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Redazione: Claudiaexpat
Presentazione aggiornata al settembre 2017

Introduzione

Vivere a Gerusalemme rappresenta un’esperienza complessa ma sicuramente affascinante.

Ci sono vari luoghi comuni sulla vita in questa intrigante città: uno è che qualsiasi opinione ci si sia formata prima di arrivare qui, verrà ridimensionata se non addirittura completamente ribaltata una volta arrivate sul posto; si dice anche che l’umore a Gerusalemme vada a ondate: si passa da momenti di acceso entusiasmo ad altri di demoralizzazione, il che porterebbe al terzo luogo comune che recita che per resistere a Gerusalemme si ha spesso bisogno di uscire, di vedere altri luoghi, respirare altre atmosfere e prendere una pausa dalla presenza così incombente delle pietre di cui è piena la città.

Personalmente trovo che tutte queste affermazioni siano azzeccate solo in parte, perché l’esperienza di vita a Gerusalemme è assolutamente intima e personale, e coinvolge aspetti estremamente profondi che vanno a toccare i valori più reconditi di una persona. E’ pur vero che l’adattamento a questa realtà è composto da momenti molto complessi, e sicuramente non comuni all’espatrio in altri luoghi. La concentrazione di culture e religioni genera una ricchezza di vissuto pari a nessun altro luogo da me conosciuto finora, ma anche una quantità di tensione (positiva e non) che non è sempre facile da gestire.

La situazione politica di Israele e del Territorio Occupato pesa enormemente nel quotidiano, porterò esempi concreti nella compilazione di questa scheda nella sua interezza, ed è qualcosa che pervade tutti gli incontri a qualsiasi livello: non c’è cena con amici e conoscenti durante la quale una buona parte del tempo non venga spesa ad analizzare la questione politica e più in generale a sfogarsi sull’impotenza generalizzata nella quale ci si sente sommersi di fronte al protrarsi (e al deteriorarsi) della situazione. La difficoltà linguistica (doppia) e il contatto con due culture principali diverse tra loro possono essere spiazzanti all’inizio.

Non ho però ancora conosciuto nessuno che non sia stato felice di vivere qui per un periodo di tempo. La ricchezza di storia, cultura e religione è qualcosa di assolutamente unico, e la bellezza mozzafiato della città vecchia e delle chiese è qualcosa che dà al soggiorno a Gerusalemme un gusto tutto speciale.

Vivere a Gerusalemme ha un sapore unico. Nell’arco di una giornata si possono vivere una moltitudine di situazioni differenti, si passa dal moderno all’antico, si ascoltano tutte le lingue del pianeta, ci si confronta con una quantità di persone completamente diverse tra loro, e si sente parlare di questioni internazionali che coinvolgono tutti i paesi del mondo. E’ un’esperienza talmente intensa e coinvolgente che può risultare anche un po’ sfiancante, soprattutto se non si riesce a mettere dei “paletti” per evitare di venire travolti dalla situazione politica e umana.

Storia

al quds duomo rocciaPer presentarvi la storia di questa affascinante città, ho tradotto parti di un articolo di Nazmi Joubé, professore di storia alla Birzet University, apparso su This Week in Palestine.

Nonostante su Gerusalemme siano state scritte centinaia di libri e fatte innumerevoli ricerche, sulla sua storia, soprattutto nel periodo preromano, restano molti dubbi. A Tell ad-Dhur, meglio nota come Città di Davide, sono stati compiuti innumerevoli scavi, che non sono però riusciti a chiarire molte di quelle che restano supposizioni o interpretazioni di comodo. C’è però consenso sul fatto che la Gerusalemme biblica altro non era che un grande villaggio, e certamente non la capitale di uno stato. Infatti l’unica fonte d’acqua risalente all’epoca è quella di ‘Ain Silwan, che non poteva sicuramente rispondere ai bisogni di una popolazione superiore a un paio di migliaia di abitanti. E anche se si può ipotizzare che l’acqua venisse raccolta in grandi cisterne, di cui non si è comunque trovata evidenza prima dell’epoca romana, è azzardato pensare che ciò facesse significativamente aumentare il numero della popolazione installata nella zona.

E’ stato dunque coi Romani, che hanno potenziato la raccolta delle acque nella città, che Gerusalemme è diventata un centro urbano grande e sviluppato. La gloria di questo periodo non sopravvisse però ai saccheggi dell’esercito guidato da Tito, nel 70 d.c., che precedettero la fondazione dell’Aelia Capitolina di Adriano.

