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Tenetevi forte perchè stiamo per far parlare una donna eccezionale, che dalla sua nativa Sicilia si è trasferita ad Amsterdam, dove porta avanti la sua passione, con caparbietà e determinazione.

 

Carmelinda Gentile è un’attrice, donna e mamma che ha deciso di lasciare un’Italia che non aveva più nulla da offrire, alla ricerca di un futuro migliore. Una storia comune che Carmelinda ha deciso di trasformare in opportunità. La sua passione per il teatro la porta a fondare il Korego Theatre Groep, un gruppo teatrale che propone testi in italiano nella sua città d’adozione, Amsterdam. In questa intervista ci parla dei suoi progetti, di quello che ha lasciato, ma soprattutto di quello che ha trovato. Grazie Carmelinda per la tua condivisione e speriamo di rivederti presto sullo schermo nel ruolo della fantastica Beba o sul palcoscenico, per chi ha la fortuna di essere ad Amsterdam, in uno dei tuoi ruoli teatrali!

Da quanti anni vivi a Amsterdam e cosa ti ha spinto a prendere la decisione di espatriare? 

Vivo ad Amsterdam da quasi due anni, ma in realtà sono ritornata a viverci dopo 15 anni perché già dal 1996 al 2002 avevo vissuto qua.

Sono tornata per dare un futuro migliore a mio figlio, in Italia per la cultura sono tempi bui; non era difficile inventarmi spettacoli e modi per lavorare ma era diventato un incubo riuscire ad avere i compensi che mi spettavano per il lavoro svolto. Come se gli artisti non avessero bisogno di pagare conti e mangiare, e avendo un bimbo piccolo, che ha tante esigenze, era diventato molto difficile andare avanti. Qui ad Amsterdam sapevo di avere la possibilità di lavorare in un negozio di un amico, anche lui italiano, e di potermi quindi creare una base per costruire qualcosa.

Ed eccomi ad Amsterdam.

siciliaUna scelta molto coraggiosa e, immagino, non facile. Parlaci del tuo percorso professionale, del tuo lavoro in Italia e di cosa fai ora ad Amsterdam. 

Ho iniziato a otto anni a fare danza classica e flamenco, poi a 19 anni ho cominciato a studiare recitazione nella scuola di teatro dell’INDA (Istituto Nazionale del Dramma Antico).

Nel 1994 ho debuttato al teatro greco di Siracusa, con gli Acarnesi, per la regia di Egisto Marcucci, interpretando la figlia di Discepoli.

I vent’anni successivi sono fatti di grandi nomi, grandi esperienze di vita e professionali, personaggi e testi classici e moderni, applausi, tante volte tra le stelle e tante tra le stalle…

Ora vivo ad Amsterdam con un cappello pieno di ricordi. Per passione ho creato il Korego Theater Groep, con meravigliose persone, attori e amici che hanno voglia di sperimentare e di fare conoscere la cultura italiana.

Dunque recitate in italiano? Chi è il vostro pubblico? Da italiana all’estero sono sempre alla ricerca di attività culturali di qualità in italiano e negli ultimi anni la vita culturale italiana a Melbourne si sta arricchendo molto. Immagino sarà lo stesso ad Amsterdam.

Sì, recitiamo in italiano e siamo quasi tutti italiani, tranne una ragazza albanese che parla italiano e un olandese che lo sta studiando. Abbiamo un pubblico italiano e olandese che parla italiano. Qui ad Amsterdam ci sono altre realtà italiane ma credo che si possa fare molto di più per la cultura italiana.

Che tipo di testi usate? Sono soprattuto testi classici? Sono curiosa di saperne di più su questo interessante progetto. Sento molta passione nelle tue parole, ma anche frustrazione. Hai dovuto lasicare una carriera avviata e ti ritrovi a dover ricominciare in un altro paese. In che modo il Korego Theater Groep ti aiuta in questo percorso? 

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Korego Theatre Groep – Prove per La rosa tatuata

Non ci poniamo limiti sulla scelta dei testi, lavoriamo molto sull’improvvisazione e sulla ricerca di verità e spontaneità. Il primo lavoro che abbiamo fatto è nato proprio dall’improvvisazione, si chiamava “Espresso italiano”, un gioco attoriale sui luoghi comuni degli italiani all’estero, da lì è poi nato “Sogno italiano”, in cui ispirandoci alla grande letteratura, al cinema, alla musica abbiamo creato un percorso onirico sulla cultura italiana.

Poi abbiamo ripreso una regia di uno spettacolo in cui avevo lavorato in Italia, “In cima al campanile” di Manuel Giliberti, con testi di Achille Campanile, ed ora siamo pronti per andare in scena con “La rosa tatuata” di Tennessee Williams, in cui io interpreto Serafina Delle Rose e curo la regia.

La situazione in Italia non è solo frustrante, è veramente triste, credo che si debba ricominciare da capo compagnie indipendenti, individuare teatri che collaborano, rieducare il pubblico, troppa gente s’inventa di essere attore e regista e riceve fondi e troppi professionisti non riescono più andare avanti, bisogna unirsi e porre delle nuove regole, ma non è facile.

Il Korego nasce dalla mia ostinazione, guardo la luce negli occhi dei miei attori, sento la loro energia e vedo la loro potenzialità e questo mi gratifica e ogni loro successo per me è fonte di orgoglio; non so cosa diventerà tutto ciò, ma ci siamo e questo è già un fatto. Per me fino a quando ci sarà un pubblico non ci sarà mai frustrazione, quello che conta è  il pubblico, che sia uno spettatore o 100.000, solo lui conta.

siciliaUno dei tuoi ruoli è quello di Beba, la moglie di Mimì Augello, nel Commissario Montalbano. Come ti sei trovata a recitare nel ruolo di questa donna, forte ma a volte un po’ troppo tollerante? Una donna che, nonostante le sue debolezze, penso sia entrata nel cuore di tante donne italiane e anche australiane, visto che Montalbano qui è popolarissimo.

Mi diverte moltissimo interpretare Beba, mi ha dato la possibilità di conoscere un nuovo modo di recitare e sono molto grata al regista Sironi e a Luca Zingaretti che è un compagno di lavoro molto altruista e di grande professionalità. Beba è molto diversa da me, io non sono così tollerante ma è una meravigliosa donna del sud. E spero al più presto di tornare ad interpretarla. Cesare Bocci a differenza di Mimì è un vero angelo, oltre a essere un eccellente attore.

Intervista raccolta da Barbara Amalberti (Barbaraexpat)
Aprile 2017
Foto ©Carmelinda Gentile

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