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Questo articolo sul lavorare in espatrio è stato scritto da Valerie, dell’ ex equipe francese di Expatclic.com, Silviaexpat ha dato il suo contributo, e Claudiaexpat l’ha tradotto dal francese e adattato per presentarvelo in versione italiana. Buona lettura !

Giugno 2010

Ci siamo, avete preso la decisione di seguire il vostro compagno/marito inviato all’estero dal suo datore di lavoro, oppure avete deciso di installarvi tutti e due in un altro paese. Se per il momento non avete una collocazione professionale che vi attende in loco, vi ponete il problema di sapere che vita vi aspetta per i prossimi mesi.

All’arrivo in un nuovo paese, il periodo di installazione sarà intenso: sistemare la casa, familiarizzare con l’ambiente, occuparsi dei figli, se ne avete, cominciare a socializzare un pochino… All’inizio c’è molto da fare, soprattutto se tutta l’organizzazione della vita di famiglia incombe sulle vostre spalle, per via dell’attività professionale spesso molto densa del vostro coniuge. Ma dopo qualche mese alcune avranno voglia di fare altro, specialmente di continuare ad esercitare un’attività professionale, in particolare chi aspira a un ritorno in Italia.

Se pensate di lavorare sul posto, prima della partenza verificate, per evitare brutte sorprese :

– se la società/organizzazione del vostro partner autorizza il coniuge a esercitare un’attività professionale remunerata nel paese del contratto ;

– se il paese d’accoglienza vi darà facilmente o non del tutto un visto di lavoro, e a quali condizioni (alcuni paesi autorizzano un tetto massimo d’ore a settimana, altri chiedono al futuro datore di lavoro di occuparsi di tutte le formalità amministrative, etc.)

Informarsi

Oggi lo straordinario potere di Internet permette di preparare bene il proprio arrivo grazie alla lettura dei quotidiani del paese d’accoglienza (se ne leggete la lingua, in caso contrario si trovano spesso dei quotidiani o delle riviste in inglese): sarà così più facile comprendere il clima economico, identificare i settori d’impiego, le società conosciute, delle compagnie che potrebbero essere interessate al vostro profilo. Questo lavoro preparatorio vi permette anche di recensire specialmente tutte le entità che vi faranno meglio conoscere il mercato del lavoro, come pure gli organismi/società che vi aiuteranno a proiettarvi in esso (Camere di Commercio, cacciatori di teste, uffici di collocamento, etc.).

Costituirsi una rete

Non fatevi tuttavia troppe illusioni, la maggior parte del tempo sarà la vostra rete che vi fornirà le piste più sicure e interessanti. Quindi prima di partire attivate tutti i contatti possibili e immaginabili: i vostri colleghi/quelli di vostro marito nel paese d’accoglienza se la sua organizzazione/impresa vi è già installata, le associazioni di alunni se avete fatto una scuola che mantiene attiva una rete di ex alunni in tutto il mondo, gli amici di amici, le persone incontrate sui forum, durante le varie riunioni di associazioni locali, etc. Una volta sul posto non trascurate neanche gli organismi e associazioni anglofone, spesso molto attivi.

E una volta arrivate, incontrate il più grande numero di gente di tutti gli orizzonti possibili. Se guardo alla mia esperienza personale e a quale degli amici che ho incontrato in espatrio, mi rendo conto che i piccoli annunci ufficiali forniscono poco impiego. Se per vostra fortuna avete un marito ben introdotto nei circoli economici, sarete più facilmente in contatto con informazioni relative ai posti che si liberano, approfittatene! Per le altre, utilizzate o costituitevi delle reti, dovete approfittare di ogni giorno a disposizione perchè la ricerca di lavoro prende tempo.

