Home > Europa > Belarus > Bielorussia, una lotta tutta al femminile e una mostra fotografica

Luca Bonacini è un mio carissimo amico, e amico di lunga data di Expatclic. Gli abbiamo già dato la parola qui e qui. Espatriato da sempre, fotografo professionale, padre di due splendidi giovani uomini, da sempre, nel suo girovagare, Luca fissa il suo obiettivo su situazioni legate ai paesi che man mano scopre. In particolare, con un occhio al sociale, alle sofferenze e alle disuguaglianze.

In questo momento Luca si trova a Brasilia, dove continua la sua intensa attività di fotografo. Questa volta, però, lo incontriamo in veste di curatore di una mostra fotografica. L’ho intervistato per presentarvi la bellissima iniziativa a cui si sta dedicando. Trovate la versione inglese dell’intervista su What Expats Can Do, il più recente progetto di Expatclic.

Claudiaexpat

Di paesi al mondo Luca ne ha girati tanti. La Bielorussia, però, la conosceva solo dai ricordi legati  all’infanzia, quando sull’atlante vedeva il nome Russia Bianca, e ne restava affascinato. Coi suoi occhi di bambino, immaginava un paese di fiabe, sommerso dalla neve, tutto bianco, ovattato. Che appartenesse all’Unione Sovietica, in piena Guerra Fredda, ci aggiungeva un tocco di mistero. Un po’ come nelle favole. Crollato il muro e avviato il disgelo, la Bielorussia per tanti anni è rimasta per Luca un mondo sconosciuto e misterioso.

Fino a quando, a Brasilia, ha la fortuna di conoscere Olga Alezsko-Lessels, espatriata con doppia nazionalità, polacca e bielorussa, con i genitori che vivono a Minsk.

Foto ©Vadim Zamirovski

La ricchezza e il grande privilegio di noi espatriati, è che non solo penetriamo a fondo nelle culture che ci ospitano, ma entriamo anche in contatto con persone di nazionalità, provenienze ed esperienze delle più disparate. Dai vari pezzi che vanno a comporre il mosaico della nostra esperienza umana globale, ogni tanto qualcuno si distingue in modo particolare. Olga ha fatto questo effetto a Luca.

Gli ha parlato con passione delle proteste pacifiche di gente comune, soprattutto donne, prima e dopo le elezioni presidenziali di agosto passato in Bielorussia. Olga e Anastasiya Golets, altra attivista bielorussa che lavora nel campo dell’arte, gli hanno mostrato immagini e documentari davvero impressionanti su proteste e repressione. Quando gli hanno chiesto di diventare curatore di una mostra chiamata “La democrazia con volto di donna”, Luca, naturalmente, ha accettato subito:

Sono stato inizialmente colpito dalla forza e bellezza del movimento. Mi ha colpito molto la presenza massiccia e pacifica delle donne che hanno assunto un ruolo centrale nella lotta per la democrazia, anche grazie alla leadership di Svetlana Tickhanovskaya, la candidata all’opposizione. Va ricordato come Alexander Lukashenko, da oltre 25 anni a capo dell’ultima dittatura in seno all’Europa, liquidò la sua oppositrice: “la nostra costituzione non è fatta per le donne”.

Foto ©Iryna Arakhouskaya

Chiunque abbia seguito anche poco, attraverso le notizie internazionali, quello che è successo (e succede) in Bielorussia a partire dal momento delle elezioni, sa che alla pacifica protesta di piazza contro i brogli elettorali che hanno riconfermato il presidente uscente, è seguita una repressione efferata: multe esorbitanti, arresti, torture, minacce e intimidazioni ai manifestanti, alcuni addirittura scomparsi.

La motivazione etica e i valori di giustizia che da sempre muovono Luca si sono affiancati alla sfida professionale che curare una tale mostra implica: “Sono stato coinvolto nel progetto in qualità di fotografo. Ho “curato” mostre mie ma mai mostre di altri. È una nuova e bella sfida. Mettere assieme fotografie documentali con altre più artistiche. E cercare la giusta dose tra informazione ed emozione. Spiegare e mobilitare, far dialogare cervello e cuore…per spingere ad agire”.

