Home > Famiglia e Bambini > Bambini > Espatriare con bambini, gioie e dolori dell’esperienza
espatriare con bambini

Recentemente su Expatclic, ma non solo, sento parlare molto delle difficoltà dei genitori che devono cambiare paese e non sanno come dirlo ai figli e figlie, o sono persi di fronte al dolore che questi provano all’idea di lasciare le loro routine. Con questo articolo vorrei offrirvi qualche spunto di riflessione, strategia e strumenti per affrontare lo spinoso percorso.

 

Quando si riceve l’offerta di trasferirsi all’estero, il primo pensiero corre ai figli: espatriare con bambini apre scenari inediti per chi è abituato a espatriare in coppia, o affronta la sua prima esperienza all’estero.

Per giorni i genitori si dibattono in una spirale di pro e contro, in un crescendo di angoscia e tentazione, in una confusione di sentimenti che rischia di paralizzarli nella loro decisione. Tutto questo è assolutamente normale perché niente come espatriare con bambini comporta vantaggi e benefici assolutamente innegabili, ma anche sacrifici, strappi e momenti dolorosi.

espatriare con bambiniUn genitore è perfettamente cosciente del fatto che portando i propri figli all’estero offrirà loro un’occasione unica di aprire la mente entrando direttamente in contatto con culture diverse. Sa anche, però, che sradicarli dal loro ambiente, chiedere loro di rinunciare agli amici e ai parenti, alla loro scuola, e andare a vivere in un posto dove all’inizio non verranno capiti e non capiranno nulla di quello accade intorno a loro, è un sacrificio enorme.

Siamo onesti: se i nostri figli potessero scegliere, non ci seguirebbero. A nessuno piace separarsi dalle cose amate, ma se gli adulti in questo processo sono supportati da una motivazione forte e concreta, i bambini vedono nella rinuncia al loro caro ambiente solo una castrazione e un motivo di sofferenza. Sono ancora troppo piccoli per apprezzare i vantaggi dell’espatrio, per gioire del contatto con culture diverse, e per rallegrarsi del fatto che diventeranno bi o trilingue. Tutto questo i genitori lo sanno perfettamente e sono coscienti del fatto che scegliendo di espatriare infliggono ai figli un cocente dolore.

Per quanto ho potuto vedere nei miei trent’anni di vita all’estero, questo è il più grande nodo e l’ostacolo in assoluto più difficile da superare quando si decide di espatriare con bambini. Su Expatclic nel corso di questi quindici anni abbiamo ospitato una miriade di madri che si 
rivolgevano a noi angosciate perché in preda a dubbi e paure enormi all’idea di “esportare” i figli.

Partiamo quindi dal presupposto che tutti questi sentimenti sono perfettamente normali, umani e giusti, anzi, la loro assenza di fronte a una proposta di espatrio sarebbe piuttosto preoccupante.

Expatriation with ChildrenE’ però importante che questo sentire e questa forte preoccupazione non prendano il sopravvento e inducano i genitori a perdere il controllo e la guida sulla situazione di fronte ai figli. Un genitore timoroso, che comunica la decisione di partire alla figlia con paura, incertezza e troppo teso nell’osservarne la reazione, con molta probabilità susciterà proprio la reazione che più teme, ovvero il rifiuto netto da parte della figlia. Anche se dentro si è in preda a paure profonde, è sempre bene fare degli sforzi per non comunicarle alle creature.

Per far ciò è importante concentrarsi sul perché si è deciso di espatriare. Come nella dinamica di coppia, anche espatriare con bambini vede la motivazione dietro la scelta al primo posto per muovere il timone del successo dell’espatrio. Se un genitore è profondamente convinto di star facendo la scelta giusta, e del fatto che dopo un primo momento doloroso, tutti si assesteranno su una realtà ricca e avvincente, deve lasciarsi guidare da questa convinzione e tranquillizzarsi: i figli sentono molto profondamente quello che c’è sotto le parole e il linguaggio corporeo, e avvertiranno dunque la motivazione dei genitori e l’entusiasmo che questa genera, e che smorzerà le loro paure e angosce.

