Barbaraexpat ci racconta di come ha scelto di restare nella sua cittadina natale e passare il coronavirus in famiglia.
Dopo 27 anni di vita in Australia ho deciso di prendermi una pausa europea. Un periodo in cui poter assaporare tutte le gioie di vivere vicino a chi amo, sommersa da storia, tradizioni e cultura, gironzolando di paese in paese semplicemente saltando su un treno!
Sono arrivata in Italia la vigilia di Natale, con tanti piani ma anche tanti momenti vuoti, da riempire con scelte impulsive e spontanee, lasciate al caso.
Dopo una parentesi di spagnola, il 26 febbraio ho varcato la frontiera italiana.
Qualche giorno prima mio marito, da Melbourne, mi aveva annunciato che l’Italia era stata presa d’assalto dal coronavirus. Abbiamo riso insieme all’idea che sarei arrivata e avrei trovato un paesaggio da “The Road” e ho deciso che si trattava di una delle solite notizie allarmiste da non prendere troppo sul serio. Ma arrivata a Marsiglia ho visto che il mio treno, diretto a Milano, era stato cancellato. Ovviamente si trattava di una coincidenza, ma ho provato un leggero senso di inquietudine, guardandomi intorno nell’affollata stazione mi sono chiesta: devo preoccuparmi?
Quelle immagini sono riamaste fisse nella mia mente: io che rido spensierata nella mia stanzetta a Girona, io invasa da una strana sensazione di disagio alla stazione di Marsiglia.
Sono arrivata a casa dei miei, la casa in cui sono cresciuta, in una cittadina ligure di confine, nel tardo pomeriggio. Da anni non passavo marzo in Liguria, con i miei. C’erano compleanni da festeggiare, amici da vedere, aperitivi e pizze, piccoli viaggi nelle regioni confinanti e poi l’arrivo delle mie ragazze, il 2 aprile. Una data importante nel mio diario, il giorno in cui le avrei riabbracciate, dopo mesi di lontananza.
Il 2 marzo abbiamo festeggiato il compleanno di mia mamma e poi le cose sono precipitate.
Dopo un primo momento di confusione e smarrimento, ho deciso che dovevo scegliere se restare o tornare in Australia.
Come sapete essere lontane dai nostri cari nei momenti di crisi e bisogno è uno dei grandi dilemmi che noi espatriate viviamo quotidianamente. Capirete dunque che per me la scelta è stata facile, per una volta avevo la possibilità di vivere un momento difficile con la mia famiglia, offrendo aiuto e supporto ma anche, egoisticamente, sollevando i miei sensi di colpa e ovvie preoccupazioni.
Sono rimasta e sono ancora qui!
Ho lasciato questa casa a 20 anni, con uno zaino pieno di sogni e la leggerezza tipica dell’età. Prima tappa Parigi. Il destino ci ha messo lo zampino e, senza farmi troppe domande, sono finita in Australia. Non avrei mai immaginato che sarei tornata a vivere qui, a tempo indeterminato, 35 anni dopo.
Non so se capita anche a voi, ma ogni volta che torno dai miei riprendo il mio ruolo di figlia, mi sembra quasi di tornare indietro a quegli anni difficili dell’adolescenza. Ricasco in quelle dinamiche famigliari che non sempre sono salutari e perdo un po’ della mia sicurezza ed indipendenza. Mi sono resa conto che se volevo davvero essere d’aiuto e vivere al meglio questa esperienza dovevo modificare questo ruolo, almeno in parte, e gestire le emozioni senza venirne sopraffatta.
Paradossalmente sono stata aiutata proprio dallo stato di obbligatorietà di questa situazione surreale. Una volta accettato che non potevo, né volevo, cambiare la mia posizione, mi sono rilassata e sono cresciuta!
La casa è grande e ho uno spazio tutto mio. Mia mamma, che di solito si lascia prendere dall’ansia e, diciamolo chiaro, dal panico, è allegra e tranquilla. Mi piace pensare che avermi qui la rassicuri, come rassicura me. Questo aiuta sicuramente mio papà, che non deve preoccuparsi di tenere in alto il morale e può abbandonarsi ai suoi momenti di irritabilità 🙂
Dopo un periodo di assestamento ora abbiamo trovato un equilibrio. Abbiamo ristabilito i ruoli e riconosciuto che pur restando “figlia” sono una donna adulta e responsabile. Posso rendermi utile facendo cose che potrebbero tranquillamente fare loro, ma per una volta io sono qui e posso farlo io.
La distanza è sempre stata parte della mia relazione con i miei genitori. E quando osservo da vicino la mia quarantena non posso che essere grata per avere avuto questa opportunità di scelta. Nonostante la sofferenza che vedo intorno a me e il dolore della separazione da mio marito e figlie, cerco di godermi ogni attimo di questa pausa inaspettata, di questo coronavirus in famiglia.