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Claudiaexpat si è trasferita a Jakarta, Indonesia, a ottobre 2014 e oggi ci presenta il suo paese d’accoglienza.

Indonesia

 

Vivo in Indonesia da due anni e mezzo, ma a volte ho l’impressione di non aver ancora capito granché di questo luogo. Innanzitutto per onestà devo dirvi che mentre comincio a conoscere abbastanza bene Jakarta, conosco molto poco il resto del paese. E una cosa è certa: Jakarta non è affatto rappresentativa dell’Indonesia, che è un arcipelago vario e variegato, affascinante, diversificato e anche molto inesplorato. Vivere a Jakarta significa avere questo tesoro a portata di mano. In un’ora e poco più di aereo, da qui si raggiungono delle destinazioni da sogno. Ma l’Indonesia non è certo solo il paese delle immersioni, della bella vita a Bali e dei paesaggi mozzafiato. E’ anche un posto che si sta sviluppando molto rapidamente e dando vita a forti contraddizioni, un luogo dove anche il pescatore nel villaggio più remoto ha un account WhatsApp, e dove i giovani in moto ai semafori estraggono subito lo smartphone per non interrompere troppo a lungo il flusso di una comunicazione virtuale che  ha allungato i suoi tentacoli su tutta la popolazione. E’ un paese dove il sorriso e il buonumore delle persone che lo abitano affiora in sacche di assoluta povertà, che costringono gli abitanti a condizioni di vita scioccanti, mentre i privilegiati usano gli elicotteri privati per raggiungere le loro isolette dove passare il week-end. E’ un paese che può indignare, confondere, stimolare e avvilire, tutto insieme. Un’esperienza sicuramente interessante e coinvolgente.

 

Informazioni generali

 

Storia succinta

In passato l’odierna Indonesia era governata da una serie di regni induisti e buddisti. Uno dei famosi e importanti, il regno di Sriwijaya, prosperò durante l’VIII secolo. Fino all’XI secolo fu tutto un susseguirsi di guerre tra gli imperi dell’interno e quelli della costa. Quindi il re Airlangga divise il suo impero all’est dell’isola di Java tra i suoi due figli. Cominciò così un’era che vide i due grandi imperi di Majapahit e Singasari prosperare tra commerci, istruzione e sviluppo delle arti. Tutto questo durò fino a quando, indeboliti da conflitti interni, gli imperi caddero sotto la dominazione dello stato islamico di Demak nel XV secolo.

Il municipio del governo olandese a Jakarta, oggi Museo di Storia di Jakarta

Il municipio del governo olandese a Jakarta, oggi Museo di Storia di Jakarta – Foto @Jean Clauzet

Nel 1512 i commercianti portoghesi arrivarono sulle isole dell’arcipelago e tentarono di monopolizzare le ricche risorse del paese, soprattutto per quanto riguardava le spezie, alcune di queste, come la noce moscata, ancora sconosciute in Europa. La “Guerra delle spezie” si protrasse per tutto il XVII secolo tra varie nazioni europee, fino a quando gli olandesi, attraverso la loro Compagnia delle Indie Orientali, riuscirono a prendere il controllo del commercio. L’Indonesia fu una colonia olandese fino al 1942, quando fu invasa e occupata dal Giappone. Quando questo fu sconfitto dagli alleati, ci fu una proclamazione unilaterale di indipendenza da parte del generale Sukarno, che divenne poi il primo presidente indonesiano. L’Olanda tentò di ristabilire il controllo sull’arcipelago, ma dovette cedere di fronte alla lotta indonesiana e nel 1949 ne accettò l’indipendenza.

Inizialmente venne istituito un sistema democratico e multipartitico, che fu però sostituito nel 1960 da una politica di “democrazia guidata”, nel tentativo di sciogliere le tensioni tra le varie fazioni, e una pletora di gruppi etnici.

Sukarno venne deposto nel 1966 dal generale Suharto, che ne approfittò per “purgare” il paese dai comunisti, e già che c’era, dai cinesi. E’ ancora tabù parlare di questo periodo in Indonesia, durante il quale persero la vita dai 500,000 al milione di persone, e che ha lasciato una profonda ferita in molte famiglie.

