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Nel gennaio del 2007 intervistavo Giovanni, un italiano che si è trasferito in California, dove  ha fondato la Giowine. Oggi sono rientrata in contatto con lui, e gli ho chiesto di aggiornarci sulla sua vita tra vino, sole e famiglia…grazie Giovanni!

 

Intervista originale

Sono passati nove anni da questa intervista, e sei sempre in California a bere buon vino! Cos’è cambiato da quando ci siamo parlati l’ultima volta?

Nove anni…una vita. La compagnia che ho fondato nel 2000 ha già compiuto 16 anni e il gruppo di lavoro e il  nostro business è cresciuto abbastanza. Siamo adesso in 12 con mia figlia Sara che si è aggiunta a settembre 2014 dopo il college, che ha fatto a Berkeley con studi di Psicologia e Linguistica, andando a vivere a Bordeaux e aiutandomi in maniera importante nello sviluppo della mia piccola ditta.

La Giowine continua ad essere specializzata in vini italiani con uno sguardo anche ai cugini francesi per diversificare e continuare a crescere in un’area molto difficile e competitiva come le Americhe, dove operiamo dalla fine degli anni ’90 ancor  prima della nascita della Giowine. Il gruppo di lavoro adesso comprende 4 italiani, 2 americani, una cilena, un guatemalteco, un salvadoregno, una ecuadoriana e io e mia figlia…cittadini del mondo! Sostanzialmente (e questo credo sia una parte importante del successo della Giowine) il gruppo iniziale della nostra intervista di 9 anni fa è rimasto e da lì si è ingrandito con l’aggiunta di quattro persone nel corso degli ultimi cinque anni.

Operiamo dall’Alaska alla Terra del Fuoco e una parte fondamentale del nostro  successo è dovuta al fatto che non abbiamo avuto  cambi di personale, che come ben sai  rallenta la crescita, e negli ultimi cinque/sei anni abbiamo inserito  nuove persone  che arricchiscono il panorama del gruppo e si integrano bene nella ditta.

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Photo credit ©Mariana Calderon

Abbiamo anche aggiunto una piccola divisione nel settore alimentare con un occhio particolare ai prodotti di nicchia e alta qualità italiani.  Quest’anno, soprattutto grazie all’aiuto di mia figlia e del mio braccio destro nonché socio Ricardo, abbiamo ideato un organigramma con funzioni specifiche, creando all’interno della ditta la posizione di Portafolio Manager, nominando 2 validi elementi che dovrebbero aiutare ancora di più a sviluppare il lavoro in maniera più  efficiente sia per noi che  per i nostri partner commerciali.

Stiamo creando le basi  per la seconda fase della Giowine, dove  il team di professionisti che ho messo insieme da più di sedici anni, dovrebbe portarla a una crescita stabile, in maniera  continua ed organizzata. La società di cui sono Presidente è molto giovane e può fare ancora molto considerando che i membri del gruppo di lavoro hanno tra i 35 e i 45 anni di età, con mia figlia che non ha ancora 24 anni e io che passerò la boa dei 60 tra pochi mesi…

E’ cambiato nel tempo il tuo rapporto con l’Italia? Sei sempre contento della scelta di installarti negli States, e pensi di restarci per sempre? Ti manca la gloriosa madre patria?

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Photo credit ©Mariana Calderon

Domanda difficile… Amo sempre in maniera totale l’Italia, ma il paese che mi ospita da più di 23 anni, gli Stati Uniti,  mi ha dato tanto in termini di organizzazione e grandi possibilità di poter sviluppare un lavoro che amo continuando comunque a tenere un legame  importante con l’Italia. Non so  dove andrò a vivere in un futuro, ma qui per il momento sto molto bene ed ho ricreato il mio angolo d’Italia rimanendo italiano e “cittadino del mondo”. Vedremo dove mi porterà il futuro. Nove anni fa  non pensavo di arrivare dove sono arrivato. Team work è la chiave – e scegliere il team giusto e portarlo a raggiungere sempre nuovi traguardi e obiettivi. Vi saluto con la foto dell’ufficio della Giowine (disegnato da un architetto italiano, Paola Benzoni che vive a San Diego).  Nove anni fa la Giowine non aveva nemmeno  un ufficio!

 

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Giovanni, detto Giowine, e adesso capirete il perchè, vive a San Diego, California, con sua moglie e le sue due splendide figlie. Come è tipico nella nostra vita da espatriati, l’ho conosciuto in Honduras, dove lui si trovava di passaggio per lavoro, l’ho rivisto in Italia, in una grande “rimpatriata d’expat”, e lo aspetto al varco in Perù. Nel frattempo però l’ho raggiunto telefonicamente per intervistarlo sulla sua esperienza di uomo italiano all’estero. Grazie Giovanni, anzi….. GIOWINE!!!!!

Claudiaexpat

Cosa ti ha portato in California?

