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linguaggio

Il dottor Franck Scola, medico esperto in Mobilità Internazionale, ha condotto molte ricerche sulla salute delle famiglie espatriate e i loro bisogni medici. In questo campo si è interessato in particolare alle specificità dello sviluppo dei bambini bilingue e alle loro possibili situazioni di disturbo del linguaggio o dell’apprendimento. In particolare tra i suoi piccoli pazienti ha documentato le situazioni seguenti: ritardo del linguaggio, blocchi, mutismo selettivo, balbuzie, disfasia, dislessia, deficit lessicale, problemi fonologici e sordità. Ha sostenuto una tesi universitaria sulle « condizioni che favoriscono un’educazione bilingue precoce » basandosi su duecento fonti bibliografiche, le sue inchieste e il suo lavoro clinico quotidiano.

 

Adesso, per condividerne il contenuto con il pubblico, ha appena pubblicato un libro intitolato « Comprendre et accompagner l’enfance bilingue. A l’intention des parents, des enseignants et des soignants » (Capire e accompagnare l’infanzia bilingue. Per genitori, insegnanti e caregivers, Ed. Bookelis, Coll. Copernic, distribuito da Hachette). Il libro è in francese, ma sappiamo che molte amiche di Expatclic sono in grado di leggerlo. Vi consigliamo in ogni caso di leggere questo interessantissimo articolo per cui ringraziamo di cuore il Dottor Scola.

 

Contesto dello sviluppo del linguaggio globale

Dal periodo intrauterino all’entrata alla scuola materna si succedono una serie di tappe importanti: durante la vita del feto, il sistema auditivo è già sensibile ai suoni, ai rumori corporali e alle voci. Vengono dunque riconosciute varie fonti (rumori domestici, musica, voce materna e paterna). La voce materna ha un impatto più rilevante di quella paterna, a causa della sua doppia via di trasmissione, esterna e interna.

Alla nascita, vengono riconosciuti dei suoni linguistici e delle voci, in particolare quella della madre, con le sue intonazioni e i suoi ritmi, a cui il nascituro voterà la sua preferenza.

Dopo il secondo mese, comincia il periodo pre-linguistico. Si tratta di una fase soprattutto ricettiva di preparazione all’acquisizione del linguaggio. Vengono distinte le sillabe e alcune parole, ma si assiste anche alla memorizzazione e alla risposta a un comando verbale espressa in una reazione non verbale. Durante questa tappa di pre-linguaggio, il neonato produce spontaneamente dei suoni: balbettii verso i due mesi, gorgheggi verso i tre mesi, e versetti verso gli otto. Questi giochi sonori sono il risultato di movimenti effettuati con la bocca, le labbra, la lingua, la gola, e che gli procurano delle sensazioni gradevoli che ripete volentieri.

linguaggioA partire dai tre/quattro mesi, il bebè è in grado di scambiare risposte vocali con l’adulto, ed è particolarmente sensibile alle vocine infantili che fanno gli adulti. Anche se in questa fase le interazioni tra i genitori e il bebè sono sostanzialmente non verbali, i bebè si mostrano ricettivi agli aspetti musicali della lingua, e questo permette loro, prima di arrivare a un anno di vita, di acquisire la capacità di riprodurre suoni in tutte le lingue.

Quindi comincia la fase produttiva o locutoria, che è quella dell’apparizione del linguaggio, tra gli otto e i quattordici mesi, dove il bambino comprende delle parole e ne pronuncia alcune in modo simbolico. In generale queste contengono delle duplicazioni, ossia il doppio concatenarsi della stessa sillaba, ad esempio « papa » o « lili » per dire « Aurelie ». In questa fase, le parole sono già orientate culturalmente. « L’io » emerge progressivamente alla fine di questa tappa, differenziandosi dall’interlocutore.

Arriva poi il periodo del linguaggio costituito, verso i tre anni, caratterizzato dalla presa di coscienza del «sé », definitivamente separato e differente dall’altro, e capace di entrare in relazione con gli altri. Lo stock lessicale è di circa mille parole. Ci sono i primi tentativi di coniugazione: al presente, futuro e passato più usato nella prima lingua. Le domande da parte del bambino si susseguono costantemente e gli permettono di verificare se è compreso correttamente, e di migliorare il suo linguaggio verbale.

