Ringraziamo la nostra carissima amica Daniela per questa bella intervista che ci manda da San Pedro la Laguna, Guatemala !!!
Ho conosciuto Laura poco più di un anno fa. Era arrivata, assieme a Massimo ed a loro figlio Rubens, un anno compiuto da poco, qui, a San Pedro la Laguna, sul lago Atitlan, in Guatemala con un biglietto di sola andata, “decisa di provare a costruire qualcosa qui”. Lei, Laura, parrucchiera, 29 anni, lui, Massimo, elettricista, 35 anni,entrambi col desiderio di iniziare una nuova, diversa attività, magari un piccolo albergo, si erano velocemente resi conto che di alberghi a San Pedro ce n’è un’inflazione, mentre che di bravi artigiani c’è una grande necessità e richiesta.
E così Laura apre il primo “Salon de Belleza” (salone di bellezza) a San Pedro, un successo, le pedrane finalmente hanno una parrucchiera in paese, ed anche qui, come in qualsiasi altro luogo, alle donne piace andare dalla parrucchiera…
Quando siete partiti dall’Italia con un biglietto di sola andata per il Guatemala, sapevate già dove vi sareste sistemati?
A San Pedro. Ci eravamo stati la prima volta nel 2001, in viaggio, e ci eravamo arrivati perché attirati dalla guida, che ne parlava come di un posto molto alternativo, per il tipo di viaggiatori che vi arrivano e per i parecchi stranieri che vi risiedono.
Mi è piaciuto tantissimo, il lago, il ritmo del paese, ritmo d’altri tempi, i vulcani, la tranquillità e la maggior semplicità del vivere.
Siamo tornati in Italia, ma il mio cuore e la mia testa erano ancora lì, a San Pedro. Ci siamo tornati per i seguenti 3 anni, e ogni volta mi piaceva di più.
Poi c’è stato un intervallo, in questo continuo tornare a San Pedro….
Sì, nell’aprile del 2004 sono rimasta incinta, e la prima cosa che ho fatto quando ho saputo che stavo aspettando un bambino, è stata quella di smettere di fare la parrucchiera, non mi andava di lavorare con gli acidi delle permanenti e coi decoloranti, di stare tante ore in piedi, non volevo nuocere al bambino. E così ho ceduto il negozio di parrucchiera che avevo a Fara Gera d’Adda, in provincia di Bergamo. Però i soldi della vendita non è che in Italia potessero servire per fare chissà che, di certo non per comperare un appartamento, in Italia qualsiasi cosa si voglia fare, è tutto molto difficile e molto caro.
Ed ho iniziato a pensare che anche per il bambino sarebbe stato più bello vivere in Guatemala.
E Massimo come la pensava, riguardo al trasferirsi in Guatemala?
All’ inizio non era tanto dell’idea, anche se San Pedro piaceva anche a lui, pensava più alle difficoltà; poi è bruciato il bar dove stava lavorando, è rimasto senza lavoro, io ero a casa con Rubens, si è reso conto che in Italia solo lavori precari, che i soldi della vendita della mia attività non bastavano per intraprendere nient’altro di nuovo e così, in quattro a quattr’otto, abbiamo deciso di partire.
Come in quattro e quattr’otto?
Da quando è bruciato il bar a quando siamo partiti sono passati 2 mesi scarsi.
Quindi il fatto di avere un figlio piccolo non ti ha trattenuta dal trasferirti qui, in pieno terzo mondo?
No, anzi; stando qui penso di offrirgli più libertà, più spensieratezza, la possibilità di giocare per la strada a contatto con molti altri bambini, una dimensione di vita molto più rilassata, genuina, i genitori più presenti. Quando sarà più grande, la qualità molto scarsa dell’ istruzione in questo paese potrà essere un problema, per i primi anni di scuola io e Massimo dovremo cercare di integrare il più possibile, poi si vedrà, scuole private, magari le superiori in Italia, ma c’è tempo, adesso ha solo 2 anni.
Sei tra i pochissimi stranieri che vive e lavora nel pueblo (in paese), e non nella zone turistica, come mai?
