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new country with children

L’arrivo in un nuovo paese d’accoglienza con bambini richiede una piccola preparazione in più. Ecco quanto l’equipe di Expatclic vi consiglia a seconda che il vostro espatrio e/o cambio paese preveda la presenza di bambini piccoli, in età scolare o già adolescenti. Naturalmente, se i vostri pulcini son già grandicelli e soprattutto se questa non è la prima volta che arrivano in un paese sconosciuto, avrete già scoperto da voi i trucchi migliori per un volo non troppo movimentato ed un… atterraggio senza troppi scossoni. Ad ogni modo, ricordarli questi trucchi non fa mai male e soprattutto aiuta chi invece è nuovo a questo tipo di avventura. Buoni espatri!

Silviaexpat con l’equipe di Expatclic.com

Il primo consiglio per chi viaggia con figli è quello di fare tutto il possibile affinchè l’arrivo nel nuovo paese d’accoglienza coincida con l’inizio della scuola, che sia questo ad agosto/settembre o dopo le vacanze invernali. E questo per diversi motivi.

Il primo è che arrivando pochi giorni prima, i bambini avranno il minimo di tempo per annoiarsi e/o intristirsi in una nuova casa ancora vuota o, peggio ancora, di rincretinirsi in una stanza d’albergo con la tv satellitare che pare sia capace di trasmettere cartoons 24/24! Soprattutto poi se fuori fa un caldo atroce o nevica e fa buio presto.

Considerate anche che la maggioranza degli espatriati approfitta delle vacanze estive e invernali per tornare a casa, ricevere ospiti, esplorare il paese e insomma, spezzare un pò la routine abituale. Sarà sicuramente più difficile per voi e i vostri figli fare amicizie durante quelle settimane di chiusura della scuola. Cercate dunque per quanto possibile di pianificare il vostro arrivo con l’inizio delle attività scolastiche.

scuolaHongkongNaturalmente dovrete contattare la scuola bene in tempo, non aspettate di essere in loco per avviare le procedure di iscrizione: in molti paesi le scuole internazionali possono a volte risultare piene e/o avere una waiting list a cui è bene iscriversi non appena siete sicure del vostro trasferimento.

Naturalmente le scuole internazionali accettano l’iscrizione di nuovi alunni online sicchè una volta arrivati potrete dedicare i primissimi giorni ad una visita al campus scolastico, all’acquisto di eventuali uniformi e più in generale a far sentire ai bambini e ai ragazzi più grandi che il loro mondo sta per arricchirsi sotto il segno della continuità (scolastica e familiare innanzi tutto).

Per chi viaggia con bambini piccoli e prevede un arrivo nel tardo pomeriggio o sera il nostro consiglio è di cercare di mantenere il più possibile la routine a cui i vostri piccoli sono abituati: se possibile tenete in valigia un bagnoschiuma (comprate una confezione piccola per l’occasione) e il giocattolino preferito per il bagno serale; e se i vostri figli, come la mia, sono patiti di pastasciutta, perchè non preparare loro un buon piatto di pasta al pomodoro? 200gr di penne e un barattolo di pelati in valigia possono fare miracoli in una situazione nuova.

Se questo non fosse possibile perchè siete in albergo ed è tardi per avventurarsi fuori in cerca di un’eventuale pizzeria, proponete loro qualcosa che sia familiare. Un bicchiere di latte con delle Macine, uno snack particolare che potreste portare con voi in valigia. Trovarsi alla sera col loro piatto o snack preferito darà ai più piccini un gran senso di continuità e di stabilità e li aiuterà a dormire nel loro nuovo letto senza troppe paure e domande… rilassando al contempo voi ed eventuali figli più grandi.

Arrivo BambiniAltro prezioso suggerimento, che vale tanto per i grandi quanto per i piccini: se sapete in anticipo che trascorrerete alcune settimane in albergo (o pensione o appartamento ammobiliato) pensate a quelle due o tre piccole cose che vi farebbe piacere poter incontrare con lo sguardo, toccare, annusare perfino, in quei primi (e apparentemente interminabili) momenti in cui vi aggirate per la/le stanza/e in un mondo dove tutto è nuovo ed estraneo.

Personalmente mi sento a casa non appena ho trovato uno spazio tutto per me dove sistemare fiori (da subito, sempre!) il mio computer, una lampada, i due libri del momento e una foto di mia figlia appena nata. Lei, mia figlia, ha bisogno (ancora!) del suo elefantino di pezza, della sveglia e di un libro di Calvin & Hobbes.