A questo punto si passa alla tappa del linguaggio di base. La scolarizzazione obbliga il bambino a utilizzare un linguaggio comprensibile a tutti, e non più solo alle persone a lui vicine. Verso i tre anni e mezzo la sintassi si evolve, la negazione è espressa bene, e il bambino impara la giustificazione (« perché »). Il vocabolario si arricchisce e si sviluppano le capacità di contestualizzazione del linguaggio, in particolare grazie all’aumento del numero d’interlocutori.

Infine arriva la fase del linguaggio acquisito, dai quattro ai sei anni, e le frasi hanno una costruzione coerente. Vocabolario e sintassi continuano ad arricchirsi. Viene adottata una parlata più lenta, dal ritmo marcato e l’intonazione espressiva. Si affina la contestualizzazione del linguaggio.

Come si sviluppa tutto questo nel bambino bilingue ?

Ci sono due situazioni distinte rispetto al periodo in cui il bambino è esposto a due lingue:

  • La prima è quella in cui dall’inizio della sua vita, il bambino è sufficientemente immerso in due lingue da poter sviluppare un bilinguismo simultaneo. In generale è il caso di figli di coppie miste, in cui ogni genitore parla la sua lingua madre con uguale frequenza.
  • La seconda è quella in cui il bambino entra in contatto con altre lingue dopo aver acquisito una lingua materna. In questo caso si parla di bilinguismo consecutivo. E’ il caso in cui i genitori parlano una sola lingua a casa e dove l’esposizione a una seconda lingua avviene solo quando comincia il contatto con la collettività, all’asilo o a scuola. Questa situazione si verifica con più frequenza tra i migranti della stessa nazionalità.

Per il bambino in età prescolare, l’acquisizione della prima lingua – o delle due prime lingue se è un bilingue simultaneo – avviene in maniera « naturale », cioè senza che l’ambiente tenti sistematicamente di guidare questo processo.

linguaggioSviluppo delle acquisizioni verbali nel bilinguismo simultaneo

Essendo stato esposto fin dall’inizio della sua vita all’ascolto di due lingue, tutta la sua fase prelinguistica è stata l’occasione per familiarizzare con i fonemi dello spettro delle due lingue ascoltate, come pure le loro intonazioni e ritmi. Anche se in questa fase i fonemi di tutte le lingue sono ancora pronunciabili, il bambino si specializza nel linguaggio come farebbe in un apprendimento mono linguistico. I gridolini, i balbettii, i gorgheggi e i versetti hanno uno spettro di fonemi e d’intonazioni che va progressivamente restringendosi fino a focalizzarsi sugli spettri fonetici e intonativi delle due lingue.

In breve immagazzina uno stock di fonemi, quelli delle due lingue, che non differenzia. Non distingue le parole né i fonemi, ma solo le sillabe.

  • Le prime parole saranno prodotte indifferentemente nelle due lingue, e le prime frasi conterranno parole dei due idiomi. Questo periodo in cui i codici vengono mischiati, “code mixing”, dimostra che le acquisizioni si sono basate su un lessico unico, con l’aggiunta di parole delle due lingue, come se si trattasse di una lingua sola.
  • Segue quindi una fase in cui il bambino separa i due lessici, continuando a mischiare le forme grammaticali.
  • Infine, le due lingue vengono separate sia sul piano lessicale, che sintattico e fonologico.

Se il bambino continua a mischiare dopo i tre anni malgrado un doppio apprendimento portato avanti quotidianamente, nella maggior parte dei casi si tratta di una “parlata specificamente bilingue” , che costituisce una strategia di comunicazione che obbedisce a delle regole precise, e non certo il segnale di un’incompetenza linguistica.