Nel quarto secolo d.c. Costantino si convertì al cristianesimo dando così legittimità alla cristianità. Questo evento contribuì a fare di Gerusalemme per la prima volta un centro veramente cosmopolita. Fu Elena, madre di Costantino, in visita in Palestina, a scoprire i siti sacri legati alla vita di Gesù. Elena fece costruire due chiese principali, il Santo Sepolcro a Gerusalemme e la Chiesa della Natività a Betlemme. La Gerusalemme Bizantina divenne un importantissimo centro multiculturale grazie al fatto che numerose nazioni vi costruirono chiese, monasteri e vari luoghi di ospitalità per le migliaia di pellegrini che visitavano la città. Questo durò per circa tre secoli, fino all’invasione dei Persiani nel 614. Quest’invasione si protrasse per soli quattordici anni ma lasciò dietro di sé una grande devastazione e un altissimo numero di vittime, con la distruzione e il saccheggio di innumerevoli monasteri e chiese. Quando l’impero bizantino ristabilì il proprio controllo sulla città, era già troppo debole per imporre una gestione che la riportasse alla sua gloria passata.

Nel 635 Gerusalemme subì la conquista del secondo Califfato Ortodosso dell’Islam, Umar Ibn al-Khattab, che concesse alla popolazione cristiana della città uno status di sicurezza, permettendole di mantenere le proprie chiese e la propria popolazione. Sotto alle prime dinastie islamiche Gerusalemme tornò ad essere un importante centro politico e religioso, declinando nuovamente con le ultime dinastie (Abbasidi e Fatimidi).

Nel 1099 cominciarono le Crociate, con i massacri che ben conosciamo. Durante questo periodo, mentre Gerusalemme era stata dichiarata capitale dello Stato Latino sotto il controllo della Chiesa Latina, furono nuovamente costruite decine di chiese, monasteri, mercati, fortificazioni, etc. Nel 1187 Saladino tentò di conquistarla e giunse a un accordo con i crociati che permetteva loro di lasciare la città in maniera sicura.

Nel 1260 Gerusalemme fu passata al controllo dei Mammelucchi, che vi fondarono innumerevoli ospizi, scuole e monasteri. Molta della Gerusalemme che vediamo oggi risale a quell’epoca.

La cupola del Santo Sepolcro

La cupola del Santo Sepolcro

Quando lo stato dei Mammelucchi cominciò a decadere, l’impero Ottomano si espanse ad est, prendendo Gerusalemme sotto al proprio controllo. Solimano il Magnifico cominciò un ambizioso progetto di rivitalizzazione della città, che includeva la costruzione delle mura. L’epoca ottomana portò nuovamente vigore a Gerusalemme, che tornò ad essere un luogo di crescita economica e demografica, fino all’indebolimento dell’impero, durante il quale l’Europa cominciò a guardare alla città con crescente interesse. Nello stesso momento cominciò la migrazione di massa di ebrei nella città (che aveva preso il via nel quattordicesimo secolo, ma con isolate minoranze).

Il mandato britannico dichiarò Gerusalemme capitale della Palestina, sostenendo allo stesso tempo la presenza inglese ed ebraica sul territorio, che gradualmente portò a un cambiamento demografico e sociale nella città. Con il Piano di Spartizione delle Nazioni Unite del 1947 Gerusalemme venne dichiarata corpus separatum. Con la guerra del 1948 venne divisa in due parti: la zona ovest (87%) sotto il controllo del nascente stato israeliano, e quella est (il restante 13%) sotto il controllo giordano.

Nel 1967 Israele ha occupato il resto di Gerusalemme e l’ha dichiarata capitale di Israele.

Geografia

Gerusalemme si trova su un altopiano tra la costa orientale del Mediterraneo e il Mar Morto. E’ situata a un’altezza di circa 800 metri dal livello del mare. Le città vicine sono Betlemme (a sud), Tel Aviv a ovest, Ramallah a nord.

Attrazioni geografiche e punti interessanti da segnalare

Farei prima ad elencarvi i punti della città che non sono di alcun interesse, perché Gerusalemme, culla delle tre religioni monoteiste, rigurgita di chiese e di luoghi assolutamente affascinanti, che non ci si stanca mai di visitare e tornare a visitare. E’ una città dai mille anfratti, cisterne, corridoi sotterranei e strade e viuzze nascoste, quindi scoprirla nella sua interezza sarà di per sé una vera avventura.

Il Mar Morto

Il Mar Morto

 

Gite fuori da Gerusalemme

Sicuramente vale la pena una gita al Mar Morto, o una visita a Gerico. Anche Betlemme e Ramallah, facilmente raggiungibili da Gerusalemme, meritano una visita, ognuna per ragioni diverse. Nella West Bank (Cisgiordania) ci sono un paio di spettacolari monasteri, Mar Saba vicino a Betlemme e il Monastero di St. George sulla strada per Gerico, che meritano una visita o anche solo un’occhiata dall’alto. Nel monastero di Mar Saba le donne non possono entrare, ma vengono comodamente alloggiate in una torre adiacente.

Tel Aviv è a meno di un’ora di macchina ed è una città che offre molto, sia in termini di cultura (musei, concerti, mostre) che per lo shopping e il divertimento.

