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scelta dell'espatrio

Questo è il riassunto dell’incontro del 15 ottobre del nostro Gruppo di supporto, durante il quale abbiamo parlato della “Scelta dell’espatrio”. Le partecipanti hanno condiviso le loro esperienze, parlando di come sono arrivate a questa scelta a volte difficile e combattuta, ma sempre gratificante. Hanno partecipato amiche da Canada, Svizzera, Olanda, Italia, Indonesia, Sudafrica e Gerusalemme. Barbaraexpat da Melbourne ha moderato la discussione.

 

Era il nostro quinto appuntamento e come sempre le partecipanti erano sparse per il mondo. Mentre era mezzogiorno in Europa, in Canada erano le 6 del mattino ed era ancora buio. Ma l’orario mattutino non ha spaventato Chiara e, con lei, abbiamo assistito al sorgere del sole dalla sua finestra!

Alessandra, da Gerusalemme, era presente nonostante la situazione nella sua città adottiva sia, in questo momento, particolarmente difficile e Patrizia, dal Sudafrica, è riuscita ad organizzarsi nonostante i suoi bambini non fossero a scuola.

L’incontro mensile è diventato un appuntamento importante per ognuna di noi. L’atmosfera è incoraggiante e rassicurante ed è facile, anche per chi non partecipa regolarmente, ritrovare il proprio posto nel gruppo.

In alcuni casi l’idea di vivere all’estero parte dal partner e la scelta diventa in qualche modo “forzata”. Una partecipante racconta di come si sia trovata “ad un bivio” dopo aver ricevuto la notizia dal partner di un lavoro in Africa. Aveva da poco cambiato città e il suo lavoro in Italia era interessante ed appagante ma, dopo un periodo di relazione a distanza, ha preso la decisione di partire.

Come affrontare dunque un espatrio “non scelto”? Innanzi tutto è importante creare una propria vita nel nuovo paese, trovare interessi propri e sentirsi realizzate al di fuori della coppia.

Di fronte alla domanda che ci si pone in questi casi, “sto vivendo la mia vita o la sua?”, è facile lasciarsi prendere dai dubbi. Può capitare di attraversare momenti in cui ci si ritrova senza una propria identità, sia personale che professionale.

Riuscire ad inserirsi in un nuovo contesto sociale, cominciare qualcosa di nuovo e appassionante e prendere “controllo” della scelta, rendendola propria, può aiutare a superare questi ostacoli.

Il senso d’avventura ci viene in aiuto e, anche la scelta “subita”, può diventare un’opportunità per cambiare la propria vita e buttarsi in una nuova esperienza. In questi casi la scelta è accettata con entusiasmo, diventa un progetto in comune, da sviluppare e abbracciare.

Abbiamo ascoltato un’amica raccontare la sua “metà scelta e metà fuga”. Cresciuta in un ambiente chiuso, con aspettative sociali che limitavano la sua creatività, ha deciso di partire per un “viaggio senza ritorno” che le ha offerto la possibilità di reinventarsi e crescere sia personalmente che professionalmente.

A volte la scelta arriva in un momento in cui non c’è un particolare disagio, la vita prosegue senza troppi alti e bassi ma, ad un certo punto, il desiderio di cambiare fa capolino. E’ il caso di una delle partecipanti che non ha saputo resistere ad un’offerta di collaborazione con un’università all’estero ed ha accettato con entusiasmo, trasferendosi, con marito a seguito. L’offerta è arrivata al momento giusto e non ha esitato a buttarsi in questa nuova avventura.

Nel suo caso non si è trattato di una fuga, ma semplicemente un’occasione per vivere un’esperienza diversa.

Si è parlato del ruolo della donna nella scelta dell’espatrio. Di come, nonostante si viva in un periodo di cambiamento ed evoluzione, sia spesso per il lavoro dell’uomo viene presa la decisione di espatriare. La donna, in generale, rimane colei che sacrifica la sua carriera per seguire la carriera del partner.

