Tradizionalmente, quando Claudiaexpat si trasferisce in un nuovo paese, condivide le sue impressioni dei primi giorni. Ecco quelle su Ginevra.
Ho esitato prima di raccontarvi le impressioni dei miei primi giorni a Ginevra. Questo non è un contratto a lungo termine, e non sappiamo quanto ci tratterremo qui. Tuttavia, l’incertezza e i cambiamenti sono elementi costanti di una vita mobile, e non voglio sprecare l’occasione di esplorare i sentimenti nel relazionarsi a una cultura straniera.
Sono arrivata qui piena di pregiudizi e convizioni, sicura che avrei trovato una città pulita e ordinata, con un sacco di regole, e i marciapiedi ricoperti d’oro. In particolare mi terrorizzava l’idea di dovermi adattare a regole severe dopo anni di vita spensierata in paesi molto lontani dalla Svizzera, e non solo geograficamente.
Nei miei primi giorni a Ginevra ero piuttosto sorpresa dal numero di stranieri che ci vivono. Non sto parlando degli stranieri che mi aspettavo, i funzionari delle Nazioni Unite o gli avvocati eleganti da oltreoceano. Gli stranieri che incontro perlopiù sono persone da letteralmente ogni parte del mondo, e molti di loro non possono neanche permettersi un doppiopetto.
Quando nei primi giorni a Ginevra non avevo ancora costruito una routine sociale, andavo quasi ogni giorno a fare una passeggiata e a comprare qualcosa al supermarket. La cosa che mi stupiva sempre era che a volte non sentivo parlare neanche un po’ di francese. Le lingue della gente che incrociavo nelle strade o sui tram andavano dal portoghese al russo, dall’inglese allo spagnolo, dal tigrino all’arabo.
Sia gli abitanti che la città stessa non confermavano la mia idea preconcetta di un posto ricco e ordinato. Il quartiere dove vivevo ospita perlopiù gente ordinaria, persone modeste che si fermano per strada per salutarsi e chiacchierare.
Ecco un’altra cosa che ho notato a Ginevra: la gente è piuttosto gentile e calorosa.
Sui tram (di nuovo: tram e supermarket erano i miei punti di riferimento principali all’inizio) lasciano il posto ai più anziani e bisognosi, giocano con i bambini, non sembrano essere disturbati dai rumori e tendono a scambiare due parole piuttosto che ignorare quello che succede intorno a loro.
In generale, a parte una brutta esperienza in un ospedale, l’impressione che ho di questa città è di un posto umano, dove le interazioni tra gli individui giocano ancora un ruolo importante.
All’inizio mi sembrava così strano muovermi in un posto dove molte cose funzionano bene. Ho dovuto invertire quello che per me era diventato un atteggiamento naturale dopo anni di vita in paesi molto diversi dal mio. Invece di fare uno sforzo per capire regole differenti, nei primi giorni a Ginevra mi ritrovavo a lottare contro la mia resistenza al lasciarmi andare alla semplicità. Nessuna paura nell’attraversare le strade, pagamenti veloci al supermercato (di nuovo :-)), dare fiducia alle operazioni online perchè in effetti funzionano. E’ un sentimento buffo e interessante.
E’ anche interessante constatare cosa mi ha colpito di più durante i primi giorni a Ginevra:
- La quantità di carta usata per la pubblicità – i cinema rigurgitano di volantini, libretti, brochures;
- Quanti splendidi caffè ha la città – quasi tutti hanno un bel design e la loro atmosfera particolare;
- Come la posta classica sia ancora ampiamente utilizzata – si fanno un sacco di cose via lettera;
- Come le persone ti guardano negli occhi e dicono bonjour tutto il tempo e ovunque;
- La domenica la città è morta – devo ancora capire come la gente passa il week-end se non va fuori città in uno degli splendidi luoghi che si trovano qui in giro;
- I libri sono parte viva della città! Non solo abbondano librerie e biblioteche, ma si trovano un sacco di punti di vendita e scambio di libri usati, iniziative letterarie, e molto ancora;
- La gente tende a riciclare invece di comprare cose nuove. Ogni quartiere ha la sua “cassa” dove chiunque può mettere le cose che non usa più, ed è sempre piena di cose utili, perchè di fatto la gente la svuota portandosi a casa quello che trova;
- Come la gente sia rumorosa e chiacchierona al cinema prima che il film inizi (a volte anche dopo).
Conoscendo la mia passione per le culture lontane, spesso gli amici mi chiedono se vorrei restare più a lungo a Ginevra, e io rispondo che sì, mi piacerebbe. Dopo l’esperienza a Jakarta e tutti i problemi di salute che ho avuto, è bello potersi rilassare in un posto dove le cose funzionano.
Inoltre, Ginevra è perfettamente posizionata. Non riesco ancora a credere che posso tornare in Italia in macchina! I miei figli adesso vivono vicini, e i voli low-cost mi portano ovunque in Europa. Mi sto godendo il fatto di potermi muovere, mi dà un senso d’indipendenza che avevo dimenticato. Non so, però, come si metteranno le cose con il lavoro di mio marito, e mi potrei trovare molto presto a scrivere il mio “Addio a Ginevra” 🙂 !
Claudia Landini (Claudiaexpat)
Ginevra, Svizzera
Aprile 2019
Foto ©ClaudiaLandini tranne la principale di Pixabay
Buongiorno Claudia. Grazie per il post molto interessante. Mi chiedevo se potesse essere utile avere altre testimonianze dalla Svizzera italiana e dalla Svizzera tedesca, per capire se si viva nello stesso modo o se, ancora una volta, la lingua sia legata ad una cultura (e viceversa). Faccio questa riflessione, perché la descrizione della “tua” Svizzera potrebbe perfettamente adattarsi ad una città della Francia (tranne Parigi, dove è difficile trovare gente “gentile e calorosa” … ahahah! – io, comunque, ne ho trovata, tanto per sfatare un luogo comune).
Grazie Laura,
sì, sarebbe davvero interessante avere qualche testimonianza da altre parti della Svizzera. Sicuramente il fatto di essere una città di frontiera e attaccata alla Francia ha una sua influenza specifica su Ginevra. Tu dove abiti in Francia?
Grazie a te per la risposta, Claudia! Sono in Francia da dieci anni, tutti passati a Parigi o in prossimità (più o meno prossima) di Parigi.