Home > Vita d'Expat > Trasferirsi > Scoprire le nuove culture attraverso il gioco

Questo mese su Expatclic parliamo di Giochi in Espatrio, e volevo contribuire con una riflessione sul tema. Dato che ho già parlato sul mio blog di gioco e espatrio e di come il gioco può aiutare i nostri figli e figlie nelle loro transizioni, ho pensato di affrontare il tema di come sia possibile scoprire nuove culture attraverso il gioco.

 

Comincio col riflettere sul fatto che il gioco – in tante forme diverse – si trova non solo in tutti i paesi del mondo, ma esiste, come pratica comunitaria, da tempo immemorabile. Funge quindi da classico elemento comune quando si cercano punti di unione attraverso culture diverse.

Tutti giocano, ovunque. Perché tutti, al mondo, stanno bene quando si divertono. E non lo dico io, che sono un’eterna entusiasta. Lo dice la neuroscienza. La meccanica del gioco attiva il sistema limbico del cervello, quello preposto alla produzione di emozioni, alla costruzione di ricordi, alle reazioni comportamentali. Quando giochiamo, il nostro cervello produce ormoni positivi, quelli che ci fanno sentire felici, come ossitocina, dopamina, endorfina e serotonina. Non c’è quindi da stupirsi di fronte alla diffusione del gioco a livello planetario.

 

Wikipedia – Creative Commons Licence

Le forme del gioco, però, e le abitudini ad esso legate possono differire molto tra una cultura e l’altra. Anche la frequenza con la quale si pratica il gioco, e i luoghi e le occasioni dove si gioca più spesso dicono molto dell’indole delle persone appartenenti alle varie culture.

Questo è il motivo per cui mi è sempre piaciuto usare il gioco come metro per avvicinarmi ai paesi che andavo via via scoprendo. Misurare l’elemento di giocosità nelle culture è sempre stato per me molto stimolante. Non solo perché adoro il gioco in tutte le sue salse, ma perché sono convinta che quanto più una società gioca, tanto più sana è.

Ho ricordi molto belli legati a momenti di gioco in alcuni dei paesi in cui ho vissuto. Ad esempio, mi riempio di malinconia quando ripenso a Bissau. Ricordo il mio guardiano e un gruppo di amici che stavano sotto all’enorme albero di fronte alla mia casa, e passavano ore a giocare a dama. Il tempo era scandito dal rumore delle pedine brutalmente sbattute contro la tavola di legno quando uno di loro perdeva.

A Jakarta il gioco era meno rumoroso, i guardiani riuniti davanti a casa giocavano a carte. Li trovavo a smazzare a tutte le ore del giorno, sempre col sorriso. E questo succedeva in tutte le zone della città, anche al porto, nei mercati e nelle strade dei quartieri più popolari.

E non c’è da stupirsi che così fosse, perché gli Indonesiani sono tra le persone più allegre, giocose e comunitarie che io abbia mai incontrato. La cosa bella del vivere nella loro cultura è che non ci si deve mai vergognare di proporre un gioco, in qualsiasi ambiente e situazione ci si trovi. Si gioca sempre – tra colleghi, in famiglia, per la strada, agli eventi importanti…insomma, è un paradiso per chi, come me, giocherebbe dalla mattina alla sera.

Carnevale di Barranco, Lima

In America Latina il gioco si esprimeva spesso e volentieri in momenti di grandi feste, come il carnevale. Non posso non citare il mitico Carnevale di Barranco, che (quantomeno alla mia epoca) si festeggiava a febbraio in uno dei quartieri più vivi e affascinanti di Lima. E allora i travestimenti si sprecavano, l’aria giocosa permeava le strade per una giornata indimenticabile, che metteva d’accordo tutti e ci sospendeva dalle preoccupazioni quotidiane.

Del resto a Lima fanno giocare anche i morti. Durante la festa di Ognissanti, all’inizio di novembre, per far piacere ai cari defunti si usa – tra le altre cose – ingaggiare artisti che strappino una risata dall’aldilà, o depositare sulle tombe i giochi più amati dai defunti (stessa usanza che ho ritrovato nella cultura cinese, scoperta attraverso Glodok, a Jakarta).

Quando sono arrivata a Ginevra, non mi aspettavo di vedere grandi manifestazioni di gioco per le strade, e infatti ho la sensazione che il gioco si viva molto di più all’interno delle case. Con due eccezioni: i bellissimi giochi per bambini disegnati per la strada a Carouge, il quartiere italiano in cui vivo, e due enormi scacchiere nel parco dei Bastioni. Quando le ho scoperte ho passato un lungo momento a osservare le dinamiche del gioco, e mi sono resa conto subito che i giocatori sono tutti non svizzeri – ad occhio e croce direi che la lingua più parlata nelle accese dispute intorno a scacchi e pedone della dama è il russo.

Sarà che con l’età uno si fissa di più sulle cose, o che le proprie passioni si definiscono con sempre più chiarezza, ma ho la sensazione che cercare segni di giocosità nelle città che attraverso sia una delle cose che rende le mie scoperte ancora più gustose.

Se avete voglia di condividere la vostra esperienza, vi aspetto sul gruppo Facebook.

Buoni giochi a tutte!

 

Claudia Landini (Claudiaexpat)
Ginevra, Svizzera
Gennaio 2022
Foto @ClaudiaLandini tranne dove altrimenti specificato

 

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