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Claudiaexpat condivide la sua esperienza di salute a Jakarta e qualche consiglio.

 

Qualche tempo fa avevo scritto un articolo in francese su alcune cose che avevo scoperto circa la salute a Jakarta. A distanza di pochissimi mesi da quell’articolo, ho imparato molto di più sulla mia pelle, e vengo dunque a condividere la mia esperienza e quello che ho capito riguardo a questo delicato aspetto della vita in Indonesia.

 

Comincio col dire che Jakarta non è una passeggiata dal punto di vista della salute. Dal mio arrivo sono stata colpita da una serie di infezioni, amebe, sospetto Dengue, e altri misteriosi malanni. Anche per mio figlio, che ha trascorso quasi un anno qui con noi,  l’ambientamento era stato difficile, dal punto di vista fisico, e mio marito prende ciclicamente dei virus che gli attaccano i bronchi. Ma non siamo certo gli unici. Come sempre, quando si comincia a parlare di qualcosa con il circolo di espatriati, si scopre che tutti ci sono passati. Il coro è unanime: l’ambientamento a Jakarta è tosto, batteri e germi proliferano in questa città insalubre, attraversata da canali aperti pieni di spazzatura, dove le pantegane la fanno da padrone; il tutto acutizzato da un clima umido, piovoso, atto a far proliferare e a diffondere ogni tipo di microbo, e dai continui sbalzi di temperatura a cui si è soggetti per via dello scriteriato uso dell’aria condizionata.

jakartaPurtroppo non c’è molto da fare al riguardo: è evidente che nessuna espatriata si metterà a bere l’acqua (pericolosissima) che arriva dai rubinetti, e magari eviterà anche di mangiare ai baracchini sulla strada. Non si può però isolarsi completamente in un mondo asettico, e può quindi capitare (anzi, sicuramente capiterà) di prendersi qualcosa di poco simpatico.

Quel qualcosa, che magari in un paese a una diversa latitudine si può risolvere rapidamente e in maniera indolore, qui ti stronca completamente. Innanzitutto si presenta letteralmente da un secondo all’altro: può capitare di essere felicemente sdraiati davanti alla TV a guardare un bel film, e ritrovarsi mezz’ora dopo stese sul letto tenendosi la pancia dai crampi. La febbre si manifesta repentina, e arriva a livelli allarmanti prima che si possa pensare a un piano di soccorso. E’ capitato a me, e me l’hanno raccontato in tanti: il malessere è improvviso, forte e totale.

In questi casi si va al pronto soccorso, anche perché all’angoscia dei forti sintomi in sé, si accompagna la paura del non sapere cosa sta accadendo. Qui di pronto soccorsi degni di tal nome non ne esistono, o quantomeno io e gli espatriati con cui ho parlato finora non ne conosciamo. Si finisce tutti, sempre, all’SOS International, che è il posto dove bisogna andare se si vogliono vedere un po’ di espatriati – ne è sempre pieno.

All’SOS International in realtà non possono trattare casi gravi, ma hanno un reparto primo soccorso e una batteria di medici indonesiani e stranieri, più un laboratorio funzionante 24 ore su 24. I medici stranieri qui, per legge, non possono toccare i pazienti. Hanno un semplice ruolo di intermediari e di appoggio ai medici locali, ma quando ci si contorce dal male o si è in preda ai brividi della febbre, la loro presenza è provvidenziale, perché hanno – in generale – un approccio più famigliare di quello dei medici indonesiani.

Altra cosa che vi raccomando è di farvi una bella assicurazione medica prima di venire qui, o di stipularne una con l’SOS International al vostro arrivo. In alcuni casi, infatti, si rende necessaria l’evacuazione medica, e i costi da coprire sono realmente elevati.

jakartaIo ho un’assicurazione stipulata in Svizzera attraverso l’organismo per cui lavora mio marito (ma a mie complete spese), che mi ha salvata in più casi quest’anno: coprendo i costi di una costosa operazione alla spalla, e quelli della mia evacuazione a Singapore e relativo soggiorno in ospedale. Ad un certo punto infatti, sono stata colpita da più infezioni allo stesso tempo. I medici sospettavano inoltre una Dengue per via delle piastrine che calavano vertiginosamente e rapidamente.

La decisione di evacuarmi è stata dettata dalla paura di un’emorragia che avrebbe potuto richiedere una trasfusione. Naturalmente una semplice trasfusione la sanno fare anche a Jakarta, ma il trattamento del sangue è più sicuro a Singapore, ed è lì che sono stata infatti accompagnata, in business class (prima volta in vita mia), da un simpaticissimo medico indonesiano che si è preso amorevolmente cura di me, e mi ha salutata solo quando mi ha vista ben sistemata nel letto d’ospedale di Singapore.

