Home > Arte e Cultura > Il lessico dell’espatrio

La nostra cara Federica torna con una riflessione vivace e approfondita sulla terminologia intorno all’espatrio. E aspetta con ansia le vostre parole… Grazie Federica!

 

Un articolo di Claudia Durastani su Internazionale n.1426, mi ha dato il là per riflettere sul linguaggio, sul lessico che definisce e concettualizza l’espatrio e quindi la condizione dell’espatriata/o. L’articolo di Durastani titolato ‘Spatriati’ fa riferimento all’omonimo romanzo di Mario Desiati “che prende il concetto di spatriati dal dialetto pugliese per indicare coloro che sono fuoriusciti’.

Confesso, vivo da espatriata ad intermittenza e non mi ero mai presa la briga di andare ad approfondire la definizione di questo status e il concetto che lo definisce e istintivamente, immediatamente mi metto alla ricerca della definizione della parola ‘espatrio’ partendo da treccani.it e comincio a passare attraverso i più importanti vocabolari italiani online, sfoglio quelli cartacei che ho in casa e concludo con le definizioni disponibili in inglese e su Wikipedia.

Foto @SolCapasso per il concorso fotografico di Expatclic Italia

Ora capisco!! Capisco tutta l’enfasi e l’ansia intorno al tema dell’espatrio e l’insistenza sul drenaggio umano e professionale in chiave decisamente negativa che anima il dibattito italiano in base a cui l’espatrio sembra riguardare solo e soprattutto l’Italia afflitta dalla scelta di molti, tanti, troppi giovani donne e uomini che lasciano il paese perchè in Italia non trovano le condizioni per poter lavorare dignitosamente e quindi, come le italiane e gli italiani di cento anni fa, continuano ad andarsene per necessità più che per scelta.

Certo, è vero che la storia dei nativi e delle native italiani/e è profondamente segnata dalle emigrazioni numericamente imponenti mosse dal bisogno di trovare una via di uscita alla povertà, ma le definizioni che trovo mi lasciano assai perplessa, diciamo che le trovo quanto meno limitate e poco rappresentative di come la scelta dell’espatrio si articola nel mondo globalizzato.

E diamo un’occhiata a queste definizioni. Treccani.it mette come prima parola ‘expat’ categorizzato come neologismo “expat s. f. e m. inv. Chi si stabilisce temporaneamente o definitivamente all’estero per motivi di lavoro.” 

Segue la voce ‘emigrato’, emigrato agg. e s. m. (f. -a) [part. pass. di emigrare]. – Che o chi è espatriato, temporaneamente o definitivamente, per ragioni di lavoro”, https://www.treccani.it/, vado a verificare i sinonimi ed effettivamente il pimo sinonimo del verbo espatriare è emigrare https://www.treccani.it/, e la parola emigrare è appesantita non solo dal vissuto collettivo storico italiano, ma anche dalle masse di migranti in movimento proprio in mentre ora mentre stiamo leggendo, uomini, donne e soprattutto tanti minori maschi e femmine in fuga.

Il De Mauro riporta chi ha lasciato la patria per sempre o per lungo tempo’, intanto sparisce il riferimento al lavoro e quindi si aprono possibilità motivazionali più ampie, https://dizionario.internazionale.it/.

donne migranti italiane

Wikimedia

Su http://luirig.altervista.org/ la parola espatriato viene associato anche a fuggiasco; trovo che il lemma sia molto letterario e questo risvolto mi solletica, ma non è questo il momento di divagare.

La pagina web che più mi tenta per tutte le possibilità che apre è questa:
http://www.gdli.it/ dove appare trovo il sinonimo ‘rifugiato’ e alla causa per lavoro se ne aggiunge un’altra sempre negativa, esule, espatriato/a per motivi politici.

Su wikizionario ‘espatriato’ è definito in questi termini chi ha lasciato la patria per sempre o per un lungo periodo”  https://it.wiktionary.org/wiki/espatriato. Qui emerge con più chiarezza il fattore temporale, un’espatriata/o è quella persona che si stabilisce per un certo periodo in un altro paese, anche se di passaggio, temporaneo, questo stare deve essere un po’ più lungo di una vacanza.

Digitando migrante Wikizionario mi dice “che va a trasferirsi in un altro luogo”, https://it.wiktionary.org/wiki/migrante, questo ‘luogo’ a me pare un po’ troppo generico.

In ogni caso quel che sembra implicito in tutte le definizioni è che il viaggiare in espatrio riguarda lo spostamento fisico e non virtuale del corpo, dei corpi, per cui le esperienze virtuali sembrano essere escluse. Non è scontato e non solo perchè il muoversi nella rete attinge dal lessico del viaggiare ed expat, si deve anche considerare una mole di persone sempre più importante che attraverso i dispositivi elettronici e le infrastrutture che le sostengono vivono in un paese e lavorano per realtà che si trovano in altri paesi, si potrebbero definire ‘espatriate/i virtuali’? In ogni caso esperiscono una socialità personale e professionale dislocata e quindi un’esperienza interculturale.

Foto ©SolCapasso per il concorso fotografico di Expatclic Italia

Dal momento che treccani.it definisce ‘expat’ come neologismo derivato dall’inglese, ho sbirciato anche sul sito del Merriam Webster dove si trovano tre definizioni prima come verbo transitivo BANISHEXILE, to withdraw (oneself) from residence in or allegiance to one’s native country”, seguita dalla versione come verbo intransitivo, to leave one’s native country to live elsewherealso: to renounce allegiance to one’s native country”. La seconda definizione come aggettivo “living in a foreign land”. La terza come nome “a person who lives in a foreign country”.

Anche in inglese la parola ‘expat’ tende ad assumere significati se non negativi neutri e i sinonimi sembrano confermare questa percezione, infatti troviamo banish, deport, displace, exile, relegate,  transport, emigre, evacue, exile, expat, refugee.

E solo alla fine della pagina web c’è un’altra definizione molto neutrale “a perosn who lives in a foreign country’ https://www.merriam-webster.com/dictionary/expatriate.

Bene, mi avvio a concludere e salutarvi, ma solo per ora perchè adesso arriva il vostro turno, di seguito trovate una lista di parole che ho associato alla condizione di expat a cui vi chiedo di continuare a contribuire soprattutto con parole dialettali e del parlato sia italiane che in altre lingue se ne conoscete. Nel caso di altre lingue vi chiedo di scrivere due righe sul concetto culturale, antropologico che riflette la parola.

Di seguito appunto una lista sconclusionata fatta per associazioni per cui se notate delle incongruenze o qualche parola vi sembra davvero fuori posto, beh, parliamone.

Italiano

Espatriata/o, emigrate/o, immigrate/o (se definito dalla nazione e/o stato) ospitante/accogliente (mi tremano le mani e fibrillano le dita ad accostare la parola accoglienete e immigrata/o viste le politiche ciniche, respingenti e violente messe in atto dagli stati europei e non solo), migrante, fuoriuscita/o, esule, profuga/o, spatriata/o, naufraga/o, profuga/o, rifugiata/o, viaggiatrici/ori, esploratrici/ori, erranti, esule, vagabonde/e, giramondo, girovaga/o, viandante, pioniera/e, esiliata/o, bandita/o, diplomatica/o, dislocate/o,

Inglese

Expat, globetrotter, traveler, banished, deported, exile, refugee, displaced, banned,

Ma io in quali definizioni mi riconosco?

A presto

Federica Marri
Prato, Italia
Dicembre 2021
Foto principale: Dariusz Sankowsky su Shotstash

 

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