Altri bambini hanno bisogno della loro copertina, e non è mai una cattiva idea portare con sè in valigia una federa particolare, un lenzuolo, una tovaglietta di plastica per mangiare. Molte di queste cose pesano poco, non occupano spazio e se anche fosse è bene non sottavalutarne l’importanza se pensate che possono farvi sentire a casa anche quando vi sentite perdute nel caos dei bauli o nel silenzio delle stanze vuote.

Con i bambini mi raccomando: mettete in valigia solo all’ultimo i loro beni più preziosi, quelli che sapete rappresentano tutto il loro piccolo mondo.

Se i bambini sono già grandini, pensate a comprare uno zainetto o trolley tutto per loro, da riempire con i loro giocattoli preferiti, libri, carta,  matite e pennarelli e di cui potranno disporre facilmente anche in aereo se il tragitto è lungo. E a casa, o in albergo, dove peraltro vi sarà più semplice arrangiare le loro cose (spesso, ci avete fatto caso?, minuscole e letteralmente ovunque!) ributtandole tutte dentro al suddetto zainetto o trolley in un battibaleno o quasi.

Fatevi aiutare da loro, saranno contenti di poter partecipare al trasloco, si sentiranno responsabili e attivi e avranno modo di elaborare la tristezza per la separazione e distacco (dalla scuola, dai nonni, dalla casa cui si erano abituati etc.) nei tempi loro più consoni.

arrivo nuovo paeseCome si diceva sopra, cercate anche di scoprire su Internet luoghi e attrazioni da visitare nella vostra nuova città di accoglienza. Se non ve ne fossero provate a immaginare cosa potrebbe far piacere ai vostri figli ancora spaesati… la scoperta di una gelateria, di un panettiere esotico, di un panorama particolare… Pensateci su, in fondo chi meglio di voi sa cosa tira su il morale dei vostri bambini?

E approfittate della visita alla scuola per guardare nella bacheca degli annunci: anche se la scuola è chiusa per le vacanze, gli annunci ci danno un’idea delle possibili ed eventuali attività extrascolastiche (tra queste, in futuro, considerate anche attività che normalmente non vi verrebbero in mente: in certi paesi si ha molta scelta, in altri ci si accontenta di quello che offre il mercato); così come di incontri informali tra bambini e genitori, gite domenicali, corsi di musica o danza etc. Ci vorrà del tempo prima che tutto questo avvenga ma solo l’idea della sua possibilità ci mette allegria e ci dà speranza, di nuove amicizie, di nuove avventure.

Sei una mamma espatriata con bambini e hai voglia di raccontarci cos’hai scoperto sulla tua città d’accoglienza per i tuoi cuccioli? Contattaci : la tua esperienza può essere utile ad altre mamme!

 

Qui di seguito trovate le nostre testimonianze. Magari leggendole ritrovate le vostre esperienze ma anche qualche consiglio e trucco in più…

Aleexpat

arrivo_bambiniAleQuando arrivo in un nuovo paese, la prima cosa che faccio con i bambini è abbandonare auto e cartine e incominciare a ispezionare a piedi il vicinato. Anche nei paesi arabi, di solito poco pedonabili, c’è sempre un parco giochi o un prato o un’area dove andare a giocare con la palla e questo luogo diventa la meta costante per tutti noi almeno per le prime settimane.

Poi si scovano i negozi chiave, sempre a piedi e sempre nelle vicinanze. Quei negozi che vendono i  “prodotti” che fanno “casa”: i cereali che i bimbi mangiano tutte le mattine da anni, i biscotti al cioccolato di cui sono golosi, ma anche il panettiere che sforna il pane fresco o le focacce.

In casa o nei residence si cerca di non perdere il contatto con i giochi di sempre, le solite letture che ci si porta dietro in valigia e che mai e poi mai si avrebbe il coraggio di mettere in uno scatolone e chiudere in un container.

Agli inizi (sarà poco educativo, lo ammetto!) un grande aiuto viene dato dal televisore e dal dvd portatile: i bambini, sballottati da un aeroporto all’altro, spesso da un clima all’altro (dal giaccone da neve ai bermuda!) si rilassano con i film che vedono e stravedono da sempre, e poi, i loro cartoni animati preferiti, che parlino arabo o inglese, non fa differenza, sono personaggi noti e che in qualche modo li rassicurano.