Naturalmente la reazione dei figli all’annuncio della partenza sarà molto differente secondo l’età che hanno. E’ difficile parlare in termini generali perché un bimbo di tre anni elaborerà la notizia in maniera diversa da una ragazza di sedici. Così come molto diversa è l’esperienza nell’espatriare con bambini, a seconda delle varie fasi di crescita di questi ultimi. Per il momento vorrei concentrarmi sulla fascia dai 0 ai 12 anni (grosso modo).

aereo con bambini piccoliEspatriare con bambini molto piccoli o con dei bebè porta con sé preoccupazioni sostanzialmente legate al tipo di vita che s’incontrerà sul posto, alla qualità delle strutture sanitarie, alla disponibilità dei vari cibi e prodotti per l’infanzia, etc. E’ assodato, infatti, che a livello emotivo più un bimbo è piccolo, più l’andamento della sua soddisfazione va di pari passo con quello dei genitori, ai quali è legato a doppio filo. Un bimbo di pochi mesi o pochi anni di vita ha un solo mondo: quello dei genitori. Poco importa che questo mondo si riproduca in una casa diversa, in un clima diverso e intorno a persone differenti. Finché ci sono i genitori, e finché questi sono sereni e continuano ad infondergli quel meraviglioso senso di sicurezza di cui ha bisogno per crescere e svilupparsi, tutto il resto è secondario.

Con questo non voglio dire che espatriare con bambini piccoli sia come bere un bicchier d’acqua, tutt’altro. Anche il loro piccolo mondo subisce la lacerazione del dire addio a un ambiente famigliare, a una nonna o un nonno amati, a degli amichetti conosciuti.

Più piccoli sono, più difficile è per i bambini arrivare a patti con i cambiamenti di clima, di rumori, di odori. Se avete esperienza in questo senso, avrete sicuramente notato che mentre con un dodicenne è più facile tener sotto controllo l’ansia che deriva da cambiamenti di cibo, di clima, di atmosfera, tutti elementi razionalizzabili, con un piccolo ogni minimo cambiamento in questo senso può diventare un grande ostacolo. Più piccino è il bimbo e peggio reagirà ai cambiamenti di cibo, o respingerà delle persone magari per il diverso colore della pelle o abiti di foggia diversa dai quali è abituato, o si farà intimorire da musiche improvvise provenienti dalla strada, magari suonate con strumenti sordi o a lui poco famigliari. E’ evidente che a una ragazzina più grande è facile spiegare i fenomeni climatici e le differenze razziali e culturali. Se però per un ragazzino sarà più facile assimilare questi cambiamenti, mentre potrebbe invece restare ancorato al disagio dell’aver lasciato i propri amici dietro di sé, il bimbo piccolo, una volta rassicurato sul fatto che l’ambiente esterno è magari cambiato, ma i genitori sono ancora esattamente lì come lui li conosce, si adatterà rapidamente.

Foto: Unsplash

Ho conosciuto casi di genitori troppo concentrati sull’adattamento del bambino all’ambiente esterno – quindi ad esempio che si facevano in otto per trovargli rapidamente degli amici, delle attività, delle diversioni -, e altri che invece, forti del fatto che il bambino “aveva loro”, non si preoccupavano più di tanto di monitorare il suo adattamento nella nuova realtà.

Come tutto, anche qui è bene trovare un equilibrio, pur mantenendo ben chiare le premesse di cui parlavo sopra, e uno sguardo realistico su quelle che sono le priorità per il bambino a quell’età: essere presenti in modo entusiasta e caloroso, ma cominciando pian piano ad introdurre nuovi elementi nella vita del bambino, perché saranno comunque gli elementi che andranno a formare il suo nuovo ambiente di vita.

aereo con bambini

Foto: Pixabay

E’ importante che i genitori comunichino al piccolo un senso di serenità e pienezza, e questo può succedere solo quando loro stessi sono contenti della scelta e realizzati nella loro nuova vita.

Con il giusto spirito si affronta serenamente il periodo di ambientamento e si è in grado di essere per i propri figli la giusta presenza che sa scegliere la giusta strategia. Solo se siete sereni dentro, sarete in grado di captare tutti i segnali di disagio che vi arrivano dai vostri bambini, e di proporre delle soluzioni.

Di seguito alcuni consigli pratici che possono aiutarvi a rendere più fluido il periodo di ambientamento dei vostri piccoli nel nuovo paese (potete anche fare riferimento a questo articolo, nato da anni e anni di esperienza):

*portate con voi degli oggetti che sono cari alla bambina

quando sarà più grandicella, lasciate che scelga da sé quello da cui non vuole assolutamente separarsi. Nel caso voglia portare con sé l’orso gigante, cercate di esporle in maniera serena perché l’orso non può viaggiare con lei, ma mitigate la sua rinuncia con una controfferta che sia significativa; se necessario, rinunciate a due pezzi di parmigiano, ma fate in modo che la bimba senta di poter portare le cose che sono importanti per lei;

*una volta arrivati, mettete più impegno possibile nel preparargli una cameretta che sia confortevole e che gli piaccia