Al mare! Ci sono spiagge in Israele dove molti espatriati si recano regolarmente quando la stagione lo permette. Tra le tante: Bat Yam a sud di Giaffa (una delle città più antiche al mondo che si trova qualche km. a sud di Tel Aviv) e quella di Palmahim un po’ più a sud della precedente. A nord di Tel Aviv, a Herzylia, la spiaggia Arcadia beach. Ecco un link dove potete trovare le spiagge più famose di Tel Aviv: https://viaggi.corriere.it/viaggi/vacanze/tel-aviv-spiagge/

Hiking e altro: Israele e West Bank sono anche il sogno dei camminatori, entrambi offrono delle stupende passeggiate, dalle più semplici alle più complesse. Vi segnalo un gruppo che si chiama Walking Palestine (www.walkingpalestine.org), formato da una serie di appassionati espatriati (e qualche palestinese), che si ritrova regolarmente (in certi periodi anche una volta alla settimana) per passeggiare in Palestina. Il fondatore di questo gruppo, Stefan Szepesi, ha scritto un bellissimo libro, Walking Palestine, 25 Journeys into the West Bank”, che è un must per tutti gli appassionati camminatori.

Un’altra organizzazione che propone bike tours e walk tours che durano anche più di un giorno è Walk Palestine (https://www.walkpalestine.com/en).

Anche l’associazione Masar Ibrahim Weekly Spring Walks (https://masaribrahim.ps/en/) organizza camminate.

Inoltre, a Betlemme, è stato aperto VisitPalestine un centro di informazioni turistiche con annessa caffetteria, che offre varie escursioni e pacchetti completi con guide mutlilingue per visitare la Palestina. Il proprietario è palestinese ma parla perfettamente italiano, figlio di Lise, una tour guide che offre in maniera volontaria, una volta al mese, i suoi tours al gruppo Jerusalem Expat Network, associazione che raccoglie espatriati.

Vi segnalo una utile app, Wikiloc, che vi dà informazioni su tutti i trails (a piedi, in bicicletta, in moto, in macchina, a vela, in kayak, con gli sci etc….addirittura in mongolfiera!!!) del mondo e quindi anche in Israele e Palestina, scaricabile da questo sito www.wikiloc.com.

Clima e temperature

Il clima di Gerusalemme è tipicamente mediterraneo, con estati molto calde e inverni relativamente miti. Durante l’inverno può capitare anche che nevichi, ma raramente le temperature scendono drasticamente (di solito mai sotto ai cinque/sette gradi). Il cielo è quasi sempre azzurro intenso, la luce meravigliosa.

Contesto politico

Gerusalemme viene considerata dal governo israeliano come la capitale dello Stato di Israele, ma l’Autorità Nazionale Palestinese, le Nazioni Unite e la maggior parte degli stati del mondo non la considerano tale. La città è comunque sotto il controllo totale delle autorità israeliane, che ne regolano la vita in tutta la sua interezza.

Banche e valuta

La valuta di Gerusalemme è il Nuovo Scheckel Israeliano (NIS) (usato in Israele e anche nella West Bank), disponibile in banconote da 20, 50, 100 e 200, e in monete da 10, 5, 2, 1 e ½ sheckel, oltre a 20 e 10 agorà (queste ultime sono monetine che nessuno mai vuole, ma che sono utili ad esempio per gli autobus o i parcheggi).

Il tasso di cambio è il seguente:

1 euro = 4,21 nis (settembre ’17)
1 dollaro americano = 3,5 nis (settembre ’17)

al quds mercatoPotete cambiare i vostri soldi in tutte le banche, ma più conveniente è usare uno dei tanti posti di cambio che trovate sia nella parte est (soprattutto in Salah Addin) che ad ovest, con alta concentrazione nella parte più frequentata di Jaffa Road. In questi posti di cambio potete anche prelevare contanti con la carta di credito, ma attenzione perchè la commissione applicata è molto alta (chiedete sempre prima di effettuare l’operazione).

Le carte di credito sono perfettamente usate ovunque, dal benzinaio agli hotel, dai supermercati ai negozi di scarpe.

Tutto si acquista in NIS, i dollari sono accettati molto raramente e in casi particolari (ad esempio da parte di alcuni autisti), tranne che nel bazaar della città vecchia, dove c’è ampia scelta di valuta per pagare gli acquisti.

Per aprire un conto in banca dovete avere un contratto di lavoro e un visto che non sia turistico. Le banche principali sono la Hapoalim e la Leumi , entrambe hanno sedi sia all’est che all’ovest.

La Mercantile è un’altra opzione,vicina all’American Colony Hotel. Impiegati arabi ma gestione israeliana. Ce ne sono poi molte altre, ma queste so per certo essere usate dagli espatriati.