Ripensare alla propria vita professionale per gli anni a venire

Un soggiorno all’estero a volte è sinonimo di riconversione professionale. Il fatto di ritrovarsi tagliate fuori dal proprio ambiente di vita abituale e da un’attività professionale regolare porta spesso a un riquestionamento su se stesse e i suoi propri obiettivi a medio/lungo termine. Ho incontrato molte persone per cui l’espatrio è stata un’opportunità per riconvertirsi su un cammino che conveniva loro meglio a questo periodo. Spesso donne che, dopo qualche anno di vita professionale intensa, hanno approfittato del tempo a loro disposizione durante questo soggiorno per scoprire delle attività creative che non avevano mai potuto esplorare. Alcune si sono lanciate nella pittura, nella scultura, nella scrittura. Expatclic ha già pubblicato  numerosi articoli di donne che hanno riorientato la propria carriera approfittando delle opportunità offere dal loro nuovo luogo di vita. Le potenzialità sono vaste, basta avere delle buone idee, del coraggio e la constanza e volontà per lanciarsi.

E’ anche possibile cominciare, riprendere o approfondire degli studi grazie all’e-learning, o in un’università o scuola locale. Questa soluzione, se ci si pensa bene, permette di rinforzare il proprio cv in vista del ritorno. Anche l’opzione dell’apprendimento delle lingue è interessante da esplorare: se residete in un paese angolofono, potete cercare di passare il TEFL (Teaching English as Foreign Language), o altri certificati se si tratta di altre lingue, ottenendo un buon punteggio grazie a una pratica quotidiana.

Nello stesso ordine di idee, perchè non farsi fare un bilancio di competenze proprio prima di partire (se avete parecchi mesi davanti a voi), o anche sul posto, se il servizio è disponibile? Questi mesi/anni d’espatrio vi daranno la possibilità di preparare un possibile riorientamento professionale, di procedere a rimediare ai vostri punti deboli, di dosare le vostre forze, per essere pronte al ritorno, se questa è la soluzione di vostra scelta.

Perchè non un’attività volontaria?

Ma non c’è solo il lavoro retribuito professionale. Se i vostri introiti familiari lo permettono, non dimenticate che potete anche esercitare un’attività di volontariato, che potrete poi mettere in risalto nel vostro curriculum vitae. Oltre a mettere i vostri talenti al servizio del vostro paese d’accoglienza, questa attività vi aiuterà sicuramente a conoscerlo meglio, o comunque da un altro angolo, e vi permetterà di ampliare i vostri orizzonti e di frequentare persone del posto. Forse vi farà anche scoprire dei talenti nascosti che svilupperete in occasione di questo soggiorno !

La cosa più importante è che vi sentiate bene, che non abbiate l’impressione di sprecare la vostra vita con l’espatrio. Perchè il tempo passa e può costituire una grande fonte di angoscia per chi vuole – o sarà costretta a – lavorare al ritorno in Italia. Ritrovare un posto di lavoro se si sono date le dimissioni, ritrovare una posizione di responsabilità e una carriera promettente non sono cose semplici nel clima economico attuale. Attiro anche la vostra attenzione su un altro problema ricorrente, soprattutto in espatrio, quello del divorzio. Quando abbiamo messo da parte la nostra attività professionale per qualche anno (cosa che vale comunque anche in Italia), e arriva la prova del divorzio, è meglio avere una soluzione professionale per poter atterrare nelle migliori condizioni. Questo vale anche per quando si resta vedove.

Detto questo, non dimenticate che le opportunità di incontri diversi, sia che avvengano all’interno della comunità italiana o al di fuori di questa, e di esperienze di ogni tipo, vi apriranno magari delle porte verso realtà a voi sconosciute e vi potranno forse servire nella vostra vita professionale futura. Questo tempo trascorso « tra parentesi », al di fuori del nostro ambiente abituale, è anche un periodo di ritorno a se stesse, ai nostri veri desideri, un momento in cui siamo confrontate a sfide che affronteremo o meno, ma che ci permetteranno di conoscerci meglio. E una migliore conoscenza di noi stesse porta anche a scelte più coscienti, soprattutto in ambito professionale.