Trascorsa questa primissima fase in cui si riacquistano le energie e soprattutto si riacquista il senso dell’orientamento, si incomincia a fare i “turisti”. Perchè all’inizio non ci si sente ancora davvero “residenti” e allora si mostra ai bambini tutto ciò che il luogo può offrire ad un bambino “in vacanza”: la spiaggia, il parco dei divertimenti, l’acquario… Fino a quando la scuola inizia e con lei il lungo viaggio dei nostri cuccioli verso la scoperta di nuove amicizie, di nuovi modi di imparare, di un nuovo mondo!

Claudiaexpat

Ogni arrivo con figli in un nuovo paese è caratterizzato dall’incontrollabile desiderio che i nostri piccoli/e vivano il passaggio in maniera serena e non traumatica. Come ogni mamma, dunque, i miei arrivi sono coincisi con la messa in atto di una serie di strategie, che però han dovuto cambiare nel corso degli anni perché è molto diverso arrivare in un nuovo paese con un lattante che con un preadolescente. Nel ripensare ai miei arrivi nei vari paesi, ho ricordato con piacere tante cose che sono lieta di condividere con voi:

arrivo_bambiniClaudiaArrivata a Bissau con un bimbo di sette mesi: nei primissimi giorni nella nuova casa, ho identificato subito un angolo che Alessandro poteva sentire suo. Ho comprato delle enormi stuoie di foglie di palma al mercato all’angolo, e le ho stese in salotto. Ci ho messo tutti i suoi giochi (dentro a un grande cesto di paglia, acquistato allo stesso mercato) e ho cominciato a farlo giocare tutti i giorni in quel punto della casa, che lui ha presto riconosciuto come suo.

Ho studiato il quartiere per capire cosa potesse offrire a livello di stimoli per un bimbo di questa età: vi lascio immaginare i risultati della mia investigazione, in una delle capitali africane più disastrate! Ho però scoperto che c’erano tanti bimbi nel vicinato (molti dei quali aiutavano i genitori a vendere focaccette o altre cose), che erano sempre felici di venire a giocare con i sofisticati giochi europei. Anche se il loro interesse non era sicuramente in Alessandro, a lui faceva molto piacere vedere intorno a sé degli esseri più a misura sua, e le sue giornate hanno ben presto preso un ritmo scandito “dall’angolo giochi” e dalle brevi ma puntuali visite dei suoi amici.

Arrivata in Congo con un bimbo di tre anni e mezzo: la nostra casa aveva una piscina !!! Grande conforto – non credo esista al mondo un bimbo/a che non ami giocare con l’acqua! – e infatti i primi tempi li passavamo praticamente a mollo tutto il giorno.

Ma dato che il bambino ha bisogno anche di socializzare e scoprire il luogo in cui trascorrerà i futuri mesi della sua giovane vita, siamo naturalmente anche usciti di casa per lanciarci a scoprire cosa offriva la città (anche in questo caso: praticamente nulla!).

La prima puntata è stata dal gelataio. Ritengo che informarsi da subito su dov’è il gelataio nella propria città d’accoglienza sia di fondamentale importanza quando si hanno dei bambini. Una puntatina a mangiare un gelato quando si entra in crisi perché non si conosce ancora nessuno e non si sa come tirar sera è assolutamente rigenerante.

Questo vale naturalmente fin quando i bimbi son piccoli e si accontentano anche di qualità di gelato inferiori all’italiana. Adesso, quando a Gerusalemme propongo a Mattia di andare a mangiare un gelato, mi guarda come se fossi una marziana e mi dice “io il gelato lo mangio in Italia”.

Tornando al Congo, una cosa che aveva tenuto occupato Alessandro per parecchie ore era stata una struttura piena di sabbia che gli avevamo costruito noi: quattro assi e qualche chiodo, un telo in plastica sul fondo, e qualche sacco di sabbia hanno creato un ambiente nel quale lui giocava con piattini e bicchierini senza stancarsi – finchè non ha visto un enorme ragno uscire dalla sabbia, naturalmente! Ma a quel punto conoscevamo già qualcuno.