I mass media locali

Ci sono alcuni quotidiani in inglese, tra questi il più letto dalla comunità di espatriati è l’Haaretz (https://www.haaretz.com/), che viene distribuito insieme all’International Herald Tribune, di stampo liberale, mentre decisamente più conservatore è il Jerusalem Post (https://www.jpost.com/). Da segnalare The Guide, un inserto culturale distribuito il venerdì con l’Haaretz, che segnala tutti gli eventi culturali a Gerusalemme e nel resto del paese (Israele).

Per la Palestina vi segnalo This week in Palestine (https://www.thisweekinpalestine.com), una rivista mensile molto interessante e che parla di attualità, cultura, eventi in Palestina e fornisce informazioni turistiche e sociali.

Risorse in rete
https://www.maannews.net/eng/Default.aspx
https://english.pnn.ps/
https://english.wafa.ps

Radio
Radio 1 (AM 1458) dà notizie in inglese ogni giorno alle sette del mattino e alle cinque del pomeriggio. Oppure c’è la BBC World Service su AM 1323.

91.3 FM è una radio di Gerusalemme in lingua ebraica dove trasmettono musica classica ma con pochissime interruzioni e quindi la lingua parlata è minima. Però assicuro la distensione dei nervi mentre si guida nel traffico senza regole di Gerusalemme.

107.10 FM di musica Pop.

Presenza italiana

La presenza italiana a Gerusalemme e nel resto del paese è rappresentata sostanzialmente dagli operatori di ong italiane e internazionali, da giornalisti e da religiosi. C’è un consolato italiano all’est e uno all’ovest. L’ambasciata italiana, come tutte le ambasciate, del resto, si trova a Tel Aviv.

Formalità

Gerusalemme non ha un aeroporto internazionale. La via d’accesso più comune è l’aeroporto Ben Gurion, a Tel Aviv. Si può anche arrivare via terra dal confine con la Giordania, ma dato che scrivo questa scheda per persone che vengono a Gerusalemme per installarsi e non per turismo, considererò la situazione più comune, cioè l’entrata via aerea da Tel Aviv.

I passeggeri in volo per Israele vengono molto spesso controllati minuziosamente alla fonte, soprattutto se viaggiano con una linea aerea israeliana. In quest’ultimo caso è imperativo che arriviate all’aeroporto di partenza (in qualsiasi città d’Italia o Europa) con sufficiente margine di tempo: i controlli sono davvero accurati, e non è infrequente vedersi disfare completamente le valigie per analizzarne il contenuto oggetto per oggetto.

In arrivo a Tel Aviv invece è estremamente raro che vi controllino i bagagli. Una volta passato il controllo passaporti, riprendere le valigie e lasciare l’aeroporto è molto rapido.

al quds cinematheque

Vista sul Monte Zion

I cittadini italiani non hanno bisogno di visto per entrare in Israele. All’arrivo vi verrà dato un visto turistico della durata di tre mesi. Il famigerato timbro israeliano sul passaporto, che vi impediva l’entrata in alcuni paesi arabi e non piaceva a tanti altri, non esiste più. Da qualche anno non vi viene più timbrato il passaporto, nè in arrivo nè in uscita, ma vi viene fornito un fogliettino blu stampato che indica la durata di permanenza concessa in Israele. Di solito, ripeto, sono tre mesi, ma può anche capitare che vi diano meno (ad esempio se non avete una scusa valida per entrare nel paese, se siete catalogati come sospetti, o se vi contraddicete nel caso vi interroghino).

Per restare oltre il periodo concesso, dovete procurarvi un visto. In molti casi è l’organizzazione stessa per cui lavorate o lavora il vostro partner o marito a occuparsene. E’ il caso delle Nazioni Unite, della Croce Rossa Internazionale, dell’Unione Europea, e di alcune fondazioni. Questo visto si chiama Service Visa, e dura un anno, con possibilità di entrare e uscire più volte. Può invece capitare che (ad esempio se appartenete a delle ong) che dobbiate farvi il visto da voi. Questo tipo di visto si chiama B1 o B2, dura anche lui un anno, e dà diritto a entrate e uscite multiple (vedi oltre la procedura per ottenerlo).  Esistono altri tipi di visti, tra cui il visto studentesco e il visto religioso. Su questa pagina potete trovare qualche informazione aggiuntiva: https://roma.mfa.gov.il

La procedura per il visto di cui sono a conoscenza, ovvero quello rilasciato agli operatori umanitari, (che come ho già spiegato costituiscono la stragrande maggioranza di espatriati a Gerusalemme), è la seguente:

si entra nel paese con visto turistico che bisogna poi convertire: da tempo si vocifera che questa procedura cambierà e si sarà costretti ad ottenere il visto fuori da Israele (quindi o in Italia prima della partenza o dichiarando un’ambasciata all’estero dove ritirarlo, es. recarsi ad Amman per ritirarlo).