Organizzazione cronologica dello sviluppo del linguaggio nel bilingue simultaneo

I bambini bilingui simultanei acquisiscono le loro due lingue secondo gli stessi indicatori dei monolingui. Anche i progressi e le accelerazioni d’acquisizione lessicale avanzano allo stesso ritmo:

  • Prima dei tre anni, le produzioni verbali del locutore bilingue simultaneo avvengono sulla base del code-mixing, nel quale le parole vengono giustapposte, senza continuità nella stessa lingua, nell’unico sforzo di produrre un senso. Unendo in maniera naturale delle parole o dei frammenti di frasi, che hanno un significato in una delle due lingue, il bambino mostra la sua mancanza di distinzione dei due idiomi. Poi accumulerà un aumento dello stock lessicale nelle due lingue, per arrivare all’equivalente dello stock dei monolingue alla stessa età.
  • Verso i tre anni, il bambino prende coscienza della distinzione tra i due idiomi. La separazione avviene in maniera progressiva con delle tappe d’interferenza linguistica che il profano considererebbe come incompetenza linguistica. Ad esempio, il piccolo pronuncerà dei termini che integrano le sonorità di una lingua, ma secondo le regole morfologiche e sintattiche dell’altra. Le correzioni da parte degli adulti affineranno la separazione, come pure gli scambi con i suoi compagni di scuola, con i quali adatterà il linguaggio per essere compreso meglio.

linguaggioLa cronologia appena esposta potrebbe avere delle varianti. Può succedere che una lingua domini l’altra, secondo la proporzione di esposizione a ciascuna delle due. Può anche manifestarsi la preferenza verso una delle due, a seconda delle situazioni abituali di esposizione, e dimostrando bene la precoce attitudine alla contestualizzazione che possiede il bambino. La rappresentazione mentale di una lingua nel bambino potrebbe allinearsi con la nozione (più frequente nell’adulto) del “prestigio di una lingua”. Agirà sulla motivazione nell’apprenderla, o, al contrario, rischierà di provocare della resistenza verso uno o l’altro idioma. O ancora, potrebbe addirittura suscitare delle reazioni più inquietanti nelle situazioni d’immersione (mutismo selettivo, aggressività, isolamento…).

Sono soprattutto i ritmi di apprendimento che variano da un caso all’altro, con delle situazioni particolari che possono sorprendere gli osservatori che prendono come punto di riferimento le norme di sviluppo mono linguistico. La rarità di espressioni verbali in una o nelle due lingue può portare a delle diagnosi affrettate d’incompetenza linguistica, o di ritardo, e in casi estremi anche di mutismo. Bisogna essere prudenti perché un supposto ritardo in una delle lingue può dipendere dallo sviluppo delle strutture grammaticali in ognuna delle due. Infatti, le tappe dello sviluppo di ogni lingua nel bilingue simultaneo sono le stesse seguite dal mono lingua nella sua lingua. Integrano innanzitutto le strutture grammaticali più semplici in ciascuna lingua, e qui si può notare una differenza nell’acquisizione a seconda dell’età.

Evoluzione dello sviluppo del linguaggio nel bilingue consecutivo precoce

Il bambino che rientra in questa categoria è generalmente figlio di genitori migranti che parlano la stessa lingua. E’ monolingue fino a quando viene inserito nella collettività (asilo o scuola), dove l’apprendimento avverrà nella lingua ufficiale del paese d’accoglienza.

Il bisogno vitale di essere compreso e l’assenza d’inibizione legata al timore dell’errore, sono due parametri importanti per spiegare l’apprendimento rapido in una seconda lingua orale tra i due e i sei anni (periodo che va dal primo contatto con la collettività all’apprendimento della lettura).

E’ assodato che più un bambino ha una solida conoscenza della lingua madre, più facilità avrà ad acquisire una seconda lingua.

A meno che l’alunno sia inserito in una classe bilingue, che usa la lingua del paese d’accoglienza e la sua lingua materna, quest’ultima non sarà un canale di apprendimento e non avrà legame con la riuscita scolastica. Conservare le competenze nella lingua madre dipenderà dunque solo dall’importanza che le viene attribuita, in particolare se è previsto il ritorno della famiglia nel paese d’origine. La preponderanza che aveva fino al momento in cui il bambino ha cominciato a socializzare andrà sfuocandosi durante il processo acculturativo.

linguaggioStéphane Di Méo (2010) ricorda che per diventare e restare bilingui, è necessario che l’esposizione alla lingua materna sia mantenuta durante tutta la fase di sviluppo del bambino, in particolare dopo la sua entrata a scuola e l’inizio del ciclo ufficiale di apprendimento.

