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giacarta

Claudiaexpat vive a Giacarta, e in questo articolo vi offre una panoramica di come sono e come funzionano i trasporti nella sua città d’accoglienza.

 

Ultimo aggiornamento: settembre 2017

 

Traffico
Autisti e guida
Taxi
Bajai e ojek
Bus

Cominciamo col traffico a Giacarta: la prima parola di indonesiano che si impara è macet. Vuol dire ingorgo. Di traffico, ovviamente. E’ una parola importante perché il macet è una parte molto viva della quotidianità in questa città. Ho guidato a Khartoum, a Lubango, Brazzaville e Bissau, ho ricalcato le strade di Tegucigalpa e quelle di Lima, per non parlare di quelle di Gerusalemme, ma non mi ero mai sentita così sopraffatta come qui, quando guardo la quantità, immensa, inimmaginabile, di motorette che solcano le strade della capitale indonesiana. Sono talmente tante, ma talmente tante, che non esistono più regole per loro. giacartaAl pari delle biciclette in Olanda che han sempre ragione, le moto qui tagliano regolarmente la strada, invadono le corsie opposte, si infilano nei sensi unici, all’occasione salgono sui marciapiedi, e te le trovi ovunque – davanti, dietro, a sinistra o destra indipendentemente dalla direzione del traffico, e a volte mi aspetto che me ne piombi una anche sul tetto. Questi indomiti guidatori sono abili e anche se i primi tempi ti procurano sei infarti al giorno sfiorandoti la fiancata o spuntandoti davanti mentre meno te l’aspetti, il tamponamento è raro. Però sono grande fonte di stress per chi non ha i nervi saldi. Anche perché per chi, come me, ha sempre guidato a sinistra, tutto questo motorettame si aggiunge all’arduo compito di imparare a essere automobilisti al contrario. Ma questo è il meno, ci si abitua facilmente (esperienza vissuta) e comunque non è nulla comparato agli altri rischi che corri quando ti siedi al volante a Giacarta. Questi includono:

  • La polizia: paradossalmente è uno dei fattori che non mancano mai quando parli di guida qui. Sembra che usino qualsiasi scusa per fermarti e trovino sempre un pretesto valido per multarti – questo include anche il non avere la patente in regola (vedi oltre). Una mia amica, una delle poche coraggiose che ho conosciuto finora con una propria macchina e perennemente al volante, addirittura gira con un portafoglio semivuoto e tiene i soldi in una taschina nascosta nella borsetta, di modo che se la polizia la ferma e vuole perdonarle il torto motorio chiudendo gli occhi davanti a qualche banconota, almeno non la sbanca del tutto! Ad onor del vero, però, devo dire che recentemente io e mio marito siamo stati fermati da un poliziotto che aveva perfettamente ragione in quanto stavamo circolando in un giorno in cui non avremmo proprio potuto farlo (ovviamente non ce n’eravamo resi conto), e che ci ha lasciato andare con un sorriso dopo che abbiamo insistito a morte sul fatto che eravamo spiacenti e non l’avremmo mai più fatto. Quindi alla fine può anche capitare di incontrare poliziotti diversi da quelli che nell’immaginario terrorizzano la maggior parte degli expats.
  • Gli incidenti: finora non ne ho visti, ma so che ci sono, alcuni anche gravi. Con la situazione di traffico che c’è, è ragionevolissimo mettere in conto il fatto di trovarsi coinvolti in questa spiacevole situazione prima o poi. E qui le versioni variano, si va dalle più apocalittiche descrizioni di persone linciate sul posto o derubate di tutti i loro averi, a quelle (che onestamente mi sembrano più realiste) in cui si riesce a mettersi d’accordo in qualche modo – sicuramente non c’è da contare sull’assicurazione. Quando abbiamo chiesto di farne una per la nostra macchina, il rivenditore era molto stupito e ci ha chiesto perché la volevamo. Ad ogni modo, mio marito ha fatto recentemente cadere una moto (che trasportava noodles e wanton) che gli ha tagliato la strada, e non è stato linciato né picchiato. Ha risarcito l’incauto motorettista, e dopo aver pateticamente provato a raccogliere qualche noodle spiaccicato sul selciato, è ripartito con una stretta di mano.
  • La pioggia: guidare a Giacarta è una sfida di per sé, ma lo è ancora di più quando piove. Perché spesso qui la pioggia non è pioggia: son secchiate che si riversano direttamente su auto, moto, pedoni, che allagano interi quartieri. Tutto si blocca e non c’è speranza. Bisogna solo avere pazienza e portarsi qualche passatempo in macchina