Per il momento la procedura è la seguente:  dovete prendere un appuntamento con il Ministero degli Interni (Moi) Israeliano a questo numero di telefono: 02 6290239/1, ma è meglio andare di persona  al primo piano, Ufficio visa stranieri, per essere sicuri di capire bene il giorno dell’appuntamento. Se richiedete il visto anche per la vostra famiglia, dovete prendere un appuntamento per persona (ve lo daranno nello stesso giorno e alla stessa ora per tutti i membri della famiglia) e dovrete presentarvi tutti allo sportello indicato: soprattutto se si tratta del primo visto devono essere presenti anche i bambini (anche se molto piccoli) ed entrambi i genitori.

Una volta ottenuto l’appuntamento (generalmente un mese dopo averlo richiesto), bisogna preparare la documentazione per ottenere la lettera di raccomandazione dal MoSA (Ministry of Social Affairs) ed inviarla via fax al numero indicato nella declaration form (conviene dare una telefonata dopo per avere conferma ricezione e sapere la data di ritiro della lettera di raccomandazione: la lettera viene generalmente rilasciata alcuni giorni prima della data indicata come appuntamento al Moi):

– Declaration form
– Curriculum Vitae
– Job description
– Fotocopia del passaporto
– Una lettera dalla sede centrale della vostra organizzazione chiamata “Declaration of power of proxy” o “letter of appointment” se ricoprite l’incarico di Rappresentanti paese, o scritta dal vostro capo missione se avete qualsiasi altra posizione.

Quindi si ritira la lettera al MoSA (10 Yad Harutzim, Talpyot) e ci si reca al MoI il giorno dell’appuntamento con la seguente documentazione:

– Passaporto in corso di validità con almeno due pagine vuote
– Lettera di raccomandazione per il Visa B1 o B2 preparata dal MoSA
– Lettera dalla sede centrale della vostra organizzazione che attesta che siete state effettivamente nominate per quella determinata posizione
– Autodichiarazione che spiega chiaramente quante ore a settimana passerete nella West Bank o a Gaza (per ottenere il visto bisogna lavorare almeno 15 ore a settimana in “Israele”: quindi è chiaro che questo B1 o B2 non va bene per chi deve stabilirsi a Gaza)
– Attestato di assicurazione medica
– Curriculum vitae
– una foto (meglio averne due) formato passaporto
– certificato di matrimonio (o fotocopia autenticata) o prova formale di convivenza (è sempre più difficile farsi riconoscere se non si è sposati: si può provare con copia dello stato di famiglia, tradotto; ma non è detto venga accettato e attualmente in Italia non ci sono altri documenti per attestare le coppie di fatto).

Sandraexpat racconta che lei e il suo compagno hanno firmato, di fronte ad un notaio, un documento che dichiarava che sono life partners, da quanto stanno insieme, la prova della banca italiana dove hanno un conto in comune, una lettera di un familiare/amico che confermava che stavano insieme da tot anni…..e con questa, all’inizio, le hanno dato il visto B2 (turistico) di 1 anno, che scadeva con il contratto del suo compagno. Adesso che lui è passato a lavorare per le Nazioni Unite, vanno al MOI e con una lettera di UNDP che dichiara che il compagno ha un contratto con loro, le rinnovano B2 con multiple entries per il periodo del suo contratto.

Oltre a tutti questi documenti, dovrete pagare circa 330 NIS per persona (il prezzo può variare: per esempio i familiari a carico a cui viene assegnato un B2 pagheranno di meno perché non è permesso di lavoro).

Se tutto va bene si esce dal Moi con il visto sul passaporto, valido in genere un anno e che occupa due pagine.

Oltre ai documenti indicati, può succedere che l’incaricato/a chieda altri documenti: il consiglio è portarvi dietro tutto quello che avete e tirarlo fuori su richiesta (certificato di frequenza in una scuola, stato di famiglia – magari tradotto -, copia della pagina del passaporto in cui si indica che i genitori del minore sono X e Y…). Tutto questo sulla base dell’umore della persona con cui si ha a che fare: ci sono mille aneddoti, è come dare un esame all’università quando si finge un malore per non passare con l’assistente cattivo e aspettare che si liberi quello buono. Diciamo che la sindrome PMS ha molta influenza sull’ottenimento del visa (grazie a Tatiana per le informazioni sui visti!).

Nel caso la vostra situazione non rientri tra quelle a cui vengono concessi i visti di servizio, avete la possibilità di applicare per un visto turistico esteso, credo che possano arrivare a concederlo anche per un anno, anche se in realtà la situazione cambia molto rapidamente, e diventa sempre più difficile ottenere il permesso di restare in Israele (a qualsiasi titolo).

