Home > Europa > Germania > Quando a espatriare è lei

Ringraziamo Evelina, un’italiana che da nove mesi si è trasferita a Monaco di Baviera, per questo interessante articolo. Evelina ha trovato il contratto di lavoro in Germania e suo marito e suo figlio l’hanno seguita. Una situazione sicuramente non comune nel quadro dell’espatrio italiano, sulla quale questo articolo ci porta a riflettere: cosa succede quando a espatriare è lei?

 

Mi chiamo Evelina, ho 36 anni e seguo Expatclic da qualche tempo. Ho notato che la stragrande maggioranza delle donne che frequentano questo sito (e non solo), si trasferisce all’estero al seguito del marito, magari mandato in un altro paese dalla propria ditta o azienda.

Queste donne coraggiose e avventuriere, decidono di mollare tutto quello che avevano in Italia, compreso a volte un lavoro interessante, per seguire il proprio compagno in paesi dei quali spesso non sanno nulla e dove sia loro che i loro bambini, saranno costretti a riorganizzare tutta la propria vita, le abitudini, le attività.

Ho conosciuto donne expat in Italia, che a casa loro avevano lavori gratificanti e ben pagati, ma che hanno scelto consapevolmente di licenziarsi e andare all’estero a gestire la casa e la famiglia, mentre il compagno è in ufficio. Le expatriates di questo tipo ricostruiscono un’intera vita altrove, con pazienza e fatica, e poi di colpo dopo qualche tempo, devono mollare tutto di nuovo per ripartire completamente da zero in un altro paese, rinunciando a quanto fino a quel momento ottenuto. Confesso che le ho sempre ammirate segretamente per la flessibilità, lo spirito di adattamento e anche le enormi capacità manageriali, indispensabili per gestire situazioni del genere.

expatriatesIl mio caso è diverso, direi al contrario: io sono expatriate per avere trovato un lavoro all’estero e mio marito mi ha seguito! Abbiamo anche un bambino, che al momento ha quasi cinque anni. Sono italiana (ma mezza tedesca) e sono nata e cresciuta in Italia. Prima di trasferirmi a Monaco di Baviera, dove appunto ora lavoro come assistente di direzione, avevo per anni coltivato il sogno di andare ad abitare all’estero. Per cambiare vita, per mettermi alla prova e anche per dare a me e alla mia famiglia un futuro migliore di quello che avremmo avuto in un paese in crisi come l’Italia. Inoltre ci tenevo molto a vedere riconosciute le mie capacità professionali e a mettere davvero a frutto i miei talenti, cosa che purtroppo in Italia non mi sembrava possibile, a causa della mentalità spesso antimeritocratica.

La ricerca di un lavoro all’estero non è stata né semplice, né veloce, anzi ha richiesto per anni tenacia, ostinazione, insistenza e coraggio. Ho attraversato parecchi momenti di scoraggiamento, dove avrei voluto lasciar perdere tutto e semplicemente rimanere dov’ero; ma poi l’insoddisfazione era talmente forte e il desiderio di partire così pressante, che ricominciavo con la mia ricerca e guardavo di nuovo con speranza all’idea di un trasferimento all’estero. Mio marito mi ha sempre sostenuta, incoraggiata e fatto forza nei momenti peggiori; non si è mai tirato indietro, nemmeno davanti all’idea che io sarei stata quella che avrebbe avuto un lavoro e lui avrebbe dovuto inizialmente adattarsi alla situazione.

expatriatesUna sera di un anno fa finalmente la svolta: ho visto su Internet un annuncio di lavoro per un’organizzazione internazionale a Monaco, la città d’origine di una parte della mia famiglia. Non avevo mai pensato a trasferirmi in Germania; per qualche motivo, l’avevo esclusa e orientavo la mia ricerca su altri paesi. “Ma perché non provare?” mi sono detta. Ho preparato il mio CV, l’ho mandato, ho sostenuto due colloqui e… nel giro di tre mesi avevo il contratto!

Non potevo credere di avercela fatta, dopo così tanti tentativi andati a vuoto. Ero veramente entusiasta e convinta di partire, anche se allo stesso tempo ero terrorizzata e mi domandavo se non stessi facendo il classico passo più lungo della gamba! Non ho mai avuto ripensamenti ma paure e dubbi in abbondanza. Eppure alla fine eccomi qua, da nove mesi. Certo, molte cose mi hanno facilitato la vita in questo trasloco: il fatto di conoscere già in parte la città e la lingua, di avere già un lavoro sicuro, di avere alcuni parenti qui che mi hanno dato una mano all’inizio con le cose pratiche. Ma dal punto di vista emotivo ho dovuto affrontare tutto da sola, compresi il senso di nostalgia e di smarrimento o i timori rispetto al nuovo ambiente professionale e ai colleghi.

Finora posso dire di essere appagata dalla scelta fatta, nonostante, come tutti gli espatri, comporti anche fatica, sacrificio e rinunce. Però non mancano le soddisfazioni, le gratificazioni, le novità e ovviamente l’avventura. La vita a Monaco di Baviera è senz’altro qualitativamente ottima. Abitarci con una famiglia è l’ideale: Monaco è una città sicura, tranquilla, verdissima, ordinata, organizzata, efficiente, pulita, dove i servizi funzionano in maniera eccellente e impeccabile. Ci sono mille occasioni per conoscere gente, divertirsi, coltivare i propri interessi.

expatriatesInoltre sarei davvero curiosa di sapere quante donne hanno fatto una scelta simile alla mia. Quante hanno ribaltato i canoni comuni, che vogliono necessariamente la moglie al seguito del marito e non viceversa? Quante si sono dette: “Ma sì, parto io!” e hanno avuto un compagno che ha accettato questa sorta di scambio di ruoli? Quante hanno accettato i rischi che una scelta anticonvenzionale comporta? Sospetto che non siano molte ed io stessa non ne ho mai conosciuta nessuna, a parte me!

Quali possono essere le ragioni? Forse si tratta di un automatismo biologico, storico e sociale per cui il marito di solito va “nel mondo a procacciare il cibo” e la moglie resta a casa ad accudire la prole? Forse la maggior parte delle coppie non s’interroga neppure se sia il caso di invertire i ruoli, ma semplicemente fa quello che da sempre si fa e tutti fanno? Oppure è giusto che sia così ed è invece contro natura, per così dire, che sia la donna a partire? Magari ci sono donne sposate che hanno ricevuto offerte per andare a lavorare all’estero, ma hanno poi rifiutato, pensando che sarebbe stata una stranezza o il compagno stesso non ha accettato di accompagnarle. Sarebbe interessante sentire la voce delle donne e degli uomini che frequentano Expatclic, per capire, per approfondire e magari per dare una rinfrescata all’immagine classica della donna expatriate!

 

Evelina
Monaco di Baviera
Maggio 2011

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