A volte questo rancore iniziale si assopisce per tornare all’attacco dopo anni di espatrio, andando magari ad attizzare altre tensioni nella relazione di coppia.

Parlare di questi sentimenti negativi verso il partner e confrontarsi con altre donne in una simile situazione, in modo che non prendano il sopravvento, può essere d’aiuto non solo all’individuo ma anche all’armonia della coppia.

In conclusione siamo state tutte d’accordo sul fatto che, qualunque sia il motivo per l’espatrio, è indispensabile che la scelta sia fatta con consapevolezza e serenità. Ogni scelta, inevitabilmente, comporta delle rinunce, ma se affrontata con il giusto spirito e atteggiamento, può arricchire la nostra vita e quella delle nostre famiglie.

Barbara Amalberti (Barbaraexpat)
Melbourne, Australia
Ottobre 2015

 

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Diana Kornfeld
Diana Kornfeld
2 anni fa

Io me ne vado perché odio la mentalità arretrata dell’italiano medio e in Italia non mi ci trovo bene, soprattutto non al sud. Dopo 9 anni a Parigi mi sentivo già aliena a Salerno, e nei lunghi soggiorni esteri successivi (2 anni in Giappone, 1 a Londra, 2 a Palma de Mallorca ecc) ho capito perché la nazione che mi ha dato i natali mi è sempre stata stretta

Nadia
Nadia
5 anni fa

Ciao! Sono incappata su questo blog per caso, mentre ero alla ricerca di risposte e leggere i vostri articoli mi sta aiutando molto a scegliere la mia strada. Perciò vi ringrazio tantissimo per quello che fate 🙂
In realtà mi trovo in una situazione molto difficile da cui non riesco ad uscire e più ci penso più mi confondo…
Ho 30 anni e da 8 vivo in Giappone. Sono arrivata qui dopo aver studiato la lingua all’università, sono rimasta 2 anni per perfezionare la lingua e da 6 anni insegno italiano in una scuola. Da 5 anni sto con un ragazzo giapponese (di cui sono innamorata da 8 anni), ma non conviviamo. In realtà 2 anni fa quando ho espresso il bisogno di convivere, lui è stato molto negativo e contrario non lasciandomi molte speranze per un cambiamento futuro. Da quel momento mi si è aperta una ferita che man mano si è fatta più profonda, facendomi prendere in considerazione seriamente l’idea di tornare in Italia. Da quel momento la nostalgia della nostra terra si è fatta molto più forte e quando gliel’ho detto, probabilmente per la paura di perdermi, improvvisamente si è fatto più propositivo e positivo all’idea di convivere. Perciò se prima io ero pronta e lui no, adesso lui è pronto ed io sono confusa, perché ormai mi ero messa in testa l’idea di tornare in Italia e recuperare il tempo perduto con parenti e amici… Io lo amo e penso che se non ci proviamo ora non lo faremo mai, però in questa situazione di ansia e insicurezza da parte mia ho paura di finire per vivere una vita in funzione sua precludendomi la vita sociale che avrei in Italia… In Giappone infatti trovare un lavoro soddisfacente e fare amicizia per uno straniero è estremamente difficile.
Io conosco bene la lingua e la cultura è ormai sono abituata a vivere qui, anche se sento moltissimo la solitudine ultimamente… mi chiedo se valga la pena tentare di convivere subito oppure se provare a tornare in Italia e tentare la relazione a distanza intanto che capisco cosa voglio della mia vita… Anche se so che se dovessi tornare in Giappone tutto sarebbe più complicato e vedersi ogni sei mesi potrebbe essere deleterio…
Sono davvero nel pallone… sono mesi che ci penso e mi sento a pezzi…
Qualcuna di voi che ha più esperienza di me ha qualche consiglio?
Ringrazio in anticipo chi mi risponderà!