme del mango, che è veramente fastidioso. Durante la stagione in cui i manghi maturano, ci sono delle mosche che transitano intorno all’adorato frutto, e che poi, se si posano sui panni stesi al sole ad asciugare, vi depongono le uova. Queste uova, se non vengono distrutte prima, entrano nella pelle, ci vanno sotto, e dopo qualche giorno si schiudono, lasciando uscire un vermetto bianco, il verme del mango, appunto. Si manifesta come un brufolo, ma se schiacciato al posto del pus esce appunto il vermetto. La cosa non è simpatica, insomma. Le uova muoiono sotto al ferro da stiro caldo, e vi consiglio di far asciugare in casa tutte le cose con elastici (mutandine, calze, o particolari abiti elasticizzati) dove non si può passare il ferro. Il resto dell’abbigliamento si può far asciugare tranquillamente fuori, a patto che venga stirato accuratamente, anche sui bordi, che di solito vengono trascurati. Se comunque venite attaccate dai vermi del mango, il modo migliore e meno doloroso per farli uscire è di cospargere il “brufolo” con vaselina o altra crema grassa, di modo che il verme, non potendo più respirare, esce in superficie, dove viene all’uopo agguantato da una pinzetta, e buttato via.

Mio figlio ha avuto anche le “pulci della sabbia”, pulci che seguono lo stesso iter del verme del mango, ma che vivono nella sabbia e nei terreni terrosi, e che amano annidarsi sotto le unghie dei piedi o delle mani. Non c’è granchè da fare per evitarli perchè è ovvio che non si può andare sempre in giro con le scarpe da tennis e tantomeno con i guanti, però se vi dovesse capitare di andare in bruce, e poi di ritrovarvi con dei rigonfiamenti intorno alle unghie (come quando ci si mangia le pellicine e viene una piccola infezione) sappiate che potrebbe essere la pulce della sabbia, che va tolta subito. Si toglie con uno spillo se non si è ancora riprodotta, se invece ha messo sù famiglia a volte va incisa con un bisturi e sotto anestesia locale.
Passiamo adesso ad altri aspetti più piacevoli legati al soggiorno in Africa, altrimenti non partite più!!!

Gli africani in generale sono persone splendide. Per forza di cose hanno sviluppato col passare degli anni una creatività per far fronte ai problemi quotidiani che li affliggono, che ha dello straordinario. La stessa creatività che mettono nelle loro forme artistiche e che fan sì che le arti africane siano così vive e interessanti. Vi consiglio caldamente, se potete, di entrare in contatto con il più grande numero di artisti nel paese in cui vi recate: in tutto il mondo gli artisti sono la chiave per tastare a fondo il polso del paese, ma in Africa lo sono ancora di più, secondo la mia esperienza. Vi renderete anche conto del fatto che gli africani, se avessero le condizioni per uscire dalla miseria in cui vengono mantenuti, sarebbero brillanti in ogni campo. Vi stupirà il numero di lingue che parlano: la lingua degli ex colonizzatori, oltre, sempre, a una o due lingue locali. Gli africani viaggiano anche parecchio (quando possono) e fan tesoro di quello che vedono all’estero. Sono (vi parlo sempre in generale) estremamente calorosi e allegri, e dotati di una carica di ottimismo e forse anche una buona dose di menefreghismo (vi assicuro, necessaria) che a volte li può far sembrare un po’ superficiali. Devo però avvisarvi di un aspetto faticoso nei rapporti con gli africani. Nei loro rapporti coi “bianchi” (vi parlo di bianchi in quanto rappresentanti dell’ex mondo colonizzatore e appartenenti all’attuale mondo ricco) tendono, giustamente o meno, ad arraffare quello che possono. Nel senso che sembra che abbiano proprio un meccanismo innato che li porta a considerarvi come vacche da mungere. Vi capiterà sicuramente di avere delle grosse delusioni perchè di punto in bianco vi renderete conto che una persona alla quale credevate vi legasse un profondo affetto, vi fa capire senza troppi mezzi termini che quello che più in voi le interessa sono i soldi che potete passarle, o altri modi in cui può trarre profitto da voi. Presento la cosa in maniera un po’ brusca e semplicistica, ma in realtà ci sono un sacco di sfumature e sfaccettature nella faccenda, e c’è anche un po’ il rovescio della medaglia. Ci sono infatti molti africani che, pur non lasciandosi perdere l’occasione di trarre da voi ciò che possono, nutrono comunque affetto e stima nei vostri confronti, e se riuscite a considerare questa cosa dello “sfruttamento” sotto una certa luce, relativizzando, e soprattutto alleggerendo la faccenda, arriverete comunque a stringere buoni rapporti. Il problema è che il divario tra il loro modo di vita e “il nostro”, tra le condizioni con le quali loro si trovano a lottare tutta la vita, e le nostre condizioni agiate, tra la storia che loro si portano alle spalle, e la nostra storia di appartenenti alla classe dominante, è talmente enorme, che è davvero un po’ utopico pensare e sperare di poter costruire dei rapporti alla pari.

