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Claudiaexpat ci racconta un po’ della “sua” Toscana.

 

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Il Castello di Luppiano all’epoca in cui cercavamo casa

Quando ogni anno, d’estate, torno alla mia amata Toscana, e ancora di più a quella Toscana che sfiora il Chianti ad ovest e racchiude gioielli di incommensurabile valore come Siena, San Gimignano, Colle Val d’Elsa e Volterra, mi sento immediatamente a casa.

Casa nel senso più caldo del termine. Casa nel senso del luogo dove ho scelto di appartenere, io che da 26 anni raccolgo continuamente la sfida di intrecciare il mio destino a quello di popoli, culture e paesi lontani.

La Toscana per me è più che casa – è un sogno, un approdo, un punto di partenza e di ritorno. E’ quanto di più bello il mio bel paese ha saputo creare e conservare. E’ un angolo del mondo dove tutto quello che si tocca e si respira è magico. Dalla luce ai paesaggi, dalle bellezze artistiche ai prodotti della natura, dal carattere dei suoi abitanti alle brillanti iniziative sul territorio, dall’attaccamento alle tradizioni alla modernità delle sue innovazioni.

Con mio marito abbiamo cominciato a batterla palmo a palmo quando eravamo ancora due ragazzi con tantissimi sogni, uno dei quali era trovare un posticino in questa regione incantata.

L’abbiamo girata in lungo e in largo, ma ci siamo veramente innamorati di lei quando lasciando la Strada Statale 68, in direzione di Volterra e poco dopo il bivio per Castelfiorentino, abbiamo preso la strada sterrata che porta al Castello di Luppiano, un castellino del XIII secolo, costruito su mura arcaiche e situato in una delle più belle valli della zona.

E quando da lì siamo risaliti al borgo Mazzolla, 45 abitanti e dove si trova la mitica Trattoria Albana, che ha visto succedersi una grande quantità di gestori e cuochi, sempre all’insegna della buona cucina e di un ambiente rustico e caloroso. Come la Toscana, insomma.

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La Fonte delle Fate a Poggibonsi

La ricerca di un posto da chiamare nostro ci ha portati ad addentrarci ancora di più nelle zone all’epoca meno battute di questa parte di Toscana.

Eccoci dunque prendere la strada bianca che parte dalla SS439, appena prima del bivio per Cozzano, e raggiungere il Borgo Pignano, un antico borgo ristrutturato e convertito in un lussuoso agriturismo con una delle più belle piscine della zona, passando tra vecchi rustici, un monastero abbandonato, e alcune tra le colline più dolci della regione, per poi arrivare sulla strada per Castelfiorentino.

E lì addentrarci ancora di più, fino a trovare la fattoria di Castelvecchio, un luogo dove abbiamo soggiornato a più riprese, e da dove la nostra esplorazione è continuata.

E’ stato così che abbiamo scoperto le Rovine di Castelvecchio, un luogo affascinante, nella sua semplicità e nel suo abbandono, che contiene le vestigia di un insediamento fortificato inizialmente appartenuto ai vescovi di Volterra, ma che già nel 1458 era in rapida decadenza, abitato da sole sette famiglie.

Oggi si può passeggiare tranquillamente, all’interno della cinta muraria parzialmente conservata, ammirando parte degli antichi frantoi, i ruderi delle abitazioni, una torre, e una chiesa romanica con abside semicircolare. Un posto magico e poco battuto, dove portiamo spesso i nostri amici poco prima del tramonto, adesso che la nostra casina l’abbiamo trovata, e che ci torniamo ogni anno.

Nel ricercare la casa battevamo palmo a palmo il territorio nelle sue zone più nascoste – dalla poco conosciuta Riserva di Tatti, a tutte le strade bianche che incontravamo andando da San Gimignano a Volterra – oppure entravamo nei bar dei paesini meno frequentati e chiedevamo « un caffè e un’informazione », per scoprire se per caso proprio lì, in quel paesino di poche anime, un vecchio contadino voleva vendere il suo rudere ormai da tempo abbandonato.

E’ così che ho conosciuto la mia Toscana, la Toscana dei paesaggi selvaggi e incontaminati, e degli abitanti un po’ burberi e un po’ incuriositi, ma sempre reattivi di fronte al nostro entusiasmo e alla nostra sincerità.

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La torre delle Rovine di Castelvecchio

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L’entrata alle Terme di San Michele

 

 

 

 

 

 

 

 

 

In questa nostra incessante ricerca abbiamo scoperto Castel San Gimignano, una piccola frazione sulla strada tra Volterra e Colle Val d’Elsa: un ristorante (Tre Archi, delizioso, dove l’aperitivo si fa con vari assaggi di olio d’oliva), uno spaccio, un bar e un circolo Arci. In questo circolo Arci abbiamo trascorso uno dei capodanni più belli, ballando con i vecchini del paese. E il giorno dopo, naturalmente, per riprenderci dai bagordi festivi, una bella ribollita al bar di sotto !