Devo dire che tutta l’organizzazione dell’SOS International è stata impeccabile: si sono occupati loro di tutto dall’inizio alla fine, sono venuti a prendermi in aeroporto a Singapore, e per tutta la durata del mio solitario soggiorno, mi hanno chiamata tutti i giorni per sapere come stavo. L’unico bemolle in tutta la faccenda è stato che quando i dottori mi hanno dichiarata fuori pericolo e mi hanno dimesso, l’assicurazione mi ha detto serenamente che dovevo andare in aeroporto in taxi perché ero “fit to fly”, e per sbrigare le pratiche di imbarco e raggiungere il gate ho pensato più volte che sarei svenuta da quanto mi sentivo debole (e abbandonata).

Apro un capitolo su Singapore: qui a Jakarta si sa che andare a Singapore per guai di salute è tanto comune come in Italia andare a bere un cappuccino. A tutti gli espatriati è capitato prima o poi, e la procedura è molto famigliare. In effetti i voli sono abbondanti, poco cari (se anche tocca pagarseli da sé) e il posto perfettamente organizzato per rivoltarvi come dei calzini senza farvi perdere troppo tempo.

In realtà l’impressione che ho avuto è che l’industria medica sia lo zoccolo duro della città: ci sono ospedali privati che sembrano in tutto e per tutto degli hotel di lusso, e le tariffe sono esorbitanti. I medici sembrano bravi – quantomeno sono unanimemente riconosciuti come tra i migliori al mondo. Io non ho avuto nulla da eccepire: sia il medico che mi ha operata alla spalla, che la dottoressa che mi ha seguita nelle mie vicissitudini successive, sono stati molto bravi, presenti, e professionali (del resto le loro parcelle giustificano ampiamente un trattamento di prim’ordine). La tendenza dell’ospedale è di imbottirti di farmaci. Durante il mio sfortunato soggiorno, la cosa che più mi ha angosciata è stata la quantità di sostanze chimiche che mi hanno fatto ingerire, sia via bocca che via vena. E quando ho lasciato finalmente l’odiato letto, mi hanno dato tante di quelle medicine (sostanzialmente inutili) che avrei potuto aprire una farmacia.

 

salute jakarta

Io nel mio letto d’ospedale a Singapore

 

Comunque ben venga Singapore, naturalmente. Concludo dunque con qualche raccomandazione per chi sta per trasferirsi a Jakarta:

  1. non spaventatevi se vi sentite male all’improvviso. Tenete sempre a mente che qui tutto è virulento e forte, ma che passa
  2. fatevi un’assicurazione. Se non ne avete al vostro arrivo, fatevene una con l’SOS International
  3. se identificate un medico di cui sentite di potervi fidare, attaccatevi a lui o lei e fate sempre riferimento allo stesso/a
  4. tenete sempre conto del fatto che il traffico a Jakarta è intensissimo, quindi ci metterete probabilmente un bel po’ a raggiungere il pronto soccorso. Portate con voi un sacchetto per il vomito, e qualsiasi altra cosa possa alleviarvi durante il tragitto
  5. state attente a cosa mangiate e bevete ma senza diventare ossessive. Bisogna permettere al proprio corpo di costruire un minimo di difese.
  6. Attrezzatevi in casa per avere un minimo di primo soccorso. Sempre per il fatto che si rischia di restare spesso bloccati in macchina, meglio poter prestare la prima assistenza da casa prima di lanciarsi nel lungo viaggio
  7. Qui esiste la Dengue, quindi fate il diavolo a quattro per evitare di farvi pizzicare dalle zanzare

Sicuramente vi segnalerò altre cose che scopro man mano, soprattutto se trovo altri ospedali/medici validi. Nel frattempo se avete bisogno non esitate a contattarmi. Buona salute a tutte!

*Aggiornamento di giugno 2016: all’SOS International ho identificato altre due dottoresse preziose: Dr. Inneke, donna, indonesiana, parla un ottimo inglese, è scrupolosa ed empatica, e Dr. Inge, ginecologa, vice direttrice della clinica, vastissima esperienza, approccio umano, pratica e confortante.

 

Claudia Landini (Claudiaexpat)
Jakarta, Indonesia
Ottobre 2015
Photo Credit ©Jean Clauzet 

 

 

 

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ExpatLe
ExpatLe
8 anni fa

Informazioni preziosissime, chissà perché mai avrei pensato all’Indonesia come a un paese potenzialmente “pericoloso” per la salute. E che foto!!!