Questo però non esclude il fatto di poter COMUNQUE costruire dei rapporti, solo che ci si deve attrezzare a rimaneggiarli con un po’ di fantasia. In Guinea Bissau credo che non sia esistita persona, uomo o donna, che non mi abbia, a un certo punto, chiesto un qualche tipo di aiuto. Però giuro che a livello umano quella è stata una delle esperienze più profonde che io abbia mai vissuto. Perchè se io ho dato soldi, medicine, vestiti, chitarre, e quant’altro, senza mai veder rientrare una lira, ho anche ricevuto in cambio profonde lezioni di vita, momenti di allegria e di profondità, confessioni intime da parte di donne eccezionali, e via discorrendo. Bisogna insomma saper un po’ calibrare, e anche capire (ma questo si sviluppa in maniera piuttosto istintiva dopo un po’) quali sono le persone che vi guardano unicamente valutando il loro personale interesse, e quali quelle che vi sfruttano ma rendendovi contente perchè, in qualche modo, vi danno qualcosa in cambio.

La sicurezza è anche un capitolo legato alla diversità, nel senso che la nostra pelle bianca non ce la possiamo certo tingere, e questo ci rende immediatamente riconoscibili e identificabili come persone provviste di quantità di denaro o comunque di introiti che gli africani (nella maggior parte) non vedranno mai in tutta la loro vita. In Africa, come in tutti i posti del mondo, ci sono da prendere le dovute precauzioni, soprattutto appunto per il fatto che quando vi muovete siete come una mosca nel latte. Le precauzioni sono quelle che si adottano dappertutto e non starò a ripetertele.

Gli africani in generale sono easy-going e non ci sono etichette rigide alle quali attenersi nei comportamenti sociali. Proverbiali sono i ritardi e le mancanze all’africana, ma questo lo scoprirete da voi assai rapidamente. Tenete conto che in generale i paesi africani si dibattono con una serie di difficoltà oggettive, che li hanno un po’ “forgiati”, e dunque a volte loro ci marciano un po’ sopra. Ad esempio, dato che durante la stagione delle piogge alcune strade in città vengono inondate, con i conseguenti disagi che vi potete immaginare, la corrente salta, i mezzi pubblici si bloccano, etc., è diventato quasi un atteggiamento accettato e sancito, quello di arrivare in ritardo agli appuntamenti “perchè piove”. Cose che per noi occidentali sono inaccettabili, sempre che non riusciamo a lasciarci trasportare in maniera allegra da questa “africanità” e vedere dunque il lato simpatico della faccenda.

Vi sembrerà, se organizzerete eventi o cose nelle quali sono coinvolti gli africani, che ragionino in un modo o preparino le cose in un modo diametralmente opposto al vostro e totalmente fuori da ogni logica. In generale vi verrà l’esaurimento nervoso al vedere che mancano dieci minuti all’inizio di un’importante cerimonia che voi avete organizzato, e niente è pronto. Non vi preoccupate, perchè, anche questo lo imparerete col tempo, all’ultimo minuto sistemano sempre tutto. E’ incredibile ma è così. Mi è capitato non so più quante volte di agitarmi e preoccuparmi e pensare che tutto sarebbe andato catastroficamente, per vedere che negli ultimi cinque minuti tutto si sistemava: compariva miracolosamente un generatore, arrivava l’artista che non aveva dato segni di vita negli ultimi sei giorni, veniva montato il palco che fino a cinque minuti prima dell’inizio del concerto giaceva in cinquantasei pezzi ai tuoi piedi. L’Africa è così. Funziona a modo suo, e soprattutto, al ritmo suo. Inutile affannarsi a volerlo cambiare.

Mi vengono in mente di getto due cose: quando a qualche amico o collega africano muore qualcuno, si usa dare dei soldi per aiutarlo con le spese del funerale.

Quando gente del posto viene a trovarvi a casa, spesso non se ne va più, ma proprio più. Vi sembrerà assurdo, ma è così. Preparatevi dunque, anche se non necessariamente accade, ad avere i vostri ospiti lì seduti in casa vostra per ore, anche se a un certo punto la conversazione si esaurisce e loro se ne stanno lì seduti in silenzio. Sono capaci di starsene anche un’ora e mezza a fissare il pavimento mentre voi vi dibattete nell’imbarazzo più globale, chiedendovi perchè continuano a star lì.

Un’altra cosa tipica è che vi regalano prodotti della natura. Nel senso che, soprattutto se viaggerete fuori dalla capitale, potreste anche ritrovarvi a dovervi portare a casa un gallo o una gallina (a noi una volta in Congo hanno regalato un piccolo coccodrillo, fate un po’ voi! Ce lo siamo portati in macchina – ovviamente con una corda intorno alla bocca, povera bestia – e l’abbiamo mollato in ufficio, dove credo se lo siano rapidamente cucinato…..). L’importante è che in ogni occasione, anche quando lo stupore vi invade dalla testa ai piedi e i vostri riferimenti culturali vengono scossi fino alla radice, voi manteniate un certo self-control e vi adattiate alla situazione con un sorriso.

Godetevi questa bellissima esperienza, godetevi i colori, l’immediatezza dell’Africa, le atmosfere, gli odori e i sorrisi della gente, goditevi anche la fatica che l’esperienza vi procurerà, soprattutto in campo lavorativo, perchè vi assicuro che è qualcosa che vi aiuterà per il resto della vita.

Claudiaexpat
Lima, Perù
Marzo 2007

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