Sì, siamo arrivati ed io ho preferito andare a vivere nel paese, una famiglia di pedrani ci ha affittato un paio di stanze, era quasi una sorta di convivenza, io avevo voglia di conoscere i miei nuovi compaesani, avevo voglia di vivere nel paese, sentirne i rumori, gli odori, la vita che vi si svolge, che inizia prestissimo all’alba, il picchiettare del tortillear, avevo voglia che Rubens giocasse con gli altri bambini del callejon (vicolo), che sentisse parlare più tzutuhil (la lingua maya che parlano a San Pedro) e spagnolo che inglese. Io avevo voglia di immergermi in questa mia nuova realtà.
Poi gli amici che ci ospitavano, mi hanno molto stimolata perché aprissi un negozio di parrucchiera, e così il 18 maggio, un paio di mesi dopo essere arrivata, ho fatto l’inaugurazione, anche se partendo dall’Italia quello che avevo escluso era di fare ancora la parrucchiera.
Però avevo bisogno di iniziare a guadagnare, e ancor più di vedere se poteva funzionare, e così ho scelto realisticamente. Qui comunque è molto più facile, le clienti sono molto meno esigenti, sono entusiaste, per loro il salone di bellezza è qualcosa di nuovo, divertente, strano; le vecchiette si stupiscono per il phon, poche sanno che cos’è un lavatesta.
La maggioranza delle tue clienti sono pedrane, ho notato che hai prezzi molto bassi (10 quetzales cioè 1 euro per il taglio), normalmente gli stranieri, qualsiasi cosa facciano, tendono ad avere prezzi più alti.
Sì, io ho impostato l’attività rivolgendomi alle donne, ma viene anche qualche uomo, di qui, perché mi è sembrato più sicuro e continuativo. Sai com’è, il turismo va ad ondate, io devo lavorare tutti i giorni.
Come va il lavoro?
Molto bene, ho molte clienti. Prima di Natale c’era da impazzire, per fortuna c’era qui la mia mamma, anche lei parrucchiera, che mi ha aiutato parecchio.
Come hanno reagito i familiari al vostro trasferimento?
All’inizio male, soprattutto mio padre. Era molto triste, per telefono gli veniva da piangere. Devi pensare che Rubens è il loro unico nipote. Poi sono venuti a trovarci in dicembre, si sono rassicurati vedendoci stare benone, si stanno abituando.
Progetti per il futuro, quali ?
Per quanto riguarda il lavoro ho già iniziato ad integrare con la vendita di prodotti di bellezza, e voglio andare in capitale a fare dei corsi per imparare a mettere le unghie finte e depilare, me lo chiedono molto. Poi vorrei organizzare dei corsi di taglio, anche questo me lo stanno chiedendo in parecchie. Stiamo cercando un pezzetto di terra da comprare, per farci, col tempo, una casetta. Sì, i progetti non mancano.
Dopo un anno abbondante di permanenza qui, com’è il bilancio?
Buono, mi sono ambientata molto bene, conosco tanta gente, con cui faccio discorsi quotidiani, i figli, il clima, il costo della verdura al mercato; rapporti più profondi, è difficile, con poche persone è possibile.
Difficoltà?
La sporcizia che c’è in paese mi disturba. C’è anche parecchia gente che vede lo straniero come qualcuno di cui approfittare, ed anche questo mi disturba. In molti pensano che per il solo fatto di essere stranieri, siamo ricchi. E questo non è sempre vero, non noi, qui lavoriamo e guadagniamo abbastanza bene, però è un’economia in quetzales (la moneta del Guatemala) la nostra, non guadagniamo né dollari né euro. Quando arrivi qui coi dollari o con gli euro, tutto è molto economico; quando guadagni quetzales, il potere d’acquisto cambia, eccome se cambia. Un taglio di capelli, un litro di latte, ti rendi conto?
Nostalgia dell’Italia?
No, per niente. Mantengo contatti per email e per telefono con la famiglia e gli amici.
A volte vorrei mangiare la polenta e il salame!!
Intervista raccolta da Daniela
San Pedro, Guatemala
Maggio 2007