Valeriexpat
Tokyo, Giappone
Giugno 2010

Soprattutto non sottovalutate l’importanza di un hobby, di un passatempo che amate, di qualcosa a cui da sempre vi dedicate con gioia e che non avreste mai pensato potesse, un giorno, trasformarsi in un’attività professionale retribuita. Come nel caso di Sara coi suoi vestiti, o di Anne Marie e le sue gorditas. Silviaexpat ci racconta di donne che han trasformato i loro hobby in occupazione…

Avete un hobby che amate, una cosa che fate a tempo perso, ma con passione? Avete sempre desiderato darvi al catering ma non avete mai osato farlo? Le amiche invidiano le vostre collane fatte in casa, ma voi siete troppo timide per venderle? Bene, donne, lanciatevi! Che sia la cucina italiana o una collezione di patchwork di calzette fatte a mano, collane e monili di varia natura o manicure e pedicure, sono tantissime le attività che si possono mettere in piedi in espatrio senza rompersi troppo la testa con licenze e autorizzazioni.

In tanti anni di espatrio infatti, quante ne ho viste! Un’amica austriaca, avvocato, che dopo anni di casalinghitudine a Islamabad ha messo su una… pasticceria! Heidi lavorava per ordinazioni, Sachertorte a tutto spiano, rouladen tirolesi farcite di canditi, ma anche strepitose torte alla frutta o al cioccolato e blackberry, pasticcini insomma, di tutto e di più! Il tutto fatto in casa, con un investimento di media entità per acquistare il pentolame e i macchinari necessari per produrre in grandi quantità ma anche vi assicuro un rientro economico notevole: non c’era espatriato che non si rivolgesse a lei per festicciole private e feste di compleanno!

Un’altra a Skopje, Wong, thailandese, che si è ovviamente data al catering di cucina thai, un successone! Un’amica sudafricana qui in Tanzania che dipinge … qualsiasi cosa le portiate, facendone un pezzo da salotto o da giardino, dipende da cosa le portate appunto!

Un’altra ancora, francese, ha messo su una boutique di vestiti da lei disegnati e prodotti con materiale locale, il famoso tessuto rosso Masai, i kanga delle africane, tessuti molto africani insomma, ma creazioni in stile più europeo. A Khartoum, Eleni, una signora greca, era una parrucchiera ricercatissima tra la comunità di espatriate europee: non che fosse bravissima, per carità, si capiva che tagliava i capelli più per passione che per professione! Ma almeno capiva la capigliatura e i gusti occidentali, ti veniva in casa, parlava in inglese e non costava troppo.

Una giovane italiana qui a Dar ha invece messo su un playgroup per bambini piccolini (1-2 anni) e le loro dada (baby sitter), di modo che siano entrambi ad approfittare dell’esperienza. Il costo infatti non solo copre le spese per le ore passate allegramente dal pupo, ma anche il training che viene offerto alla dada che, a quanto pare, dal corso in poi si trasformerà da nanny timida e apatica a nanny intraprendente, attenta e propositiva.

Insomma, lo avete capito, con un pizzico di organizzazione e d’intraprendenza, tutto può essere trasformato in attività avvincenti e anche lucrative. Io stessa, a Skopje, ogni tanto un bel Tiramisù l’ho prodotto (e venduto!) e mi sarei anche messa a dar lezione di Teoria della Cucina Italiana se non fosse che nel frattempo mi ero messa a fare altre cose. Ma le cose da proporre sono tante, basta essere sicure delle proprie abilità, conoscere o far parte di qualche organizzazione di donne espatriate, ritagliarsi spazio e tempo di modo da non destabilizzare i ritmi familiari (preferire quindi la mattina, se avete figli, almeno sono a scuola. E se non ne avete voi, ricordate che ci sono pur sempre quelli delle vostre potenziali clienti).

Silviaexpat
Dar Es Salaam, Tanzania
Giugno 2010

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