Giuliettaexpat condivide la sua esperienza di application alle università negli Stati Uniti.
Quando mi sono iscritta all’università, fresca del mio diploma di maturità classica e con tutto l’entusiasmo dei miei diciotto anni, ho fatto, con i miei moduli in mano, la coda alla segreteria di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Torino. Sarà stata anche lunga ma dopo qualche ora sono uscita sotto i portici di via Po con in mano il mio libretto rosso, che sanciva il mio nuovo statuto di studentessa universitaria. La scelta per i miei studi post liceo non era stata complicata, avevo le idee chiare e ho solo dovuto convincere i miei genitori del fatto che se anche non studiavo legge o ingegneria, avrei potuto nella vita fare qualcosa (in realtà con il senno di poi non avevano torto a mettermi un po’ i bastoni tra le ruote, ma questo l’ho capito più tardi).
Mi rendo conto adesso, in pieno processo di applications alle università americane, di come per me, studentessa di allora in una Torino di fine anni ’80, tutto fosse più relax rispetto a quello che sta vivendo mia figlia, neo diciassettenne, nella Silicon Valley del 2014.
Lo stress è a livelli incredibili, molto pesa sulle spalle di questi ragazzini, che già dai primi anni di liceo devono dimostrare di essere al top per poter entrare non solo nei migliori college, ma anche in quelli meno quotati. Qui non esiste la legge del c’è posto per tutti e della selezione si farà poi, qui si deve arrivare al liceo già con le idee abbastanza chiare e soprattutto le spalle solide per poter sopportare il grosso livello di stress che il sistema impone. Certo, noi abitiamo anche un angolo di Stati Uniti assolutamente particolare, dove stress e competizione dominano la vita di tutti, ragazzi a scuola e adulti nel mondo del lavoro, il successo è ovunque e di conseguenza la pressione per essere all’altezza presente dappertutto. Le scuole sono ottime e richiedono agli studenti di essere sempre al meglio, la fama di una scuola è legata al successo di chi la frequenta, ai voti migliori che gli studenti ottengono, ai test a livello nazionale, al numero di ammessi nei college migliori di tutti gli States. Non facile seguire il ritmo, non mi soffermo sulle depressioni e i suicidi che purtroppo colorano di nero il quadro di molte scuole, semplicemente nonostante l’attenzione che devo dire è tanta, ci sono ragazzini che non reggono, fa rabbia e non è giusto.
Ma torniamo al processo di ammissione ai college. Dal primo anno di liceo uno studente dovrebbe avere un GPA (grade point average), la media dei propri voti, alto abbastanza per poter immaginare di entrare da qualche parte, il punteggio è su 4. Il GPA di ogni anno è poi raggruppato in un GPA globale, dei primi tre anni di liceo, quelli che appaiono in toto nel dossier di ammissione, da depositare entro dicembre del quarto e ultimo anno, di quest’ultimo i college guarderanno la media dei primi mesi.
Ma ovviamente non ci si ferma al GPA, gli studenti durante l’anno junior di High School, il terzo anno, hanno un esame, che io definisco un po’ come un esame di maturità, o meglio possono scegliere tra due tipi di esame, il SAT e l’ACT.
Il SAT è costituito da tre parti con un punteggio massimo di 2400 punti, 800 per sezione, la media dei punteggi SAT è di 1600, per entrare in un’ottima università un punteggio di almeno 2000 punti rende le notti più tranquille. Le tre parti sono reading, writing e mathematics.
L’ACT (American College Testing), si basa su un punteggio da 1 a 36 ed è costituito da 4 parti: English, mathematics, reading e science reasoning.
Molti college richiedono in aggiunta al test generale degli SAT subject, su singole materie, il punteggio massimo del SAT subject è di 800 punti. Ci sono università che arrivano a richiedere fino a 4 subject, un impegno enorme.
Nel dossier del college si devono poi allegare i risultati conseguiti nei corsi AP advanced placement, che non sono corsi obbligatori per gli studenti liceali, ma caldamente consigliati per chi vuole avere la possibilità di entrare in un buon college. Quasi tutti i licei offrono questo tipo di corsi avanzati, e al momento della valutazione del dossier dello studente l’università prenderà in considerazione il profilo stesso della scuola da cui proviene. Se si è in un liceo che non offre corsi AP o ne offre pochi, sarà normale non averne o averne pochi nel proprio cursus di studi, nel caso invece si provenga da un’high school che offre molti corsi di questo tipo non sarà ben visto il dossier di uno studente, anche bravo, che non si è messo di fronte la sfida di un corso di livello più alto.
Quello che piace molto è vedere studenti che si sono messi in gioco, preferendo strade più difficili con il rischio di abbassare un po’ la media generale, piuttosto che la via facile (tra l’altro per uno studente che uscendo dal cursus americano volesse integrare l’università italiana, il riconoscimento del diploma di High School è automatico se ha passato tre esami Ap, tra i quali quello di italiano).
Questi corsi AP seguiti a scuola vengono valutati durante l’anno dagli insegnanti, ma alla fine hanno un ulteriore esame, a livello nazionale, che dà un punteggio da 1 a 5, uno studente che ottiene voti tra il 4 e il 5 a tutti i suoi Esami AP otterrà un National AP Scholar, altro elemento importante da mettere nel dossier.
