In equipe abbiamo accolto una nuova entry: la bimba di Deborahexpat! In questo appassionante articolo, Deborah, che ha partorito all’UniversitätsSpital di Zurigo, condivide la sua emozionante esperienza.
31 dicembre 2016, ultimo giorno dell’anno, tutti presi da preparativi per il cenone: capelli, mani, unghie, depilazione, cotechino, lenticchie, spumante, mi metto il vestito nero o quello con fantasie argentate? Gonna corta o pantalone…?
Ecco, anche io, in un certo senso sono impegnata in preparativi. Ma non per il cenone dell’ultimo dell’anno, bensì per la nascita della mia primogenita. Sono già 4 giorni che ho le contrazioni: iniziate come “crampetti” sono andate via via intensificandosi in intensità. Sono contrazioni basse ed irregolari, e sono abbastanza sicura di non essere pronta al parto. Ma sono comunque forti, tanto che non riesco a dormire stesa e sono un paio di notti che dormo seduta su una poltrona.
E’ la notte tra il 30 e il 31 dicembre
I dolori mi si sono intensificati e le contrazioni sono diventate forti a livello lombare. Non riesco nemmeno a stare seduta. Non c’è massaggio o bagno caldo che mi facciano stare meglio (mio marito è un sant’uomo), così alle 5:00 del mattino del 31 dicembre mio marito chiama l’ospedale dicendo che andiamo là per un controllo. Non avendo contrazioni regolari, il mio scopo nell’andare in ospedale è quello di farmi dare degli antidolorifici per il dolore alla schiena che non riesco più a reggere per poi tornare a casa ed aspettare il momento giusto…quello che non so, è che il momento giusto è già alle porte!
Scoprirò solo dopo che i dolori a livello lombare erano contrazioni e che erano un’indicazione del fatto che mi stavo avvicinando al parto. Ho una soglia del dolore alta, quindi anche le contrazioni riesco a reggerle abbastanza bene, tanto che quando sono arrivata in ospedale le ostetriche si sono prese i loro tempi, tutti sono calmi; anche perché dal monitoraggio le mie contrazioni continuano ad essere irregolari. Ma al momento dell’ispezione interna il verdetto è stato chiaro (più o meno..nessuno ci crede e mi ispezionano “per sicurezza” in tre): dilatazione di 8 cm e si sentono i capelli della bimba!
E’ ora! Ma io non ho nemmeno preso la mia “borsa dell’ospedale” con me…. Pazienza!
Sono le 7:00 del mattino
Mi spostano in quella che sarà per le prossime 9 ore la mia sala travaglio. Essendo le 7:00 del mattino, c’è anche il cambio turno, quindi ostetriche “fresche”, il che non mi dispiace affatto. Devo dire che sono state molto gentili anche le ostetriche del turno precedente: tutte sorridenti ed incredule sul mio stato dal momento che secondo loro sembravo rilassata per essere ormai dilatata di 8 cm.
La bambina però è ancora “alta”, bisogna farla scendere. Quindi devo combattere la mia stanchezza (sono più di 24 ore che non dormo) e devo rimanere in piedi e dondolare il bacino. La stanza in cui mi trovo non ha la piscina, purtroppo; le due camere con piscina sono già impegnate. Peccato, mi sarebbe piaciuto molto poter partorire in acqua…o per lo meno provarci. Sì, perché la mia idea è quella di provare senza epidurale; del resto, fino ad ora sopporto bene le contrazioni e quindi sono convinta di potercela fare. Quindi le mie opzioni al momento sono: lettino, poltrona, palla, sgabello.
Mi vengono offerti succo di frutta e acqua, mentre il mio maritino mi guarda stando seduto comodamente sulla poltrona e mangiandosi dei biscotti portati da casa. Lui sì che ci ha visto bene e si è portato il suo zaino con dentro l’occorrente per stare ore in ospedale. Io devo fare pipì. L’ostetrica mi indica una tenda. Nonostante siamo a Zurigo, la camera in cui mi trovo non ha un vero e proprio bagno, ma il gabinetto è nascosto dietro una tenda…. Il gabinetto dietro una tenda??? Siamo nel 2016 (quasi 2017) e non c’è nemmeno un bagno con muri e porta? L’ostetrica, quasi per scusarsi, mi dice che presto inizieranno i lavori di rinnovo del reparto… Vabbè…
I sensori legati attorno al mio pancione dicono che la mia piccola sta molto bene
…ma dalle ispezioni interne risulta che è scesa male ed è incastrata nel bacino in una posizione scorretta. Bisogna quindi cercare di farla “scastrare” per poi farla riscendere in modo corretto. Le ostetriche, gentilissime, mi indicano due posizioni: una da tenere quando ho la contrazione e una quando la contrazione è passata. Ok, sono pronta, facciamolooooooo…..oddio…ma fa malissimo!!!