Con la scusa che fosse necessario sacrificare la libertà politica per la stabilità e lo sviluppo economico. Suharto regnò con un forte controllo su tutto il sistema politico. Nel 1990 cominciò a manifestarsi il malcontento verso Suharto, e nel 1998 una corruzione sempre più rampante, una crisi economica di grandi proporzioni e il tentativo di sopprimere alcuni leader di partiti di opposizione, portarono a colossali manifestazioni studentesche, seguite da rivolte, che convinsero Suharto a lasciare il potere. Le prime elezioni democratiche si tennero nel 1999.

Geografia succinta

L’Indonesia è un enorme arcipelago di isole vulcaniche, che si estende per 4,800 chilometri lungo l’equatore. Le isole che lo compongono sono più di 17,000, di cui solo 6,000 sono abitate. L’Indonesia possiede parte dell’isola della Nuova Guinea con la Papua Nuova Guinea, e le provincie di Kalimantan dividono l’isola del Borneo con la Malesia e il Brunei.

Sumatra, Sulawesi e Java sono le isole più grandi dell’arcipelago. Jakarta, la capitale, si trova sull’isola di Java.

 

Risaie a Bali

Risaie a Bali

Attrazioni geografiche e punti interessanti da segnalare

L’Indonesia è un paese talmente ricco di attrazioni, che sarebbe davvero impossibile elencarle tutte qui. Ce n’è davvero per tutti i gusti, e se avete l’animo avventuroso e vi piace uscire dai circuiti turistici classici, avete tantissimo da scoprire. Spiagge meravigliose, vulcani, templi, città, piccole e grandi isole, ciascuna con la sua particolarità, e una natura lussureggiante e spesso incontaminata. Qui ci sono i famosi dragoni di Komodo e gli orangotanghi (questi ultimi in via d’estinzione).

Le mete turistiche principali sono ben collegate tra loro, e l’abbondanza di vacanze religiose rende relativamente semplice uscire dalla capitale per visitare il resto del paese.

Clima e temperature

L’Indonesia ha un clima tropicale, umido. Le stagioni si dividono in stagione delle piogge e stagione secca, la prima va grosso modo da ottobre ad aprile. Grazie al fenomeno della niña, però, anche i cicli della pioggia stanno cambiando. Lo scorso anno (2016) la pioggia è arrivata tardi ma non ha smesso di bagnare il paese neanche in quella che tradizionalmente è la stagione secca. Le piogge sono molto abbondanti e causano alluvioni in molte parti del paese.

Le temperature sono abbastanza costanti e nei giorni più caldi possono arrivare a 36° – 38°.

Contesto politico

L’Indonesia è una democrazia costituzionale. Il suo sistema politico si basa su tre branchie, esecutivo, legislativo e giuridico. L’esecutivo è formato dal presidente, dal vice presidente e dal loro gabinetto. Sia il presidente che il vicepresidente vengono eletti con elezioni democratiche per cinque anni. L’attuale presidente è Joko Widodo, detto Jokowi, ex governatore di Jakarta e primo presidente che non proviene dall’élite politica o dall’ambiente militare. Il vice presidente è Yusuf Kalla, attivo in politica da molti anni.

Economia

L’economia dell’Indonesia è cresciuta in maniera piuttosto stabile dal 2000. Questa tendenza, insieme a una diminuzione del debito pubblico e a una gestione fiscale piuttosto prudente, ha attirato molti investitori stranieri. L’Indonesia è ricchissima di risorse naturali (carbone, cacao, caffè, petrolio, oro, gas naturale, olio di palma, gomma, riso), e caratterizzata da una popolazione giovane e dinamica. La relativa stabilità politica recente la rende  un paese attraente e la consolida nel panorama economico asiatico. I principali settori economici sono l’agricoltura, l’industria e i servizi.

Banche, valuta e tasso di cambio

La valuta dell’Indonesia è la rupia indonesiana (IDR).
Il suo tasso di cambio attuale è 14,196 rupie per 1 euro.
Le rupie sono disponibili in banconote da 1,000, 2,000, 5,000, 10,000, 20,000, 50,000, 100,000 e 500,000. Ci sono poi monete da 1,000, 500, 200 e 100 rupie.
Non si usa pagare in altre valute al di fuori della rupia, ma è molto diffuso l’uso delle carte di credito e di debito.