Tutto quanto sopra descritto mi porta ad aprire il capitolo autista. Qui l’autista ce l’hanno praticamente tutti, diventa parte integrale della vita a Giacarta. Uno stipendio medio parte dai tre milioni di rupie (200 euro) per una giornata di dieci ore circa, se poi si ha bisogno più a lungo si pagano gli straordinari a parte. Per trovare un autista ci si affida, come per tutto, al passaparola: ci sono liste d’invio, forum e associazioni di espatriati che abbondano di segnalazioni, anche perché con il via vai di espatriati che c’è, si trova sempre qualche ottimo autista che si libera proprio nel momento in cui l’avete bisogno voi. giacartaUn bravo autista non deve solo saper guidare bene e assennatamente, ma conoscere a fondo la città, le sue scorciatoie, e i punti da evitare. Molti autisti parlano inglese, ma non necessariamente. Il loro compito va oltre l’accompagnarvi e aspettarvi ovunque voi vogliate andare, spesso fanno anche piccole commissioni per voi, consegnano pacchi, vanno a comprare qualcosa, e, come tutto il personale in questi paesi, possono diventare degli importanti veicoli tra voi e la cultura del posto. Ovviamente all’autista dovrete fornire (voi o l’ufficio o organizzazione) un’auto, che lui si incarica di tenere pulita e a posto.

Personalmente non ho mai avuto un autista in vita mia e proprio non riesco a vedermi con uno, ma capisco le ragioni di chi ne fa uso:

  • sei più protetta, non devi preoccuparti di incidenti, polizia, e quant’altro
  • risparmi tempo negli spostamenti perché lui conosce la città molto meglio di quanto la conosca tu
  • puoi usare il tempo speso in macchina in modi creativi: leggendo, scrivendo, navigando in internet, parlando al telefono e compagnia. Ho visto auto perfettamente attrezzate con tanto di cuscini comodi, libri sparsi sui sedili, bottiglie d’acqua, per affrontare i lunghi periodi nei macet
  • dai lavoro a una persona

Resto dell’idea che un autista si giustifica se bisogna muoversi molto. Se le uscite sono ridotte o limitate a una sola zona circoscritta, ad esempio, prenderne uno significa avere qualcuno seduto a casa vostra (anche se lo mettete nella zona di servizio) che aspetta che voi lo facciate lavorare. E comunque a Giacarta i taxi sono una cosa fantastica (con un paio di punti neri, vedi oltre).

Se decidete di guidare la vostra auto, dovete avere una patente indonesiana. Potete guidare con la patente internazionale per i primi sei mesi (alcuni dicono tre, non è ben chiaro) da quanto entrate in Indonesia per la prima volta. Ci sono agenti che si incaricano di farvela, in genere la ditta o organizzazione per cui lavorate sa dirigervi nel processo, altrimenti contattatemi che vi do il nome di un agente molto efficiente. La procedura è rapida, ci si incontra con l’agente alla sede centrale della polizia (vi spiegherà esattamente dove si trova), gli si dà il Kitas (carta d’identità indonesiana), il passaporto e la patente originale, e lui si incarica di tutto. Vi chiama giusto per fare la fotografia, e poi vi consegna la vostra patente laminata. Il costo è di circa 850,000 rupie (60 euro).

Mi raccomando NON FATELA SCADERE, perchè potrebbe capitarvi quello che sta succedendo a me, che non ho potuto rinnovarla perchè ero a Singapore in preda al Dengue, e ora non posso riottenere una patente di guida senza prima dare l’esame (teorico – in bahasa ahaahha – e pratico).