Non ce la faccio, ho bisogno di star seduta per smaltire le contrazioni, non in posizioni strambe… Chiedo un antidolorifico. Mi offrono l’”happy gas” e mi dicono di inspirare profondamente appena sento che una contrazione sta arrivando e di farlo per almeno 6 volte per poter iniziare a sentire gli effetti. Gli effetti io li sento, sì, ma alla testa! Questo gas mi rende ancora più confusa e mi fa girar la testa, ma i dolori alla pancia sono ancora tutti lì….
Chiedo per piacere qualcos’altro (lo so che ci sono altre possibilità, me lo hanno detto durante il corso preparto), ma loro mi dicono di continuare con il gas e che probabilmente non aveva funzionato perché non respiravo bene. Really??? Non sono proprio convinta di questo… Anzi, mi offrono anche delle mini palline omeopatiche che dovrebbero aiutare la bimba a scendere. No, marito mio, non ce la posso fare, se tutto quello che mi offrono è del gas….ho bisogno di qualcosa di più forte! Ho una soglia del dolore alta, ma forse non così alta.
Cambio di programma: chiediamo l’epidurale!
Ma l’anestesista è impegnata in un’urgenza e dobbiamo aspettare (felice di non essere io un’urgenza!). Dopo un po’ di tempo (30 minuti, un’ora, due ore??? Non ne ho idea) arriva l’anestesista, una ragazza più giovane di me, sorridente e matta da legare! Mi fa ridere un sacco nonostante i dolori. Ve ne dico solo una: per descrivermi come devo incurvare la schiena durante l’inserzione del catetere, mi dice di mettermi a “gipfeli” (“gipfeli” è il nome con cui gli svizzeri indicano il croissant).
Bene, catetere inserito e l’anestesia inizia a fare effetto, tanto che non riesco più a capire quando mi arrivano le contrazioni. Spero me lo diranno loro quando è ora di spingere! Adesso è il momento di provare a posizionare per bene la mia piccolina. Come prima mossa, mi metto a gattoni e loro mi danno delle pacchette sulle chiappe. Questo dovrebbe sbloccare la piccola dal mio bacino. Come step successivo, mi mettono un lenzuolo sotto la schiena a livello della pancia e salgono in piedi sul lettino, una da una parte e una dall’altra e alla contrazione, iniziano a scuotermi tirando verso l’alto i lembi del lenzuolo. Ahahahaha, io rido come una matta! Dolori non ne sento e tutto questo teatrino mi fa sorridere un sacco. Persino il marito è stato ingaggiato per dare il cambio prima ad una e poi all’altra ostetrica. Dopo un po’, le due poverelle, stremate, rinunciano a continuare…la mia bimba non ne vuole sapere di muoversi. Quindi con un’espressione tristissima in faccia e a mezza voce, una delle due ostetriche si avvicina e mi dice che le hanno provate tutte…(oddio, cosa sta succedendo??) ma purtroppo….(oh mamma, la mia bimba non sta bene…)…bisogna ricorrere al cesareo. Aaaaaaaaaaaaahh, tutto qui?? Mi ha fatto prendere un colpo!
Quindi bisogna aspettare che uno dei due team che operano nella sala operatoria si liberi
Ci sono urgenze e io non sono un’urgenza, per fortuna. La piccola sta ancora benone nella pancia della mamma. Lo so, il cesareo può essere “traumatico” per una donna e devo dire che anche per me non è stato facile accettarlo, ma avevo già soppesato la possibilità di farne uno, perché la piccola fino all’inizio del nono mese era in posizione podalica. Quindi quando l’ostetrica mi ha detto che dovevamo ricorrere al cesareo, non mi sono “sconvolta” più di tanto.
Intanto arrivano le 14:00, altro cambio turno
Il marito seduto in poltrona a mangiarsi degli altri biscotti (poveraccio, sta andando avanti a biscotti e acqua). Saluto le due ostetriche che mi hanno ribaltata come un calzino nel tentativo di posizionare bene la piccola e accolgo le due che mi accompagneranno fino alla fine della mia lunga giornata. Una delle due non parla molto, ma mi fa dei mega sorrisoni, mi accarezza spesso e mi stringe la mano…mi fa sentir bene. Mentre aspettiamo, mio marito (tra un biscotto e l’altro) mi fa foto e anche dei piccoli video…ah, la tecnologia ti permette di avere un sacco di ricordi della tua vita, anche di quei momenti che si dice “non si dimenticano mai”….ma con tutta l’anestesia che ho in corpo, forse qualcosa non me lo ricorderò proprio chiaramente! Ma anche io l’ho immortalato vestito in verde, pronto per accompagnarmi in sala operatoria e finalmente conoscere la nostra piccola.
