Adattarsi alla cultura di un altro paese è un processo affascinante che su Expatclic seguiamo con particolare passione. Nel mese di marzo abbiamo lanciato un sondaggio sul nostro gruppo FB per capire quali atteggiamenti, abitudini e comportamenti culturali ci danno fastidio dei nostri paesi d’accoglienza. E’ stato uno dei sondaggi più partecipati, e ne sono uscite delle belle…leggere per credere!
Premessa: questo sondaggio si basa sugli interventi delle partecipanti della comunità di Expatclic e quindi è geograficamente ristretto ai loro paesi. Il suo scopo non era quello di stabilire usi e costumi dei luoghi, ma di capire se ci sono delle similitudini tra atteggiamenti e comportamenti che ci irritano, non capiamo, non riusciamo ad accettare, quando bisogna adattarsi alla cultura di altri paesi.
Non ci crederete, ma il paese che ha raccolto più critiche nel sondaggio è…l’Italia!!! Critiche che sono state proposte da straniere che vivono nel bel paese, ma che le italiane stesse, magari dopo anni di esposizione a culture diverse, hanno sottoscritto e rafforzato. Cosa non ci piace della cultura italiana? Innanzitutto il mancato rispetto delle regole, seguito a ruota dall’uso indiscriminato del cellulare ovunque che si accompagna al parlare sempre a voce alta, compreso negli show televisivi. Ci danno fastidio anche il poco rispetto dell’ambiente (pulire la macchina gettando le cose dal finestrino), il fatto di dare troppa importanza alla forma e poco alla sostanza, un’eccessiva informalità, le parolacce, e, naturalmente, il machismo.
La povera Cina però non è da meno, con il suo secondo posto nella classifica dei disturbi. Anzi, è proprio un atteggiamento tipicamente cinese ad infastidire il più gran numero di donne di Expatclic: produrre un rumore gracchiante con la gola e poi sputare per terra.
In effetti rutti, sputi, pulizia pubblica delle cavità nasali e altre forme di relazione tra il proprio corpo e l’ambiente circostante, difficilmente vengono digerite dalla nostra comunità. Orrore di fronte ai rutti a voce alta (Indonesia, Olanda e Pakistan), al buttare in giro il bastoncino per pulirsi le orecchie (Cina), parlare con il paletto pulisci denti in bocca e sputacchiare resti di cibo tutt’intorno quando si mangia insieme (Senegal), tirare su col naso o scatarrare per terra (Finlandia, Olanda e Pakistan), scaccolarsi (Congo e Kenya), soffiarsi il naso con le mani (Indonesia e Kenya).
Anche il poco rispetto dell’ambiente e degli spazi comuni viene segnalato come fastidioso: in Italia il già citato buttare spazzatura per terra, che peraltro è esasperante anche in Spagna, in Laos bruciare la spazzatura sotto le finestre dei vicini, l’uso indiscriminato di aria condizionata in Indonesia e negli USA. Nella gestione degli spazi comuni ci infastidiamo quando il tono della voce è troppo alto (Italia, Senegal), quando la gente salta la fila (Cina), quando ci viene tolto lo spazio fisico (Cina, Portogallo), quando si spintona sui mezzi pubblici (Irlanda), quando in macchina ci tagliano la strada per poi piazzarsi davanti e costringerci a rallentare (Singapore), la lentezza alla cassa del supermercato (Filippine).
Come vedete la Cina irrita spesso le nostre paladine, e verrebbe magari da pensare che è la cultura asiatica in generale a generare atteggiamenti che non riusciamo ad accettare, ma no! Anche gli occidentalissimi USA e l’Australia sono ben piazzati nella classifica delle antipatie. Perché? Negli USA si cena troppo presto, la gente promette inviti che non mantiene, e quand’anche lo fa, in estate non cenerà mai in giardino perché ha la fobia degli insetti. Del resto non si godono nemmeno le vacanze, in alcuni casi si limitano a 5/7 giorni massimo durante l’estate, e vengono anche criticati per le loro infrastrutture, la sanità, la burocrazia, un’eccessiva rudezza o troppo buonismo. Cosa fa di male l’Australia? Innanzitutto usa sempre le infradito, anche con 0 gradi, e lo fa per principio. E poi abbonda nella forma, con troppi sorry, thank you e sorrisi stampati anche quando non ce n’è affatto bisogno, il che genera una mancanza di spontaneità che pesa sui rapporti sociali.
Soffrono anche per cose meno materiali, le nostre Expatclicchine. Ad esempio per tutto ciò che rende difficile entrare in contatto con le persone e sviluppare rapporti umani. Non gradiscono la rigidità olandese che fa “aprire una votazione su Google calendar per prendere appuntamento per una cena tra amici e fissarla due mesi dopo”, l’incapacità irlandese di “avere conversazioni senza almeno cinque pinte di birra in corpo e ridursi malissimo ogni sera”, la francese “insopportabile langue de bois (ipocrisia nel parlare) trasversale a quasi tutti i livelli della società”, la singaporiana e statunitense mancanza cronica di inviti a cena, l’austriaca mancanza di spontaneità, e l’israeliana assenza di sorrisi e gentilezza per le strade e nei negozi.
Difficilmente digerito è anche il sì quando vuol dire no, che ritroviamo in Indonesia, Brasile e Laos, e il rimandare sempre a più tardi, come succede in Senegal e in Bolivia.
Ci siamo divertite tantissimo anche se leggendo tutte insieme le cose che ci irritano, ci è venuta molta voglia di controbilanciare facendo una lista di cose che invece ci piacciono dei nostri paesi d’accoglienza. L’incontro tra culture, si sa, non è mai tutto rosa e fiori, ma cominciare a dare delle parole a un sentimento di rifiuto o di sbalordimento di fronte a certe pratiche che non riusciamo ad accettare, è sicuramente già un bel passo avanti nel migliorare le nostre capacità interculturali.
Se volete partecipare ai nostri strepitosi sondaggi, iscrivetevi al nostro gruppo FB. Se avete idee di sondaggi, scriveteci.
Buoni incontri interculturali a tutte!
Claudia Landini (Claudiaexpat)
Settembre 2017
Jakarta, Indonesia