In uscita dall’aereoporto Ben Gurion, ovvero quando volate verso altri paesi, il primo step è un’intervista e un controllo bagagli (a volte chiedono che la vostra valigia sia senza lucchetto, quindi consiglio di acquistare uno di quei lucchetti apribili da chi vorrà ispezionare il bagaglio in vostra assenza.Si trovano dovunque ormai. Inoltre, vi sarà dato un biglietto rosa (Exit Permit) dopo essere passati dal controllo passaporti. Adesso hanno installato le macchine per il passaporto elettronico… così si evita il confronto con il personale agli sportelli che spesso è inospitale.

Cosa potete portare nelle vostre valigie

Potete introdurre in Israele due bottiglie di vino e una di altri liquori, e 250 sigarette (o 250 grammi di tabacco) a testa. Non ci sono problemi per fare entrare prodotti alimentari italiani, da tre anni portiamo salumi e formaggi in abbondanza, e so di tantissimi italiani e stranieri che fanno lo stesso, non c’è mai stato problema.

Entrata di animali

Per entrare in Israele il vostro cane e/o gatto dev’essere munito di:

– libretto di vaccinazioni aggiornato

– un certificato di buona salute emesso da un’autorità veterinaria competente (in Italia la Asl, che ha un formato internazionale prestampato) rilasciato non oltre sette giorni prima del viaggio. In questo certificato va dichiarato anche che l’animale è stato vaccinato contro la rabbia (il vaccino o richiamo deve essere stato fatto non oltre un anno e non prima di un mese dal suo arrivo in Israele).

– una vostra dichiarazione contenente i dettagli del volo di arrivo in Israele, nella quale affermate che l’animale è in vostro possesso da almeno 90 giorni

Questa dichiarazione dev’essere inviata via fax al seguente numero non oltre 48 ore prima che vi imbarchiate: +972 3 9688963 o +972 3 9605194

Se seguite la procedura alla lettera, non avrete problemi. Il mio cane non è stato neanche guardato all’arrivo, e so di altri animali che sono passati per la stessa indifferenza. L’importante è che comunichiate l’arrivo dell’animale per tempo.

Vet per certificatoPer portarlo fuori, invece, se si tratta di un animale nato qui, dovete fargli impiantare il microchip (ovviamente), fargli la conta antirabica (si fa attraverso il veterinario, che effettua il prelievo del sangue e lo invia al laboratorio) e farvi dare un certificato di esportazione, che si ottiene al Ministero dell’Agricoltura e dello Sviluppo Agricolo. Se il vostro animale arriva da un altro paese, ha già la conta antirabica, e potete dimostrare di avergli fatto regolarmente i richiami antirabbia al momento giusto, non dovete rifare l’esame del sangue nè impiantargli il microchip, ma andrete direttamente a richiedere il certificato.

L’ufficio del Ministero dell’Agricoltura e dello Sviluppo Agricolo si trova in una stradina fatiscente che si chiama Moshe Wallach. La raggiungete prendendo il tram e percorrendo tutta Jaffa Street, fino ad arrivare alla fine (dove c’è la stazione dei bus e la grande sede della banca Hapoalim). E’ la fermata successiva al Mahane Yehuda. La stradina si trova a sinistra andando dalla fermata del tram verso la Banca Hapoalim, e vi si accede tramite una scala. Il veterinario competente riceve solo il mercoledì dalle 13:30 alle 15:30 – attenzione che il certificato non deve essere emesso più di una settimana prima del viaggio, quindi calcolate bene i tempi, e fate in modo di essere al Ministero il mercoledì giusto e all’ora giusta. Andateci anche un po’ di anticipo, dato che può essere parecchio affollato. Teoricamente bisogna portare con sè l’animale, ma io sono andata a fare un certificato per un’amica che aveva lasciato il gatto in affido ad altra gente, e non l’ho portato con me, senza che questo abbia costituito un problema. Dovete avere il vostro passaporto e la copia del biglietto aereo. Il costo del certificato ad oggi (gennaio 2014) è di 35 NIS.

Non preoccupatevi di far scorta di medicinali per il vostro animale, qui si trova tutto e l’assistenza veterinaria è ottima. Nella sezione “la città con animali domestici” vi spiego come fare per mantenere il vostro cane/gatto a Gerusalemme senza problemi.

Lingua/e parlata/e

Le lingue ufficiali a Gerusalemme sono l’ebraico e l’arabo.

Tutti i cartelli stradali sono scritti nelle due lingue, e nella maggior parte dei casi anche in inglese. Con l’inglese ce la si cava, ma non è una lingua che dovete necessariamente aspettarvi nelle interazioni quotidiane. Ci sono in realtà molte persone che non lo parlano proprio, o lo parlano in maniera molto stentata.

Vi segnalo l’articolo che ho scritto e che chiarisce un po’ la situazione linguistica di questa città.