Il problema che ci si era posto a questo proposito era che il nostro arrivo aveva più o meno coinciso con la fine della scuola, e che la stragrande maggioranza di bambini partiva in vacanza. Per ovviare a questo inconveniente ho chiesto alla scuola materna che lui avrebbe frequentato l’anno dopo di lasciarmi appendere in  bacheca un cartello sul quale ho scritto: “Alessandro, 3 anni e ½, cerca amici per condividere le lunghe giornate estive a Brazza”. Uno si è fatto avanti: un francese un po’ più piccolo di lui, col quale Ale ha effettivamente condiviso più di un pomeriggio!

arrivo in un nuovo paeseArrivata in Honduras con un bimbo di 3 e uno di 7 anni e ½: questo espatrio rappresentava una grandissima novità per tutti noi, che non avevamo mai messo piede in America Latina. La prima novità è stata il viaggio infinito e il conseguente jet lag che ha prostrato tutti per una buona settimana.

I primi tempi li abbiamo passati in un hotel. Lì ho ovviamente usato la solita tattica: esplorazione degli spazi in tutta libertà (l’hotel aveva una piscina!) e tv a gogo (un po’ rinfrancata dal fatto che i ragazzini dovevano imparare lo spagnolo, e dunque qualche ora di cartone animato in più sarebbe stato un grande giovamento).

Io però ho sempre amato esporre da subito i miei figli alla realtà locale, quindi un giorno ho deciso, oggi si esce. Ho impugnato la guida della Lonely Planet e ho scelto la nostra meta: la granja degli iguana, dove i bambini potevano anche tenere in mano un bebè iguana! Mi è parsa la cosa più azzeccata, esotica ed entusiasmante. Unico neo: non parlavo una parola di spagnolo e non avevo la più pallida idea della topografia della città!

Ho comunque chiamato la granja sperando che qualcuno parlasse inglese: nessuno, ovviamente. Mi sono accontentata delle spiegazioni in spagnolo, ho caricato i pargoli sull’auto noleggiata, e sono partita piena di ottimismo alla volta della granja.

Dopo circa un’ora di giri infruttuosi consultando la cartina (che per me equivale a leggere testi sacri in arabo) e scrutando tutti i cartelli possibili e immaginabili per riconoscere il nome di quartiere che mi era stato segnalato al telefono, mi sono ritrovata in uno dei luoghi più remoti, malfamati (meno male che l’ho scoperto dopo) e pericolosi di tutta Tegucigalpa. Per fortuna ho trovato una simpaticissima ragazza che parlava perfettamente inglese e che mi ha dato indicazioni chiare e precise. Dopo altri quaranta minuti varcavo trionfante (e un po’ sfatta) l’ingresso della granja, dove i miei bimbi hanno in effetti preso tra le mani un cucciolo d’iguana!

Vi racconto tutto questo perché voglio invitarvi a non aver mai paura di affrontare nuovi luoghi e situazioni, anche quando non conoscete bene la lingua del posto: i vostri figli saranno incoraggiati e contagiati dalla vostra intraprendenza e il vostro entusiasmo, troverete sicuramente qualcuno che vi aiuta, e arrivare alla meta in quei primi giorni dà una grande sensazione di sapersela cavare e giova all’autostima, generalmente in ribasso nei primi tempi d’espatrio!

arrivo in un nuovo paeseArrivata in Perù con un bimbo di 11 anni e ½ e uno di 7: devo dire che Lima, rispetto a tutti i luoghi in cui avevamo vissuto in precedenza, è una vera metropoli, dotata di tutto e molto grande e piena di simpatici angoli dove i bambini possono giocare. Nella ricerca della casa (attività nella quale consiglio di coinvolgere i figli il più possibile) avevo individuato una piazza molto grande e animata, con un gelataio, un piccolo mercatino d’artigianato e un parchetto con scivoli e altalene. Ne avevo chiesto il nome e mi ci sono fatta riportare quando avevamo tutti un po’ di tempo. Ai bambini è piaciuto tantissimo (naturalmente abbiamo cominciato dal gelato, niente male, peraltro!), e in particolare ricordo che Alessandro era talmente stato colpito dall’artigianato al punto da esclamare: “è bellissimo questo paese!”.

Altre scoperte dei primi giorni, subito sfruttate appieno per dare un ritmo gradevole alle prime giornate, sono state i ristoranti (deliziosi!!!), il lungomare, con un sacco di angolini simpatici, e il parco dietro al nostro hotel, anche quello un luogo estremamente piacevole e rilassante.