Aprire un conto in banca è piuttosto complicato. Recentemente stanno cercando di alleggerire la burocrazia, e per conti che prevedono di non superare la cifra di 50,000 dollari, è sufficiente presentare il passaporto, mentre per conti più elevati ci vuole ancora il Kitas (che è la famigerata carta d’identità indonesiana).

indonesia4La burocrazia indonesiana è comunque piuttosto pesante e data la sua innata resistenza al cambiamento, è facile che se vi recate a una banca per aprire un conto, insistano per chiedervi una serie di requisiti e documenti che magari sono stati aboliti di recente. In linea di massima dovete comunque avere un contratto di lavoro.

La banca che va per la maggiore tra gli espatriati qui è la BCA, ma ce ne sono molte altre (Standard Chartered, Mandiri, CMBI, Permata, Panin).

Una volta che riuscite ad aprire il conto in banca e ad avere la vostra carta di debito (può essere piuttosto un delirio richiederne una seconda), le cose filano abbastanza lisce. Esiste l’online banking, e attraverso lo sportello del bancomat si possono fare diverse operazioni come pagamenti di biglietti aerei e bonifici.

In genere non si lascia mancia nei ristoranti e nei bar perché il servizio è sempre compreso nel prezzo. Si aspettano invece una mancia i taxisti, i guardiani, e tutte le persone che vi forniscono piccoli servizi quotidiani.

I mass media locali

Non so niente di radio e televisioni locali.
Per quanto riguarda la stampa il Jakarta Post è tra i più letti (https://www.thejakartapost.com/).
Se leggete il Bahasa Indonesia, il Kompas (https://www.kompas.com/) è tra i più diffusi.
Da non perdere il Tempo (https://www.tempo.co/), che pubblica in entrambe le lingue. La sua storia è abbastanza interessante, si tratta di una rivista settimanale che non esita a mettere il dito nelle piaghe del paese, e che per questo è stata, in passato, proibita.

Presenza italiana

Il numero recensito degli italiani residenti in Indonesia è di 600, ma ce ne sono sicuramente molti di più. Il gruppo si divide omogeneamente tra la capitale Jakarta e l’isola di Bali. Il grosso degli italiani a Jakarta è compreso dall’ENI, che ha una forte presenza nel paese, ma ci sono altre imprese, e molto forte è il settore della ristorazione.

C’è un’ambasciata (https://www.ambjakarta.esteri.it) e un Istituto di Cultura (https://www.iicjakarta.esteri.it/).

Formalità

Fino all’inizio di giugno dello scorso anno, gli italiani dovevano richiedere un visto per entrare in Indonesia (pratica che si faceva all’aeroporto in arrivo). Secondo una recente normativa, gli italiani che si recano in Indonesia per turismo e per un periodo inferiore a 30 giorni, sono esenti dal dover richiedere il visto (se hanno un passaporto con una validità di minimo sei mesi nel momento dell’ingresso). Questo è valido solo se si entra da uno dei seguenti aeroporti:

1) Soekarno Hatta, Jakarta
2) Ngurah Rai, Denpasar, Bali
3) Kualanamu, Medan
4) Juanda, Surabaya
5) Hang Nadim, Batam

o porti:

1) Sri Bintan, Tanjung Dinang, Sumatra
2) Sekupang, Batam, Sumatra
3) Batam Center, Batam, Sumatra
4) Tanjung Uban, Bintan, Sumatra

Chi invece si installa in Indonesia per un periodo più lungo, deve ottenere il Kitas, ovvero il documento identificativo rilasciato dalle autorità indonesiane, dopo che hanno stabilito che avete i requisiti per il suo rilascio.

