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elisabetta iavarone

Elisabetta Iavarone vive a Ginevra da cinque anni, dove ha recentemente completato il Ph.D. in Neuroscienze Computazionali alla EPFL (École polytechnique fédérale de Lausanne). Ai suoi successi professionali si sono aggiunti anche quelli sportivi. Ha cominciato a correre per esplorare città e per socializzare, e ha finito per partecipare a maratone e vincere gare importanti. Oggi ci racconta come la corsa per una giovane expat sia un modo di esplorare il mondo ma anche per conoscere se stessi.

 

Come hai cominciato a correre?

Ho iniziato a fare jogging, è uno sport abbastanza pratico: vai quando vuoi, dove vuoi e ti bastano scarpe e calzoncini. Avevo iniziato a fare gare non competitive in Italia, in provincia di Como, nei boschi, e mi piaceva correre a contatto con la natura. Ho continuato per svago a Rotterdam dove ho vissuto per un po’. Era anche un modo per esplorare la città. Mi piace ancora perdermi per le strade e mi sono ripromessa di andare a correre in ogni città io mi trovi che sia per una conferenza o per una breve permanenza.  Una delle corse più piacevoli che ricordo è stata a Strasburgo. Correre per esplorare città nuove è un turismo efficiente se non si ha molto tempo!

Ti racconto un aneddoto. Mi trovavo a Brooklyn qualche anno fa per una conferenza negli Stati Uniti e credevo di avere bene in mente un percorso per arrivare in un parco. E invece mi sono persa completamente. Io poi corro senza cellulare e quindi è stata un’avventura riuscire a tornare indietro. Volevo correre 10 km, ho finito per correrne 25. Forse è così che ho cominciato ad allenarmi per le maratone.

…correre ogni giorno anche per tre ore significa stare sola con te stessa per tre ore. La corsa è un’esperienza mentale oltre che fisica.

E anche a Ginevra sono tornata a correre (e a perdermi). Mi ero iscritta a un sito per expat che si chiama glocals e mi ero unita a un gruppo di corsa, eterogeneo sia come persone che come età e abilità di corsa. Ci si può unire a questi gruppi senza farsi intimidire perché ci sono persone di tutti livelli a partire dalla camminata.

La corsa è uno sport tendenzialmente solitario ma ci sono momenti di condivisione tra un hamburger e una colazione insieme e si può socializzare facilmente.

Alcune delle persone del gruppo facevano cose pazze per me ai tempi e anche grazie a loro ho deciso di lanciarmi su distanze sempre più lunghe.

elisabetta iavarone

 

Come è cambiata la tua esperienza con la corsa quando le cose si sono fatte più serie? E come hai coniugato lo sport con il lavoro di ricerca?

È stata un’esperienza interessante, correre ogni giorno anche per tre ore significa stare sola con te stessa per tre ore. La corsa è un’esperienza mentale oltre che fisica.

Quello che ricordo maggiormente delle prime maratone è il dolore alle gambe. Ricordo che quando mi allenavo c’erano degli attraversamenti per cui speravo di non dovermi fermare al semaforo perché non sapevo se le gambe sarebbero ripartite.

Momenti o gare importanti per te?

La maratona di Venezia nel 2018. Se prima correvo per migliorare, quella volta avevo un obiettivo: scendere sotto le tre ore e avere un posto assicurato alla maratona di Berlino.

A Venezia però il meteo non ha retto e abbiamo percorso l’ultimo tratto con un forte vento contro e con l’acqua fino alle ginocchia nonostante il percorso fosse stato studiato per evitare l’acqua alta. È  stata una bella soddisfazione raggiungere il mio obiettivo dopo aver faticato tanto.

Superare i tuoi limiti, affrontare la fatica e raggiungere degli obiettivi ha cambiato il modo in cui sei, in cui ti vedi?

L’allenamento in sé fa stare bene, soprattutto se hai preoccupazioni, è un modo per scaricare la tensione.

…non credevo di poter vincere, ma correndo insieme ci siamo “tirate” a vicenda per un lungo tratto fino allo scatto finale.

Quello che mi piace della corsa è che quando mi alleno, faccio fatica però poi si vede il risultato. È piuttosto matematico. Avendo iniziato da poco sono in una fase in cui è abbastanza facile migliorare.

I piccoli successi dopo la fatica dell’allenamento mi davano forza soprattutto quando ero all’inizio del dottorato in cui il raggiungimento dei risultati non è così lineare rispetto alla fatica. L’inizio infatti può essere duro, ti impegni, non sempre vedi risultati, a volte devi cavartela da sola e confrontandoti con gli altri puoi sentirti piccola. Avere gli allenamenti mi ha aiutato anche a strutturare il lavoro e vedere i risultati dopo gli allenamenti migliora l’autostima.

Mi ha colpito molto una foto che è stata pubblicata online e che ti vede vittoriosa alla Salomon Running Milano. Una gara diversa da quelle a cui eri abituata.

Si tratta di un urban trail, si va fuori città, si corre nei parchi e ogni anno c’è un pezzo caratteristico. L’anno scorso era la scalata al grattacielo dell’Allianz.

La vittoria è stata inaspettata perché il giorno prima avevo un dolore fastidioso al polpaccio. Quando corri è normale avere piccoli infortuni, impari a conoscere anche il tuo corpo e a capire meglio quando è bene fermarsi.

elisabetta iavarone

Alcune delle partecipanti alla gara erano più forti e non credevo di poter vincere, ma correndo insieme ci siamo “tirate” a vicenda per un lungo tratto fino allo scatto finale.

La risonanza di questa gara è stata tale da ricevere proposte di collaborazioni professionali, cosa che non mi era mai successa e che è stato motivo di soddisfazione personale per quanto non sia, per il momento, la strada che vorrei intraprendere.

Obiettivi futuri e prossime sfide?

I campionati nazionali italiani a fine anno. I campionati vengono di solito fatti in occasione di una maratona aperta a tutti. Quest’anno i campionati si terranno a Reggio Emilia ma la maratona è stata cancellata quindi le selezioni saranno diverse. Mi piacerebbe molto partecipare soprattutto dopo questa pausa molto lunga dalle maratone.

Intervista raccola da Alesja Delisina (Alesjaexpat)
Novembre 2020
Foto di testata: Elisabetta Iavarone
Le altre: Pixabay

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