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Partorire a Puerto Rico durante un uragano è un’esperienza decisamente non comune. Ce ne parla Giorgia, in questo dettagliato e coinvolgente articolo. Grazie di cuore, Giorgia, e mille auguri a te, la tua famiglia e a Puerto Rico.


Giorgia racconta la sua avventura anche in un libro che sta per uscire, una raccolta di esperienze di mamme espatriate a tutte le latitudini – da non perdere!!!

 

partorire a puerto ricoGià l’uragano Irma mi aveva sorpresa al nono mese inoltrato di gravidanza…ma quello è stato solo un po’ di vento forte rispetto a Maria, solo qualche albero caduto e qualche allagamento.
Per Irma quindi ce ne siamo stati chiusi nel nostro appartamento al quarto piano fronte oceano, tappati dentro con le “tormenteras” (delle protezioni metalliche a soffietto che si fissano all’esterno delle finestre) con scorte di cibo per un esercito, come fanno tutti qui quando c’è un’allerta meteo, anche in caso di semplice tormenta tropicale. La luce se n’è andata per poco, perché il generatore del palazzo è subito entrato in funzione e tutti i confort sono rimasti a portata di mano. Mia figlia Emma (3 anni e mezzo) ha adorato il primo uragano perché le ha permesso di avere mamma e papà e Janie (la ragazza alla pari) tutti disponibili a giocare con lei per una giornata intera, mentre campeggiavamo allegramente nella parte del salone più lontana dalle finestre.

Per Maria è stato diverso. Io ero già a tre giorni dalla data presunta del parto e il secondo uragano si annunciava ben più forte del primo, dato che questa volta l’occhio avrebbe toccato terra e attraversato l’isola completamente, mentre l’occhio di Irma era solo passato a largo della costa.

Mio marito, con mossa tempestiva, appena si è capito che Maria non avrebbe deviato verso Nord come Irma, ha rapidamente prenotato un hotel dentro l’ospedale dove era previsto che partorissi. Ed è lì che abbiamo passato le due notti a cavallo del passaggio dell’uragano. O meglio…durante le lunghe ore in cui l’uragano era su Puerto Rico, abbiamo bivaccato nel corridoio dell’hotel assieme ad altri ospiti, cercando di intrattenere Emma con giochi e cartoni. Questa volta la luce se n’è andata ben presto e con lei pure l’aria condizionata (e qualche finestra del palazzo…per fortuna non al nostro piano). Ma l’hotel aveva un generatore che ha alimentato il corridoio per quasi tutto il tempo.

partorire a puerto ricoIn tutto ciò il bebè ha deciso di aspettare e non siamo dovuti correre in ospedale attraverso il tunnel, prima aereo e poi sotterraneo, che collega hotel e reparto di maternità. La cosa era ben studiata perché in ogni caso avremmo potuto raggiungere il reparto senza dover uscire fuori, ma siamo stati contenti di risparmiarci scene da film d’azione americano con corse nei sotterranei bui mentre io mi tenevo la pancia in preda alle contrazioni!

In conclusione, ho partorito due giorni dopo essere tornati a casa (giusto il tempo di asciugare l’acqua che era entrata in casa e fare l’inventario dei danni), con parto naturale (VBAC per la precisione!), in una Puerto Rico post uragano Maria, senza aria condizionata nell’ospedale…nemmeno in sala parto! Così è nata Matilde Maria (secondo nome di dovere viste le circostanze!). Il vantaggio è stato che dopo 24h ci hanno mandati a casa!

Stiamo bene, nonostante la situazione difficilissima del paese. Di solito quando nasce un bebè, è lui/lei che scandisce i ritmi della giornata di tutta la famiglia…beh, le nostre giornate ora sono più che altro scandite dai ritmi del generatore del palazzo che fa funzionare luce e acqua per alcune ore al giorno. Ma ci va decisamente di lusso rispetto ad altri.
Praticamente tutti gli alberi del giardino sono caduti o erano pericolanti e sono stati tagliati. In alcuni appartamenti le tormenteras non erano fissate bene e l’uragano se l’è portate via per poi distruggere anche le finestre. Ma da noi tutto intatto per fortuna.

Nella fase immediatamente post uragano tutto era bloccato, ma i portoricani si sono da subito rimboccati le maniche senza esitare un attimo. A tre giorni dal parto, ossia a nemmeno una settimana dal passaggio di Maria, io sono persino riuscita a trovare una pediatra che passasse qui a casa per la prima visita di Matilde, dato che gli ambulatori erano ancora tutti chiusi (senza luce)…davvero gentilissima!