La compagnia di taxi che in assoluto va per la maggiore (perché è la migliore) si chiama giacartaBlueBird (https://www.bluebirdgroup.com/). Sono molto efficienti, hanno buone auto, gli autisti sono rispettosi e guidano quasi sempre molto bene, e soprattutto sono comodissimi da localizzare. Potete chiamarli da casa vostra (i numeri sono (021) 79171234/7941234, parlano inglese) o con l’app che potete comodamente scaricare sul vostro telefono o ipad. La prima volta che chiamate, registrano il vostro numero e indirizzo, e alla successiva vi basterà dare il numero di telefono e sapranno già dove venire a prendervi, è molto comodo. Se li chiamate da fuori casa, darete loro il punto in cui vi trovate e loro vi invieranno subito al cellulare un sms con la sigla del taxi che sta per arrivare per voi. Potete anche fermarli per strada alzando la mano. Ce ne sono una quantità infinita, tutta la città è punteggiata da queste auto blu (BlueBird, appunto). Alcuni fan parte del gruppo Bluebird ma appartengono ad altre compagnie, ad esempio i Pusaka, di un blu leggermente più sbiadito (van bene lo stesso). Esistono anche i SilverBird, cioè mercedes di colore grigio scuro, molto più comode, e ovviamente più care (costano circa il doppio di quelli blu). Il taximetro parte da 6,500 rupie (50 centesimi di euro).

Attenzione che molti taxi si sono cammuffati da Bluebird ma non lo sono affatto. Hanno l’auto blu e a prima vista sembrano in tutto e per tutto dei Bluebird, ma non hanno l’adesivo che i veri Bluebird incollano all’interno della portiera (e sono più scalcagnati). Non è che vi succeda nulla se li prendete, ma non avete la garanzia della compagnia a cui fare appello se qualcosa va storto.

Esistono altre compagnie di taxi, ma non so dirvi molto. Non ho ancora incontrato una persona che usasse qualcosa di diverso dal BlueBird. Si vedono circolare taxi bianchi, Express, (direi i più numerosi dopo i BlueBird) e altri giallini (questi più rari), io li ho presi ogni tanto per strada e non ho avuto problemi, tranne che le macchine sono più conciate, a volte puzzolenti.

Tutti i taxi comunque costano pochissimo.

giacartaOra i punti oscuri: innanzitutto non tutti gli autisti conoscono l’intera città a menadito. Può capitare (anzi, capita di frequente), che se date un indirizzo un po’ nascosto, questi proprio non lo sappiano trovare. E’ bene sempre avere dei punti di riferimento da dare, oltre al puro nome della via e il numero civico. Anche così però, ci si può trovare intrappolate su un taxi che non arriva a destinazione e si ostina a non voler chiedere la direzione a nessuno. Purtroppo non c’è granchè da fare per questo, tranne – se si ha la fortuna che il taxista parli inglese, o se si mastica un po’ di Bahasa – insistere perché si fermi e chieda a qualcuno dove andare.

Il discorso della lingua è anche un po’ complicato, a volte voi pensate di pronunciare il nome della vostra destinazione in maniera impeccabile, ma gli autisti non lo capiscono. Io mi sono trovata molto bene da quando scrivo grande e chiaro l’indirizzo di destinazione su un post-it, e glielo porgo appena salgo in taxi (se vi interessa, ho scritto una Finestra su Jakarta raccontando in chiave umoristica cosa succede spesso in taxi…)

La cosa in assoluto più deprimente per quanto riguarda i taxi, però, è che quando piove forte semplicemente non ne trovi. E addirittura chiamandoli con molto anticipo (la stessa BlueBird, che è la migliore compagnia), non hai speranza che appaiano. Tenetene conto, e se potete organizzatevi diversamente. Val la pena in ogni caso non perdere la calma, tanto non cambia niente. Dopo un po’ (e questo po’ può variare, dalla mezz’ora alle due ore) la situazione si sblocca e si va a casa.

