Home > Oceania > Australia > Il valore delle nonne in espatrio

Ho conosciuto Elisa alla mostra sulle nonne che ha co-curato a Melbourne. In questo articolo ci invita a riflettere sul valore, a volte nascosto, delle nonne nella nostra vita in espatrio. Grazie Elisa!


Barbaraexpat

 

Mi chiamo Elisa, vivo a Melbourne da tre anni e mezzo con mio marito e le nostre due bambine. Ci siamo trasferiti dopo sei anni trascorsi a Londra e quindi ormai facciamo vita da expat da quasi un decennio.

Di recente ho co-curato una mostra intitolata Nonne: images through generations presso il Co.As.It  – Museo Italiano di Melbourne. La mostra, che è parte di un progetto più ampio – Grandmothers – di Multicultural Museums Victoria, esplora il ruolo e l’identità della nonna italo-australiana attraverso fotografie storiche d’archivio e immagini recenti prestate dalla comunità italiana di Melbourne. Sarà aperta fino al 24 agosto e potete trovare maggiori informazioni qui.

Quando ho iniziato a lavorare a questa mostra, ho capito subito che non si trattava di un progetto come gli altri. Dal punto di vista professionale forse sì, ma per quanto riguarda il coinvolgimento emotivo e personale è stata tutta un’altra storia.

Nell’indagare il ruolo della nonna italo-australiana e nell’approfondire la mia conoscenza della storia dell’emigrazione italiana in Australia, mi sono inevitabilmente persa nella mia storia personale e ho pensato tanto alla mia nonna. Purtroppo la mia nonna materna morì quando avevo solo 6 anni, ma la mia nonna Luigia è ancora tra noi, vive in Italia nella bellissima Brianza da cui vengo, e quest’anno ha festeggiato 88 anni. Con lei e con il nonno sono cresciuta e ho passato una bellissima infanzia; ho la fortuna di essere la prima nipote, cioè quella che se li è goduti di più!

La nonna, rispetto al nonno, ha sempre avuto una personalità discreta e ha come vissuto “sullo sfondo”. Tra i due, il nonno era il giocherellone di turno, quello che mi portava a fare la spesa dal prestinaio, a fare benzina in Svizzera, a vedere gli animali dallo zio Peppino e a giocare a bocce. Col nonno davo da mangiare alla tartaruga, andavo in cantina a prendere l’acqua o giù in giardino a raccogliere l’uva. Fino alla sua morte, due anni fa, andavo a trovarli e mi sedevo ad ascoltare le SUE storie.

Adesso che il nonno non c’è più e grazie a questa mostra sulle Nonne, mi sono chiesta: “E la nonna?!”. Come se all’improvviso, a 33 anni, mi fossi resa conto che tutti i ricordi andavano in un’unica direzione e che forse non avevo mai dedicato alla nonna la stessa attenzione che dedicai al nonno. Cosa ne è stata della SUA storia?! Non potrà mica ridursi tutto agli orli dei pantaloni o ai pizzi per il matrimonio – ho pensato.

A “mandarmi in crisi” è stato soprattutto il fatto che la mostra ha rivelato – o confermato – un certo immaginario della nonna come seconda mamma, sempre in cucina col grembiule, fonte di storie e ricordi e tradizioni da passare di generazione in generazione. Una nonna dolce che ama in maniera incondizionata, ma allo stesso tempo una donna con la corazza, che ha affrontato sfide che oggi possiamo solo immaginare e che ha giocato un ruolo fondamentale nel processo migratorio per l’integrazione in Australia.

E allora quella telefonata, quella foto scattata o quella storia registrata diventerà il ricordo che saprà strappare un sorriso nel momento del bisogno

Questo immaginario di nonna non coincide con la mia esperienza. La nonna cucinava più che altro in coppia col nonno, perché il nonno era un ottimo cuoco; la nonna non mi raccontava storie e non ricordo particolari effusioni d’affetto da parte sua. La nonna, vista dall’esterno, potrebbe sembrare una persona debole, insipida.

Sta di fatto che tra la morte del nonno, la mia incurabile nostalgia di casa, il rimpianto per le occasioni perse e questa mostra sulle Nonne…ad aprile ho avuto l’opportunità di tornare in Italia per una settimana, e tre dei sette giorni li ho passati proprio con la nonna, equipaggiata di fotografie, domande e videocamera. Mi sono rifatta di nove anni di dolorosa lontananza e di storie mai raccontate. Me la sono goduta, così com’era, nel suo pile viola, un po’ imbarazzata all’inizio. Poi una parola ne ha tirata un’altra e un’altra ancora; la nonna non si fermava più, è come se all’improvviso stesse ricordando cose a cui non pensava da decenni o che non aveva raccontato mai a nessuno.

Grazie a queste chiacchierate, ho conosciuto la nonna per la prima volta sotto certi aspetti. Con orgoglio ho appurato che non c’è niente di debole né di insipido in lei. È la donna che le è stato dato di vivere; moglie e madre che senza pretese ha sempre fatto il suo dovere con dignità. Una donna che non è mai stata capace di prendere decisioni perché nessuno glielo ha mai insegnato, né chiesto. Una ragazza passata dalla casa dei genitori alla casa della suocera, da operaia in tessitura a madre di cinque figli (maschi!), in un piccolissimo paese in provincia di Como. Nella sua vita c’era sempre qualcun altro che prendeva le decisioni e questo – ho capito adesso – ha lentamente e impercettibilmente formato la donna che è oggi.

La mia nonna Luigia ce l’ha la corazza, eccome! E io la celebro, insieme a tutte le nonne italiane e italo-australiane che abbiamo voluto celebrare con la mostra. Le nonne incarnano una fetta della nostra identità. La casa dei nonni è un luogo magico da custodire nella memoria e nel cuore, il luogo dove ci è dato di tornare bambini. La nonna è come il paese di Cesare Pavese, “che anche quando non ci sei resta ad aspettarti”.

Cari compari expat, se avete ancora i nonni, vale davvero la pena spenderci del tempo insieme e lasciarsi inondare dai loro ricordi. Hanno il potere di colmare l’abisso della distanza e curare le ferite dei momenti persi. La loro storia è anche la nostra storia, e soprattutto per noi che viviamo lontani, poche ore possono fare la differenza. Spesso non ci è dato di vederli invecchiare, non ci è dato di poterli salutare per l’ultima volta e lasciarli andare… Ma non è mai troppo tardi per scoprire qualcosa in più su di loro – e su di noi! – e per dir loro che gli vogliamo bene. 

La nonna con la sorella, zia Nora


E allora quella telefonata, quella foto scattata o quella storia registrata diventer
à il ricordo che saprà strappare un sorriso nel momento del bisogno; la carezza che asciugherà le lacrime della nostalgia.

Elisa Ronzoni
Melbourne, Australia
Agosto 2018
Foto ©ElisaRonzoni

 

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