Salute JakartaIl Kitas non viene rilasciato in assenza di un contratto di lavoro. I coniugi a seguito vengono accorpati al dossier del marito o moglie che hanno un lavoro in Indonesia. In questo caso bisogna richiedere un visto d’entrata al consolato indonesiano di Roma (Via Campania 53/55 – 00187 Roma, tel. 06 4200911), o a Milano in un’agenzia visti (io ho usato questa: https://www.projetvisti.it, che ha sede anche in altre città italiane). Tale visto verrà poi convertito in visto di un anno accompagnato dal Kitas. Portate con voi un certificato di matrimonio tradotto in lingua inglese (non è necessaria la certificazione giurata, se dovesse cambiare la regola c’è comunque l’ambasciata che può assistervi).

Il processo per ottenere il Kitas può essere lungo e tortuoso. E’ bene essere assistiti da un addetto visti (tutti gli uffici ne hanno uno). Tra gli espatriati si è diffusa la convinzione che il governo non incoraggi l’entrata di stranieri nel paese, e che quindi centellini i permessi di soggiorno.

Una volta che ottenete il vostro Kitas, non perdetelo e sappiate che vi servirà in più di un’occasione, ad esempio per fare la patente, ma anche per ottenere sconti in hotel e sulle entrate in alcuni musei o festival.

Il Kitas va rinnovato una volta all’anno (anche se recentemente ho sentito di rinnovi di soli sei mesi). Se siete coniuge a seguito, il vostro Kitas scadrà quando scade quello del vostro marito o moglie, indipendentemente da quando l’avete fatto.

Esistono diversi tipi di visto per restare in Indonesia, c’è anche un visto studentesco, o un visto temporaneo di sei mesi. Si fa tutto attraverso l’Ufficio di Immigrazione, normalmente assistiti dall’ufficio o organismo del coniuge che ha il lavoro. Nel caso non rientraste in questa figura, vi consiglio di rivolgervi a quegli agenti che sveltiscono le pratiche amministrative. Non so come rintracciarli, ma se avete bisogno contattatemi che vedo se sono disponibili quelli che hanno assistito noi nelle nostre pratiche.

Norme doganali

Secondo la norma in Indonesia non si può far entrare più di un litro d’alcohol e 200 sigarette (o 25 sigari o 100 grammi di tabacco) a testa. In realtà so di persone che mettono in valigia diverse bottiglie e riescono a farle passare. Non ho mai sentito di problemi nel portare salami, prosciutti e formaggi, mentre può capitare che si impuntino su prodotti a loro sconosciuti. E’ sempre tutto un po’ casuale, l’importante è non infrangere la legge e nel caso vogliate tentare, siate pronte a rinunciare ai vostri prodotti e siate sempre e comunque gentili e sorridenti.

In genere le vostre valigie vengono segnate con una croce in gesso che indica che devono essere ispezionate. All’arrivo bagagli è tutto un cancellare croci…teoricamente se le autorità della dogana non vedono la croce, possono decidere di lasciarvi passare senza controllare. In ogni caso, prima di uscire dovete passare per una macchina a raggi X, ed è discrezione dell’addetto scegliere quale bagaglio controllarvi – a volte scelgono una valigia a caso, altre vi controllano solo il trolley, è sempre un terno al lotto.

Gatto a Jakarta2Portare un animale

Ho scritto un articolo su come ho fatto a portare la mia gatta Grigiotta in Indonesia. Ero molto preoccupata per il discorso della quarantena, ma in realtà le due settimane di cui tanto si parla possono essere accorciate o addirittura evitate pagando una quota superiore.

Per entrare in Indonesia il vostro animale deve avere tutti i documenti in regola (libretto di vaccinazioni aggiornato, certificato antirabbia, dichiarazione del veterinario dal paese di provenienza in formato internazionale) e stabilire in anticipo quanta quarantena farà. Io mi sono trovata benissimo con il pet relocator di cui parlo nell’articolo, ma ce ne sono anche altri.

Popolazione

Ci sono all’incirca 250 milioni di abitanti in Indonesia, ripartiti in oltre 300 gruppi etnici, il più grande è quello giavanese. Del resto Giava è l’isola più popolata, con il 60% della popolazione che ci vive.

