Home > Vita d'Expat > Lavoro > Gudrun, una passione selvaggia

Claudiaexpat ha approfittato della sua vacanza nella selva peruviana per incontrare Gudrun, una signora austriaca che vive in Perù da più vent’anni, e ha dato vita a un appassionante progetto.

Se per caso passate in Perù, e precisamente a Iquitos, nella selva amazzonica, vi consiglio caldamente di non perdervi una visita a Pilpintuwasi, un incredibile posto sul fiume Nanay, dove una signora che è arrivata in Perù anni fa dall’Austria ha costruito un mariposario, che è allo stesso tempo un rifugio per gli animali della giungla in pericolo.

Il posto si chiama Pilpintuwasi (quechua per mariposario) e ci arrivate dal molo di Bellavista. Prendete una barca direttamente fino al mariposario o fatevi lasciare al villaggio di Padrecocha, dal quale camminerete per circa venti minuti.
Al vostro arrivo sarete accolti da Gudrun, scalza e con un numero imprecisato di scimmie al collo, che vi guiderà alla scoperta di questo posto, aperto al pubblico dal 2001. Naturalmente non sarete soli, durante il vostro tour. Le scimmie vi accompagneranno e parteciperanno attivamente alla vostra visita, saltando di ramo in ramo, accoccolandosi tra le vostre braccia o attaccandosi al vostro collo.

La vicinanza agli animali è stata una cosa che mi è molto piaciuta a Pilpintuwasi. Questa, e la passione di Gudrun per quello che fa, la sua lotta che si rinnova quotidianamente per salvare gli animali bisognosi, e per diffondere il messaggio che la selva e la sua fauna sono in pericolo, e che solo gli uomini (e le donne) possono fare qualcosa per salvarla.

Gudrun è arrivata in Perù 22 anni fa. In quel momento aveva appena terminato i suoi studi come assistente sociale, e si installò nella selva peruviana, in villaggi remoti, per lavorare in progetti di sviluppo. La gente dei villaggi in cui viveva mangiava gli animali della selva, che è comprensibile ed accettabile, ma spesso accadeva che uccidessero la madre per mangiarla e catturassero i cuccioli orfani senza però essere in grado di allevarli correttamente. Sapendo quanto Gudrun amasse gli animali le portavano i cuccioli e lei li curava, li aiutava a guarire e li liberava nuovamente nella giungla.

pilpintuwasi

Chavo e Florian

Questa però non è stata la ragione che ha spinto Gudrun ad aprire un mariposario. Lei aveva comunque deciso di restare nella selva perchè si era definitivamente innamorata della natura e degli animali. Durante una vacanza in Austria, Gudrun visitò uno zoo e quando arrivò alla sezione delle farfalle, le venne l’idea di costruire un mariposario nella selva, con il duplice scopo di mostrare il ciclo vitale delle farfalle, e di cominciare un’esportazione dal Perù all’Austria, che le avrebbe permesso, oltre che vivere del suo lavoro, anche di far conoscere le bellissime speci di farfalle peruviane nella sua terra natia. In realtà le disposizioni per l’esportazione delle larve, per quanto a quei tempi fossero meno rigide che oggi, rendevano l’esportazione una trafila eccessivamente complicata e pesantissima. Dopo vari tentativi Gudrun decise dunque di aprire il mariposario ai turisti, per ripagarsi almeno in parte dell’investimento effettuato.

Infatti Gudrun aveva comprato un pezzo di terra sul fiume Nanay e ci aveva costruito la propria casa e la struttura di quello che sarebbe diventato l’attuale mariposario e rifugio di animali in pericolo. In effetti, la pratica di portare a Gudrun gli animali feriti o ammalati ricominciò non appena il progetto prese forma: veniva chiamata da veterinari che non potevano tenere con sè animali feriti, o orfani le cui madri erano state uccise dai cacciatori, o che erano stati venduti a gente che poi scopriva di non potere o volere allevarli.

pilpintuwasi

Il lamantino

Dunque ciò che vedete oggi è un posto bello e pacifico dove le farfalle si riproducono serenamente ma anche dove vengono raccolti, curati e amati gli animali bisognosi. Il giro comincia dando insalata a un lamantino, che se ne sta in una pozza naturale vicino alla reception del Pilpintuwasi. Gudrun ci dice che aveva rifiutato di comprare l’animale – a volte tenta di fermare questo flusso di animali verso il rifugio, che rischia di diventare incontrollabile – ma dato che il lamantino è una specie in via d’estinzione e che la persona che lo vendeva lo avrebbe macellato se non fosee riuscito a venderlo, alla fine accettò.

La visita continua con l’accompagnamento di un gruppo allegro e affettuoso: Chavo è una scimmia uakari, una specie in via d’estinzione che si trova unicamente nella selva amazzonica, e che è arrivato a Pilpintuwasi molto denutrito e con una zampa fratturata in seguito a una caduta quando spararono a sua madre. Poi ci sono Florian e Zecke, due scimmie Saki, che stavano entrambe morendo di fame quando sono arrivate al rifugio, e che adesso saltano incessantemente da un albero all’altro. C’è l’ultimo arrivato, Tony, una scimmia cappuccino che viveva coi bambini di strada. Un giorno un turista lo ha visto e ne ha avuto pietà, perchè era talmente malato che riusciva a malapena a restare attaccato al collo del bambino che lo teneva in braccio. Ha dunque dato dei soldi ai ragazzini (molto male!!!) per prenderlo e portarlo a Pilpintuwasi. Tony aveva una terribile dissenteria, e Gudrun lo portò immediatamente dal veterinario, che gli trovò tre diversi tipi di parassiti. Con la cura, comunque, Tony si è ripreso pefettamente, e il modo in cui è saltato tutto il tempo sul mio bambino più piccolo lo conferma! Una curiosità su Tony: sembra che sia già perfettamente addestrato a rubare! Quando a Pilpintuwasi arrivano persone con gli orecchini, Tony salta loro subito in braccio e gli stacca gli orecchini – riesce ad aprire e sfilare i tipi più comuni di orecchini….

