Anna ci racconta come ha vissuto parte della sua gravidanza e di com’è stato partorire la sua bimba Penelope a Parigi. Grazie Anna!
Sono arrivata a Parigi incinta di cinque mesi della mia prima figlia, Penelope. Fino ad allora ero stata seguita da una ginecologa di Milano e dall’ospedale Niguarda, in cui avevo fatto Bi-Test e morfologica. Prima di partire, grazie a Expatclic (e in questo caso soprattutto a Cristinaexpat!), avevo trovato una ginecologa italiana che, coincidenza, lavora nell’ospedale che avevo scelto per partorire, il Saint Vincent de Paul.
A Parigi l’abitudine vuole che ci si iscriva ad un ospedale (o clinica privata) non appena si ha il test positivo, e questa scelta la si porterà dietro fino al parto. In genere tutto è rimborsato dalla Sécurité Sociale e dalla Mutuelle, ma è sempre meglio informarsi prima. Io ho avuto la fortuna di avere un’assicurazione privata che copriva ogni genere di spesa (il parto in una struttura pubblica costa sui 5000 euro, degenza compresa).
In Francia le ecografie previste e passate dal sistema sociale sono tre, una per ogni trimestre, e in genere si fanno in ospedale. Si possono anche fare da un ginecologo, ma normalmente le francesi non hanno l’abitudine di farsi seguire privatamente, come invece usa in Italia.
Quando sono arrivata, avevo già fatto non so quante ecografie (almeno una al mese, più quelle in ospedale), ma alla prima visita (privata) dalla ginecologa italiana, niente ecografia, solo una visita, misura della pancia col metro e stop! Erano i primi di ottobre, e soltanto a dicembre ho fatto la prima visita in ospedale, con esame delle urine, misurazione della pressione e del peso. Nessun esame del sangue, io ero positiva a qualsiasi cosa, ma in genere si fanno. Sempre a dicembre, a otto mesi, ho fatto l’ecografia del terzo trimestre in studio. Ai primi di gennaio l’ultima visita in ospedale e, nello stesso periodo, la visita con l’anestesista e la visita dell’ospedale.
Il Saint Vincent de Paul è un ospedale piuttosto vecchio ma abbastanza ben tenuto, ricorda molto il Niguarda. Quando ho partorito la maternità era considerata di alto livello, con tutti i servizi necessari, come terapia intensiva neonatale, per esempio. Piano piano, però, hanno cominciato a dismettere i servizi e, entro la fine del 2011, il SVDP sarà interamente trasferito nel complesso di Porte Royal (di cui fa già parte).
Le stanze sono singole, piuttosto spaziose, ma il bagno e le docce sono in corridoio, in comune. Ogni corridoio ha la sua nursery, è previsto il rooming-in ma solo per chi lo desidera, altrimenti i bimbi restano al nido. In Francia non molte mamme allattano, perciò poche tengono i bimbi sempre con loro in stanza (almeno questa è stata la mia esperienza); io ho allattato e avevo sempre Penelope con me, ma comunque niente mi impediva di lasciarla alle nutrici (ma, quando l’ho fatto, dopo due ore era di nuovo lì da me affamata!).
Ho avuto bisogno una volta del pronto soccorso a causa di un attacco di coliche, un mese prima del parto, e arrivando conoscevano tutto di me, grazie alla famosa cartella contenente tutta la mia storia. Mi hanno tenuta sotto monitoraggio e mi hanno rimandato a casa con degli antispastici.
Un mese esatto dopo, il 19 gennaio, una contrazione mi ha svegliata alle 6.45. Non ne avevo mai avute e l’ho subito riconosciuta. La mia ginecologa mi aveva consigliato di andare in ospedale dopo due ore di contrazioni ogni 10 minuti e così, verso le 9, abbiamo chiamato l’ospedale, che mi ha invitato ad andare.
Non vi racconto tutto nei particolari, ma dopo visita e monitoraggio sembrava tutto procedere velocissimamente e mi avevano consigliato di non allontanarmi assolutamente dall’ospedale, di passeggiare e non mangiare.