Con il post parto e la bebè appena nata, una delle cose più difficili è stata aspettare che riaprisse qualche farmacia nelle vicinanze, dato che la mia auto è inutilizzabile perchè incastrata sotto una pensilina crollata del parcheggio.
Fa strano rendersi conto di quanto diamo per scontato quotidianamente tutti i servizi meravigliosi a cui normalmente abbiamo accesso! Fa bene vivere queste situazioni sulla propria pelle ogni tanto.

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Per esempio, per ristabilire il servizio elettrico e l’acqua in tutta la isola si parla già di parecchi mesi. Noi siamo nella capitale e siamo fortunati perché inizieranno da qui, dato che è qui che si concentra la maggior parte della popolazione, nonché la maggior offerta turistica.
Però nella qualità dell’acqua temo non ci sarà da fidarsi troppo per un po’. Quindi la facciamo bollire e la stocchiamo in un pentolone per usarla per lavare il cibo, le mani quando si deve toccare il cibo, i piatti etc. La bebé la stiamo lavando con l’acqua della bottiglia…

Uno dei temi più scottanti al momento è il diesel, in quanto unico mezzo per far funzionare i generatori ed alimentare elettricamente i condomini e le case. Guarda caso mio marito lavora per una compagnia petrolifera… Beh, poco dopo Maria mi sono ritrovata a dirgli di non mettere più camicie con logo quando esce (anche per andare a lavorare). Qui acqua e benzina sono il potere al momento. E la gente dà i numeri. Da lui al deposito ci sono militari armati e polizia già da parecchi giorni. I camion che partono per rifornire i benzinai, l’aeroporto, gli ospedali, etc. partono quasi tutti con la scorta. I camion più piccoli, che a volte non ce l’hanno, dicono che la gente li ferma per strada proponendo cifre assurde per riempirgli una tanica!
Mio marito non è stato a casa nemmeno un giorno da quando è nata Matilde (tranne i week-end). Io lo considero il nostro contributo familiare per Puerto Rico! Qui bisogna rimboccarsi le maniche e aiutare il paese a riprendersi.

Le comunicazioni sono un altro punto importantissimo al momento. Purtroppo il segnale non è stabile e varia molto da zona a zona. Ho amici che a casa loro sono isolati dalle comunicazioni e che devono uscire e spostarsi in auto prima che il cellulare capti di nuovo. Anche su questo noi siamo fortunati, avendo messaggi e internet che funzionano anche quando siamo dentro casa. Le chiamate sono spesso il mezzo meno efficace per comunicare, dipendendo dalla ricezione di due telefoni nello stesso momento e dal traffico sulla linea. Per cui ci si ritrova a mandare messaggi a tutti, dagli amici di cui non hai notizie, al pediatra, al console!

partorire a puerto ricoNonostante tutto io, dal lato mio,  sono decisamente calma e piuttosto serena. A momenti mi dispiace molto di non essere in grado di uscire e aiutare la comunità, avendo appena partorito e con la bebé da allattare e da accudire. Molti genitori stanno andando quotidianamente alle scuole dei figli per aiutare a pulire e sistemare affinché possano riaprire presto.

So che per me non è possibile e che non può essere altrimenti. Ma mi sarebbe piaciuto poter vivere questa parte dell’esperienza: la forza della solidarietà e dell’unione della gente. É qualcosa di completamente diverso dalla vita quotidiana moderna. Penso che la vita dei nostri nonni fosse un po’ così…

In ogni caso al momento non abbiamo intenzione di partire, ma saremmo comunque virtualmente bloccati perché aspettiamo i documenti della piccola. Stiamo cercando di accelerare le cose, ma non è semplice.

Però stiamo bene e siamo sereni. Siamo consapevoli che la situazione non è facile ma abbiamo più voglia di restare ed aiutare Puerto Rico a rimettersi in piedi, che di “scappare”. Naturalmente valuteremo attentamente l’evoluzione delle cose e faremo ciò che è meglio per le bimbe (da un punto di vista di salute e sicurezza) se si dovesse presentare il dubbio.

In tutto ciò concludo con una nota di dolcezza. Mentre io scrivo, il vicino (dottore gentilissimo, per altro) ha la porta aperta per far circolare l’aria e…le note del suo pianoforte arrivano fino al mio salone…è la prima volta che lo sento suonare da quando stiamo qui…

Giorgia
Puerto Rico
Ottobre 2017
Foto ©Giorgia

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