Non dico di arrivare (come fanno molti) a ricreare esattamente la cameretta che ha lasciato alle spalle, ma fategli scegliere il più possibile il tipo e la disposizione dei mobili, le cose da appendere ai muri, etc.;

*durante il primo periodo, frenate la voglia di uscire la sera e restate accanto alla piccola più che potete

Non lasciatela con persone che non conosce bene, soprattutto se sentite che la cosa non è per niente di suo gradimento. Avrete tutto il tempo di uscire più avanti, quando si sarà ambientata e credetemi, una bimba ambientata serenamente vi ripagherà permettendovi di fare molte più cose rispetto a una che ha delle questioni irrisolte e punterà i piedi su tutto per reazione anche per lunghi mesi a venire;

*instaurate da subito delle routine molto chiare, e rispettatele.

Questa è una cosa importante da fare ovunque vi troviate, ma che nell’espatriare con bambini, e soprattutto nel primo periodo in un paese, assume toni fondamentali. Individuate insieme al bambino dei rituali e dei gesti che si possono creare in quel determinato ambiente (ad esempio, se siete in Africa e avete un grande banano in giardino, fate in modo di prendere due minuti ogni sera, prima di metterlo a letto, per monitorare la crescita delle banane);

*non forzate la bambina ad aprirsi all’esterno se vedete che reagisce con stizza, rabbia, o chiudendosi.

Probabilmente si sente insicura e preferisce di gran lunga restare nella protezione delle mura domestiche a giocare con voi; armatevi di pazienza e anche se vi fa ripetere lo stesso gioco cento volte, cercate di arrivare a sera col sorriso sulle labbra. Una volta di più: tanto più tempo ed energia mettete nel rassicurarla in questi primi tempi, tanto più sarete ripagate con una bambina serena e che vi darà molta più libertà di movimento più avanti;

*se il bimbo è già abbastanza grande, prima di partire cercate in Internet e nei libri dei punti particolari

propri del paese che sta per accogliervi – un parco, uno zoo, un particolare negozio, etc. -, e giunti a destinazione andateci. Per il bambino sarà affascinante passare dal virtuale al reale;

espatriare con bambini

Foto: Pixabay

*fate molta attenzione ai segnali che la bambina manda in relazione alla realtà che la circonda.

Se notate che manifesta entusiasmo o interesse verso un luogo particolare, una persona o una situazione, cercate, nella misura del possibile, di riproporgliela. Allo stesso modo, se vedete che è tesa o preoccupata di fronte a determinate cose, se potete evitategliele. Non è necessario aggiungere altro stress a questo periodo già piuttosto complesso;

*se il bambino va già all’asilo o a scuola, fate di tutto per diventare parte della vita scolastica, come potete

…conoscendo altre mamme, facendo parte del consiglio dei genitori, offrendovi come volontarie per qualche iniziativa; se lavorate e non potete dunque essere assidue frequentatrici, informatevi il più possibile sulla vita della scuola, sia attraverso il bambino stesso che chiamando delle mamme o chiedendo a chi è preposto a seguirlo a scuola (ad esempio la baby-sitter). Più riuscirete a penetrare nella vita della scuola, più il bambino si sentirà orgoglioso e seguito;

*aiutatela nelle sue amicizie!

Anche se per i bambini stringere amicizia è un processo molto naturale (più che per noi adulti!), in un paese nuovo ci sono tante cose che pesano e che rendono il tutto complicato: le distanze, e la scarsa conoscenza della città che si ha all’inizio, i metodi educativi diversi tra una famiglia e l’altra, che rendono a volte difficile l’interazione, un ambiente sconosciuto che abbassa le sicurezze di tutti, etc. Se potete, invitate il più possibile a casa vostra: sarà un modo per dare a vostra figlia la sicurezza che necessita sul suo nuovo posto (la sua casa sarà ancora più bella se vissuta con gli amici) e permetterà a voi di avere il polso di come evolvono i suoi rapporti interpersonali. Ho scritto un articolo sulla mia esperienza di mamma espatriata in relazione alle amicizie dei miei figli, magari ci trovate qualche spunto interessante.

Da qualche mese Expatclic anima una rubrica che intervista giovani adulti cresciuti in espatrio. Trovate tutto qui, sul nostro canale YouTube. Vi invito caldamente ad ascoltare queste belle interviste, perchè è molto importante sentire dalla voce dei diretti coinvolti quali sono state le più grandi difficoltà, come le hanno affrontate, e quali sono le somme che tirano ora che sono adulti.

 

Claudia Landini (Claudiaexpat)
Novembre 2019
Foto @Expatclic.com (dove non diversamente specificato)

 

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