Si visitano dapprima le farfalle, mentre Gudrun spiega in dettaglio il loro ciclo riproduttivo. Ne ha 43 speci, alcune di una bellezza stupefacente.

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Pedro Bello

Dopo le farfalle si passa a una creatura meno eterea ma altrettano meravigliosa : Pedro Bello. E’ un sensazionale giaguaro che un signore aveva acquistato da un gruppo di locali con l’idea di rivenderlo a un prezzo salato. Ci ha tentato per un mese (dimenticandosi nel frattempo il piccolo dettaglio di nutrirlo) e alla fine, stufo, l’ha lasciato a Pilpintuwasi. E’ emozionante ascoltare Gudrun che racconta la storia di come questo giaguaro in fin di vita sia arrivato in una gabbia al rifugio seminando il panico e la perplessità circa come maneggiarlo. Pedro mangia 4 chili di carne al giorno, di cui il 40% dev’essere rossa. Una spesa enorme per Pilpintuwasi, le cui sole fonti d’entrata sono i biglietti dei visitatori e lo stipendio di Gudrun, che insegna inglese e tedesco all’università di Iquitos.

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Gudrun e Lolita

Dopo Pedro è la volta di Lolita, uno splendido e pacioso tapiro con una triste storia alle spalle: sua madre è stata infatti uccisa da un gruppo di cacciatori che ha poi catturato la bebé Lolita e ha tentato di allevarla. Per evitare che scappasse le hanno legato le zampe con un filo di nylon, stringendo talmente tanto da procurarle profondissime ferite (le cicatrici sono ancora ben visibili). Quando Lolita non riusciva più ad alzarsi per il dolore delle ferite, la scaricarono a Pilpintuwasi. Lolita è vegetariana, ed è un vero piacere vederla divorare la sua grande papaya dopo che Gudrun le è montata sulla schiena!

E’ ora di tornare all’area della reception, mentre chiacchieriamo con Gudrun di varie cose. Non è facile mantenere una struttura come Pilpintuwasi. I fondi sono scarsi, e i bisogni enormi. Gudrun e Roble non possono permettersi di impiegare molta gente e devono dunque fare quasi tutto da soli. Di tanto in tanto arrivano dei volontari, ma non sempre la cosa funziona. I volontari devono essere formati, e molti non resistono al calore e alle dure condizioni della selva.

Gudrun ha creato questo posto per puro amore verso gli animali e la natura. Ciò che più le interessa è di educare i locali per far loro capire l’importanza di preservare l’ambiente naturale. In effetti Gudrun si è subito resa conto dell’enorme ignoranza che circonda la natura e ha deciso di lavorare con scuole, asili, università. Pilpintuwasi organizza seminari e conferenze con studenti, nelle varie scuole, e con la popolazione locale, rivolgendosi in particolare ai giovani, per insegnar loro la ricchezza della selva in termini faunistici e far loro capire che il rispetto è l’unica via per assicurare un futuro a lungo termine alle speci in pericolo e di conseguenza agli stessi uomini.

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Con Rosa, il formichiere

E’ davvero toccante vedere come Gudrun si impegna in questo progetto, e come sono felici gli animali con lei. Mentre siamo seduti all’ombra della capanna della reception e le scimmie esplorano minuziosamente il nostro cuoio capelluto, arriva Rosa, il formichiere: che creatura incredibilmente sorprendente!!! Rosa è stata portata al rifugio da uno studente che si era reso conto che le persone che la ospitavano, e dove lui stesso era ospite, non potevano mantenerla correttamente. Rosa si dirige verso Gudrun e “l’abbraccia”, mettendole il lungo muso tra le gambe e lasciandosi accarezzare a grattare con evidente soddisfazione. La segue un ragazzino: è lui che si prende cura di Rosa oggi, che la riaccompagna a casa dopo la passeggiata e che le farà il bagno. Gudrun tenta di coinvolgere i ragazzini e le ragazzine dell’area nella cura degli animali. E’ il modo più diretto e naturale per farli avvicinare alla ricchezza che la natura ha loro offerto.

Mi è piaciuto tantissimo stare con Gudrun al Pilpintuwasi. Non so se riuscirò a tornare a visitarla prima che finisca il mio periodo in Perù, ma una cosa è certa: se lo farò, porterò con me il più grande numero possible di lattughe, come richiesto da Gudrun: il manatee ne mangia da 10 a 12 chili al giorno e non è che una delle tante bocche affamate che sorridono quando Gudrun passeggia in questo incredibile posto che ha creato.

Claudiaexpat
Lima, Perù
Febbraio 2006

Questo è il sito web di Pilpintuwasi: https://www.amazonanimalorphanage.org

Attraverso il sito potete fare una donazione, se lo desiderate, o scrivere a Gudrun, che vi darà tutti i dettagli sui periodi di volontariato presso di loro.

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