I taxi soffrono un po’ a Jakarta da quando si è diffusa l’abitudine del Grab a Car (https://www.grab.com/my/car/), che funziona come ovunque nel mondo, basta scaricare l’app e chiamare un’auto (private) che verrà a raccogliervi nel punto richiesto. Costano la metà dei taxi e sono quindi sempre più usate.

Altri mezzi di trasporto a Jakarta includono i bajai, che sono delle specie di rikshaw a motore, e gli ojek. giacartaI Bajai esistono in colore arancione e blu. I primi fanno un rumore infernale e inquinano da morire, ma recentemente sono stati banditi dalle zone centrali (insomma, sono confinati ai quartieri più poveri, come da copione), quelli blu sono invece più “ecologici” (quantomeno fan meno casino). Però entrambi sono piuttosto cari (costano come se non più dei taxi), e un po’ pericolosi perché in generale guidano come matti, invadendo la corsia in senso opposto o prendendo le curve ad alta velocità. Sono aperti, quindi respirerete tutta l’aria pestilenziale dei gas di scarico delle auto e delle moto intorno a voi. Gli ojek invece sono né più né meno che motorette dotate di autista che vi fan saltare in sella e vi portano a destinazione. In genere forniscono il casco (è vietato girare senza casco, e in ogni caso è sconsigliatissimo). I parcheggi degli ojek hanno tutti un cartello che vi aiuta a indentificarli. La tariffa è variabile e fantasiosa. Sia con gli ojek che coi bajai è sempre bene mettersi d’accordo sul prezzo prima di cominciare la corsa.

In ogni caso, gli Ojek classici sono quasi spariti da quando è arrivata a Jakarta la compagnia Go-Jek (https://www.go-jek.com/), che ha sbaragliato il mercato. I Gojek altro non sono che degli ojek ma che vengono chiamati tramite un’app, e permette dunque di monitorarne l’arrivo. Sono organizzati, hanno un’uniforme, e forniscono delle pratiche retine per proteggere i capelli prima di infilarsi il casco. Ce ne sono tantissimi in tutta la città. La cosa interessante di questa compagnia, è che oltre al servizio di mototaxi, fornisce altri servizi, quali il delivery di cibo che potete ordinare al vostro ristorante preferito, ritiro e consegna di pacchetti, della spesa del vostro supermercato, e vi manda anche a casa chi vi fa un massaggio, pulizia, vi trucca o vi lava la macchina.

Per quanto riguarda invece i bus, ce ne sono tanti e in generale un po’ conciati, ma guidano un po’ come pazzi ed è difficile capire che tragitto fanno. Ho conosciuto un paio di indomiti che li prendono, un’amica perché aveva localizzato il numero esatto che passava da casa sua, ha provato una volta, e ha visto che faceva un tragitto che le conveniva, un altro che a volte ci sale, ci resta su finchè vanno nella direzione che gli conviene, poi scende e prende un taxi. I bus si chiamano Kopaja, ne esistono di vari colori.

C’è infine il Transjakarta, che è un bus che parte dalla centrale dei bus del Block M (che è un mall molto noto qui a Jakarta) e vi porta fino alla parte più nord di Jakarta (è quello che dovete prendere se volete visitare Kota, la città vecchia). Il vantaggio del Transjakarta è che per buona parte del tragitto corre su una corsia riservata, il che vi fa risparmiare tempo. Il biglietto costa all’incirca 20,000 rupie, se non ricordo male (quasi un euro e mezzo) e portatevi un cappotto perché l’aria condizionata a bordo è a livelli criminali.

Al momento non mi viene in mente nient’altro da dirvi a parte invitarvi a non scoraggiarvi di fronte al traffico. In qualche modo ci si abitua, o si impara a farci i conti e organizzarsi di conseguenza.

 

Claudia Landini (Claudiaexpat)
Giacarta, Indonesia
Giugno 2015
Foto di Claudiaexpat

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