Home > Vita d'Expat > Documenti > Rimpatrio di masserizie in Italia a fine contratto

A luglio mio marito ha spedito alcuni mobili e altri oggetti da Jakarta in Italia. Una nuova edificante occasione per scoprire quanto contorto sia il rapporto tra la legge italiana e i cittadini che ne usufruiscono e la applicano. Leggete cos’ho imparato nel momento del rimpatrio delle nostre masserizie nel Bel Paese a fine contratto di mio marito.

 

Se c’è una cosa che per me è sempre stata una certezza, è che essere iscritti all’AIRE ti dà diritto a importare i tuoi beni (mobili, oggetti, ricordi) in regime d’esenzione d’IVA.

Non avevo però mai davvero vissuto il rimpatrio di masserizie con un container. La nostra organizzazione non ce l’ha mai pagato, e ci siamo sempre arrangiati comprando e rivendendo i mobili nelle varie destinazioni.

Gli oggetti che acquistavamo e i ricordi a cui tenevamo, li spedivamo di volta in volta in Italia a nostre spese, ma non costituivano mai più di un paio di bauli.

Questa volta invece, a fine missione a Jakarta, abbiamo voluto anche noi provare l’ebbrezza di acquistare una parte di container e spedire in Italia alcuni mobili che ci sono molto piaciuti in Indonesia e qualche ricordo piuttosto ingombrante.

Essendo la prima volta che ci occupavamo del rimpatrio di masserizie in vita nostra, abbiamo preso la questione con la giusta dose di curiosità ed eccitazione, senza troppo pensare alle questioni burocratiche.

Ripeto, la mia ferma convinzione, scontata come do per scontato che l’espatrio è una meravigliosa avventura, era che essendo mio marito (intestatario della spedizione) regolarmente iscritto all’AIRE da anni, non avrebbe dovuto pagare l’IVA sull’importazione.

La prima reazione quando l’agenzia che si occupava dello sdoganamento in Italia ci ha annunciato il costo totale dell’operazione, IVA compresa, è stata un po’ di sufficienza, lo ammetto. Abbiamo comunicato che eravamo esenti IVA, e ci siamo un filo inalberati quando ci è stato risposto che in questo caso dovevamo fornire prova di residenza o di richiesta di residenza in Italia, cosa impossibile dal momento che mio marito, che vivrà all’estero ancora per almeno qualche anno, non può legalmente avere.

E’ stato lì che ho pensato di sfruttare un po’ anch’io Expatclic, la meravigliosa comunità che ho fondato anche per questo tipo di cose. Ho lanciato un topic nel nostro gruppo FB chiedendo condivisione di esperienze sul rimpatrio di masserizie, ed è scoppiata la bagarre.

chi risiede all’estero ed è iscritto all’AIRE, non può effettuare il rimpatrio di masserizie in regime d’esenzione IVA a meno che dimostri di aver inoltrato richiesta di spostamento di residenza in Italia.

Tra chi sosteneva di aver importato mobili e oggetti a fine missione senza pagare l’IVA pur non rientrando in Italia, chi dichiarava di essere incorsa nel mio stesso problema (richiesta di residenza in Italia), chi invece aveva pagato l’IVA fino all’ultimo euro, ci ho messo del bello e del buon per capire come districarmi.

Alla fine, tra uno scambio di mail con lo spedizioniere, le esperienze condivise, richiesta di chiarimenti in ambasciata e una telefonata alla dogana, ho capito quanto segue:

chi risiede all’estero ed è iscritto all’AIRE, non può effettuare il rimpatrio di masserizie in regime d’esenzione IVA a meno che dimostri di aver inoltrato richiesta di spostamento di residenza in Italia.

Se la persona continua a risiedere all’estero, infatti, il rimpatrio di masserizie non viene considerato come accessorio al rientro, ed è dunque trattato come qualsiasi altro tipo di importazione.

Nel momento della partenza a fine contratto, l’ambasciata timbra un documento (qui ho caricato quello rilasciato dall’Ambasciata Italiana in Indonesia) per l’importazione di effetti personali in franchigia, il cui inventario va allegato al formulario.

Come si nota da quest’ultimo, il “rimpatriante” certifica di rimpatriare in Italia (anche se, come spesso succede, l’interpretazione di questa dichiarazione potrebbe anche far pensare che uno rimpatria temporaneamente).

rimpatrio di masserizie

I nostri mobili arrivati in Italia

Lo spedizioniere mi ha fornito copia del regolamento della Comunità Europea in materia di rimpatrio di masserizie, apparso nella Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea nel dicembre del 2009. Si è anche premurato di mettere in risalto due parti che interessavano il nostro caso.

Per buona misura ho anche chiamato l’Ufficio delle Dogane a Milano, destinazione finale dei nostri mobili. Anche loro mi hanno confermato quanto già spiegato dallo spedizioniere: il rimpatrio di masserizie in franchigia è concesso solo a chi rientra definitivamente in Italia, e vi sposta quindi la residenza. Senza prova di avvenuto spostamento di residenza, o d’inoltro di richiesta di spostamento, bisogna pagare l’IVA fino in fondo.

E se ve la devo dire tutta, mi sembra anche giusto.

Come poi sia possibile che in alcuni casi persone che non hanno la residenza in Italia né han fatto richiesta di spostamento, riescano a importare i loro beni in franchigia, non ve lo so proprio dire. Sospetto che, come spesso accade in Italia, chi ha gestito le loro spedizioni semplicemente non fosse al corrente delle regole.

Auguri di buon rimpatrio di masserizie a tutte 🙂

Claudia Landini (Claudiaexpat)
Milano, Italia
Ottobre 2018
Foto ©Claudiaexpat, tranne quella principale,
di Frank McKenna su Unsplash

 

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2 Commenti
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Federico Pianzola
Federico Pianzola
3 anni fa

Ciao, avete dovuto pagare costi per la franchigia? Lo spedizioniere mi ha detto che il loro agente doganale ha risposto che c’è un costo di 300 euro.
Grazie