Lingua/e parlata/e

La lingua ufficiale in Indonesia è il Bahasa Indonesia (bahasa vuol dire lingua, e qui tutti usano questo termine per indicare la lingua indonesiana, cioè ti chiedono se parli “bahasa”). E’ la lingua “franca” che dovrebbe teoricamente essere parlata da tutti gli abitanti dell’arcipelago. In realtà in Indonesia esistono 583 (circa) lingue e dialetti, e il bahasa è parlato in maniera a volte anche molto diversa da un’isola all’altra.

E’ importante impararlo almeno un po’ perché l’inglese qui è parlato molto poco, e sicuramente non è di utilità nelle interazioni quotidiane nei negozi, sui taxi, etc. Anzi, una delle grandi difficoltà qui a Jakarta è proprio il riuscire a capirsi in determinate situazioni.

Il bahasa non è una lingua difficile se la si vuole imparare a livello superficiale. La difficoltà sta nel fatto che la stragrande maggioranza dei termini non ha alcuna attinenza con le lingue latine e diventa dunque difficile memorizzarli.

Ci sono molti professori di Bahasa che vengono a dar lezione privatamente a casa vostra o al vostro ufficio, e questa sembra la formula più diffusa tra gli espatriati. Se volete fare un corso con altri studenti, non posso che consigliarvi la scuola che ho usato io, la Sib School of Languageshttps://www.sibschool.com/, che ha un pool di professori eccezionali e che si appoggia all’American Club di Jakarta per le sue lezioni.

Religione(i)

L’86% degli indonesiani è di religione musulmana, il resto delle religioni rappresentate sono l’induismo, il cristianesimo e la religione protestante.
Se avete vissuto in paesi islamici in Medio Oriente, sarete stupite dal fatto che qui l’impronta religiosa non è così marcata. Pur occupando un posto molto importante nella vita di tutti i giorni (la preghiera cinque volte al giorno viene osservata con attenzione), gli indonesiani hanno una forma mentale molto più rilassata e aperta. Qui, soprattutto a Jakarta, non si respira fanatismo religioso, e la gente è in generale tollerante e aperta anche ad altri scenari.

Non è così proprio in tutto il paese, ad esempio ad Aceh l’estremismo religioso sta imprimendo un marchio sempre più profondo sulla vita di tutti i giorni, soprattutto sulle donne che si trovano a dover sottostare a regole che limitano ampiamente la loro libertà. E’ sempre bene informarsi prima su come stanno le cose nelle varie provincie, se dovete uscire da Jakarta.

Qui vengono celebrate tutte le feste delle cinque religioni riconosciute, e se cadono di giovedì, spesso si usa dare il venerdì off per fare il lungo ponte e dar così alla gente la possibilità di raggiungere il kampung (villaggio).

Le feste religiose variano a seconda dei calendari di ogni religione, qui trovate le date relative a ogni anno.

La giornata dell’indipendenza indonesiana è il 17 agosto.

 

Foto @Jean Clauzet

Foto @Jean Clauzet

Costumi, aspetti culturali importanti da segnalare

Pur essendo, come dicevo sopra, molto tolleranti, gli indonesiani non concepiscono l’ateismo. La mancanza di religione è per loro un aspetto incomprensibile, e in alcuni casi anche punito per legge (ci sono stati dei casi di indonesiani che si sono trovati a passare del tempo in gattabuia dopo aver dichiarato di non credere in alcun Dio).

Gli indonesiani sono estremamente gentili, sorridenti e amichevoli, e tenteranno di aiutarvi in tutti i modi, ma manterranno sempre la loro discrezione, e si aspettano che voi facciate lo stesso. Le effusioni sono mal viste, così come tutte le manifestazioni fisiche che invadono il loro spazio. Non forzate l’intimità se non sentite che sono disposti ad aprirsi.

In generale sono persone leali e se vi si affezionano lo faranno senza riserve.

La presentazione dell’Indonesia  nella sua totalità è riservata alle socie onorarie di Expatclic. Per diventare socia onoraria clicca qui. Le informazioni contenute nel resto della scheda riguardano la vita pratica a Jakarta: dove abitare, aiuti domestici, installazione di telefono, internet, tv, elettricità, un’attività professionale per il coniuge, scuole, salute, trasporti, sicurezza, negozi, diversione, cultura, buoni indirizzi, associazioni, la città con i bambini, la città con gli animali e link utili.


 

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