
È passato un po’ di tempo e forse siamo alla distanza giusta per guardare indietro e riflettere su cosa hanno cambiato i due anni di pandemia nella nostra vita di espatriati.
Il covid ci ha tolto tanto, ma forse ci ha anche dato qualcosa, perché così succede tutte le volte in cui la Storia tocca le nostre vite, facendoci sentire piccoli e molto meno in controllo di quanto ci illudiamo di essere in periodi, diciamo così, “normali”.
Ad alcuni di noi il covid ha tolto persone care nel peggiore dei modi, senza la possibilità di un ultimo saluto o di partecipare al funerale, aprendo ferite che difficilmente si rimargineranno completamente.
Il covid ci ha tolto il pensiero che rende più facile la distanza dalla famiglia e dagli amici in patria: l’idea di poter prendere una macchina o un aereo e tornare in qualsiasi momento, per un’emergenza o anche solo per nostalgia.
Abbiamo guardato con apprensione le notizie provenienti dall’Italia e per un po’ siamo stati additati, nei nostri Paesi di adozione, come untori. E poi abbiamo visto arrivare il virus davvero come una grande onda, e, se ci trovavamo in Paesi con un sistema sanitario di scarsa qualità, abbiamo avuto paura.
Ci siamo sentiti bloccati, privati di una libertà che non avevamo mai pensato di poter perdere. Abbiamo passato ore online sui siti dei vari paesi e delle compagnie aeree per capire se, quando e come avremmo potuto viaggiare per riabbracciare chi non abbiamo potuto vedere neanche in occasione delle feste.
Quando poi si apriva uno spiraglio e riuscivamo a comprare i biglietti aerei, abbiamo aspettato con il cuore in gola il risultato di un tampone e, qualche volta, non siamo potuti partire.
I momenti in cui non abbiamo potuto essere fisicamente presenti accanto alle nostre famiglie in Italia, non ce li ridaranno mai, ma ora, per fortuna, la libertà di muoverci l’abbiamo ritrovata.
Ma il fatto stesso che sia stato possibile non averla, ci rende un po’ più insicuri. I voli su alcune tratte non sono mai più ripresi e i low cost a cui eravamo abituati fin dai tempi dell’università, non si trovano più alle stesse condizioni di una volta.
L’idea che il mondo possa stravolgersi in un attimo non ci ha mai più abbandonato completamente e per alcuni expat questo ha segnato la decisione di rientrare.
E se l’incertezza e la precarietà fanno un po’ parte dell’espatrio, con il covid sono aumentate a livelli talvolta difficilmente sopportabili.
In alcuni casi il covid ha messo in discussione l’espatrio stesso e qualcuno è tornato definitivamente nel paese di origine, altre volte il covid ha semplicemente fatto da detonatore a decisioni che già bollivano in pentola. In altri casi la pandemia, con il suo impatto sull’economia e sugli scambi, ha imposto alle aziende di far rientrare chi era all’estero per lavoro costringendo molti expat a ridisegnarsi in quattro e quattr’otto un nuovo futuro laddove non si pensava di tornare almeno per un po’.
Il covid ci ha tolto il piacere di una stretta di mano, della vita sociale, dell’incontro con le persone, che, lo sappiamo, è forse l’aspetto più entusiasmante dell’espatrio. E chi era appena arrivato in un paese nuovo quando è scoppiata la pandemia, si è ritrovato davvero completamente solo.
È stata dura per tutti, la pandemia, e lo è stata molto anche per noi espatriati.
Però non possiamo negare quanto di nuovo e inaspettato il covid ci ha regalato.
Ci ha tolto, ma anche dato: tempo per la famiglia e per sé, tempo per pensare, per prendere decisioni rimandate da tempo (lavorative, personali, sentimentali, familiari), per realizzare progetti, per imparare qualcosa di nuovo. Ci ha fatto riflettere su cosa sia veramente casa per ciascuno di noi. Ci ha insegnato un nuovo modo di lavorare e soprattutto ci ha fatto capire l’importanza delle relazioni umane.
Ci ha mostrato risorse che non sapevamo di avere e ci ha insegnato che seppure sparsi in diverse parti del mondo, noi espatriati siamo una vera comunità, capace di tenersi stretta seppure a distanza.
E mentre soffrivamo per chi era lontano, per i nostri bambini e i nostri ragazzi privati di due preziosi anni di scuola e socialità, mentre avevamo paura di guardare avanti e immaginare il futuro, raccoglievamo senza accorgercene qualcosa di buono. Non ci resta che ricordarcene e farne tesoro.
Giuliana Arena (Giulianaexpat)
Bucarest, Romania
Febbraio 2023
Foto: ©Expatclic
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