I miei consigli per affrontare i primi giorni:

  1. portate con voi un regalo “speciale” che tirerete fuori all’arrivo e che intratterrà il bimbo/a quando voi avrete bisogno di una pausa;
  2. individuate subito uno o più angoli della casa o dell’hotel che possono costituire un diversivo, che sono curiosi, che si possono sistemare in maniera particolare e fate partecipare il bimbo/a a questa ricerca;
  3. coinvolgete i figli/e il più possibile nel sistemare la casa, portateli a comprare un oggetto “speciale” che sistemerete nel nuovo alloggio;
  4. prima di partire, cercate delle fotografie del nuovo paese, e identificate un luogo che vi pare bello e interessante. Quando arrivate andateci coi bambini – è un’uscita particolare, che vi permette di passare mezza giornata in modo diverso, conoscendo il posto;
  5. per i più grandicelli è importante avere subito una connessione a Internet per farli chattare e scrivere ai loro amici;
  6. individuate un luogo (gelataio, drogheria, panettiere, piscina, parco giochi) che può diventare un punto fisso nei primi giorni: una puntata quotidiana nel tal posto darà ai bimbi un ritmo e un senso di sicurezza;
  7. portate con voi un pacchettino di gessi colorati: glieli potete offrire per farli colorare all’esterno (se le condizioni lo permettono), o su dei fogli all’interno.

Cristinaexpat

A parte la pausa parigina, in cui ho applicato esattamente quello che ha già scritto Alessandra (fuori a piedi ad esplorare, cercare indicazioni su cosa si può fare in città con i bambini, a caccia di parchi e giochi all’aperto, cinema, etc…), sono sempre stata in paesi dove la sicurezza è  un problema serio e pertanto le uscite a piedi sono impraticabili, così come la ricerca veloce in città di luoghi frequentabili con bambini.

arrivo in un nuovo paesePerciò il grosso problema per me è sempre stato quello di conciliare i primi giorni di clausura domestica con i mille problemi pratici relativi al trasloco e al funzionamento dell’abitazione (impianti, elettrodomestici, fornitura di acqua ed elettricità, etc…).

Essendo impegnata a risolvere i problemi pratici, ma fondamentali (se non c’è elettricità non c’è neppure la tv!!!), riempire le giornate di tre pargoli allo stesso tempo eccitati e annoiati è un vero e proprio incubo.

La mia strategia applicata fino ad ora? Nonostante sia un massacro dal punto di vista fisico e psicologico per me, considero fondamentale pianificare l’arrivo non più di uno o due giorni prima dell’inizio delle scuole, così da riempire subito la giornata ai bambini e concentrare la loro attenzione sull’avvio delle attività scolastiche (anche per la piccolina in età da asilo).

In tal modo le energie fisiche dei piccoli si scatenano sulla scuola e inoltre si accorciano i tempi per conoscere nuovi amichetti, ai quali far partire già la settimana immediatamente seguente qualche invito per pomeriggi di giochi.

Le prime mattinate a scuola mi permettono di spacchettare e sistemare subito la casa: le prime scatole coinvolte sono quelle di giochi e materiali dei bambini, per farli sentire a casa il prima possibile e per dare loro spazio e materiale per giocare.

Quando possibile, per far loro accettare la nuova sistemazione, abbiamo sempre preparato un ambiente a loro dedicato, che era la loro cameretta: la prima cosa da visitare in casa era appunto la camera e il loro letto, abbellito con lenzuola molto colorate e decorazioni alle pareti. Questo ha aiutato molto i piccoli: vedere un letto accogliente e uno spazio per loro fa subito casa.

Anche l’esplorazione del giardino e degli animaletti che lo abitano è importante: piccoli amici che coabitano con noi. In giardino poi, man mano che si riesce a farlo, abbiamo piantato varie piante insieme ai bambini, piante da frutto anche, coltivate da loro.

E poi, sapendo che la vita dei bambini al di fuori della scuola si svolge per lo più in ambito domestico (che sia il proprio o quello degli amici), dentro gli scatoloni ho sempre portato molta pasta per giocare, molti colori, album e materiale per attività manuali. Oppure ho cercato, dove reperibili, giochi che potessero richiedere diverso tempo per impegnare i bambini. Anche la tv è importante: portiamo con noi i cartoni animati preferiti, che sono elementi tranquillizzanti nei momenti di forte stanchezza fisica e psicologica (infantile e materna).