WW = Women and Wine (ride)
Io avevo avuto esperienze all’estero con la cooperazione, in Pakistan tra le altre, ma quando abbiamo deciso di sposarci, mia moglie mi ha chiesto di lasciare quel settore di lavoro. Inizialmente lei voleva che mi stabilissi negli States (lei è americana e ha tutta la famiglia là), ma io mi opponevo perchè non mi andava l’idea di trasferirmi in America senza lavoro. Dunque è venuta lei in Italia, e ha subito trovato lavoro come medico pediatra attraverso l’ambasciata degli Stati Uniti. Dopo aver lasciato il mio lavoro di cooperante io mi sono invece riciclato nel settore commerciale. Nel ’91 la Cantine Riunite (di Reggio Emilia) mi ha contattato perchè cercava un export manager che parlasse le lingue e avesse anche una base tecnica (sono agronomo). Dunque è cominciata l’avventura. Per un anno mia moglie è rimasta a Roma mentre io facevo il pendolare tra Reggio Emilia, Roma e gli Stati Uniti, per capire a fondo il mercato americano. Dopo un anno di questa vita, e con mia moglie incinta, ho chiesto che mi trasferissero definitivamente in California. Per lei una gran bella cosa, dato che a San Diego ci aveva vissuto dall’età di 8 anni, e anch’io ero contento perchè è una città ideale per costruirsi una famiglia, una vita…..

Com’è stato l’inizio di questa nuova carriera all’estero?

californiaInizialmente perfetto. Fino al ’95 sono rimasto come dirigente estero. Ero però stato assunto nel periodo in cui la lira era ancora forte rispetto al dollaro, e dunque avevo uno stipendio molto buono più una serie di benefits. Dopo qualche anno però il dollaro ha cominciato a salire e per me è cominciata la perdita costante nelle entrate mensili. Abbiamo dunque dovuto trovare un altro accordo e quindi mi sono dimesso e sono stato riassunto come consulente estero per l’area dell’America Centrale e Caraibi e America del Sud. A parte ho cominciato a lavorare con altre aziende, alcune anche al di fuori del settore vini. La mia filosofia é quella di lavorare con aziende italiane principalmente nel settore vinicolo, e soprattutto con viticoltori che hanno la loro vigna e producono il proprio vino. Lavoro inoltre con una sola azienda per regione, per evitare conflitti. Dunque al momento rappresento la Sambuca Molinari e l’Amaretto Lazzaroni, per il resto, a parte la Cirio, lavoro esclusivamente coi vini (per la Masi in Veneto, la Cecchi in Toscana, la Batasiolo in Piemonte, la Planeta in Sicilia, la Fantinel in Friuli).

Ma spiegaci meglio: cosa fai esattamente?

Faccio una cosa che mi piace tantissimo: esporto il bello dell’Italia. E’ un lavoro che sposa perfettamente la mia personalità. Viaggio (adoro viaggiare) portando all’estero l’immagine italiana, promuovendo prodotti italiani che sono parte intrinseca della nostra cultura, della nostra vita. In questo senso mi ritengo diverso da un venditore ordinario, ed è proprio per questo che mi rifiuto di lavorare con prodotti estremamente commerciali. Favorisco quelli che vengono direttamente dai produttori, perchè lavoro sostanzialmente con le persone.

Quello che faccio in concreto è di presentare il vino italiano in un contesto di “cultura italiana” legata all’enogastronomia. Organizzo delle wine dinners, faccio degustazioni. La cosa bella è che io non ho mai operato come un tecnico però ho una base che mi aiuta a fare un lavoro commerciale in maniera diversa, piu’ completa e direi educativa.

Sei dunque contento della tua scelta? Stai bene in California?

Contento sarebbe dir poco. Sono felicissimo, mi piace tantissimo tutto quello che faccio.

Non dico che gli States siano il mio ideale di vita, però offrono dei vantaggi innegabili. La California è un paese molto organizzato, rappresenta l’ottava economia mondiale, è dunque un paese nel paese, molto liberale, i servizi sono funzionali. Non avrei certo potuto raggiungere quello che ho raggiunto oggi (ho fondato una mia azienda e ho quattro persone alle mie dipendenze, di cui 2 che lavorano in altri paesi, Guatemala, e Argentina e una a Miami) vivendo in Italia.

Le tue figlie sono nate negli States?

Sì, Sara è nata un mese dopo il nostro arrivo, e Silvia nel ’95. Sono due ragazze meravigliose che parlano perfettamente sia l’italiano che l’inglese. Qui non c’è una scuola italiana, il Centro Culturale Italiano offre corsi in lingua, ma principalmente sono corsi per adulti, e dunque hanno fatto tutti i loro studi in inglese. In famiglia però abbiamo sempre e tassativamente parlato italiano, e mia moglie mi ha aiutato molto in quanto parla italiano perfettamente, dunque entrambe lo parlano bene, senza accenti, pur carendo un po’ della parte grammaticale che si acquisisce facendo gli studi in una determinata lingua.
Ogni anno torniamo in Italia, e quest’anno la mia maggiore ha voluto andarci da sola. Siamo quindi tutti sempre con un piede ben piantato nelle vigne italiane……

Intervista raccolta da Claudia Landini (Claudiaexpat)
Gennaio 2007
Photo credit ©Mauro Fermariello

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