Il souq della Città Vecchia

Il souq della Città Vecchia

L’arabo parlato in Palestina è diverso dall’arabo classico. Molti scelgono di fare dei corsi intensivi di arabo palestinese parlato, giusto per poter comunicare oralmente nel quotidiano, altri preferiscono imparare l’arabo classico (anche scritto e letto) perchè lo ritengono la base adeguata per poi poter comunque parlare in Palestina. In genere tutte le scuole, corsi e professori offrono le due opzioni.

Ci sono buoni corsi d’arabo al Centre for Jerusalem Studies – King Faisal St., Old City || Tel +972(0)2-6287517 / Fax +972(0)2-628492, https://www.jerusalem-studies.alquds.edu E-mail: arabic@cjs.alquds.edu

e al Centre Culturel Français Chateaubriand (quello all’est, in Salah Addin St.) Tel. 02 6282451 (ask for Mazen), https://institutfrancais-jerusalem.org/

Professori privati:
Shereen, tel. 052 2492124
Professor Halloun, palestinianarabic@gmail.com

Sia i corsi che le lezioni private sono piuttosto cari.

Non sono al corrente di corsi per imparare l’ebraico, ma ho molte amiche che lo studiano privatamente, se siete interessate contattatemi, chiedo a una di loro il nome del loro professore.

Religione(i)

Gerusalemme è la città santa per eccellenza per cristiani ed ebrei, e terza in ordine di importanza (dopo La Mecca e Medina) per i musulmani. La religione qui è una presenza decisamente ingombrante. Sia che professiate qualche religione, sia che siate laici o atei, dovrete abituarvi a manifestazioni religiose molto marcate. La città rigurgita di chiese e di turisti che le visitano (il turismo religioso è un business super lucrativo qui, come potete immaginarvi), ed è presente nel quotidiano di tutti. Per farvi un esempio: durante lo Shabbat (la domenica ebraica) i quartieri di ebrei ultraortodossi vengono chiusi da transenne. Se inavvertitamente ci entrate da un punto non transennato, potreste incappare in qualche sfegatato che vi lancia una bella pietra.

Costumi

In maniera molto generale possiamo dire che a Gerusalemme vi capita di incontrare ed interagire con almeno due tipi di culture differenti, la israeliana e la palestinese, che a loro volta ospitano una serie di sottoculture e culture religiose che danno vita a differenze a volte anche sostanziali. Per farvi un esempio consideriamo israeliano sia l’individuo nato e cresciuto in Israele, laico e liberale, come l’ebreo ultraortodosso che vive nel quartiere di Mea Shearim. Israeliano è anche l’individuo nato e cresciuto negli Stati Uniti o in Francia, e che dopo aver fatto la sua « aliyià » (letteralmente: migrazione in ebraico) ha acquisito cittadinanza israeliana, e si sente a tutti gli effetti parte di questo paese. Ci sono poi i Palestinesi come gruppo « principale », che però al loro interno si distinguono tra musulmani, cristiani, o provenienti da altre terre (armeni, copti, etc.) o ancora arabi con passaporto israeliano, e quindi con una condizione di vita particolare e diversa rispetto ai loro compagni. Su tutti questi gruppi e sottogruppi (intendo dal punto di vista numerico) culturali, pesa il discorso storico, politico e dell’occupazione, che è sempre molto delicato, e ve ne renderete conto assai rapidamente.

Una strada a Mea Shearim

Una strada a Mea Shearim

Sempre generalizzando, nella cultura araba di solito gli uomini non baciano le donne, alcuni non dan loro nemmeno la mano. Se venite presentate a dei palestinesi e siete incerte su come porvi, è sempre meglio sfoderare un sorriso aperto e sincero che lanciarsi in espressioni corporee che potrebbero venire mal giudicate o fraintese. Le donne palestinesi possono essere molto riservate, nel qual caso evitate di essere troppo espansive, di dare baci e abbracci. Un saluto cortese (è importante imparare almeno i saluti in arabo) e un sorriso saranno la via migliore fino a quando non avrete stretto dei rapporti più intimi. Le donne che lavorano soprattutto in ambiti internazionali sono in generale più espansive – tra l’altro la cultura palestinese a mio avviso ha molti aspetti comunicativi comuni con quella italiana: l’umorismo, le espressioni facciali, l’equilibrio tra messaggi verbali e non verbali sono facilmente intuibili da noi italiani, e viceversa.

Durante il Ramadan è importante rispettare i ritmi diversi e non spazientirsi se le cose non vanno come durante il resto dell’anno: tenete presente che per quaranta giorni vige il digiuno fino alla sera, e a parte i casi di donne incinte, anziani, o persone malate, non si bevono nemmeno liquidi durante la giornata, il che, soprattutto a Ramadan avanzato, a volte porta a confusione, rallentamento dei ritmi, stanchezza, soprattutto se associato a un clima particolarmente caldo.