Verso l’ora di pranzo, tutto sembrava bloccato e a 3cm sono stata rimandata a casa. Cioè, potevo restare o rientrare, l’ostetrica di turno dalla mattina non sapeva dirmi con certezza se avrei partorito (almeno così diceva…) e quindi, borse alla mano, ho preso l’autobus e sono tornata a casa. Erano le 15… Alle 19 ero di nuovo in ospedale, le contrazioni erano sempre irregolari ma ogni 2-3 minuti e di massima intensità. La stessa ostetrica appena mi vede mi dice che sapeva che sarei tornata… Grazie eh! Questa volta visita veloce (4cm) ma niente monitoraggio e diretta in sala travaglio/parto, dove oltre all’ostetrica (un’altra) c’è anche un’infermiera.
Mi fanno spogliare ed indossare il camice e subito vengo bloccata al letto con flebo, pressione, battito fetale e epidurale. L’anestesista è arrivata quasi subito e mi ha bucato la schiena. L’analgesia non faceva effetto ma l’ostetrica mi ha spronato più volte a richiederne nuove dosi (ho una forte scoliosi e non prendeva bene), tant’è che ho perso il conto di quante ne ho avute…
Il mio travaglio è stato lungo, a 7cm tutto si è bloccato e mi sono state rotte le acque manualmente, a 10cm (raggiunti in un attimo dopo la rottura delle acque, al che mi chiedo se non potessero rompermele prima…) sono stata lasciata un’ora su un fianco per far posizionare la bambina, e poi, già in posizione ginecologica pronta per spingere, l’ostetrica è dovuta scappare per un’emergenza e io sono rimasta così un’altra ora.
Finalmente il momento delle spinte, il dolore era continuo e non riconoscevo le contrazioni, dopo mezz’ora di spinte è stato chiamato il medico con gli strumenti ma fortunatamente se ne è rimasto a guardare mentre l’ostetrica con le mani tirava fuori Penelope e l’infermiera mi montava sulla pancia…
Alle 5.40 del 20 gennaio 2010 è nata mia figlia, il papà ha tagliato il cordone e lei è stata posata su di me. Subito dopo è stata portata via per le misurazioni e il bagnetto e io ho subito un dolorosissimo e lunghissimo secondamento. Verso le 10 finalmente ci hanno accompagnate in camera e lì siamo rimaste tre giorni. Mi hanno aiutato con l’avviamento dell’allattamento e sono stati tutti molto dolci e gentili.
Quando racconto al mio parto molti mi dicono che era da cesareo, ma io non ho mai avuto paura perché tutto il personale mi ha sempre ispirato una grande fiducia. L’ostetrica è stata di una dolcezza unica e spesso ripenso a quella ragazzina che mi ha aiutata a mettere al mondo la mia Penelope… Che lavoro straordinario! E’ questo che ricorderò sempre del St Vincent de Paul: il posto in cui delle persone incredibili mi hanno fanno conoscere mia figlia.
Altro
La registrazione di Penelope all’anagrafe francese è stata fatta da un’impiegata dell’ospedale, a cui avevo consegnato i documenti necessari. Il giorno dopo mi ha rilasciato l’atto di nascita in modello plurilingue per l’iscrizione all’anagrafe italiana, che abbiamo fatto qualche tempo dopo. Penelope è iscritta all’AIRE e all’anagrafe del mio ultimo comune di residenza in Italia.
Per le spese, l’amministrazione mi aveva dato un preventivo che ho presentato alla mia assicurazione. In questo modo, l’ospedale si è rivalso direttamente su di loro.
Alla dimissione vengono fatte delle prescrizioni mediche, tra cui quella per la visita dei 40 giorni (che io ho fatto in ospedale ma dalla mia ginecologa) e quella per la rééducation périnéale (rieducazione del perineo), che ho fatto presso una sage femme libérale (ostetrica) scelta da me e che consiste in una serie di incontri che aiutano a ritonificare tutto il muscolo perineale (non è obbligatoria ma gratuita!).
Tutte le mamme iscritte alle Sécu ricevono la visita di una puericultrice, ma se non si è iscritte basta chiamare per averla. Vengono per aiutare su qualsiasi cosa, allattamento, sicurezza, bagnetto, consigli vari… E noi possiamo andare alla PMI (Protection Maternelle et Infantile) dove vari specialisti (tra cui pediatri) sono a disposizione per ogni tipo di esigenza mamma/bambino.