Nel corso degli anni abbiamo visitato e rivisitato le due perle per eccellenza della zona, Volterra San Gimignano, scoprendole poco a poco, assaporandone gli angoli più nascosti, i sapori più misteriosi, gli aspetti meno scontati.

Anno dopo anno queste due cittadine, nella loro vivificante diversità, ci hanno riservato delle piccole sorprese – un nuovo spazio, un nuovo museo, una nuova iniziativa, o semplicemente un angolo che non avevamo ancora esplorato e che stava lì ad aspettarci.

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La premiazione dopo la caccia al tesoro al Museo di San Gimignano

E’ incredibile come a distanza di tanti anni da quando per la prima volta abbiamo cominciato a cercar seriamente casa in Toscana, continuiamo a scoprire nuove cose. Come la Fonte delle Fate a Poggibonsi, come le Terme di San Michele alle Formiche vicino a Pomarance, come il Museo di San Gimignano, che organizza delle splendide cacce al tesoro per la città.

Ne abbiamo proposta una ai nostri ospiti per la terza edizione della nostra festa triennale. Ogni tre anni, infatti, a partire dal 2005, apriamo la nostra casa toscana a tutti gli amici che hanno voglia di venire a godere con noi per qualche giorno di questo angolo incantato.

Ad ogni festa il nostro terreno si popola di francesi, inglesi, americani, peruviani, svedesi, ciadiani, svizzeri, spagnoli, congolesi, canadesi, italiani, e molti ancora, che vengono per rivederci, ma anche e soprattutto per la Toscana. E poi ritornano.

Alcuni sono venuti a tutte e tre le feste, e verranno anche alla quarta. E con loro è un gusto ancora più profondo, perchè condiviso, godere dei ristoranti, delle passeggiate nei boschi, dei negozi, delle chiacchierate coi toscani e delle bellezze culturali e artistiche che ci circondano.

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L’Abbazia di San Galgano

Cosa hanno amato i nostri amici in particolare ? Siena nascosta, un bellissimo tour organizzato da una carissima amica che da anni fa la guida turistica a Siena e San Gimignano.

In quell’occasione Viviana ci ha mostrato la Siena che i turisti non vedono, ci ha portati dentro a una contrada, nella sua chiesa, nel suo museo, ci ha raccontato cose che ci hanno aiutato a capire il Palio, e tutto quello che ci ruota intorno.

Hanno amato La TraviataSan Galgano, la splendida abbazia cistercense senza tetto a una trentina di chilometri da Siena che ogni anno, a luglio, ospita la stagione lirica toscana.

Si sono divertiti durante le ricostruzioni di Volterra e Monteriggioni medievali, e hanno provato le più forti emozioni durante il Palio di Siena.

Si sono felicemente stancati sull’itinerario dei Due Castelli, che include il già citato Castello di Luppiano, hanno comprato chili di delizioso formaggio dai Carai, i nostri vicini sardi che da qualche anno si sono lanciati con grande successo nella produzione di un formaggio che non ha uguali in zona.

La Toscana è anche sapore, infatti. E’ un sapore buono, fatto di salame di cinghiale, di pecorino stagionato, di frutta e verdure fresche, di olio di oliva e vino, di cinta senese, di picci e panzanella. Molti dei nostri giri con gli amici includono un tour di degustazione di vino, l’ultimo, glorioso, alle Cantine Cesani, dove i padroni, gentilissimi e per nulla scoraggiati dal fatto che eravamo in dieci, ci hanno intrattenuto a lungo facendoci gustare, e spiegandoci nei dettagli, un vino più buono dell’altro.

 

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Piazza del Campo a Siena durante il Palio

Quando vediamo ripartire i nostri amici, con le valigie piene di questi deliziosi prodotti, e gli occhi colmi di paesaggi indimenticabili, sappiamo che torneranno. Perchè la Toscana è come l’Africa, ti entra sotto la pelle e non ti lascia più.

Spesso qui a Gerusalemme, dove vivo adesso, guardo la città vecchia dalla finestra della mia cucina, e mi sento scossa da un brivido per il privilegio di potermi mischiare anche se per un breve periodo, alla storia e alla vita di questa affascinante città. Ma niente potrà mai uguagliare il senso di gratitudine che provo pensando alla storia che mi lega alla Toscana. A come un contadino sotto al Castello di Luppiano un giorno ci ha detto « io una casina ce l’avrei », a come lui e la sua famiglia si siano rivelati tra le persone più straordinariamente vere che abbiamo mai incontrato, e ci abbiano permesso di trasformare il nostro sogno in realtà, a come ogni anno, provata da undici mesi di lingua straniera, di lontananza, di difficoltà politica, io torni a immergermi in quelle dolcissime colline, e senta all’immediato che dentro mi ricompongo, che arrivo dove voglio essere. Nel posto più bello del mondo.

 

Claudia Landini (Claudiaexpat)
Gerusalemme
Novembre 2012
Foto ©ClaudiaLandini

 

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