I palestinesi vivono una vita molto dura sotto l’occupazione israeliana, e si aspettano solidarietà e comprensione. Se non siete disposti a darla, non cercate di avere rapporti approfonditi perchè l’occupazione tocca tutti gli aspetti delle loro vite, ed è un punto veramente sensibile.

Non conosco sufficientemente la cultura israeliana per potervi dare consigli su cosa è bene fare e cosa va evitato. Anche tra loro il discorso politico è estremamente delicato, e bisogna fare attenzione a quanto si dice e a chi lo si dice.

Fate attenzione a non parlare arabo (voglio dire a non ringraziare, salutare o contare in arabo quando siete nella parte ovest della città) perchè potreste suscitare reazioni veementi (mi è capitato un paio di volte).

Gli israeliani in generale non sono molto accoglienti e nemmeno sorridenti. Questo rende piuttosto ardua l’interazione nel quotidiano (per la strada, nei negozi, negli uffici, etc.). E’ bene partire dal presupposto di non aspettarsi aiuto in modo da non aver reazioni sdegnate nel momento in cui questo non arriva, perchè nella maggior parte dei casi non arriverà. Non stupitevi nemmeno quando lasciate passare una macchina che è ferma in attesa o un pedone in mezzo alla strada, e non ricevete neanche un gesto di ringraziamento o almeno di riconoscimento (ogni tanto arriva, ma nella maggior parte dei casi no).

Le feste ebraiche sono numerose e alcune purtroppo danno luogo a episodi di violenza (ad esempio il Jerusalem Day, a maggio, durante il quale masse di israeliani di tutte le età scendono in piazza per commemorare la presa della città vecchia nella Guerra dei Sei Giorni (1967), e l’entusiasmo a volte si trasforma in atti vandalici). Gli espatriati in genere evitano di circolare durante le feste più importanti.

Shabbat: il sabato è il giorno di riposo per gli ebrei, ed è una giornata durante la quale tutto si ferma e ci si aspetta che nulla si muova, appunto. Lo Shabbat è molto rispettato a Gerusalemme, e molti giudicano una grande gaffe culturale il chiamare qualcuno ad esempio per chiedere delle informazioni o proporre degli incontri di lavoro di sabato. Durante lo shabbat evitate di entrare nei quartieri degli ebrei ultraortodossi perchè venite presi a sassate, pratica non sconosciuta anche durante il resto della settimana, ma che durante lo Shabbat si verifica con certezza. Il venerdì i negozi e i ristoranti nella parte ovest della città chiudono ad iniziare dalle 13/14 in poi. I ristoranti, alcuni, riaprono il sabato verso le 21 e comunque dopo il tramonto. Alcuni bar/ristoranti sono aperti anche il sabato ma non sono molti anche se ultimamente stanno aumentando nel centro città (ad ovest).

Feste locali

Sono varie e complesse da entrambi i lati.

Anche per quanto riguarda il fine settimana, troverete le più svariate situazioni, a seconda che lavoriate (o che il vostro marito/compagno) lavori con dei musulmani, degli ebrei o dei cristiani. Potreste avere una pausa il venerdì e la domenica, oppure il sabato e la domenica, o ancora il venerdì e il sabato, e la vostra pausa settimanale potrebbe non coincidere con la chiusura della scuola dei vostri figli. Questo richiede un’organizzazione spesso molto accurata.

In molti casi, le feste ebraiche (ad esempio lo Yom Kippur e il Sukkhot) prevedono un’organizzazione minuziosa, con chiusura di strade e divieti di vario genere. E’ importante informarsi bene perchè ad esempio per le celebrazioni del Sukkhot vengono chiuse molte delle strade principali di Gerusalemme, ed è quindi meglio evitare al massimo la circolazione, per non trovarsi in grandissimi intasamenti o finire per perdersi. Per Yom Kippur, invece, la circolazione è proprio vietata.  Qui trovate una presentazione dettagliata delle feste ebraiche: https://www.ou.org/holidays

Esiste un Interfaith Calendar, edito dalla Israel Interfaith Association (non hanno un sito web ma potete contattarli a questo numero: 02-6203251), che è veramente utilissimo per aiutarvi a districarvi tra le varie festività. Io l’ho trovato al negozio di souvenirs del Garden Tomb (https://www.gardentomb.com/), che tra l’altro è un posto molto bello da visitare.

La presentazione di Gerusalemme nella sua totalità è riservata alle socie onorarie di Expatclic. Per diventare socia onoraria clicca qui. Le informazioni contenute nel resto della scheda riguardano la vita pratica a Gerusalemme: dove abitare, aiuti domestici,  installazione di telefono, internet, tv, elettricità, un’attività professionale per il coniuge, scuole, salute, trasporti, sicurezza, negozi, diversione, cultura, buoni indirizzi, associazioni, la città con i bambini e link utili.

 

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