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retour en vacances

Gloria è una carissima amica di Expatclic, che vive tra l’Italia e Mosca. Come spesso succede in espatrio, Neri, il suo unico figlio, ha lasciato il nido familiare molto presto per proseguire gli studi superiori in un paese diverso da quello dei genitori. Un dilemma che molte di noi si trovano ad affrontare prima o poi. E che Gloria ci racconta con schiettezza, senza sminuire il dolore che la separazione provoca, ma mettendone sempre e comunque in risalto i fattori positivi, e con un occhio di riguardo ai vantaggi della vita cosmopolita che offriamo ai nostri figli. Una ventata di ottimismo che sicuramente sarà d’aiuto a molte. Grazie di cuore, Gloria e complimenti a Neri per il suo brillante percorso !

 

Nell’agosto del 2002 ci trasferimmo per un progetto lavorativo di tre  anni a Mosca. Neri, nostro figlio, aveva quasi 11 anni,  che  festeggiò il 29 settembre alla scuola italiana a  Mosca. Il distacco dai suoi compagni italiani di prima  media, dai nonni e dal suo paese non fu così traumatico per lui, che era anzi pieno di curiosità per quello che lo aspettava. Io, da classica  mamma  italiana, insistetti per  mandarlo alla scuola italiana di Mosca, dove superò facilmente la seconda media e legò altrettanto facilmente  con i nuovi compagni.

Dopo il primo anno scolastico si presentò la necessità di inserire Neri in una scuola internazionale, visto che la  piccola  scuola italiana poteva  istruirlo solo fino alla terza media. Dato che avremmo  comunque  dovuto spostarlo per un anno di liceo in una  scuola  non di lingua  italiana,  finito il secondo anno di medie lo iscrivemmo alla Anglo American School, dove  molto velocemente  imparò l’inglese e si inserì perfettamente nel programma scolastico. Nel frattempo si preparò  e dette l’esame da privatista per conseguire il diploma di terza media.

A mio marito ampliarono il contratto da 3 a 6 anni e quindi si delineò la possibilità  di far  compiere a Neri l’intero ciclo di liceo (4 anni) a Mosca, ovviamente studiando in lingua inglese. Neri superò sempre tutte le tappe con molti meriti e quindi per noi non fu mai motivo di preoccupazione, crebbe parlando un perfetto inglese e un altrettanto buonissimo russo, relazionandosi  con tantissimi ragazzi e ragazze di molte nazionalità diverse, visse a Mosca  con una facilità, tranquillità e soddisfazione contagiose. Partecipava a gare sportive di qualsiasi tipo, viaggiava molto, sempre con la scuola, in Europa e in vari luoghi lontani della  Russia. La sua serenità era la nostra  e così finirono i quattro anni di liceo.

Ora si presentava la scelta dell’università: escludendo la Russia, l’Inghilterra era la più probabile; tra le altre cose Neri fece un’esperienza alla Oxford University superando quasi totalmente i test di ingresso. Per lui fu il primo viaggio in solitario, senza la scuola e senza di noi. Ebbe qualche attimo iniziale (giusto una sera) di nostalgia e poi visse quella settimana con la facilità con la quale  viveva la sua vita a Mosca.

Fece poi il test di ingresso alla Bocconi di Milano per il corso di Economia e Management in lingua  inglese, che  superò  ampiamente,  ottenendo la  borsa  di studio totale per il primo anno, confermata anche nei due anni a seguire.

Fu ovviamente molto chiaro a tutti noi che la molla che portava Neri a Milano per seguire questo corso così ambito, era il fatto di aver vissuto per sei anni a Mosca  in un ambiente  così internazionale,  e che comunque  la  sua vita  lavorativa avrebbe visto la luce all’estero.

I primi di settembre del 2008 a quasi diciassette anni Neri approdava a Milano, ospite in uno dei residence della  Bocconi, solo, senza amici conosciuti e con una mamma  più ansiosa  che  mai nel vederlo cominciare la sua avventura universitaria così lontano da casa. Rimasi con lui un giorno intero ad aiutarlo a sistemare la sua stanza, cercando di fargli avere  tutti i comfort che aveva avuto in passato, lasciandogli una sorta di elenco di istruzioni per l’uso, per lavare–stirare-cucinare e poi lo lasciai, rientrando in Russia.