A questo proposito chiedo a Luca in che modo una mostra in presenza e una online si differenzino rispetto allo scopo. E se sarà possibile aggirare gli ostacoli posti dal COVID per gli eventi che ci vedono fisicamente fianco a fianco.

“Siamo in un periodo speciale, lo sappiamo, ma trovo fondamentale la presenza fisica. Sicuramente l’online vince quantitativamente e la mostra può essere vista da molte più persone. Ma vuoi mettere trovarti davanti ad una foto 40 x 60 centimetri rispetto a un cellulare di 5 pollici? È un effetto molto più profondo anche perché lo spazio fisico ti permette di mettere “in dialogo” immagini diverse che si completano e richiamano l’una con l’altra. Va di moda la parola “esperienza” e visitare una mostra è un’esperienza che coinvolge non solo l’atto di guardare ma anche quello di spostarsi, avvicinarsi per osservare meglio un dettaglio, commentare con chi ci vai o con lo sconosciuto. La mostra online non ha queste virtù. È certamente utile per raggiungere più persone, può durare nel tempo, si può rendere interattiva, ma non è paragonabile all’esperienza dal vivo in termini di emozioni e impatto”.

bielorussia

Foto ©Vadim Zamirovski

La mostra che Luca sta per curare si inserisce in un movimento globale dato che è già stata presentata in molte capitali e città come Parigi, Berlino, San Francisco. Al momento ha raggiunto tredici luoghi. Non è una mostra standardizzata che circola di paese in paese ma è modulata in funzione dei volontari locali e della presenza di artisti bielorussi nelle rispettive città.

Per Luca contribuire ad esporre a Brasilia è fondamentale. Da bravo espatriato, afferma: “Mi piace molto l’idea di mostrare un esempio positivo nel paese in cui vivo” mi dice. “Un paese – il Brasile – dove le maggiori mobilitazioni sono a favore della chiusura del congresso e del tribunale federale e dell’intervento militare… Sembra allucinante ma è così, una parte del popolo che chiede la riduzione delle libertà fondamentali… Minoritaria numericamente, certo, ma sicuramente molto rumorosa e presente”.

Un’ultima riflessione riguarda le connessioni che si creano in espatrio, gli intrecci emotivi, pratici e intellettuali che ogni espatriato può – e in un certo senso deve – coltivare.

Come dice giustamente Luca, “L’espatrio ti mette davanti a tante situazioni e opportunità diverse e sta a te coglierle o lasciarle passare. Una di queste è stata il bellissimo incontro con Anastasia e Olga. Guardando le foto, i visi e le espressioni e soprattutto ascoltando le testimonianze nei documentari, ho ritrovato quell’andare all’essenziale del “balcanico” (in passato Luca ha vissuto a Sarajevo, ndr). Senza fronzoli. Diritti, democrazia, libertà, futuro!!! Ho visto, come in Bosnia, giovani, anzi giovanissimi, stufi dei vecchi politici, che chiedono solo libertà, giovani normalissimi ma con un coraggio immenso. Non saranno i classici attivisti ma nelle interviste di queste giovanissime, nelle loro parole, nei loro occhi, si legge sgomento ma anche una determinazione incredibile ad andare avanti. Solo questo mi fa pensare quanto sia importante questo progetto”.

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Foto ©Yulia Savvich

Se volete aiutare Luca, Olga, Anastasiya, le donne bielorusse che lottano quotidianamente, e quelle espatriate che seguono sgomente da altri paesi, potete fare anche una piccola donazione alla raccolta fondi promossa per portare la mostra a Brasilia. Trovate tutto QUI.

 

Claudia Landini (Claudiaexpat)
Ginevra, Svizzera
Maggio 2021
Gli autori e autrici delle foto sono indicati/e nelle didascalie.
Per favore non usate le foto senza il loro permesso.
Andate a vedere la mostra se capita nei vostri paesi!

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