Non per fare pubblicità, ma per i più grandicelli ho scoperto che la Wii rappresenta un buon diversivo, soprattutto i giochi a squadre, che coinvolgono fratelli e amichetti in visita.

Altra cosa: la piscina, ambiente dove si può evadere 3-4 volte a settimana, è diventato non solo occasione per nuotare, ma anche per giocare e ogni volta si parte con borsoni di giocattoli per giocare con l’acqua, palle gonfiabili, pentolini, etc.

Giuliettaexpat

La prima cosa quando si arriva? Ricreare il proprio mondo e per farlo si devono alla svelta ritrovare tutti i punti di riferimento necessari… non è semplice.

Ci sono quelle cose che ci si porta dietro senza metterle nel container che viaggerà per settimane e settimane, quelle cose che tirate fuori dalla valigia fanno già casa da sole, i doudou di Camilla, il mitico Babar e lo sporco Lapin, compagni di tanti viaggi, Tagliano, quello di Chiara, che deve aver accumulato negli anni una quantità straordinaria di miglia… almeno grazie a loro le prime notti saranno ricche di sogni per i miei pulcini più piccoli…

arrivo in un nuovo paeseMa al di là degli oggetti, cosa cerchiamo o meglio cosa cercano i nostri bambini per stare bene da subito, come ricreare il mondo sicuro lasciato alle spalle il più in fretta possibile?

Il parco giochi, a Tokyo, è stata la nostra prima grande scoperta, in dieci miuti l’abbiamo adottato per renderci conto che alla fin fine uno scivolo e un’altalena bastano a renderci felici in qualsiasi parte del globo.

Il negozio  che vende i nostri cereali e il buon pane che tutto sommato ci fa sentire meno i chilometri lasciati alle spalle, una delle prime grandi ricerche in India dove dal punto di vista alimentare tutto era un po’ una scoperta, il fare e rifare la strada verso la nuova scuola perchè in fretta diventi nostra, in sella alle nostre biciclette lungo Otsumadori, tra uno sbalzo e l’altro circondati da un plotone di mucche, in quel caotico traffico indiano, un po’ meno stupiti dal circondario ma con tante ansie comunque verso il Liceo internazionale di Saint Germain en Laye…

I bambini ricostruiscono in fretta il loro mondo, e soprattutto il fatto di essere noi stessi positivi e pieni di entusiasmo nella nuova avventura li aiuta a ritrovare in fretta le loro abitudini…

Ci sono momenti che rimangono indelebili nella mia mente, e non so perchè sono sempre legati al cibo… I primi momenti dell’arrivo, quel sashimi delizioso nel nostro nuovo appartamento giapponese la prima sera stanchi per il viaggio e emozionati dal cambiamento, i faccini un po’ stupiti delle ragazze che scoprivano insieme al pesce crudo il loro nuovo mondo…

Le stesse facce assonnate e stupite qualche anno dopo di fronte alla prima cena indiana a poche ore dal nostro arrivo a Chennai,  la scoperta degli squisiti sapori indiani, con Camilla che sorridente diceva buono! spalancando la bocca per aspirare più aria possibile, ingurgitando litri d’acqua per sopportare il piccante!!

E poi l’ entusiasmo con il quale hanno scoperto il giorno del nostro arrivo a Parigi lo splendore del mercato di Saint Germain, con tutti quei prodotti freschi e succulenti che per tanti anni avevamo sognato di ritrovare tutti insieme…

Lisaexpat

Gli arrivi nei nuovi paesi sono i momenti che trovo più complessi in un espatrio, soprattutto se si hanno dei figli. C’è la personale sensazione di spaesamento affiancata dal doversi prendere in carico anche quella dei propri figli. Solitamente c’è una casa vuota, un caldo opprimente, almeno nelle mie esperienze tutte africane e uno, o due, o più bambini che si aggirano piagnucolanti per casa. La prima cosa che normalmente faccio è cercare un posto all’interno della casa dove sistemare le loro cose, aprire quelle valigie che contengono i giochi e i libri e reperire condizionatori e ventilatori nel caso la casa ne fosse sprovvista.