La mia preoccupazione iniziale fu tanta, da mamma non mi davo pace di fronte al fatto che mio figlio dovesse arrangiarsi in tutto e per tutto da solo, senza il mio, il nostro aiuto. Grazie a Internet riuscivamo a comunicare spesso, direi tutti i giorni, e in pochi mesi vidi Neri ambientarsi sereno a Milano, nella sua nuova  condizione, trovando tanti amici, anche  se ogni tanto sentivo nella sua  voce la nostalgia  di casa, dei comfort, della famiglia. Un nostro caro amico di Milano fu l’unico adulto che Neri ebbe vicino all’inizio. Quando noi non potevamo rientrare anche solo per una visita veloce, lui lo invitava a cena a casa, giusto per farlo sentire in famiglia, e chiacchierava  con lui come  un coetaneo, una volta addirittura lo accompagnò  in discoteca. Avere lui come tramite e come punto di appoggio mi aiutò a tranquillizzarmi. Più avanti altri nostri amici vicini a Milano cominciarono ad adottare Neri per qualche cena.

Nei primi mesi io e Neri comunicavamo ogni lunedì con delle lunghe mail dove lui chiedeva e io chiedevo altrettanto, e rispondevamo alle reciproche domande o preoccupazioni. Un genitore lontano da un figlio  giovane come lo era  Neri, senza poterlo vedere se non ogni due mesi circa, si sente sempre preoccupato e in colpa per non potersi prendere cura di suo figlio, ma i ragazzi hanno mille risorse, sostituiscono in un certo senso l’affetto dei genitori con degli amici, che riempiono le serate, che dividono i pranzi e le cene, che diventano una sorta di nuova famiglia, e il tempo così passa, e loro crescono e si fanno forti e maturi, molto più che  vivendo fino a tarda età in famiglia. Accumulano paure, ma anche soluzioni, esperienze e decisioni e cominciano a delineare più chiaramente un futuro da soli, senza i genitori che tengono la mano e spianano sempre la strada. Tutto questo visto ora a distanza di tre anni è assolutamente  positivo.

L’esperienza dell’espatrio per nostro figlio è stata sempre e solo motivo di crescita e di indipendenza, di curiosità e di apertura mentale verso nuove culture e nuovi ostacoli da  superare con determinazione. Sento chiaramente che Neri a soli diciannove anni al traguardo della sua laurea, già guarda avanti molto chiaramente, con molte possibilità aperte verso tutto il mondo, non solo in Italia. La lingua inglese (oramai per lui madrelingua) la lingua russa, la  famiglia italiana, la cultura italiana, lo completano al punto da sentirsi cittadino ovunque.

La sola nota negativa per noi è il fatto di non averlo vicino, di vederlo così poco, di non conoscere più così intimamente i suoi pensieri. Di certo tutto questo è naturale, ma per noi italiani non è propriamente “normalità” che un figlio della giovane età alla quale Neri ha  lasciato la  famiglia cominci a vivere una vita lontano da casa.

Ora siamo sempre una famiglia di tre persone, solo che il nostro ragazzo ha un indirizzo diverso dal nostro, direi itinerante per quanto si sposta. Io e mio marito abbiamo colmato o cerchiamo di colmare l’assenza di Neri dedicandoci molto di più l’uno all’altra. Sentendoci cosi vicini sentiamo meno la mancanza  di Neri. Siamo sempre d’accordo su come e quando raggiungere  il nostro ragazzo sia in Italia che all’estero. Diamo piccole pillole di famiglia e riceviamo altrettante piccole pillole di famiglia da lui, piccole solo perché il tempo è così poco, ma immensamente intense e piene di tanto, di molto di più di quello che avevamo quando Neri  viveva con noi. Una sua foto spedita in tempo reale ci fa sentire lì vicino a lui, un suo nuovo amico  diventa quasi un nostro figlio visto che è lui che vive e sta vicino al nostro ragazzo in nostra  sostituzione. Piano piano questa sta diventando una sorta di normalità.

Ora Neri si appresta a scegliere tra un contratto di lavoro a Londra o la prosecuzione degli studi chissà dove nel mondo, e noi ancora in Russia, connessi più che mai alla rete Internet, grande,  infinita risorsa per famiglie  così  divise.

 

Gloria
Mosca, Russia
Marzo 2011

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