
Silviaex ci racconta il suo trasferimento dal Sudan alla Tanzania.
Un mese fa io e la mia famiglia ci siamo trasferiti da Khartoum, Sudan a Dar es Salaam, in Tanzania.
Eravamo arrivati a Khartoum neanche un anno prima, a fine gennaio 2009, dopo 3 anni nei Balcani. Ed eravamo convinti che a Khartoum saremmo rimasti almeno 2 anni, se non 3. Invece poi, in autunno, la sorpresa, l’offerta di Dar es Salaam, inaspettata. E che naturalmente abbiamo accettato al volo.
Perchè? Perchè la nostra vita a Khartoum si era rivelata molto più difficile di quanto avessimo immaginato. E perchè il Sudan ha ricominciato una lenta discesa verso il caos, la guerra al sud, la sicurezza ridotta per il personale internazionale umanitario. Inoltre, dal punto di vista personale, la vita a Khartoum non mi aveva proprio rallegrato, per lo più dentro casa, all’inizio senza molti contatti, insomma… non proprio il massimo.
Prima destinazione, Nairobi, per passare un fine settimana pre natalizio con amici cari e in un Africa diversa dal clima secco e arido di Khartoum. Con la sua vegetazione lussureggiante e il clima fresco e energizzante dei suoi 1800m, i centri commerciali, i mercatini Masai, i parchi, Nairobi è stata un punto di passaggio importante per una transizione dolce dal deserto di Khartoum all’Oceano Indiano della Tanzania dove arriviamo poco prima di Natale e dopo un’ora e un quarto di volo leggero, nel cielo blu terso africano, destinazione Dar es Salaam, la Porta della Pace. E che pace!!!
Ok, lasciamo perdere il traffico che ci ha fatto impiegare più di un’ora (più del volo da Nairobi!!) per il passaggio dall’aereoporto a casa, ma ragazze, che meraviglia!! Dai finestrini della Jeep vedevamo centinaia di uomini e donne in attesa dell’autobus, oppure in macchina oppure fermi a chiacchierare o a passeggio con bambini piccoli, lungo viali pieni di alberi dalle foglie a me del tutto nuove (sono diversi tipi di acacia gli alberi in Tanzania), in un’atmosfera rilassata, donne e ragazze in top e gonne strette, o larghe o in jeans o in shorts, non importa, uomini e ragazzi in camicie colorate, bellissimi, alti, spesso longilinei, alcuni col berretto musulmano, la maggior parte però no, ovunque tantissimo colore e un sacco di facce che ridono, parlano, cantano, incredibile! Tutto così assolutamente lontano e diverso da Khartoum…
I primi giorni abbiamo girato in lungo e in largo questa piccola città immensamente trafficata ma tutto sommato tranquilla e piacevole. Il porto, col suo grandissimo mercato del pesce; le vie dietro al porto, piene di negozietti indiani, ristorantini indiani e swahili, palazzine che ricordano lo stile portoghese di Goa o di Mombasa, facce di tutti i colori, la brezza dal porto. Bastano poche parole per essere parte della folla. Che per lo più sorride, affaccendata, mentre il caldo umido avvolge tutto a mo’ di velo acquoso, non insopportabile, solo molto caldo.
Quando al tramonto rientriamo nella nostra nuova casa – nella penisola, nella zona di Masaki, su a nord, vicino alla scogliera – in macchina costeggiamo l’Oceano Indiano, con le sue palme sottili mosse dal vento, la bassa marea che mostra l’arenile in attesa. L’odore salmastro, la brezza umida, tutto mi ricorda qualcosa di familiare, il mare nostrum forse del Mediterraneo, chissà…
Ma no, qui siamo lontani, super lontani. Davanti a noi si apre una distesa d’acqua enorme, oceanica appunto, che in un viaggio avventuroso ci porterebbe dritti dritti verso Jakarta e più oltre, la Papua Nuova Guinea. Un mondo nuovo per me, assolutamente. Oltre la linea dell’Equatore, dove l’inverno europeo è l’estate equatoriale e dove la giornata inizia puntualmente alle 6:40 e puntualmente alle 18:40 si trasforma in azzurro scuro e poi blu notte.
Guardo tutto, spalanco occhi e narici e orecchie e bevo tutto quello che posso con grande intensità e piacere. Mi sono innamorata di Dar es Salaam.
Silviaexpat
Febbraio 2010
Dar es Salaam, Tanzania
Già che sei qui ...
... possiamo chiederti di offrirci un