In mancanza di queste condizioni, la lingua materna può subire un attrito che comincerà in un primo tempo con l’impoverimento delle capacità espressive. Ne seguirà un bilinguismo passivo, e quindi l’eventuale estinzione completa di questa lingua (attrito), che porterà alla condizione di monolingue.

Falso ritardo del linguaggio nel bilingue simultaneo

E’ stato dimostrato che i bambini bilingui simultanei hanno uno sviluppo sensibilmente identico a quello dei monolingui. Le uniche differenze esistono a livello di primo lessico, lo stock di parole immagazzinato fino ai due anni. In pratica durante questo periodo il bambino conosce in media lo stesso numero di parole di un monolingue della stessa età, ma ripartito sulle due lingue.

Risultato: avrà un “ritardo” provvisorio nel lessico di una data lingua rispetto ai suoi coetanei monolingui, ma raggiungerà il loro stesso livello in una o nell’altra lingua verso i quattro o cinque anni con la stessa maturità verbale.

Quando un adulto che non è a conoscenza di questa specificità nello sviluppo sospetta una lentezza d’acquisizione, è meglio essere rassicuranti e prudenti, e proporre una rivalutazione dopo qualche mese e senza adottare particolari misure.

L’ansia dei genitori, che a volte è generata o alimentata involontariamente dall’ambiente circostante, a volte dagli insegnanti o ancora dai carer impreparati a questa situazione, può essere un fattore aggravante. Ora, essendo i genitori attori primordiali della trasmissione del linguaggio orale globale e della prima lingua, la loro condizione psicologica e gli atteggiamenti che ne derivano hanno un impatto sull’efficacia dell’apprendimento del loro bambino. In questo caso è fondamentale confortarli, appoggiandosi ai risultati convergenti di numerosi studi.

Essere coscienti del carattere “benigno” di questa lentezza nel manifestarsi delle prime espressioni verbali nell’infante bilingue non esclude il restare attenti ai bilanci psicomotori. Questi ultimi devono essere minuziosi e includere un esame neurologico, degli organi sensoriali e fonatori.

Sospetto ritardo nel linguaggio del bambino consecutivo precoce

Il bambino monolingue esposto a una seconda lingua nell’ambiente circostante, il caso tipico del bambino migrante che entra all’asilo o a scuola nel suo paese d’accoglienza, si troverà di fronte a una vera sfida, temporaneamente vissuta come un trauma.

linguaggioDopo un periodo di mutismo, durante il quale ascolta ma non produce nella lingua, conosce una fase di linguaggio telegrafico. Può seguire un periodo d’interferenza della prima lingua sulla seconda, magari anche persistente, fino ad arrivare progressivamente alla “normalizzazione” della sua seconda lingua.

Queste due tappe intermedie corrono il rischio di alimentare dubbi in relazione a un ritardo. È proprio per questo che bisogna informare bene i genitori rispetto all’irrilevanza di questi comportamenti nel linguaggio, per alleggerirne l’ansia. Si tratta soprattutto di prevenire e moderare delle interpretazioni premature e inesatte, che possono sfociare in provvedimenti ortofonici inadeguati.

Non dimentichiamo che la prima scommessa della posta in gioco è la socializzazione. In questo senso il bisogno vitale di comunicare motiverà l’apprendimento della seconda lingua. E’ quindi inutile, e addirittura dannoso, mettere sotto pressione il bambino nel suo apprendimento della seconda lingua. Conviene lasciargli il tempo di imparare la nuova lingua trovando i suoi nuovi punti di riferimento nell’ambiente linguistico, culturale e sociale. Perché possa arrivare a delle competenze orali sufficienti nella seconda lingua, e poter quindi accedere allo scritto, è fondamentale che il bambino possa immergersi nella seconda lingua. E’ inutile dunque precipitarsi a intervenire dal punto di vista ortofonico. Un eventuale intervento di questo tipo avrà senso solo se il bambino evolve poco pur in presenza di condizioni ideali per l’apprendimento.

Dr. Franck Scola
Provenza, Francia
Novembre 2015

 

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