Anche la spesa al supermercato è un momento importante: si capisce subito in quale contesto ci si trova! Per esempio su quali biscotti o dolcetti ci si può appoggiare al bisogno. Uscire di casa, inoltre, ci apre subito interessanti scenari: è il caso di aggirarsi per le strade di una cittadina, quale può essere Khartoum, con tre bambine più o meno autonome, 40 gradi all’ombra,  crateri a vista nelle sabbiose, rare vie percorribili a piedi? Sarà il caso, invece, di aspettare orari più consoni e utilizzare mezzi più idonei?

A questo proposito ho trovato molto utile ed educativo usare con le bambine i mezzi di trasporto pubblici: qui a Khartoum è una opzione piuttosto rischiosa in termini di sicurezza sia per via della vera e propria decadenza dei mezzi stessi sia per il traffico micidiale. Nonostante questo esistono i “rasha”: delle specie di apecar (un po’ come i rikshaw asiatici) che le bambine trovano molto divertenti e che uso per tragitti brevi. Dopo una prima perlustrazione si ha quindi un’idea più adeguata di dove ci si trova e comincia il vero insediamento.

Iarrivo in un nuovo paesen paesi così difficili dal punto di vista ambientale trovo fondamentale appoggiarsi alle scuole, cominciare a frequentare le varie associazione di genitori, invitare compagni di classe, parlare con gli insegnanti. Anche i rapporti di vicinato sono stati fondamentali per me: un’altra mamma expat è una fonte molto illuminante di ispirazione.

Dove non esistono parchi giochi, punti di riferimento importanti sono le piscine o i clubs sportivi. Qui si possono anche trovare corsi strutturati per i bambini più grandi come il tennis, il nuoto, la ginnastica, l’equitazione etc. Penso che sia anche importante dotarsi di giochi accattivanti in casa, dove comunque si trascorre la maggior parte della giornata, creare un ambiente domestico a misura di bambino, comprare magari una piscinetta gonfiabile o un’altalena per il giardino.

Per gli amanti del genere anche un animale domestico può aiutare (cani, gatti, conigli, canarini, pappagalli).

Poi, col tempo, finalmente si cominciano a conoscere i posti strategici dove potersi recare nei momenti del bisogno: per me una gelateria con annesso piccolo giardinetto è la scappatoia di pomeriggi nervosi e claustrofobici che altrimenti finirebbero in pianto.

Siccome non tutti i  giochi si possono mettere in valigia trovo che sia molto utile e anche divertente recarsi ad ogni “garage sale” di famiglie espatriate in partenza per un nuovo paese. Questo mi ha permesso di arricchire il parco giochi delle mie figlie con interessanti pezzi, proveniente da diverse località sparse nel mondo.

Importante, ma da usare con parsimonia, sia per i motivi educativo-morali che tutte conosciamo, che per non eliminarne l’effetto accattivante, sono i DVD di cui faccio scorta quando torno in Italia o quando mi trovo in un aeroporto internazionale.

Un appuntamento nuovo per me, scoperto grazie all’espatrio, sono stati gli sleep over, molto popolari nelle culture anglosassoni, e che personalmente trovo geniali. Praticamente affidi uno dei tuoi figli ad una famiglia di amici per una giornata e una notte. Questo permette ai bambini di sperimentare altri ambienti domestici e di confrontarsi con altre madri padri e fratelli, consentendo così di movimentare il tran-tran familiare.

Silviaexpat

Viaggiare in aereo: nostra figlia ha iniziato a viaggiare in aereo con noi già all’età di nove mesi e da allora si è sempre trovata bene in aereo, non soffrendo mai per esempio per l’intensità della pressurizzazione della cabina e, al contrario! facendosi dei gran bei pisolini tranquilla sul volo Zurigo – Yerevan.

Più grandina, verso i 4 anni, quando ci siamo trasferiti in Pakistan, Emily era la gioia fatta persona non appena si trattava di affrontare lunghe ore di volo. E non appena a bordo si organizzava col suo video, le matite colorate, le Barbie, l’elefantino di pezza, praticamente una pacchia.

Ricordo una delle rarissime volte che abbiamo viaggiato in Business Class, da Londra a Islamabad: un signorotto agitatissimo si lamentò con la hostess perchè c’era un bambino (la mia Emily!) in Business: era convinto che si sarebbe messa a strillare e che non lo avrebbe lasciato dormire… Io lo invitai a controllare il mostro e devo dire che si tranquillizzò molto a vedere la piccola sdraiata felice, un succo d’arancia di quà, il suo elefantino di là a guardare le avventure di qualche simpatico personaggio di Walt Disney… Più tardi, leggermente alticcio e visibilmente stressato mi confessò che il suo malumore era legato più alla sua paura di volare che a mia figlia, la quale, naturalmente gia russava come un bebè !!!

