Claudiaexpat condivide alcune riflessioni sul suo status di coppia monoculturale, e il perché a volte invidia le coppie miste.
Adoro i proverbi perché spiegano in maniera molto immediata alcune tipicità delle culture da cui nascono. Questo, “Mogli e buoi dei paesi tuoi”, è un proverbio tutto italiano, che è stato, a onor del vero, coniato quando le coppie miste nel nostro mondo italico non erano ancora così frequenti come oggi.
Non è però a causa di questo proverbio che ho sposato un uomo italiano al 100%. La mia scelta è stata dettata semplicemente dall’amore. Quando l’ho incontrato mi son detta “è lui”. E lo era davvero perché da allora sono passati trentatré anni, pieni delle avventure che tutte conoscete su Expatclic, e siamo ancora insieme e innamorati.
Ovviamente, in tutto il nostro girovagare, mi è capitato molto, molto spesso di incontrare coppie miste. Persone cioè di nazionalità, provenienze, spesso credo religioso e politico molto diversi, e di guardarle come si studia un fenomeno sconosciuto ma verso il quale ci sentiamo attratte.
Perché non credo che esista banco di prova più calzante di un matrimonio biculturale per esplorare i meandri di cosa succede quando due forme mentali culturalmente diverse si trovano a dividere fino ai più intimi dettagli della propria vita.
Certo, non penso che questa sia un’esclusività delle coppie miste. Anche le coppie monoculturali possono trovarsi molto distanti su questioni come la gestione dei figli, la religione, la gestione del quotidiano, etc. Le coppie monoculturali, però, hanno un grande vantaggio, e cioè quello dell’imprinting condiviso.
E questo, per me, è un altro privilegio importante, perché credo fermamente che confrontarsi con la diversità, penetrarla e usarla come metro di confronto per il proprio essere, sia fondamentale.
Quando si arriva in un nuovo paese e si deve imparare a funzionare al suo interno, la più grande difficoltà è costituita dal bagaglio di norme e sentimenti che non sono espliciti, quando osserviamo la nuova cultura. Da quello che sta, insomma, sotto la punta dell’iceberg.
Quando due persone della stessa cultura condividono la vita, quello che sta sotto all’iceberg è già noto e condiviso. Entrambi cresciuti sotto le stesse norme non dette, capiranno al volo riferimenti e codici anche se non espliciti, e addirittura, in molti casi, anticiperanno il sentire e l’agire dell’altro.
Nel caso di coppie miste, questo imprinting condiviso non esiste, e il viaggio comune pone delle sfide in più, e interessanti! Sicuramente interessanti dal mio punto di vista, dato che credo fermamente che nella vita si debba essere continuamente sfidati per crescere e arricchirsi come persone.
Ma non è solo questo il motivo per cui invidio le coppie miste. Vivendo con una persona che proviene da una cultura differente, s’imparano una marea di cose. Dovendo continuamente mediare (e ciò che esce rafforzato qui è il senso di flessibilità e adattamento, cosa non da poco) su tutti gli aspetti del quotidiano, ci si avvicina alla cultura dell’altro in maniera molto naturale. Si arriva a conoscere una nuova cultura dal di dentro, e in maniera profonda. E questo, per me, è un altro privilegio importante, perché credo fermamente che confrontarsi con la diversità, penetrarla e usarla come metro di confronto per il proprio essere, sia fondamentale.
Questo è quanto io mi immagino avvenga nelle coppie miste, e quello che invidio. Magari mi sbaglio, ma ci penserà Expatclic a ragguagliarmi: il tema di questo mese, sulla coppia mista, appunto, offrirà a tutte noi interessantissimi spunti di conoscenza e riflessione.