Home > Oceania > Australia > My Place, l’autobiografia della scrittrice aborigena Sally Morgan
scrittrice aborigena

Claudiaexpat condivide le sue impressioni dopo la lettura di My place, l’autobiografia di Sally Morgan, scrittrice aborigena.

 

Conosco davvero poco la letteratura australiana. A parte qualche romanzo – sempre stupendi! – di Elizabeth von Arnim, e lo splendido libro che qualcuno aveva mandato dall’Australia in una delle ronde letterarie di Expatclic, The secret river di Kate Grenville, non saprei dirvi nulla.

Recentemente però, mi è capitato tra le mani My Place (titolo italiano Il Mio Posto), di Sally Morgan, una famosa scrittrice aborigena. My place è il racconto della sua vita ma anche delle vite dei suoi famigliari.

scrittrice aborigenaLa narrazione, infatti, comincia e prosegue con Sally per buona parte del libro, ma termina dando voce a sua madre, sua nonna, e il fratello di questa. Tutti portavoce di una realtà di cui, crescendo, Sally non aveva sentito parlare. Perché? Perché la famiglia di Sally è aborigena, e questa oppressiva eredità non ha mai voluto farla pesare sui figli. Sally e i suoi fratelli e sorelle, infatti, non hanno ben chiaro il senso del “di dove sei?” che si sentono mormorare intorno a scuola. Certo, australiani, ma di dove realmente?

Questa è la domanda che Sally pone a sua madre, un giorno, spiegandole che alcuni bambini sostengono di essere sì australiani, ma anche indiani, italiani, olandesi. “Dì che siamo indiani”, così liquida frettolosamente il discorso la sua mamma. Cosa che lascia Sally ancora più confusa.

La prima parte del libro si concentra sulla malattia del papà e sullo stato di estrema povertà in cui si trova la famiglia, nella seconda la questione dell’identità emerge potentemente. Con grande passione, Sally comincia a dipanare una matassa ingarbugliata, fatta di allusioni, di sensazioni, di cose tangibili e di altre mai dette. Con pazienza scioglie i nodi costituiti dal silenzio materno e dalla sfuggevolezza della nonna, per arrivare a ricostruire una storia che emerge in tutta la sua violenza.

La storia della famiglia di Sally è la storia di tutti gli aborigeni. Un popolo che si è visto rubare la terra, ridurre in schiavitù, costretto a una vita di razzismo e discriminazione. Leggendolo, mi sembrava di vedere un film che conosco a memoria. Perché la loro ingiustizia è uguale a quella subita da tanti, troppi popoli al mondo.

La differenza, però, è che degli aborigeni si parla e si conosce molto poco. Quantomeno, questa è la mia esperienza. Mi sono indignata leggendo la storia di Sally Morgan. Ho provato una volta di più sotto la pelle, la frustrazione che viene da questo tipo d’ingiustizie. E la solidarietà con un popolo che vive in un paese che non gli appartiene più, che è comandato da chi ne ha costruito la storia su menzogne e violenza.

Concludo con una bellissima frase del libro (la traduzione è mia, l’ho letto in inglese):

Mi piace pensare che, indipendentemente da quello che diventiamo, il nostro legame spirituale con la terra e le altre qualità uniche che possediamo in qualche modo s’intrecceranno con le future generazioni dell’Australia. Voglio dire, questa è la nostra terra, dopo tutto, sicuramente abbiamo qualcosa da offrire.

 

Claudia Landini (Claudiaexpat)
Ginevra, Svizzera
Marzo 2020
Foto principale: Jason H su Unsplash

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