Sono le 17:00
Finalmente la sala operatoria è libera e vengo portata in questa stanza freddissima….uh mamma, ma come fate a lavorare qua dentro?? Io ho un sacco di brividi, ma forse è anche colpa dell’anestesia. Mi mettono una sorta di sacchetto su braccia e petto e lo riempiono di aria calda: meglio, ma ho ancora un sacco di brividi…sbatto talmente forte i denti che ho paura di scheggiarli. Il team è formato tutto da donne, donne sorridenti e che mi infondono tranquillità e sicurezza e ovviamente accanto a me il mio maritino e l’ostetrica dai sorrisoni riscaldanti. Pronti via, si parte!!
Ore 17:22
…si sente piangere: è nata! Anja è nata! E anche io piango (sto piangendo anche adesso mentre scrivo), che emozione enorme sentire la sua voce. Fino adesso era stata calci e pugni nella pancia e un profilo bianco su carta nera. Non la vedo subito, prima la portano a scaldare e a fare un piccolo controllo. Mio marito va con loro. Tornano e me la mettono sul petto, mentre continuano a cucirmi il taglio…mamma mia, non riesco nemmeno a vederla con le lacrime che mi riempiono gli occhi, ma la sento. E mio marito accanto a me emozionato anche lui, mentre mi stringe la mano e accarezza la bambina. La nostra bambina!
Finito tutto, mi riportano nella stanza dove ho fatto il travaglio. Ci starò per un’oretta mentre cerco di attaccare al seno la piccolina…che strana cosa. Mi chiedono anche se la cena la voglio qua o me la portano su….qua, qua, per piacere, non ci vedo più dalla fame…ho bisogno di dare un po’ di carburante al mio corpo. Anche il giorno prima non avevo mangiato nulla perché avevo nausea a causa delle contrazioni. Il menù è una roba “alla tedesca”, una sorta di insalata russa con carne in gelatina…in altre occasioni non l’avrei mangiata, ma ho una fame che mangerei anche una scatoletta del gatto! Nel frattempo, mio marito è andato a casa a prendere la mia “borsa dell’ospedale” e a mangiare qualcosina (diversa dai biscotti).
E’ arrivato il tempo di pesare, misurare e vestire la bambina, mentre io vengo portata alla mia camera.
Sono sola in camera, non ci sono altre degenti
Meglio! E che bella vista che ho su Zurigo, wow! E’ il 31 dicembre e ogni tanto si vedono fuochi d’artificio “preparatori” alla mezzanotte. Mi riportano la bambina e poco dopo arriva anche mio marito (stanchissimo!!). Stiamo tutti e tre insieme per un’oretta e poi gli dico di andarsene a casa a riposarsi, se lo merita. Ci saremmo visti il giorno dopo. Avremmo potuto avere una camera “famiglia”, ma si doveva pagare un’extra e non ci pareva il caso (le spese del parto e della degenza sono state coperte interamente dall’assicurazione sanitaria, così come le visite inerenti alla gravidanza). Anche le nonne verranno il giorno dopo a conoscere la nipotina, perché ormai gli orari delle visite sono terminati. Nei giorni successivi avrò in camera una ragazza che ha avuto parto con cesareo anche lei, ma che ha tantissimo male e si lamenta molto (poveraccia). Subito a fianco della nostra camera, c’è la stanza dove vengono cambiati e controllati i bambini…sembra uno scannatoio, escono di quelle urla da quella stanza!
Le infermiere del reparto sono tutte molto carine, disponibili e presenti a qualsiasi ora e per tutti i 5 giorni di degenza mi sono trovata molto bene con tutte loro. Unico neo, hanno tutte la loro teoria e quindi da una mi sento dire bianco e dall’altra nero…e come al solito, noi neo-genitori dobbiamo abbracciare la teoria che riteniamo più opportuna e sperare che sia quella giusta….se ce ne è una giusta! Altro difettuccio, pur essendo un’ospedale universitario, mi è capitato di avere a che fare a volte con persone che parlano poco o niente l’inglese e questo la trovo una mancanza per una città come Zurigo.
E’ mezzanotte
Vengo svegliata dai fuochi d’artificio che sono sparati in cielo da ogni angolo di Zurigo e che vedo attraverso la finestra dal mio letto d’ospedale. Che bello spettacolo, chi avrebbe mai immaginato di passare un ultimo dell’anno così?? Anja è nella culla di fianco a me. Siamo illuminate solo dalla fievole luce della abat-jour. Cerco di capire se respira guardandole se il petto va su e giù…non mi sembra…le tocco una manina…non si muove…oh, Anja, ma sei viva?? La scuoto. Lei strilla (incazzata)… welcome to the parent’s world!
Deborahexpat (Deborah Patroncini)
Telford, Regno Unito
Aprile 2017