Ma non è tutto, questa è solo la parte accademica, ad essa si aggiunge un vero e proprio Curriculum Vitae dello studente con tutti i tipi di attività svolte, dal volontariato al nuoto, dal pianoforte al tutoring, tutto fa per costruire un profilo solido e soprattutto attraente. Perché quello che fa la differenza, oltre ai voti, è proprio il profilo dello studente, l’immagine che si riesce a trasmettere. I college sono chiari, vogliono studenti bravi ma anche profili interessanti, non vogliono avere un gruppo omogeneo, preferiscono le differenze, che renderanno vivace lo scambio e l’insegnamento.
Allo studente è poi richiesto di scrivere uno o più temi per presentarsi, e qui il challenge è enorme, l’essay è estremamente importante, è un po’ la ciliegina sulla torta sulla carta da visita, può fare la differenza.
Nel dossier saranno poi allegate tre lettere di raccomandazione, una del consigliere scolastico che ha seguito lo studente nei suoi anni liceali e due di insegnanti scelti dallo studente tra quelli avuti durante il terzo anno.
Queste lettere serviranno a completare il profilo che viene fuori dai voti, dalle attività extra scolastiche, dagli interessi e da quello che lo studente racconta di sè.
A seconda poi dei college ci saranno pagine e pagine da riempire, sui propri gusti, interessi, e via discorrendo. E in alcuni college è possibile richiedere una interview, anche se non tutti le concedono. Quando è possibile l’occasione è da cogliere al volo, in un colloquio orale si può veramente tirar fuori il meglio di sè e vendersi nel migliore dei modi.
Non è facile districarsi nel sistema e soprattutto gestire lo stress che ne consegue.
Solitamente il lavoro è moltiplicato per un numero abbastanza elevato di college, mia figlia deposita il suo dossier in 14 università.
Conviene sempre avere una lista di università equilibrata dove si pensa di andare, costituita da Università più challenging, (possono corrispondere dal punto di vista accademico, anche se non si è proprio tra i migliori studenti che fanno domanda, ma per le quali il profilo globale dello studente potrebbe fare la differenza, del tipo hai buoni voti ma non buonissimi, ma ci piaci perché ti sei messo in gioco, sei interessante, oppure hai dei voti buoni, ma non ci corrispondi), gruppetto nel proprio target (che corrisponde in pieno dal punto di vista accademico) e delle “safety schools”, dove si è sicuri di avere un buon numero di chance di essere ammessi!
I dossier sono da depositare entro fine anno, fine dicembre, per delle risposte che arriveranno tra marzo e aprile, a meno che si opti per una early application, da depositare prima, con date che possono variare a seconda dei colleges, e con una risposta molto prima, tra fine dicembre e febbraio. Con la early application lo studente si impegna, nel caso fosse ammesso, a non scegliere nessun’altra università, anzi non saprà neanche mai dove poteva entrare visto che dovrà comunicare agli altri college di esser stato preso in quello in cui ha fatto la early application, nel momento in cui riceve la notifica della early decision.
Ci ho messo del tempo a capire, e non sono ancora sicura di avere tutti i tasselli…
Ovviamente per noi che “sgranocchiamo” scuola americana solo da qualche anno, non è stato semplice capire subito il sistema, con il noi intendo noi genitori, perché nostra figlia dopo tre mesi aveva già capito come girava! In qualsiasi modo, benché nel suo liceo il servizio di counseling sia ottimo e i ragazzi siano ben guidati, noi abbiamo preso anche un counselor privato, figure professionali che spopolano dalle nostre parti, il cui mestiere è guidare i ragazzi nelle scelte delle università e aiutarli nelle diverse tappe di preparazione dei complicati dossier, cercando di metterne in evidenza tutto l’evidenziabile.
Tutto questo processo si trascina dietro angosce e paure che affondano le radici già negli anni precedenti all’ultimo anno di liceo, i ragazzi arrivano carichi di stress in questa ultima fase, anche se ormai il grosso dei giochi è fatto. È un sistema che non permette passi falsi e soprattutto estremamente elitista, solo i migliori, brillanti, dotati, andranno avanti. La selezione, che ad un primo sguardo sembrerebbe data dai soldi, visto il prezzo spropositato del cursus di studi in un college americano, anche mediocre, in realtà è fatta da chi ha tenuto duro per anni senza lasciarsi affliggere dal sistema, i resistenti che stringeranno i denti per gli anni successivi all’High School. Molti studenti entrano al college con grosse borse di studio se bravi e sportivi, ma una volta dentro devono continuare a dimostrare di essere bravi e sportivi, e per gli altri bravi ma tagliati fuori dai meccanismi delle borse di studio, sarà comunque ancora una bella lotta.
Fondamentalmente la mia coda alla segreteria di Lettere e Filosofia, in una Torino di fine anni ’80, fosse anche stato un caldo mese di agosto, è stata una gran bella passeggiata rispetto ai mesi di sofferenza e a quelli di attesa del tanto desiderato admitted, ai quali si sottopone la mia diciassettenne nella Silicon Valley del 2014.
Good luck, Federica!
Giulietta Cerruti Sacconey
Palo Alto, California
Novembre 2014