Home > Famiglia e Bambini > Coppie > Stephanie, adattarsi a vivere con i Masai
life with the masai

Abbiamo intervistato Stephanie l’anno scorso, ma c’è ancora tantissimo da dire sulla sua esperienza del vivere con i Masai. In questo appassionante articolo, ci racconta come ha imparato ad adattarsi e a gestire le differenze culturali nella sua relazione con Sokoine, il suo marito Masai.

 

Sono stata io che ho voluto andare a vivere con mio marito in una tradizionale casa Masai.

Volevo stare con lui e volevo stare in Tanzania, paese di cui mi ero innamorata, e questa mi sembrava la sola opzione.

E’ stata dura adattarsi a vivere con la sua famiglia, e questo ha avuto un grosso effetto sul nostro rapporto, nonostante i Masai siano tra le persone più accoglienti, gentili e tolleranti che io abbia mai incontrato.

Nella cultura Masai le donne e gli uomini non passano tempo insieme. Non mangiano  e non vanno in nessun posto insieme.

Mio marito e i suoi fratelli hanno fatto un’eccezione per me in modo che potessi mangiare con loro e andare al mercato o a fare acquisti con loro. Hanno dato prova di grande gentilezza e tolleranza nei miei confronti per rendermi le cose più facili, ma per me è stato comunque un grande cambiamento.

Mi mancava avere del tempo da sola con mio marito

Non andavamo mai da nessuna parte da soli, ed eravamo in compagnia dei suoi parenti maschi spesso fino al momento di andare a dormire. Questo causava tensioni tra noi, ma mio marito mi spiegava continuamente che questa era la sua cultura e che avrei dovuto abituarmici se volevo seriamente vivere con i Masai. 

Un’altra difficoltà nel nostro rapporto era il fatto che i Masai non sono bravi nel mostrare compassione.

Quando piangevo perchè non stavo bene, invece di consolarmi Sokoine si arrabbiava con me. Poi mi ha detto che si sentiva impotente e agitato quando mi vedeva piangere perchè non sapeva proprio cosa fare.

I Masai piangono solo quando muore qualcuno. In tutte le altre situazioni le lacrime non sono considerate un segno di malessere ma di rabbia.

Più ci pensavo, più mi sembrava che avessero ragione. Ho capito che quasi sempre, quando piangevo, lo facevo perchè ero arrabbiata, più che triste.

life with the masaiMi piaceva la sua famiglia, mi piaceva l’ambiente in cui vivevamo e volevo essere con Sokoine.

Ogni volta che litigavamo, dunque, cercavo di imparare e di vedere le cose come i Masai. Ho dovuto lasciar andare un sacco di cose e imparare tutto da capo sull’amore, la famiglia, i rapporti e quello che è importante nella vita.

Un altro peso nella nostra relazione il primo anno era che non conoscevo la lingua tribale dei Masai, ‘Maa’. Sapevo lo Swahili ma molti Masai non lo parlano bene. Quando eravamo con un gruppo di persone mi annoiavo facilmente perchè non capivo di cosa stavano parlando.

Probabilmente il più grande terremoto nel nostro rapporto è stato l’arrivo di un figlio.

Quando sono rimasta incinta, a maggio del 2015, mi ero abituata alla cultura Masai e, nonostante le differenze, ero riuscita ad amare e rispettare la cultura di mio marito.

Sokoine mi aveva preparata bene, avvisandomi che in quanto guerriero Masai lui non avrebbe avuto un grande ruolo nel crescere nostro figlio fino a quando questo avesse compiuto un anno di età. Sapevo che non sarebbe stato a casa nostra per i primi tre mesi, in modo da lasciare spazio a mia suocera, che si sarebbe trasferita da noi per aiutarmi con il bebè di notte.

Sapevo tutto questo, ero d’accordo e mi ci ero preparata.

Tuttavia, il suo disinteresse verso di me e il bebè è stato più grande di quanto mi aspettassi, e con mia sorpresa mi ha ferita tantissimo.

Per fortuna, dopo averlo gentilmente sollecitato, Sokoine è cambiato e ha cominciato a passare del tempo con nostro figlio Yannik. Non volevo spingerlo a violare la sua cultura, ma sentivo il bisogno che ci fosse per me e nostro figlio. In qualche modo abbiamo trovato un equilibro e adesso Yannik ha quasi quattro anni, e passa un sacco di tempo con il papà. Io viaggio spesso per i miei vari progetti e lascio che il bambino e il papà si prendano cura l’uno dell’altro.

Adattarmi a vivere con i Masai è stata probabilmente la cosa più dura che mi sia capitata. Ma tutto è bene ciò che finisce bene.

 

life with the masai

 

E’ stata la cosa che mi ha fatto più crescere in vita mia. Ci sono stati momenti in cui ho pensato di fare le valigie e andarmene, ma mi tratteneva il sapere che non sarei mai più stata felice vivendo in Germania.

Amo la Tanzania e amo i Masai: per la loro gentilezza, tolleranza e il loro animo pacifico.

Io e mio marito ne abbiamo passate tante, ma so che ci siamo incontrati per una ragione. Magari altre due persone non ce l’avrebbero fatta. E’ davvero lui che devo ringraziare per essere qui, oggi.

Stephanie Fuchs
Stephanie’s masai education fund
Tanzania
Ottobre 2019
Tutte le foto ©StephanieFuchs
Articolo raccolto da Barbara Amalberti (Barbaraexpat) e tradotto dall’inglese da Claudiaexpat

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