Home > Asia > Kazakhstan > Trasferirsi in Kazakhstan, l’esperienza di Erika
trasferirsi in kazakhtan

Erika (erikina sui forum), socia onoraria di Expatclic, ci racconta quello che ha vissuto nel trasferirsi in Kazakhstan. Una bellissima testimonianza che fa venire voglia di partire e ripartire sempre alla scoperta di nuovi luoghi. Grazie Erika!

 

In generale sono  una persona positiva e quindi una volta deciso di trasferirsi in Kazakhstan le mie energie si sono concentrate sul capire quanto più possibile come dovevo organizzare la partenza e come avrei vissuto qui.

La destinazione d’espatrio non era importante quanto il tenere  insieme la mia famiglia.

trasferirsi in kazakhstanMio marito ha infatti vissuto qui da solo per due anni prima della “grande decisione” di trasferirsi in Kazakhstan, che a tutt’oggi si rivela azzeccatissima.  Non so quanto durerà ma ho deciso che comunque vada sarà per me un’esperienza. E sono felice di essere partita.

Prima di partire, tutto ciò che sapevo sul Kazakhstan era quello che mi raccontava mio marito. Ciò che vedeva coi suoi occhi, che spesso sono i miei. Ogni giorno mi raccontava di luoghi, di persone, di un mondo diverso, e ciò che ho trovato è pressappoco ciò che mi ero immaginata.

A causa dell’indotto che ruota intorno a questa zona (c’è uno dei giacimenti petroliferi più grandi del mondo sotto il Mar Caspio) negli ultimi due anni la zona è  drasticamente cambiata: marciapiedi, strade, negozi, supermercati quasi europei.

Insomma, sono arrivata al momento giusto: sono pochi anni che questa città può considerarsi tale. Dai racconti e dalle foto quasi mi aspettavo un posto peggiore, ostile.

Invece mi sento un po’ a casa, incontro persone disponibili ad aiutarmi e vivo in un posto civile e sicuro (e confrontandomi con altre persone che fanno estero da molti anni devo dire che non è cosa da poco potersi permettere il lusso di camminare per le strade da soli, di uscire, di parlare…).

Le mie ansie prima di trasferirsi in Kazakhstan riguardavano soprattutto l’arrivo. Il primo impatto. Avevo paura che le bimbe non reggessero lo stress e che io non fossi in grado di aiutarle. Mi sono portata colori e pennelli e plastilina da modellare. E giochi, perché si sentissero a casa.

Ho studiato le basi della lingua russa, ho imparato a leggere e scrivere in cirillico e mi sono comprata un’utilissima guida-dizionario.

Mi ero informata sulla città ma non avevo nessun riferimento e questo è stato un grosso disagio perché siamo arrivate col caldo, in una città vuota (di expat) e mi sono dovuta inventare mille cose da fare e da vedere per i primi 15 giorni: non è così scontato muoverti e scoprire luoghi e persone in un paese che non conosci; potevo uscire ma non sapevo dove andare. E’ il mio primo estero e non avevo nessuna persona di riferimento da contattare. Poi il peggio è passato. Ho iniziato a conoscere i luoghi, la gente e il compound dove vivo si è pian piano popolato di famiglie.

 

trasferirsi in kazakhstan

La cosa stupefacente è che questa città è in continuo mutamento. Tutto cambia in modo estremamente repentino. Quando sono arrivata, per esempio, vedevo dalla mia finestra la struttura di un compound gemello. Allora erano delle travi di legno. Oggi sono case di due piani, fatte e (quasi) finite.

E’ impressionante la velocità con cui muta la geografia di questi posti. Quindi gli articoli letti, i racconti delle persone, diventano presto obsoleti e il risultato è positivo: ero preparata al peggio ma non è servito!

La mia ricerca è cominciata naturalmente da Internet. Quando scrivi in Google il nome di un paese, per piccolo e sperduto che sia, ci sarà sempre qualcuno che l’ha visitato e che ci si è trasferito e che è in grado di offrirti un sacco di dettagli sui nuovi luoghi. Io ho iniziato così. E poi c’è YouTube che con i suoi filmati può garantirti una visione più o meno completa del posto che ti interessa.

Con YouTube ho scoperto il ghiaccio e il fango che accompagneranno i miei passi tra pochi mesi. Il caldo che è appena finito. Ho scoperto Expatclic e con questo sito alcune amiche che hanno iniziato a darmi qualche indicazione su questa città. Internet è la fonte migliore cui attingere per ottenere qualunque tipo di informazione, senza ombra di dubbio.

Al mio arrivo sono stata catapultata in un mondo strano e diverso. Forse mia nonna si sentirebbe a suo agio da queste parti: è un paese da dopoguerra. Un paese che inizia a nascere come la nostra bella Italia rinasceva negli anni ’50. E’ un paese che inizia a conoscere il benessere, la globalizzazione, che inizia ad accettare le diversità e che si apre al mondo dopo la chiusura del regime comunista.

trasferirsi in kazakhstanEra quello che mi aspettavo: un paese che cresce e si uniforma al mondo occidentale. Se sia un bene o un male potrebbe essere un nuovo capitolo da analizzare, ma sicuramente è un popolo che si muove pur cercando di  conservare le proprie tradizioni, nonostante l’invasione del consumismo e dei media.

Io non credo di vivere in una delle città più belle. Sento spesso parlare della meravigliosa Almaty, così ricca ed europea, vivace e curata. E di Astana. Ma io vivo ad Atyrau, dove intorno ai grattacieli ci sono case che paiono baracche e palazzine che ti fanno sembrare di essere arrivata a Scampia.

Quando sono approdata qui, a luglio, quasi tutte le famiglie expat erano in vacanza. E mi sono arrangiata come potevo: grandi camminate per scoprire qualche luogo vicino. O lontano. Conosciuto. O non pubblicizzato. E così ho davvero scoperto un mondo nuovo e una piccola fetta di paese che non avrei mai conosciuto se me ne fossi stata chiusa in casa.

Una città che mescola un vortice di sensazioni: l’Europa e l’Asia divisi dall’Ural che delimita due continenti e mesce due differenti culture.

trasferirsi in afghanistanLa grande fortuna è che oggi vivo in un paese sicuro. Dove puoi muoverti, camminare, parlare con chiunque; dove tutti sono sospettosi ma incuriositi e gentili con una donna (e mamma) europea. Dove quasi tutti sono disponibili, nonostante la lingua e le differenze, ad aiutarti a capire e a imparare a vivere luoghi e tempi diversi.

Quando di nuovo rimetterò i piedi sul suolo italiano so che mi sconvolgeranno i visi delle persone. So che mi mancheranno gli occhi a mandorla del popolo kazako. So che i loro sguardi seri e severi che tanto mi hanno spaventato  i primi tempi mi lasceranno un vuoto.

Mi mancheranno i colori, il cielo blu, il caldo e il freddo e anche la sensazione di tristezza e di vuoto che ti attanaglia quando arrivi in un paese che non è il tuo e dove, inevitabilmente, non ti senti a casa.

Mi mancherà il profumo della sera e il cielo stellato e il freddo pungente. E sono certa che gli odori che hanno travolto i miei sensi quando sono arrivata qua farò fatica a trovarli altrove. Ci sono odori che non percepisci finché non li vivi da qualche parte. Anche questo è Kazakhstan.

 

Erika
Atyrau, Kazakhstan
Ottobre 2011
Foto ©Erika

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