In macchina: tre anni di espatrio nei Balcani mi hanno offerto la meravigliosa opportunità di attraversare l’Europa in macchina, cosa che ho fatto spesso e volentieri, da sola con Emily, tutte le volte che ci siamo mosse, in estate, per evitare la grande calura estiva di Skopje (lasciando ahimè il papà al lavoro…). Mia figlia non era particolarmente entusiasta all’idea, lei amante degli aerei, ma io volevo fare di queste traversate Skopje – Berlino un’occasione unica per lei e per me di vedere e conoscere sul serio quest’Europa da cui siamo spesso lontani. Ve lo racconto qui perchè trovo che sarebbe bellissimo poter raggiungere la nostra prossima missione in macchina, ci aiuterebbe appunto a fare più nostre le distanze che separano Berlino dal nuovo e sconosciuto paese…

Naturalmente per i lunghi viaggi in macchina ho i miei trucchi:

  1. Organizzate con i bambini una scatola (perfette quelle da carta da stampa A4) piena di giocattoli e libri che vogliono avere con sé durante il viaggio e sistemategliela se possibile sul sedile di dietro di modo che possano accedervi da soli senza bisogno di fermare la macchina (e rallentare il viaggio…);
  2. Procuratevi un lettore dvd da attaccare allo schienale del sedile anteriore della macchina: il bambino si sentirà come in aereo, godendosi un bel film e lasciando guidare voi in tutta serenità;
  3. Se possibile, spezzate il vostro viaggio a tappe, e fermatevi per la notte. Se si riesce a mantenere le ore di guida attorno alle 5/6 ci si sente tutti più riposati. Cercate anche di pianificare l’arrivo alla nuova tappa a fine pomeriggio, in tempo per una bella cenetta da qualche parte e un buon dessert come buona notte!
  4. Portate con voi un’ abbondante scorta di acqua e qualche snack, sia per i pupetti che per voi, e ricordate: siete voi che guidate, attente al calo di zuccheri!! Anzi, per chi ama il caffè a volte è bene prepararsi un thermos da tenere in caso di necessità…

L’arrivo a casa: lo ammetto, noi siamo fortunati dal momento che l’organizzazione per cui lavora mio marito ci fa subito trovare pronta la casa in cui abiteremo durante tutto la nostra permanenza nel dato paese. Questo rende tutto abbastanza più facile, a meno che – come a Khartoum – l’appartamento sia enorme (5 bagni!!) ma vuoto… E’ in questi casi che torna utile tirare fuori dalla valigia quelle tre o quattro cosine che sistemate di qua e di là ci fanno sentire a casa, soprattutto la bambina. La quale ha sempre trasportato molti libri e giocattoli con sè, fin dalla più tenera età.

Certo, adesso, alle soglie dell’adolescenza c’è più impazienza, più voglia di fare e disfare senza sapere bene cosa quindi, il primo passo per noi, nelle ore successive all’arrivo, è organizzare l’allaccio TV e la connessione internet. Questo se non altro permette ad Emily di collegarsi con le amiche appena lasciate e con la famiglia e ci fa sentire entrambe meno sole (il papà si sa, appena arrivato va a lavorare e se la vede lui da sè…). Oltre che naturalmente di guardarci un bel film allegro e divertente che allontani tristezza e nostalgia (vi ricordate Louis de Funes? Ecco… ci ha salvato più di una serata a Khartoum…).

Secondo passo: trovare un mezzo di trasporto subito per potercene andare in giro ad esplorare la nuova città, la nuova scuola, cercare una gelateria/pasticceria, un centro commerciale, una libreria… Anche la città meno invitante nasconde gioielli preziosi, basta saperli cercare. Il parco giochi di Yerevan, il giardino zoologico di Islamabad, Il Museo di Scienze Naturali di Skopje, la gita sul Nilo a Khartoum… Tutti posti bellissimi, nella loro semplicità, agli occhi di un bambino… e non solo.

Il team di Expatclic
Agosto 2012
Foto ©Expatclic

 

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