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ristorazione giapponese

Energia da vendere e tanto entusiasmo: la storia di Simone tra un ristorante e l’altro in quel di Tokyo.

Simone ha tutto l’entusiasmo dei 27 anni e una carica di energia eccezionale che indubbiamente gli hanno permesso di vivere, sopravvivere e crescere in questa sua grande avventura con la ristorazione giapponese e molto ancora.

ristorazione giapponeseL’ho incontrato a Tokyo, dove vive da sei anni, un bel giorno d’inverno, e ho capito subito che questo periodo passato qui in Giappone non erano stati vuoti e inattivi, ma ricchi di tutto: esperienze, incontri, curiosità.

Appena diplomato della scuola di amministrazione Aziendale di Torino, dopo un passaggio in Canada per sei mesi per una specializzazione in business internazionale, Simone parte alla conquista del Giappone con tanto entusiasmo ed energia da vendere.

Un ristorante, un cuoco e la cucina italiana entrano nella sua vita, e lui entra nel duro mondo del lavoro nipponico pronto ad ogni sacrificio.

Il ristorante Amici era nato dall’incontro tra uomini famosi: Jean Alesi, il pilota di Formula 1, il calciatore giapponese Okada e Carmine, un grande cuoco italiano notissimo nel paese del sol Levante.

Simone sbarca da Amici. È il suo primo anno in Giappone.

Ma perchè la ristorazione?

Lavorare in un ristorante è una delle occupazioni più semplici che ci siano e poi potevo incominciare sul terreno a mettere in pratica il mio giapponese, i contatti sono continui e interessanti, le opportunità di parlare la lingua sono concrete: è il modo più rapido per acquisire lingua e cultura.

Ma dopo un’anno Simone incomincia a sentire un po’ stretto questo lavoro e parla con uno dei soci del ristorante, ha voglia di crescere professionalmente, ha sete di esperienze, cambia completamente ambito e va a lavorare in un’azienda che si occupa di marchandaising di attrezzature sportive.

“Ho incominciato dal basso, prima in magazzino e dopo sei mesi sono diventato responsabile delle relazioni esterne. Ma dopo un anno ho incominciato di nuovo a guardarmi intorno e ho ripreso a lavorare in un ristorante, il Luxor, sempre a Tokyo”.

Ma Simone, sapendo come è dura la vita lavorativa in Giappone come hai fatto ad integrarti, come sei stato accettato?

Alla fin fine mi sento quasi un po’ giapponese – mi dice ridendo – penso di essere sempre stato ben integrato perchè ho saputo integrare le loro regole, il loro modo di vivere e la loro cultura al 90%. E poi a 22-23-24 anni ho sempre detto di SI’, poi si cambia, e ci si stanca un po’ ad accettare sempre senza discutere (un po’ alla Giapponese, direi io!).

Ed ecco un nuovo cambiamento e una nuova avventura, Simone crea la sua società, “La coccinella”, nulla a che fare con la ristorazione, ma un’impresa coraggiosa: si mette ad importare e a commercializzare in Giappone delle borse prodotte a Firenze.

“Era l’estate in cui andavano di moda dei modelli di borse colorate che riprendevano un noto modello Hermès, con un amico ci siamo detti perchè non importarle in Giappone, dove tutto quello che è moda ha un successo folle. L’idea era buona ma … bisognava fare i conti con Hermès, che in territorio nipponico è indubbiamente molto presente”.

Tutto sommato un’esperienza, ma alla fin fine si ritorna sempre al primo amore.

ristorazione giapponeseLa ristorazione rientra a far parte della sua vita con lo chef Carmine con cui aveva lavorato all’inizio.
“Lui cercava un manager italiano per i suoi ristoranti, gli ho detto di sì. Il lavoro era interessante, seguivo una zona con 4/5 ristoranti, ho accumulato esperienze, ma alla fine mi sono reso conto dopo un anno e mezzo che tutto era già un po’ definito, che la strada in quel tipo di lavoro era già tracciata e non avrei potuto andare oltre nelle mie iniziative”.

Ed a questo punto nella sua vita ritorna Amici con un progetto sicuramente entusiasmante: ripartire da zero, ricreare un ristorante nuovo, rilanciarlo, farlo crescere. “Indubbiamente stimolante. La pizzeria trattoria Amici è rinata il 15 aprile, sono ormai passati otto mesi e posso dire che si lavora bene, anche se la vita di un ristorante a Tokyo non è facile…”

Adesso Amici vola con le sue ali e Simone fa il bilancio di questa e delle altre esperienze: “I rapporti creati sono fantastici, faccio fatica a tagliare il filo, ma arrivano momenti in cui si tirano le somme e si capiscono le potenzialità del posto in cui si è”.
La ristorazione rimarrà nella sua vita, ma come e in che modo necessita un’attenta riflessione; in una società che evolve di continuo l’importante è andare avanti con progetti e idee.

Cosa ti lega al Giappone dopo tutti questi anni?

Il cibo, amo la cucina giapponese. Mi piace il Giappone tradizionale, la cultura, la determinazione, la gente, la volontà che hanno nel fare e nel riuscire. È un paese in cui si concentrano in modo impressionante tradizioni antichissime e innovazioni estreme: Tokyo è fredda, è triste, ma commercialmente è ricchissima, è l’esempio lampante dell’equilibrio armonioso tra vecchio e nuovo…

E dell’Italia cosa ti manca dopo tanto tempo?

La famiglia, certo, è scontato, gli amici, la possibilità di divertirmi in modo semplice senza sottostare alle strette regole giapponesi. Mi mancano un po’ la libertà, l’autonomia.

E con tanti progetti e tanta strada percorsa alle spalle, come vedi il tuo futuro?

Lo vedo in Giappone, con una famiglia, dei figli da far crescere in questa e con questa doppia cultura, lo vedo in una vecchia casa tradizionale, tra tanta modernità.
E poi forse perchè no, tra 15/20 anni in Italia ….

È stata veramnete simpatica la nostra chiacchierata, l’entusiasmo che Simone sa comunicare per le cose che fa e per i progetti che ha. Sicuramente ci rincontreremo, una buon bicchiere di vino in mano, qualche prelibatezza tutta italiana, da Amici, qui in Giappone, a 10000 Km dall’Italia dove tutto è possible, con l’energia e l’entusiasmo le porte sono aperte. In bocca al lupo.

Testimonianza raccolta da Giuliettaexpat
Tokyo
Gennaio 2007

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